
Dal 1528, anno successivo al saccheggio dei Lanzichenecchi, alla Controriforma, dai fasti dell'età barocca alla Rivoluzione francese, dalla Restaurazione a Roma capitale, dalla Roma di Mussolini al boom economico degli anni Sessanta, dal terrorismo fino alle vicende più recenti, come il Giubileo del 2000, l'investitura di papa Francesco e l'elezione a sindaco di Ignazio Marino, scorrono in queste pagine cinquecento anni di fatti ed eventi della città eterna. Tra battaglie, avvenimenti religiosi, lotte per il potere, trasformazioni urbanistiche, monumenti, feste di corte, leggende e usi popolari, personaggi politici, gli autori intrecciano con rigore e chiarezza narrativa la grande storia a quella più quotidiana e privata. Per meglio mettere a fuoco fatti e avvenimenti chiave della cultura, del costume e dell'arte, a fronte del testo principale si sviluppano utili schede. Al racconto scritto si affianca poi il racconto delle immagini: incisioni, carte geografiche, piante topografiche, disegni e fotografie offrono un'efficace documentazione visiva dei luoghi in cui le vicende umane si svolsero affascinando il mondo.
La storia di uno dei più grandi imperi multirazziali che il mondo abbia mai conosciuto ci viene riproposta in questo volume attraverso le biografie dei novantadue imperatori che ne furono protagonisti, fino al 476 d.C. Novantadue profili umani e morali, ma anche novantadue modi diversi di gestire, modificare e condizionare un contesto sociale, politico, culturale e storico di straordinaria importanza. Avvalendosi anche di citazioni dirette, Grant ha saputo infatti cogliere il ruolo che ciascun personaggio ha rivestito nell'economia storica dell'Impero, ne ha evidenziato il valore strategico e la spregiudicatezza politica, ma anche le doti umane, artistiche e culturali. Ne emerge un ampio affresco storico che, partendo da Augusto e dalla dinastia Giulio-Claudia, arriva fino a Romolo Augustolo e alla sua deposizione.
Cupole, obelischi, archi trionfali, ma anche piante e animali, dal mitico fico ruminale, sotto il quale approdò la cesta con Romolo e Remo, alle salamandre sulla facciata di San Luigi dei Francesi. Tutta Roma è una costellazione di simboli che attraversano tre millenni di storia, spesso celati in monumenti che sembrerebbero pure decorazioni: come la fontana delle Tartarughe che idealmente raffigura il motto coniato da Augusto, "Festina lente" ovvero "Affrettati lentamente", ispirato a una massima di Aristotele secondo la quale si deve rapidamente mettere in pratica ciò che si è deliberato, ma soltanto dopo aver riflettuto lentamente. Alfredo Cattabiani, studioso di simbolismo e di tradizioni popolari, ricostruisce in questo libro la mappa dei simboli fondamentali di Roma rivisitando anche i miti ad essi collegati, da quelli della fondazione della città fino alle leggende medievali. Ma non vi è mito senza mistero: come ad esempio quello della Lupa che allattò i gemelli o l'altro del nome segreto di Roma, mai svelato nonostante l'illusione di chi, come Giovanni Pascoli, credeva fosse Amore. L'autore, senza pretendere di sollevare il velo che li nasconde, tenta alcuni percorsi interpretativi per illuminarne alcuni aspetti. Sfilano così sulla scena personaggi antichi e moderni, divinità e santi, elefanti sapienti accanto a gatti enigmatici, una Befana che assume le sembianze della lunare Anna Perenna, e infine cardinali e gesuiti attenti ai fiumi carsici delle tradizioni romane.
Antichi culti misterici di chiara derivazione orientale, luoghi romani che richiamano princìpi esoterici indiani, tradizioni e filosofie "mistiche", fino alle singolari iscrizioni della "Porta magica" e alle oscure alchimie di Cagliostro. Ma è proprio vero che la storia di Roma inizia con Romolo e appartiene soltanto all'Occidente? Forse le radici della città vanno cercate anche nell'India magica, quella della religione dei Veda, culla dell'esoterismo, dalla quale, più di quattromila anni fa, un popolo emigrò verso ovest in cerca di nuove terre. Sempre dall'Oriente giunsero Roma, fanciulla troiana cantata dal poeta siculo-greco Stesicoro, ed Enea, immortalato da Virgilio. Seguendo il tracciato ben definito che collega Roma all'Oriente, questo libro rivela pagine dimenticate dalla storiografia, scandali erotico-religiosi soffocati nel sangue, culti asiatici che imponevano il principio della purezza spirituale attraverso l'evirazione, sepolture di uomini vivi come atto di espiazione; ma anche movimenti spirituali come il Pitagorismo, l'Orfismo e le religioni "misteriche" che spianarono la strada al Cristianesimo. Nel Medioevo Roma continuò a essere la "città dei miracoli" e nel Rinascimento pullulava non solo di artisti ma anche di alchimisti.
Fu davvero l'imperatore Nerone a incendiare Roma? Il filologo classico Carlo Pascal (1866-1926) lo mette in dubbio in questo intrigante e documentato libro che ha già fatto scandalo. Fuori dalle librerie da molti anni, questa edizione rende di nuovo disponibile un racconto denso di aneddoti e forte di prove. Con le cronache del tempo sotto mano, ecco emergere il profilo dei veri colpevoli: furono i cristiani gli attori della più grande e abominevole congiura incendiaria di tutti i tempi. Per gli appassionati della storia raccontata in presa diretta è un libro fondamentale, ma soprattutto godibile nel suo stile investigativo. Capace di penetrare i racconti e i luoghi comuni, Pascal mostra il potere di una vecchia scienza a torto considerata neutrale. La filologia può restituirci una storia che scende dal piedistallo per tornare viva e continuare ad appassionare.
Come tanti, anche Ernesto Che Guevara teneva un diario su cui annotava quello che di più significativo avesse letto. Riflessioni sul modo di produzione capitalistico e precapitalistico, sull'imperialismo e lo schiavismo, sul materialismo e il socialismo, il comunismo e la rivoluzione proletaria o dei paesi sottosviluppati, e così via. Vi trascriveva passi, tra gli altri, di Rosa Luxemburg, Lenin, Trotskij, Stalin, Mao Zedong, Lukacs, Hegel, Engels, Castro. Nel volume anche due poesie inedite.
In una notte di fine giugno del 1915, tre donne, un uomo e un bambino rimasto senza genitori scappano verso le montagne. L'esercito turco ha lasciato nel loro villaggio solo morti e rovine, una delle tante prove del genocidio armeno avvenuto tra il 1915 e il 1922. I cinque fuggiaschi hanno perso tutto, ma riescono a portare in salvo un prezioso libro liturgico conservato da sette secoli in un monastero. È alto quasi un metro e pesa poco meno di trenta chili. È il prezioso brandello di memoria di un popolo massacrato e disperso. Nella lunga e tormentata storia del popolo armeno, da sempre ponte tra Oriente e Occidente, due elementi si sono rivelati fondamentali: l'adesione al cristianesimo e l'invenzione dell'alfabeto, che con le sue 39 lettere segue come un perfetto strumento tutte le sfumature fonetiche di una lingua antichissima. Il destino di testimonianza e di martirio che spesso toccò a comunità disperse e finite sotto il giogo dei più svariati dominatori - dal sultano ottomano Abdul-Hamid II al governo dei "Giovani Turchi" - rese indispensabile il possesso di un "libro", di solito un testo sacro, da portare con sé come prezioso pegno salvifico. Una "casa di parole" per continuare a vivere e poter conservare la memoria religiosa e civile dopo le persecuzioni, i massacri e le umilianti rimozioni che la storia talvolta riserva.
Una piazza vuota. Un funerale senza corpo. Prendendo le mosse da piazza San Giovanni e dai funerali di Aldo Moro, Damilano ricostruisce gli ultimi decenni di vita del nostro Paese. Quel funerale segna infatti uno spartiacque che chiude gli anni delle piazze, della contestazione studentesca, delle mobilitazioni delle donne, delle lotte operaie e apre una nuova era. Appare Berlusconi, nasce Canale 5, perde sostanza l'impegno nella dimensione pubblica, ci si rifugia nel privato. Il Palazzo, che fino a quel 1978 era rappresentativo del Paese, non è più antenna sensibile degli umori del popolo. Arrivano il 1993 e Mani Pulite, e la Piazza diventa televisiva, tra Michele Santoro e Gianfranco Funari. La rappresentazione prende il posto della rappresentanza. E poi: Genova 2001, la manifestazione CGIL del marzo 2002, l'intervento americano in Iraq, i girotondi per la pace, la rottamazione di Renzi, il primo "Vaffa Day" di Beppe Grillo, la nascita del Movimento 5 Stelle. Fino ai giorni nostri, senza più né Piazza né Palazzo. Solo navi, con i loro corpi che si vorrebbero dimenticare. Un vuoto che ha anticipato i mesi di isolamento del Covid.
Il volume fornisce un quadro, spesso sorprendente, di una società passionale e carnale, meno timida e anche meno ipocrita della nostra. Jacques Rossiaud, discepolo di Duby, insegna all'Università di Lione. È autore di numerosi articoli e saggi sulla storia medievale del Sud-Est della Francia.