
I termini "neocon" e "teocon" sono entrati prepotentemente nel linguaggio comune. Ma chi sono in realtà i neocon e i teocon? E che differenze esistono tra i due movimenti? Questo libro si pone come guida rivolta al grande pubblico per capire meglio e orientarsi all'interno di questa nuova realtà politica.
Un giornalista che ha seguito passo passo il settennato di presidenza di Ciampi ne racconta le esternazioni, gli interventi politici, i retroscena delle decisioni più delicate e i viaggi in Italia e all'estero. La lunga vita del Presidente emerge da ricordi e aneddoti riferiti dallo stesso Ciampi: l'infanzia a Livorno, gli studi alla Normale, lo choc dell'8 Settembre, la carriera di Governatore della Banca d'Italia, e poi di presidente del Consiglio "traghettatore" e di super ministro dell'Economia risanatore dei conti pubblici e "padre dell'Euro".
Una sintesi del pensiero di Raimon Panikkar filosofo noto per il suo impegno in favore del dialogo interreligioso. Un volume che aiuta a riflettere su un tema quale quello della pace e del rapporto tra le varie confessioni religiose, che mai come in questa fase storica è stato così attuale.
Una biografia completa di Amintore Fanfani ricostruita grazie a documenti rinvenuti presso l'Archivio Storico dell'Università Cattolica di Milano. Dall'esilio volontario in Svizzera al rapporto con Dossetti, La Pira e Lazzati, dal piano casa alla riforma agraria. Un volume per conoscere meglio un uomo che ha voluto attuare il credo cristiano all'interno della politica.
Dopo l'11 settembre, il governo degli Stati Uniti ha applicato la cosiddetta dottrina Bush che consiste nella difesa preventiva e nella promozione della libertà e della democrazia nei paesi islamici. Tale modo di intendere la politica estera contemporanea pone tuttavia seri problemi etici e politici. Lungo le pagine di questo libro, trentasei grandi intellettuali, da Norman Podhoretz a George Weigel, si interrogano su questi temi dando vita a un dibattito di grande interesse e attualità.
Con l'arresto nelle campagne di Corleone si è conclusa la lunga latitanza del boss più pericoloso e ricercato di tutti i tempi. Ma chi è Bernardo Provenzano? È stato davvero u tratturi, ovvero il braccio violento al servizio della spietatezza di Riina o, come recenti indagini hanno poi dimostrato, si è trattato del vero regista della politica palermitana, l'amministratore di una mafia trasversale a quella ufficiale di cui sinora si è potuto appurare ben poco?
La letteratura sulla mafia si accresce ogni giorno di nuovi titoli, ma i contributi scientifici non sono molto numerosi e anch'essi spesso ripropongono stereotipi o usano paradigmi che colgono solo alcuni aspetti del fenomeno mafioso. Questo saggio passa in rassegna gli studi più recenti su mafia e altre forme di criminalità organizzata ed espone le linee essenziali di un "paradigma della complessità" che legge la mafia come fenomeno polimorfico e pone al centro dell'analisi l'interazione tra gruppi criminali e contesto sociale, un modello che può applicarsi anche ad altre organizzazioni. Ritardi e carenze degli studi sulla criminalità organizzata, che costituisce uno dei fenomeni più preoccupanti della società contemporanea, pongono un problema di fondo: i saperi separati sono messi in crisi dalla complessità, ma l'interdisciplinarietà è più predicata che praticata. Il futuro delle scienze sociali è legato a una scelta di lavoro comune, ma ancora oggi, di fronte a mutamenti del contesto che richiedono un profondo mutamento degli strumenti cognitivi, il pluralismo metodologico suscita consensi a cui non seguono pratiche conseguenti.
Scritti nel 1806, tornati alla luce nel 1961 e pubblicati per la prima volta nel 1980, i "Principi di politica" di Benjamin Constant (spesso confusi con l'opera apparsa sotto il medesimo titolo nel 1815) rappresentano il primo tentativo di ripensare in modo sistematico la teoria liberale dopo il terremoto rivoluzionario. Constant è il primo a rendersi conto che, di fronte alla straordinaria accelerazione storica impressa dalla Rivoluzione francese, il pensiero politico settecentesco è improvvisamente "invecchiato": di qui la critica ai grandi del secolo precedente (Rousseau, ma anche Montesquieu), l'individuazione delle caratteristiche specifiche della libertà moderna, l'ampio spazio riservato alle tematiche economiche e la messa a fuoco di una serie di problematiche (l'eccesso di legificazione e di accentramento, i rischi dell'individualismo privatistico, la necessità di un assetto federale) che apriranno la strada alla riflessione di Tocqueville. Un'opera che rappresenta una tappa decisiva nella storia del pensiero politico: con la loro riscoperta è stato ritrovato, come ha scritto Tzvetan Todorov, l'anello mancante tra lo "Spirito delle leggi" e il "Contratto sociale", da un lato, e la "Democrazia in America" di Tocquville, dall'altro.
A più di trent'anni dalla morte, Julius Evola è ancora un punto di riferimento ideologico per il mondo della destra radicale. Resistono il suo mito di filosofo anti-moderno e la leggenda di un suo razzismo innocuo perché "spirituale". Ma ha un senso distinguere il razzismo "spirituale" dal razzismo biologico? Fornire al razzismo/antisemitismo motivazioni "spirituali" modifica la sostanza del pregiudizio? Le teorie di Julius Evola sono realmente solo "spirituali" oppure sono soltanto un tentativo non riuscito di edulcorare la sostanza del razzismo/antisemitismo? Per Evola non si può parlare di una "parentesi" razzista, ma di un razzismo radicale e persistente che il pensatore tradizionalista mette al servizio della svolta mussoliniana, anche a costo di adattarne i contenuti alle esigenze politiche del fascismo, senza mai criticare le leggi razziali, se non perché applicate in modo troppo moderato a causa delle "discriminazioni". L'evoliana "razza dello spirito" non sfugge al determinismo biologico e anzi si risolve in un razzismo totalitario, più esigente, che differisce da quello del "Manifesto della razza" solo per la definizione di quella italiana come razza "ario-romana" piuttosto che "ario-nordica".
Com'è nata la società mediatica? E, soprattutto, chi comanda all'interno di questa società? Il libro di Álvarez traccia un interessante profilo del mondo occidentale facendoci vedere quanto e come i media pervadano la società e trasformino i rapporti di potere che si creano all'interno di essa.
Di Domenico Vigliarolo, sacerdote-cartografo di Stilo finora semisconosciuto al grande pubblico, ma ben noto ai maggiori studiosi del settore, è qui ricostruita la parte biografica di maggior interesse, quella, cioè, relativa al periodo spagnolo (1582-1596), durante il quale egli rivestì l'importante incarico di Cosmografo della Casa de Contrataciòn (l'istituzione delegata al controllo della via delle Americhe). "Mari di carta" riunisce per la prima volta tutta la sua produzione cartografica sinora conosciuta e attualmente conservata nelle maggiori istituzioni museali del mondo. Tra i vari documenti compaiono un inedito assoluto, rintracciato dall'autore presso la Biblioteca Reale di Madrid, un esemplare conservato presso la Biblioteca Vaticana sinora erroneamente ritenuto anonimo e un Atlante conservato a New York, composto da nove fogli di cui, sinora, ne era stato pubblicato uno soltanto da Almagià nel 1942. Il testo rimarca il forte legame tra Vigliarolo e la sua Calabria e fornendo tra l'altro, in molte carte (su cui spicca sempre in bella evidenza il toponimo natale di Stilo) preziose indicazioni storico-geografiche sulla Calabria del Seicento.
Quando e come è nata la prospettiva europea dei Balcani occidentali, la promessa cioè di farli divenire, un giorno, membri a pieno titolo della UE? Attraverso quali politiche, risorse e strumenti l'Unione ha cercato di concretizzare questo impegno? In che misura, oggi, nel momento in cui nelle cancellerie europee sembra prevalere una certa stanchezza da allargamento, quella promessa è ancora attuale? Quali sfide, a cominciare dal futuro status del Kosovo, l'Europa dovrà ancora affrontare e vincere per stabilizzare e integrare la regione? Il volume si confronta con questi interrogativi, ripercorrendo le tappe che, dal 1996 al 2007, hanno segnato la strategia della UE nei confronti dei Balcani occidentali.