
Questo libro evidenzia i benefici che lo studio dei beni culturali ecclesiastici può offrire alla didattica contemporanea. Nasce dall'esperienza di un laboratorio interdisciplinare di arte religiosa svolto presso alcuni istituti scolastici secondari di secondo grado che ha permesso di verificare l'incidenza positiva dello studio dei beni culturali sul processo di apprendimento degli alunni. Il testo mostra come i beni d'arte religiosa riescono a stimolare l'interesse, la creatività, la fantasia degli studenti, favorendo lo sviluppo di facoltà metacognitive (come la capacità degli alunni di autovalutare il proprio operato, o di comprendere i propri punti di forza e di debolezza, rendendo possibile la collaborazione tra più discipline {interdisciplinarietà}, e tra gli studenti che possono accrescere competenze trasversali attraverso lavori di gruppo e laboratori. Il libro mostra come l'introduzione a scuola dello studio dei beni culturali ecclesiastici\religiosi può favorire un apprendimento più efficace e maggiormente approfondito degli argomenti trattati, rendendo possibile il passaggio dalla scuola delle conoscenze, a quella delle competenze, in cui gli studenti sono in grado di calare nella realtà il proprio bagaglio conoscitivo e di integrarsi più adeguatamente nella loro società di appartenenza.
GIANLUCA LOPRESTI è insegnante di religione cattolica. Ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze Religiose presso I'ISSR "Donnaregina" di Napoli e la Laurea in Giurisprudenza presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Napoli "Federico I1". Ha ottenuto un Diploma di Master sulle fonti del Cristianesimo antico. È stato Cultore della Materia in Storia del Cristianesimo e in Diritto Ecclesiastico. È stato docente di Legislazione sui Beni Culturali.
Pubblicazioni dell'autore affini per tematica al presente volume sono i saggi: Diritto dei beni culturali d'interesse religioso. Storia e legislazione; Arte Cristiana e catechesi Piccola Galleria d'arte, storia e cristologia.
Grazie al web siamo diventati tutti più vicini, ma non automaticamente dei "buoni vicini". Le tecnologie digitali ci hanno messo in una condizione di costante confronto: sui social network diversi mondi - culturali, sociali, religiosi - si incontrano ogni giorno, senza mediazioni. Per farsi capire oggi occorre saper affrontare questa relazione quotidiana con la diversità dell'altro. In questo testo si offre una guida sintetica per imparare a sostenere il proprio punto di vista davanti a chi non è d'accordo, senza litigare ma anche senza scadere nell'asettico politically correct, per costruire confronti pieni di gusto e soddisfazione. È la disputa felice.
Questo testo non è una guida; è piuttosto il diario di bordo di vent'anni di frequentazione dei "socialini" da parte di una sociolinguista interessata a capire cosa succeda alla nostra lingua e alla nostra società nella commistione tra vita online e offline. È il web che condiziona la lingua o è l'italiano che attraverso la rete sta mostrando mai come ora il suo stato? Questo libro tenta di raccontare qualcosa di nuovo dei social network a chi li frequenta, nella speranza di renderli meno "ostici" a chi, invece, non è abituato a frequentarli. Soprattutto, vuole essere un contributo all'ecologia linguistica dei mezzi di comunicazione elettronici, la cui vivibilità è responsabilità di tutti gli utenti.
Questo libro è quanto di più pratico possiate leggere sulle tecniche di comunicazione efficace e sul public speaking: all'interno contiene tantissimi esercizi, il cui obiettivo è far prendere coscienza, pagina dopo pagina, delle immense potenzialità degli strumenti a disposizione di ciascuno dei noi (voce e corpo) e del loro corretto uso. Il fattore P affronta in modo scientifico l'ampio tema della comunicazione, focalizzandosi su quella professionale. Lo fa con un approccio "energetico", il Metodo POWER, studiato e messo a punto dal suo autore, che insegna a riconoscere, eliminare e sostituire tutti gli atteggiamenti depotenzianti. Quelli che abbiamo erroneamente acquisito per inesperienza e insicurezza e dietro i quali ci trinceriamo quando presentiamo un'idea, un progetto, uno speech. L'autore, un giovane e moderno Maestro Miyagi della comunicazione, vi prenderà per mano, vi farà scoprire come diventare speaker migliori, consapevoli, autocritici. E, con la giusta pratica, sarà possibile notare il cambiamento, sbloccare il proprio potenziale comunicativo - sul palco, in aula, in ufficio - e, soprattutto, trovare il proprio fattore P.
Secondo una indovinata definizione di Renzo Arbore, Massimo Troisi era «un napoletano moderno». Moderno è anche il napoletano da lui portato in televisione e poi al cinema. In questo libro la lingua e lo stile di Troisi attore sono visti in correlazione con le modalità comunicative dei suoi anni, mentre si ridimensionano alcuni giudizi critici e stereotipi. "La Smorfia" di Troisi, Lello Arena ed Enzo Decaro irrompe in televisione negli anni Settanta del Novecento, con un uso consistente del dialetto, proprio quando si comincia frettolosamente a parlare di fine dei dialetti. Moderna è anche la soluzione adottata nel cinema, con un parlato recitato apparentemente incontrollato, ma in realtà minutamente dosato in un fluire dialogico che concede ampio spazio al dialetto. Oggi nella comunicazione spontanea i parlanti realizzano spesso frasi e discorsi in cui italiano, dialetto, italiano regionale si susseguono e si accavallano, proprio come accade nei film di Troisi, che sono documenti di modernità linguistica e di una rinnovata vitalità artistica dei dialetti.