
Studi storici sul segno e l’interpretazione
Dall’antichità classica ai giorni nostri si sono susseguite molteplici filosofie del segno e dell’interpretazione, talvolta alternative, talvolta complementari, sensibili per lo più a questioni tra loro molto differenti, specchio dei tempi.
L’autore ne ha scritto negli ultimi decenni e qui ne presenta una silloge, aggiornando e riadattando per questa raccolta i testi scritti in occasioni precedenti. Si va da un’ampia ricerca (che parte da Aristotele e arriva all’odierna intelligenza artificiale) su due rappresentazioni della nostra conoscenza, esemplificate nei due modelli dell’albero e del labirinto, a due studi che seguono la vicenda della metafora da Aristotele al Medioevo. Da uno studio che verte su come i medievali classificavano il latrato canino
e gli altri suoni animali, alla rilettura del caotico commento di Beato di Liebana all’Apocalisse. Dagli studi sulle tecniche medievali di falsificazione, a un excursus sulla storia dell’ars combinatoria da Lullo a Pico della Mirandola. Dalla ricerca secolare di una lingua perfetta alla semiotica implicita nei Promessi sposi, fino ad arrivare a una serie di studi su Kant, Peirce, Croce, le teorie semantiche di Bréal e un confronto polemico col “pensiero debole”.
Quello che l’autore ci propone è dunque, certamente, un libro per studiosi, che però può anche invitare il lettore colto ad alcune esplorazioni nei meandri periferici della storia della filosofia e della semiotica.
L'autore si sofferma sulla retorica che circonda il Web, la cosiddetta "Rete". Dalle Internet Companies di fine anni '90, popolate da ragazzetti che dormivano nel sacco a pelo per non lasciare nemmeno un minuto gli open space dove si progettava il futuro, alla tendenza alla bolla, quel correre a comprare qualcosa perché oggi vale più di ieri e si pensa che domani varrà più di oggi. A detta di Landi, fior di giornalisti e di economisti, non più adolescenti, cavalcano Internet come ultima scommessa per sentirsi e sembrare giovani, sovrastimano il valore di aziende improvvisate, fino a che la bolla non scoppia coprendo tutti di ridicolo. L'autore afferma che non c'è dittatura più proterva del Web, che vede come un grandioso palinsesto di truffe commerciali, violenze, manie, pornografia, trabocchetti pubblicitari. Così, per sapere cosa succede fuori, bisogna chiudersi dentro casa e accendere il computer: non più viaggiatori che esplorano il mondo, ma ospiti sedentari di un mondo che si offre in tutta la sua falsa completezza.
Dopo le cubiste dodicenni, un'altra inchiesta sconvolgente sui ragazzi di oggi, dove a parlare sono proprio loro, i protagonisti. Spesso basta chiedere una "caramella". E poi inizia lo sballo: in discoteca o a casa, fra amici. Sniffando o fumando. In un crescendo di eccitazione. Quella che ti salva anche da un'interrogazione che ti fa paura, e ti fa sniffare nel bagno del liceo. Fino a non temere più niente. Fino all'inconsapevolezza. Fino a dimenticarti di tutto. In tre ore scarse di ricerca, in un locale qualunque di Roma, senza conoscere né il gergo né i prezzi, gli autori hanno raccolto otto dosi di "neve", sacchetti comprati qua e là, con la facilità con cui si può chiedere un caffè. Una droga alla portata di tutti... Basta chiedere. E pagare.
Una biografia, che ripercorre la vita e le alterne vicende politiche di uno dei più celeberrimi imperatori romani. Costantino I, detto "il Grande" (274 ca.-337), è passato alla storia per il suo tentativo di unificazione tra Impero Romano d'Occidente e Impero Romano d'Oriente (realizzato tra l'altro mediante lo spostamento della capitale dell'impero a Bisanzio, che prese poi il nome di Costantinopoli), ma è conosciuto dai più per essere stato il primo imperatore cristiano, sotto il cui regno il cristianesimo acquisì pienezza di libertà e diritti. Molti e affascinanti, però, sono gli aspetti della personalità di Costantino che ancora rimangono "nell'ombra" e che il volume di Horst mostra: l'imperatore, dapprima pagano, fece sì emanare nel 313 l'Editto di Milano con cui diede alla religione cristiana riconoscimento ufficiale, ma ricevette il battesimo solo sul letto di morte; esortò i sudditi ad abbracciare la nuova fede, ma rimase alieno da ogni forma di persecuzione verso il paganesimo. Alla scoperta di una figura storica, quasi "leggendaria", illuminata nelle sue scelte politiche e religiose da una tolleranza capace di insegnare ancora molto.
La protesta dei monaci birmani contro il feroce regime del paese è scoppiata sui media nazionali nell'ottobre 2007, ma purtroppo non è così recente. Le purghe del regime cercano di cancellare da tempo i segni del bagno di sangue che è in atto da molti anni, mentre il resto dell'umanità, l'Occidente, la politica, la burocrazia, noi, restiamo sospesi fra l'indifferenza e la valutazione di un intervento. Eppure, è poi così lontana la Birmania? Il suo feroce regime militare fa affari con gli europei, gli americani, i cinesi, gli indiani, i russi... La Birmania acquista da questi paesi tecnologie e armi, e si sdebita con la droga, le gemme preziose, le prostitute-bambine, i legni pregiati. A raccontarci tutto ciò, l'esperienza diretta di una giornalista d'eccezione, una delle firme e dei volti più noti del giornalismo l'inchiesta: Carmen Lasorella.
In questi anni di crisi dei partiti, di assenze di ideologie, di disaffezione dalla politica, di successo di Grillo e dell'anti-politica, cosa ne è della Costituzione italiana? È un trattato ormai dimenticato, un manifesto astratto di bei valori di cui a nessuno interessa più nulla, o un riferimento importante per affrontare ogni giorno la vita politica? L'inviato culturale del "Corriere della Sera" ne parla con alcuni tra gli esponenti politici più influenti e più lucidi del panorama italiano. Tutti "scottanti" gli argomenti all'ordine del giorno: il problema dell'equilibrio dei poteri, il ruolo della magistratura, il federalismo fiscale e i rapporti tra cittadino ed economia, i rapporti tra Stato e Chiesa, i diritti del cittadino e i nuovi diritti, dalla privacy ai problemi posti dalle nuove frontiere della biomedicina, il pacifismo.
Giorgio de Chirico, così come si considerava un grande pittore, allo stesso modo si considerava un grande scrittore. L'anno 1945 è l'anno che de Chirico dedica alla definizione di se stesso: l'anno dell'esposizione a Roma dell'"Autoritratto nudo" e dell'esecuzione dell' "Autoritratto in costume del '600", ma soprattutto l'anno della prima edizione di "Memorie della mia vita", l'opera che, ripercorrendo le tappe della sua vita e quelle perfettamente coincidenti del suo lavoro artistico, ci mette in contatto con la sua arte. Il libro è strutturato in due parti: la prima ripercorre la vita del pittore dalla sua adolescenza fino alla consacrazione in Maestro da parte delle avanguardie e si conclude nel 1945, anno della pubblicazione oltre che delle Memorie anche del romanzo autobiografico "Une sventure de Monsieur Dudron" e del saggio "Commedia dell'arte moderna"-, la seconda, datata 1960, separata dalla prima da una serie di documenti, lettere e appunti di de Chirico, riprende il racconto della sua vita da dove l'aveva interrotta, cioè tredici anni prima. Un saggio dal titolo "Tecnica della pittura", la Biografia e la Bibliografia essenziale degli scritti di de Chirico concludono il volume che presenta altresì un'Introduzione di Carlo Bo e una Postfazione di Paolo Picozza.
Curzio Malaparte per molto tempo dovette scontare la reputazione di sfrenato avventuriere. E in effetti la sua vita può essere a buon titolo considerata romanzesca: soldato, uomo politico, scrittore di fama, coinvolto in un turbine di amori, duelli, scandali e non meglio chiariti rapporti con il potere. Fascista, venne fatto confinare da Balbo e liberare da Ciano; comunista, venne protetto da Togliatti, nonostante lo sferzante giudizio di Gramsci; luterano e anticlericale, gli venne attribuita una misteriosa conversione. Oggi i suoi eccessi rientrano in quello che si definisce "intellettuale d'intervento", figura di cui è stato senza dubbio precursore.
Cinque connotazioni per esprimere i caratteri salienti di una generazione di cui questo libro propone un percorso, una testimonianza. Fortunati, per l'evidente buona sorte toccata; a chi è nato dopo la Seconda Guerra Mondiale, che ha lacerato famiglie, distrutto città, impoverito popoli, immiserito l'umanità e sotterrato cinque milioni di ragazzi in armi. Hanno avuto più affetti, più diritti, più opportunità. Assenti, forse i più, perché inconsapevoli dei doni ricevuti e disinteressati a tutelari salvo che in qualità di consumatori. Coerenti, non pochi, perché al contrario consapevoli dell'investimento fatto dalla storia su di loro e in fondo in battaglia per non tradire. Violenti, troppi per i danni provocati agli altri, perché, tra pentimenti veri e finte persine al mito della rivoluzione è stata fatta violenza, rendendo Sofri un interprete dignitoso. Ambigui, troppi per i danni provocati a se stessi, perché sono riusciti a cucire sul tricolore al posto della croce sabauda il punto di domanda sugli irrisolti dell'Italia contemporanea.
Le nostre decisioni sono davvero libere come ci sembrano? Perché allora la statistica riesce a prevederne le tendenze, la razionalità nascosta che ci sfugge mentre le compiamo? Prendendo spunto da questo apparente paradosso, il Premio Nobel 2005 per l'economia chiarisce, con una serie di esempi tratti dai campi più disparati, come le scelte individuali subiscano l'influenza del sistema sociale, e come d'altro canto contribuiscano a formarlo, dando vita spesso a conseguenze inattese e indesiderabili, che sembrano andare al di là del controllo dei singoli individui. Gli esempi, spesso esilaranti, sono tratti dalla banale quotidianità: le vacanze forzate, il traffico, i colloqui telefonici. La linea telefonica cade: chiama il chiamante o il ricevente? In un cinema o a teatro nessuno tende a sedersi nelle prime file vuote, benché l'audio sia migliore. Perché? Un libro divertente e acuto per comprendere, grazie alla matematica e al sottile umorismo dell'autore, in che modo le infinite scelte dei singoli configurino una tendenza generale.
Cos'è la felicità? È possibile in questo mondo? Come la si raggiunge? A queste domande risponde questa raccolta di riflessioni e poesie in cui Houellebecq delinea un metodo per restare vivi, sopravvivere, colpire là dove si può (e si deve). Col suo solito sguardo feroce, Houellebecq ci racconta la quotidianità e la letteratura, l'incanto del cinema (specie del cinema muto) e la stupidità di certi poeti, senza censurarsi mai. Ne esce un paesaggio in controtendenza con i venti e le maree delle mode, lo spaccato di una quotidianità molto contemporanea e molto urbana, in cui la solitudine trionfa ma in cui comunque non si può rinunciare: non alla ricerca della felicità.
"La destra non è altro che la sinistra al culmine della sua fase senile. La guerra al sacro, mai portata a termine dalla sinistra, viene più efficacemente condotta dalla destra occidentalista, e non con la costruzione razionale della scienza, ma con le bandiere della libertà e della democrazia, due illusioni che non hanno neppure bisogno di nutrire utopie ma solo di formale enunciazione. Là dove il materialismo scientifico ha fallito, infatti, riesce il Pentagono, con il pensatoio destra liberale che impone il modello unico dell'individuo costretto a un solo destino: il consumo. E la consunzione di sé." Questa, icastica e implacabile, la condanna che pronuncia Pietrangelo Buttafuoco in questo libro. Un'accusa che, tuttavia, apre spiragli di comprensione importanti della realtà in cui viviamo. Prima di tutto nei confronti dell'Islam che, lungi dall'essere quello dipinto dalla cronaca giornalistica o dalla falsa democrazia liberale e statunitense, si dimostra straordinariamente vicino al valore che l'Occidente, tutto paillette, lustrini e televisione pornografica, sta cercando di rimuovere: il sacro, le forze primordiali della natura, i legami originari. "Cabaret Voltaire" è un libro che segna un nuovo punto di inizio nel faticoso tentativo di comprensione dell'Islam, dei suoi rapporti con il cristianesimo, con il liberismo, con il mondo: oltre le categorie, inutili e stantie, di destra e sinistra, oltre ogni ideologia, per giungere al cuore delle cose.