
Con "Roma amara e dolce", nostalgico viaggio nella memoria autobiografica, Ercole Patti ritorna agli episodi più incisivi del suo itinerario esistenziale, maturato a ridosso di avvenimenti storici rilevanti: l'anelito alla libertà avvertito fin dall'infanzia, le prime acerbe prove, la consapevolezza della vocazione letteraria il giornalismo e l'esercizio narrativo nella capitale feconda di sollecitazioni. Roma è sede delle testate che contano, luogo d'aggregazione culturale e d'incontri prestigiosi: de Chirico, Bartoli, Spadini, Cardarelli, Broglio, Barilli, Soffici, Pirandello. Del caffè Esperia, della terza saletta del caffè Aragno, del caffè Greco, del Teatro degli Indipendenti di Bragaglia. Del mondo del cinema in fermento. Ma pure antro nero dove covano e si moltiplicano le vessazioni del regime. Di convinto sentire antifascista, Ercole Patti subisce la detenzione a Regina Coeli sebbene abbia celato il suo dissenso dietro un sorriso disincantato e un apparente disimpegno. Scrittore diarista, sul filo dell'immaginazione, del sottile umorismo, della dissipazione erotica. "Scrittore di cose", come attesta il rigore cronachistico e l'aderenza alla realtà del vissuto. Non esaurendosi il desiderio di ricercare schegge di felicità assopita.
Il libro è suddiviso in cinque capitoli: tra storia e mito vengono messi in luce l'arte della cucina e quella del ricevere, il costante rapporto di godimento tra parola e cibo. Il tutto ambientato nel Mediterraneo, culla della civiltà. Dai rozzi banchetti di Odisseo, la cucina diventa un'arte dotata di regole e procedure proprie, di forza evocativa, tanto che i destini del mondo da sempre si decidono a tavola.
Prendendo spunto da un'esperienza autobiografica, l'autrice mette nero su bianco le parole di un genitore che non vuole che l'unico effetto dell'incontro con la realtà della mafia da parte dei ragazzi, sia un sentimento d'impotenza. Inizia così un serrato dialogo con i giovani: che cos'è la mafia? Da dove trae il suo potere? Perché è così difficile da sconfiggere? L'autrice cerca di smontare in primo luogo il dogma dell'invincibilità della mafia e ne ricostruisce lo sviluppo storico: il medioevo feudale e l'alleanza tra mafia e DC, l'affaire Milazzo, l'omicidio De Mauro, la misteriosa morte di Mattei, i legami con la massoneria, il generale Dalla Chiesa, le rivelazioni di Buscetta e un accenno a Falcone e Borsellino.
La chiave essenziale, spesso sottovalutata, della conoscenza e della comprensione di Marco Polo è la venezianità che lo straordinario viaggiatore porto con sé fino ai confini della terra. Questa "Vita" gioca la carta delle contrapposizioni e delle analogie tra la civiltà veneziana e il caleidoscopio delle civiltà orientali. La ricostruzione di Zorzi accompagna il lettore tra terre popolate da genti strane e diverse, attraverso le prigioni di Genova, fino all'ombra del campanile di San Marco, alle beghe politiche e familiari della Venezia del Trecento, alla scoperta della vicenda e della personalità di Marco Polo.
In questo suo nuovo libro, Kureishi presenta il suo punto di vista sul tema dell'Islam estremista in contrapposizione al liberalismo occidentale. Innanzitutto, la sua esperienza di anglo-pakistano, vittima del razzismo a Londra negli anni Sessanta, affascinato dalle opere di Baldwin e di altri scrittori neri americani, ma sospettoso nei confronti dei movimenti più radicali come quelli di Malcolm X e Elijah Muhammad. E ancora: una visita alle moschee londinesi; un'analisi dei pregiudizi delle scuole fondamentaliste, basate sulla rigida divisione fra maschi e femmine; il confronto-scontro tra un padre ossessionato dalla sua stessa rigidità mentale e un figlio che ha sposato le tesi integraliste. Di fronte a tutto ciò Kureishi assume una posizione di nettissima condanna, pur avendo nello stesso tempo il coraggio di coglierne le ragioni, risalendo fino al passato coloniale dell'Occidente e soffermandosi sul vuoto ideologico lasciato dal crollo dei regimi socialisti.
Libby Rees oggi ha dieci anni. Quando i suoi genitori decisero di separarsi, iniziò a scrivere una lista di cose che la aiutavano ad andare avanti senza scoraggiarsi. Il risultato fu un libro, scritto quasi per gioco. La mamma, lieta e commossa di questa iniziativa, inviò le bozze a un piccolo editore scozzese, che ha pubblicato il libro immediatamente. Ed è esploso il caso immediatamente. Il primo a rispondere, non solo le ha fatto un contratto per questo libro, ma anche per altri due sul mondo della scuola.
Un lungo viaggio di oltre un secolo nella memoria delle generazioni, per mettere in luce le radici dell'Italia più contemporanea, l'identità morale, il pensare collettivo nella società e l'azione politica dai ceti dirigenti al popolo. Una mappa storica dei valori, delle passioni e dei conflitti degli italiani.
Con Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi lo scrittore Giosuè Carducci (1835-1907) fu il Maestro della Terza Italia dal Risorgimento alla prima guerra mondiale. Insegnò ad amare lo studio e l'impegno politico quale dovere del cittadino. La sua vita fu costellata di tragedie: la morte del fratello e dei due figli maschi, passioni amare, polemiche politiche, scandali, un'aggressione all'Università di Bologna in cui insegnava da quando aveva 25 anni. Chi fu Carducci? "Garibaldino" cantò la regina, repubblicano fu senatore del regno: un vero statista. Nel 1906 ebbe il premio Nobel per la letteratura perché dette voce a un ideale di validità universale: saldare la classicità greco-latina con l'Europa contemporanea. Qui se ne propone un ritratto a tutto tondo.
L'uomo moderno è raramente consapevole del fatto che dietro gli infiniti segni che lo circondano nella vita di tutti i giorni e dietro i gesti più banali che ripete quotidianamente, si nasconde un brulichio di miti semidimenticati e di simboli decaduti. Dai segni più banali - per esempio stringersi la mano in segno di pace, fare le corna all'indirizzo di chi riteniamo ci abbia fatto uno sgarbo - alle manifestazioni più vistose della nostra civiltà - i giganti di cemento che grattano il cielo, il paradiso perduto e ritrovato: di questi e altri simboli eternamente ricorrenti nella storia dell'uomo anche se sotto forme di volta in volta diverse, Seminara ripercorre la storia a ritroso fino alle loro più remote origini, in quel momento magico che fa da spartiacque tra le tenebre della preistoria e la luce della storia.
Quarant'anni dopo, gli archivi desecretati del Dipartimento di Stato e della CIA restituiscono un piccolo tesoro: la versione americana del fallito tentativo insurrezionale dell'argentino Ernesto "Che" Guevara in Bolivia. Un vero e proprio contro-diario scritto giorno per giorno da Washington e dall'ambasciata USA a La Paz nei caldi mesi del 1967, quando sembrava imminente l'esplodere di un "nuovo Vietnam" dal Rio Grande alla Terra del Fuoco. Le carte rivelano in tutta la sua drammaticità la fragile, contraddittoria politica dell'amministrazione Johnson nei confronti dell'America Latina, e completano il celebre Diario in Bolivia del Che, un cult mondiale della rivolta giovanile del 1968.
Perché la filosofia, e più in generale l'attività intellettuale "ufficiale", sembra sempre meno capace di interpretare il nostro tempo? La nostra cultura è dominata da due diversi atteggiamenti, entrambi sbagliati: da una parte, c'è chi tende alla schematizzazione, col rischio di perdere la ricchezza del reale; dall'altro c'è la concretezza, l'attenzione al caso singolo, alla specificità di ogni situazione, col rischio di rinunciare a ogni possibilità di categorizzazione ma soprattutto col rischio di mitizzare l'autenticità. Il tao è il possibile strumento di mediazione fra questi due estremi. L'atteggiamento taoista è infatti un atteggiamento che privilegia la passività e la pazienza - l'una ci evita di sovrapporre alla realtà i nostri schemi interpretativi, annullandone la ricchezza, l'altra ci evita di cadere nel mito della felicità a buon mercato, dell'illuminazione subito, delle esperienze turistico-interiori della New Age ecc. ecc.
Questo volume è il racconto documentato di una serie di doppie vite. Hanno un'età compresa tra gli 11 e i 14 anni, frequentano per lo più la scuola media inferiore. Cinque storie autentiche riferite col ritmo del racconto d'indagine e un viaggio nei loro blog rivelano un sottosuolo quasi del tutto sconosciuto, sebbene la cronaca sempre più spesso ce ne rimandi indizi. È il mondo dei Peter Pan al contrario, disincantati, provocatori e aggressivi. Il loro regno sono le discoteche pomeridiane. Al sabato pomeriggio escono di casa, con gli abiti di tutti i giorni, annunciando ai genitori visite ad amici, passeggiate in centro, l'ultimo film di cui tutti parlano. Varcata la soglia della discoteca, la trasformazione è totale: perizoma, pelle unta d'olio perché brilli, tiratissima, sotto le luci stroboscopiche, il seno appena coperto da un top invisibile. Oueste principesse del pomeriggio ballano su grandi cubi, mimando le pose oscene della lap dance. Ballano davanti agli occhi di altri coetanei dagli sguardi voraci con in mano cellulari pronti a carpire foto e filmini. Scambi sessuali a pagamento, droga, bullismo violento, bande organizzate in strutture rigidamente piramidali che scandiscono l'erogazione di abbonamenti e ingressi e il viavai di nuove cubiste. L'autrice - inviata speciale del "Messaggero" - è entrata nei loro blog, nelle loro scuole e nelle loro discoteche, sebbene in queste ultime l'accesso sia impedito agli adulti, e ci propone un'inchiesta su un mondo sommerso e sconvolgente.