
Siamo entrati in un'epoca di rivolgimenti politici e sociali cui mai avremmo creduto di poter assistere, un'epoca segnata dalla ripresa delle lotte di emancipazione su scala generale - si pensi alla Primavera araba e al movimento Occupy - ma anche dal ridestarsi di potenti forze antidemocratiche: il sentimento xenofobo e integralista che dilaga in Europa, e che è sfociato nella follia omicida di Breivik, autore della strage di Utoya; i governi "politicamente neutri" dei tecnici in Italia, Grecia e Spagna, senza escludere la riedizione dell'ossimoro contemporaneo per eccellenza, ossia la guerra umanitaria (in Libia). È stato un anno sognato pericolosamente, in cui agli straordinari slanci di partecipazione democratica hanno fatto da controcanto le misure di iniquo "risanamento" imposte alla collettività dai sicari dell'economia. Slavoj Zizek ci propone un'attenta e originale lettura di questi eventi, unitamente all'esame di alcuni tra i più significativi fenomeni culturali del momento, per fare luce sull'"antagonismo centrale del capitalismo contemporaneo". Abbinando il giudizio appassionato del militante politico al contegno filosofico del critico dell'ideologia, Zizek cerca di rispondere alla domanda cruciale del nostro tempo: come possiamo combattere il sistema senza contribuire, involontariamente, al suo rafforzamento?
"Fondare biblioteche" diceva Marguerite Yourcenar "è ancora un po' come costruire granai pubblici: ammassare riserve contro l'inverno dello spirito". Da sempre, ogni biblioteca è un baluardo alla decadenza, un simbolo concreto con cui opporsi alla volgarità del presente. "Lo scaffale infinito" è un racconto che si snoda su un arco di oltre sei secoli, tra collezionisti, volumi e biblioteche di tutto il mondo. È un viaggio che annulla i confini di tempo e spazio: dall'umanesimo toscano al mondo globalizzato del terzo millennio, attraverso l'Europa rinascimentale e la Russia degli zar, gli Stati Uniti dell'esplosiva crescita economica di fine Ottocento e la sciagurata parentesi nazista. Incontriamo figure immense della storia letteraria, come Francesco Petrarca, con la sua straordinaria collezione di manoscritti e l'amore smisurato per Virgilio; personaggi più oscuri ma non meno importanti, come Hernando Colon, figlio illegittimo di Cristoforo Colombo, e Monaldo Leopardi, padre non amato di Giacomo; potenti cardinali come Federigo Borromeo e Mazarino, industriali dalle ricchezze favolose e attori squattrinati, come i primi stampatori di Shakespeare, inconsapevoli dell'eredità che avrebbero lasciato al mondo. A chiudere il cerchio, vero e proprio nume tutelare dell'amore per i libri, Umberto Eco, emblema di eclettismo ed esempio concreto dell'utopica "biblioteca universale" di cui favoleggiava Borges.
Cosa succede nel nostro cervello quando siamo tristi o euforici, arrabbiati o ottimisti, oppure quando abbiamo a che fare con gli altri? Quali sono le strutture cerebrali alla base della vita emotiva? Fino a non molti anni fa la ricerca psicologica e neuroscientifica non era affatto interessata al "cuore", ma solo alla "testa", ossia alle funzioni cognitive. Negli anni Settanta alcuni studiosi intrapresero una serie di ricerche pionieristiche che avrebbero portato alla nascita delle cosiddette "neuroscienze affettive". Oggi Richard Davidson è riuscito a dimostrare l'intuizione che lo aveva folgorato all'inizio degli anni Settanta ad Harvard: ragione e sentimento non sono polarità inconciliabili, e a ciascuna corrispondono zone e funzioni cerebrali specifiche. Su queste basi Davidson ha elaborato la teoria degli stili emozionali, sei dimensioni emotive che descrivono la personalità di ognuno. Poiché le emozioni si fondano su precise basi neurali, è possibile intervenire sui nostri comportamenti, disfunzionali o meno. Le neuroscienze hanno persino individuato nella meditazione uno strumento molto potente per modificare le strutture cerebrali, sfruttandone la neuroplasticità. A garanzia del valore di queste ricerche, l'equipe di "collaboratori" di Davidson annovera niente meno che il Dalai Lama. Il cervello non è una scatola impenetrabile e immutabile come si è pensato per secoli: migliorandone il funzionamento, possiamo vivere meglio con noi stessi e con gli altri.
Un libro che fornisce un'introduzione completa, appassionante, progressiva e persino, sotto molti aspetti, pratica a tutti gli aspetti della moderna attività d'intelligence. Attingendo a molteplici esempi tratti dalle attività dei servizi italiani, statunitensi, israeliani, inglesi, francesi, tedeschi, cinesi, vaticani ecc., Aldo Giannuli, conduce il lettore in una strabiliante rassegna delle "missioni": dall'ABC della manipolazione informativa e delle veline ai giornali, passando per l'omicidio e il rapimento, fino ai ben più complessi e inquietanti scenari della lotta al terrorismo, dei progetti eversivi, della guerra finanziaria, psicologica, culturale e delle altre guerre non convenzionali. Ma Giannuli fa anche di più, ci fa scoprire i tanti modi in cui i servizi già oggi praticano "guerre a bassa intensità ": guerre invisibili e distruttive in cui nessun governo può fare a meno di investire risorse crescenti. Dunque nel cuore di ogni Stato, per democratico che sia, esiste chi non agisce in base alle leggi, ma gode di una licenza al "tutto per tutto", spesso servendo gli interessi di fazioni politiche, grandi imprese, poteri forti. Fatto sta che, come dimostra Giannuli, i servizi "sono ormai un gorgo che risucchia sempre nuovi ambiti: la cultura, la comunicazione, la scienza, l'economia, la finanza, il commercio, l'immigrazione, la dimensione cognitiva". Siamo già al Grande Fratello? Ed esiste un antidoto a questo stato di cose?
Il bambino ha sempre bisogno di qualcuno che gli faccia le coccole. L'adulto si fa le coccole da solo e non ha bisogno di nessuno. Il genitore è l'unico capace di fare le coccole agli altri. Sull'equilibrio e lo sviluppo di queste tre personalità, che coesistono in noi, si giocano tutta la nostra vita, il nostro benessere, il nostro rapporto con gli altri, la nostra felicità. In natura, in noi e negli animali, le tre personalità si sviluppano armonicamente e in tempi precisi. Purtroppo però, nelle società industrializzate ricche e iperprotette l'evoluzione naturale non avviene, e noi rimaniamo bambini. Questa è la base di tutte le nostre nevrosi. Paure, fobie, panico, ansia, depressione sono tutte manifestazioni di una personalità infantile non evoluta, sempre alla ricerca di amore, di sicurezza, di coccole. Questo saggio dell'autore di "Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita" insegna in modo facile e umoristico a fare il bambino imparando a farsi umili, a diventare un adulto imparando a difendersi e a diventare un genitore imparando ad amare.
Vorreste spiegare il concetto di negazione determinata a un amico, ma temete di essere lasciati a piedi? Sospettate che "filosofia" sia qualcosa di affine al riso e allo scherzo, ma non sapreste come dimostrarlo? In merito di humour avete gusti più fini di Francesco Totti o Silvio Berlusconi? Beh, questo è il libro che fa al caso vostro. Si tratta di una raccolta di storielle, molte delle quali inedite, che ripercorre oltre un ventennio di indefessa produzione filosofica di Zizek (da "L'oggetto sublime dell'ideologia", 1989, al maestoso "Meno di niente", 2013-2014) e riassume meglio di qualsiasi trattato "serio" il pensiero del gigante di Lubiana, come quello dei grandi maestri che egli non smette mai di chiamare a confronto: Marx, Freud, Lacan e, soprattutto, Hegel, la cui famigerata dialettica speculativa è candidata da Zizek al ruolo di madre di tutte le barzellette. Ne risulta, insieme, un manuale del politicamente scorretto e un prontuario di critica dell'ideologia. Zizek è un distillatore vivente di paradossi, capace di cogliere il rovescio comico o grottesco di ogni teoria e situazione del mondo reale, per quanto tragiche, scabrose o astruse esse possano apparire a tutta prima: e nessun suo libro lo prova più di questo.
È il 1960 e John Steinbeck, accompagnato dal fido barboncino Charley, parte alla riscoperta della sua amata America a bordo di un pie wagon riconvertito in camper. Le impressioni e le osservazioni raccolte durante il viaggio confluiranno nel fortunato "Viaggio con Charley". Cinquant'anni dopo, il giornalista Geert Mak ripercorre le orme dello scrittore, cercando di capire cosa ne è stato del paese osservato da Steinbeck e del sogno americano in generale. Chilometro dopo chilometro, si addentra in questa terra sconfinata, visitandone le grandi metropoli e i piccoli centri rurali, le aree urbane come Detroit, che per decenni è stata al centro dell'economia e che ormai è una città fantasma, o come New Orleans, devastata dall'uragano. Ma soprattutto parla con storici, giornalisti e gente comune, ne raccoglie pareri e testimonianze, che usa per ricomporre il puzzle più autentico di questa realtà. "In America", infatti, è a tutti gli effetti un autorevole affresco della nazione, con le sue tante contraddizioni, le sconfitte a livello politico e sociale, i miti, in gran parte avviati sul sentiero del tramonto, la visione di sé e della missione nel mondo. Un resoconto dal respiro letterario, di grande interesse e godibilità, frutto dello sguardo critico di un osservatore molto raffinato e acuto.
Questa storia inizia tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento nelle vaste praterie d'America, dove un indiano sioux provò a opporre la forza della visione all'oppressione del suo popolo e del suo ambiente. Inizia nell'Emilia Romagna degli anni Settanta, dove un gruppo di giovani decise di inventarsi il proprio lavoro, e imparò così ad amare le api grazie a un eclettico professore di disegno. Inizia sulle colline marchigiane, dove Gino Girolomoni consacrò l'intera esistenza al ripopolamento delle campagne e all'affermazione del biologico come inno alla vita. Inizia ovunque qualcuno decida di abbandonare la strada più semplice per aprirsi a nuove opportunità, perché questa storia, raccontata da Lucio Cavazzoni, presidente di Alce Nero, non è solo una storia, ma mille storie diverse che non smettono mai di iniziare, cambiare, rinnovarsi. Storie che parlano di terre e contadini, panificatori e cuochi, rivoluzioni e fatica, lotte e sconfitte. E ancora ulivi millenari da abbracciare, alveari da scoprire, piantagioni di canna da zucchero da proteggere e terre confiscate alla mafia da restituire alla collettività. Storie, dunque, che parlano di cibo: un cibo bello, buono e vero come ogni cibo dovrebbe essere. Un cibo che racchiude in sé i semi di mille rivoluzioni, perché si fa messaggero dei racconti dei territori che abitiamo e degli uomini che li coltivano, e soprattutto perché è ancora in grado di nutrire davvero.
Decidere è una libertà, ma anche un compito che può diventar difficile, fino a trasformarsi in un peso insostenibile. Più l'umanità si è evoluta, e più complessa è diventata la realtà con cui l'uomo entra in relazione, e di conseguenza più faticoso è diventato districarsi nella giungla delle scelte. La difficoltà aumenta in proporzione al ruolo occupato da chi decide nelle gerarchie della famiglia, della società, dell'economia, dal genitore al manager, dall'insegnante al politico. Gli strumenti a nostra disposizione, corsi e seminari di management e studio dei processi decisionali, si concentrano sull'aspetto razionale trascurando le oscure forze emotive che sono i veri ostacoli del decidere: la paura e le sue manifestazioni disfunzionali, lo stress e il dubbio patologico, l'angoscia e il panico. Partendo dalla sua pluriennale esperienza in diverse realtà formative e cliniche, Giorgio Nardone ci guida alla scoperta della "psicopatologia del decidere": la paura di sbagliare, di non essere all'altezza 0 di esporsi non dev'essere negata, ma compresa e gestita con strategie e stratagemmi mirati, in grado di trasformarla da handicap ad arma vincente. Solo così ritroveremo il coraggio e la serenità di affrontare i numerosi bivii del percorso della vita.
Non sempre la matematica è complicata e oscura. Esiste anche una matematica semplice ma profonda che aiuta a orientarsi nella vita, e con "I numeri non sbagliano mai" Jordan Ellenberg ci guida alla scoperta del suo potere: come una lente magica, il ragionamento matematico penetra la superficie caotica della realtà per rivelarci ciò che l'intuito e il buonsenso non ci permettono di cogliere. Esiste un sistema di voto equo? Qual è stato il peggior genocidio del XX secolo? Che cosa lega la geometria non euclidea alla pittura rinascimentale? Tra trent'anni saremo tutti obesi? A queste e a tante altre domande Ellenberg risponde con grande competenza, elevando un inno originalissimo e a tratti poetico alla bellezza della matematica e ad alcuni dei suoi più geniali cultori del passato e del presente.
Da oltre centocinquant'anni, gli anarchici si battono per ottenere libertà ed eguaglianza senza la mediazione di capi, politici e burocrati, iscrivendosi in una tradizione di pensiero, il socialismo libertario, che affonda le sue radici nell'Illuminismo. Da sempre, Noam Chomsky vi attinge per denunciare le manipolazioni mediatiche, gli orrori dell'imperialismo, lo sfruttamento e l'oppressione in tutte le sue forme. Questo libro, che abbraccia quarant'anni di impegno civile del più importante linguista della nostra epoca, smentisce il pregiudizio di chi associa l'anarchia al caos e alla distruzione all'incapacità di cogliere processi che caratterizzano il mondo contemporaneo. Al contrario, gli anarchici sono stati spesso protagonisti di eroici tentativi di sviluppare al massimo grado le potenzialità della civiltà industriale e della cooperazione fra gli uomini, testimoniando che cosa sono in grado di realizzare i lavoratori quando si organizzano per gestire i propri affari senza alcuna forma di coercizione e controllo. Una lettura fondamentale per i nostri giorni: nella speranza che presto non vi sia "più legittimazione per i commissari politici, i vertici aziendali e culturali, o per chiunque rivendichi il diritto di manipolarci e controllarci, in genere con argomenti pretestuosi".
Nulla è più desiderato dagli uomini della perfetta armonia tra mente e natura, in quanto garanzia di serenità, sviluppo sano del percorso di vita e della personalità. L'area dei disturbi della sessualità è la prova più evidente di quanto sia fragile questo equilibrio, di quanto facilmente si inceppi e abbia bisogno di essere risistemato. Questo libro si occupa proprio del ristabilimento del rapporto tra lo sforzo di controllo mentale e l'incapacità di lasciarsi andare alle sensazioni. Anni di lavoro del Centro di Terapia Strategica nell'ambito dei disturbi sessuali hanno permesso di sviluppare tecniche terapeutiche il più delle volte orientate semplicemente allo sblocco di ciò che la mente intrappola della sessualità. La potenzialità straordinaria della natura è l'energia che permette di uscire "in bellezza" da situazioni di estrema sofferenza. Per dirla con le parole di Giorgio Nardone: "Considerata l'urgenza di chi soffre di questi problemi, il contributo potrà essere maggiormente apprezzato poiché dimostra che problemi così dolorosi, imbarazzanti e talvolta persistenti non richiedono obbligatoriamente soluzioni altrettanto imbarazzanti, dolorose e prolungate nel tempo". Questo libro è stato precedentemente pubblicato da Ponte alle Grazie con il titolo "La mente contro la natura".