
In questo libro ci sono sette storie. Possono essere lette come sette indagini poliziesche che hanno per oggetto un animale. L'animale in questione non è necessariamente dei più esotici: si inizia con le talpe dal muso stellato, ma poi si trovano anche serpenti marini, toporagni, anguille elettriche e vespe. C'è sempre un mistero da risolvere, e c'è l'avventura della sua ingegnosa soluzione, che prende il lettore pagina dopo pagina, come accade in un poliziesco di qualità. Ma è solo quando si giunge alla soluzione del caso che si insinua davvero la meraviglia. Certi animali, anche comuni, visti da vicino mostrano adattamenti e strategie di vita che hanno del miracoloso. L'evoluzione ha scolpito col tempo comportamenti che lasciano letteralmente a bocca aperta, e il gusto della loro scoperta è impagabile. Di storia in storia, non solo impariamo dettagli stupefacenti sul mondo naturale, ma apprezziamo anche in maniera vivida l'eleganza e la creatività del metodo sperimentale. Kenneth Catania rende vivo e palpabile sotto i nostri occhi quel guizzo creativo che è sempre necessario mettere in campo se si vuole risolvere un enigma scientifico, perché la scienza è innanzitutto divertente e appagante, e il mondo naturale che svela è un vero miracolo di inventiva, una fonte continua di stupore e meraviglia.
La storia di cui parla questo libro inizia con Sadi Carnot, un giovane ingegnere dell'École polytechnique di Parigi, che nel 1824 pubblicò a sue spese un libro dal titolo Riflessioni sulla potenza motrice del fuoco. È questo l'inizio della termodinamica. Ma si era anche all'inizio della Rivoluzione industriale e da allora innovazione tecnologica e innovazione scientifica hanno proceduto in parallelo, specchiandosi l'una nell'altra, e dando vita di fatto al mondo nel quale noi oggi viviamo. « Termodinamica è un nome terrificante per quella che forse è la teoria scientifica universale più utile che sia mai stata concepita», scrive Paul Sen. Spesso relegata alla descrizione delle macchine a vapore e dei frigoriferi, nelle pagine di questo libro la termodinamica in effetti appare molto più di questo. I tre concetti fondamentali che stanno alla base di questa disciplina, infatti - energia, entropia e temperatura -, rappresentano il nucleo teorico fondante di buona parte delle nostre conoscenze sul mondo fisico. L'epopea della narrazione di Sen, dopo Sadi Carnot, contempla i nomi dei grandi della scienza degli ultimi due secoli: James Watt, James Joule, lord Kelvin, Hermann von Helmholtz, Rudolf Clausius, James Clerk Maxwell, Ludwig Boltzmann, Albert Einstein, Emmy Noether, Claude Shannon, Alan Turing, Stephen Hawking... un pantheon di giganti che coi loro studi, le loro vite e le loro intuizioni hanno contribuito a cambiare radicalmente la nostra visione del mondo. È grazie a loro che sappiamo che esistono gli atomi, ne conosciamo il comportamento, sappiamo finalmente cos'è il calore (uno dei problemi centrali della scienza) e come si propaga; ma grazie alla termodinamica sappiamo anche cosa sono il tempo, l'informazione, la vita, l'intelligenza e persino i buchi neri dell'universo: ognuna di queste cose senza la termodinamica non avrebbero senso.
Neandertal è un viaggio straordinario. Che è iniziato con una fascinazione d'infanzia verso il passato; ha guadagnato slancio con la scoperta della ricchezza del Pleistocene; ed è infine diventato una carriera accademica spesa alla scoperta dell'archeologia dei Neandertal. In questo stesso viaggio, Rebecca Wragg Sykes accompagna anche noi: scavando siti antichi, tenendo in mano gli eleganti manufatti che i Neandertal hanno lasciato, ma anche provando a esplorare - grazie a un amore di lunga data per la letteratura e la poesia come strumenti per evocare luoghi, tempi e sentimenti - connessioni emotive più profonde, attivate dai dettagli sorprendenti che possiamo ricostruire sulle loro vite. Dalla loro scoperta - avvenuta più di 160 anni fa - i Neandertal si sono trasformati, da perdenti dell'albero genealogico umano, in ominini di serie A. Rebecca Wragg Sykes usa la sua esperienza all'avanguardia nella ricerca paleolitica per condividere la nuova comprensione che abbiamo di loro, mettendo da parte il cliché dei bruti vestiti di stracci in una terra desolata e gelida. Ci rivela invece che erano curiosi, intelligenti conoscitori del loro mondo, tecnologicamente inventivi ed ecologicamente adattabili. Soprattutto, sono sopravvissuti con successo per più di 300.000 anni, durante tempi di massicci sconvolgimenti climatici. Pianificazione, cooperazione, altruismo, artigianato, senso estetico, immaginazione, forse anche un desiderio di trascendenza che guarda oltre la mortalità: molto di ciò che ci definisce era anche dei Neandertal, e il loro DNA è ancora dentro di noi. Questo libro fa per i Neandertal quello che Sapiens di Harari ha fatto per noi. Rivelando una storia più profonda e sfumata, dove l'umanità stessa cessa di essere nostra esclusiva prerogativa. E si rivela invece una comune, antichissima eredità condivisa.
L'idea che sta all'origine di questo libro-intervista è la volontà di lasciare una testimonianza intorno al momento più drammatico che il nostro paese abbia attraversato dal dopoguerra, dalla prospettiva di chi ha vissuto la crisi pandemica da Covid-19 all'interno di uno dei punti più nevralgici della nostra società. Ma l'incalzare delle domande di Ferruccio de Bortoli all'autore e la contestualizzazione a tutto tondo del ruolo della formazione universitaria in un grande paese moderno come il nostro, travalicano presto la pur grave urgenza sanitaria e finiscono per delineare un quadro ampio, che porta a interrogarci sul tipo di futuro che l'Italia vuole costruirsi. In queste pagine il rettore del Politecnico di Milano - un'istituzione che ha una storia lunga e importante e che rappresenta una delle eccellenze del nostro sistema formativo - racconta in che modo l'ateneo abbia reagito all'emergenza del 2020. Il lockdown dei primi mesi, le aule vuote e la difficile situazione successiva, affrontata dal Politecnico come da tutti gli atenei italiani, hanno messo a nudo al contempo le potenzialità e le criticità del sistema universitario, oltre a quello degli altri settori del paese. Ferruccio Resta, dal suo punto privilegiato d'osservazione, anche in quanto presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, forte di questa esperienza indica da quali basi si debba ripartire per dare al nostro paese un futuro migliore. Ripartire dalla conoscenza non è solo il titolo del libro, dunque, ma è un impegno programmatico: la formazione, quella superiore in particolare, è la base sulla quale dobbiamo investire e puntare per rendere l'Italia un paese più forte, capace di affrontare le sfide che il nostro mondo in rapido cambiamento ci sta urgentemente ponendo.
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<tr><td align="right">Date:</td><td>Friday, August 11, 2023 at 12:09:23 PM</td></tr>
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ChatGPT è solo l'ultimo dei moltissimi strumenti d'ausilio alla scrittura che l'umanità ha utilizzato fin dall'antichità. L'intelligenza artificiale e la scrittura sono due facce della stessa medaglia e provengono entrambe dalla stessa fonte: la creatività umana. La dicotomia uomo-macchina nasce da una domanda mal posta: l'intelligenza è un fenomeno collettivo e le macchine ne fanno parte. Non da oggi, da sempre. Questo libro è un viaggio nella storia nascosta dell'intelligenza artificiale: inizia con la filosofia araba medievale e procede con il sogno di un linguaggio universale, passando per le fabbriche di fiction hollywoodiane, i romanzi dell'Ottocento, e i sistemi di controllo aereo addestrati sui racconti popolari russi. In una insolita miscela di storia, tecnologia e filosofia, Dennis Yi Tenen ci svela l'insospettabile passato comune di letteratura e informatica. Mettendo in prospettiva i recenti sviluppi dell'intelligenza artificiale - che non è certo una sorta di genio magico realmente autonomo - ci invita a leggere oltre l'artificio, per comprendere i meccanismi del lavoro collettivo: anche una cosa semplice come il correttore automatico di un file di testo è in realtà il culmine di uno sforzo umano secolare e condiviso. Strumenti intelligenti come i dizionari e i libri di grammatica hanno sempre accompagnato l'atto di scrivere, pensare e comunicare; il fatto che questi sistemi siano ora automatizzati non li rende vivi. Un dispositivo per il completamento automatico delle frasi può renderci scrittori «migliori», ma la verità è che il processo creativo si carica di valore solo attraverso la fatica dell'apprendimento e l'esperienza vissuta. E l'esperienza non può essere automatizzata da nessun dispositivo, per ingegnoso che sia.
Ambigua e poliedrica, la vergogna ci riguarda tutti: attraversa la storia dell'umanità, si manifesta nei primi mesi della nostra vita e non ci abbandona mai, fino all'ultimo respiro. Capace di trasformarsi in strumento di riscatto o di devastazione, può aprire la strada alla redenzione, come accade all'assassino che riconosce l'orrore del suo delitto, o condurre a scelte moralmente discutibili, come nel caso del pavido che, per paura del giudizio dei compagni, si rende colpevole degli atti più riprovevoli. La vergogna, dunque, è «buona» quando rivela la nostra vulnerabilità e si fa forza trasformativa. Ma è anche «cattiva» quando ci annichilisce, riducendoci al silenzio per conformarci ai valori più meschini della collettività. È perciò un'emozione legata a doppio filo allo sguardo dell'altro, che ci scopre e ci espone, svelandoci non solo agli altri, ma anche a noi stessi. Si manifesta nel viso, nella voce e nel corpo e ci distingue dagli animali: il rossore è segno evidente di un'emozione che è solo umana. Tra delitti efferati compiuti per paura del disonore e la «vergogna dei giusti» di cui parla Primo Levi, e a partire dal suo etimo (la «gogna» medievale), Marco Bouchard esplora le infinite pieghe della vergogna, scavando nel suo ruolo di strumento sociale, tra controllo e coesione. Con una prosa che fonde pensiero civile, riferimenti letterari e vicende di cronaca, il libro traccia la mappa di questo sentimento universale e offre una riflessione profonda su come la vergogna modelli l'umanità e le sue relazioni. Dal pensiero di Braithwaite sulla vergogna reintegrativa ai personaggi delle opere di Roth, McEwan ed Ernaux, passando per le riflessioni teologiche di Bonhoeffer e il richiamo a passi biblici e mitologici, e a precedenti giudiziari, ogni pagina illumina un aspetto meno ovvio della vergogna, mostrando come questo sentimento complesso e sfuggente sia legato, in modo imprescindibile, all'idea stessa di convivenza civile.
Autore:
Lavora come docente di Psichiatria presso il Medical College e la Graduate School of Medical Sciences della Cornell University di New York. Con Cortina ha pubblicato Le relazioni nei gruppi (1999), Psicoterapia delle personalità borderline (con J.F. Clarkin e F.E. Yeomans, 2000), Narcisismo, aggressività e autodistruttività (2006), Patologie della personalità di alto livello (con E. Caligor e J.F. Clarkin, 2012) e Erotismo e aggressività (2019).