
"L'importante è che la maestra sia brava": ecco il mantra che guida i genitori nella scelta della scuola dei propri figli. Sì, ma se poi in classe ci sono dei bambini stranieri? Potrebbero rallentare il programma... Per farla finita con i luoghi comuni (e i timori incontrollati) che serpeggiano fra i banchi, Benedetta Tobagi è andata a vedere cosa succede nelle scuole primarie. Scuole pubbliche, ovviamente. Un viaggio che è cominciato ad Amatrice, l'ombelico d'Italia, e ha toccato Roma, Brescia, Ancona, Torino, i paesini della bassa mantovana, ma anche realtà più di frontiera come Udine e Palermo. In Italia ci sono molti maestri e dirigenti bravissimi, ma la buona volontà non basta a far funzionare bene una scuola. I bambini stranieri in realtà si rivelano una ricchezza, non un ostacolo. Crescere e studiare in una classe mista permette di conoscere una porzione di mondo più grande. "È come fare un Erasmus stando a casa" e infatti capita a Palermo che studenti universitari e "minori stranieri non accompagnati" frequentino insieme gli stessi corsi di italiano. A Genova e Milano invece uno dei momenti più attesi dagli alunni è la condivisione di parole e storie legate al proprio Paese d'origine. Ci sono scuole che cercano di ampliare l'offerta formativa specializzandosi nello sport o nella musica, altre che istituiscono attività extra senza chiedere costi aggiuntivi ai genitori.
Roberto, Klizia, Annachiara, Flavio, Giulia, Caterina, Sabrina, Simone, Alessia e Sara. Sono i piccoli pazienti del Bambino Gesù di Roma, l'ospedale pediatrico più grande d'Europa. Dietro i loro nomi, la sfida di chi è costretto ad affrontare una drammatica diagnosi nell'età dell'innocenza: l'incontro improvviso con la malattia, la paura, il ricovero, la degenza, le decisioni vitali da prendere, ma anche la speranza, l'amore dei genitori, la determinazione di guarire. Simona Ercolani dà voce ai veri "braccialetti rossi" che ci insegnano a guardare la malattia senza tabù, con un unico grande messaggio: per guarire non bisogna mai darsi per vinti.
Un'icona indimenticabile, che questo libro con nuovi capitoli inediti celebra in occasione dei vent'anni dalla morte della principessa Diana. Come sarebbe stato rivelato solo dopo la sua morte, questo libro è stato scritto con la piena collaborazione di Lady D. Andrew Morton, giornalista investigativo, racconta tutta la verità sulla famiglia reale in un ritratto onesto e scevro da pregiudizi di una delle figure femminili più amate, ammirate e influenti del nostro tempo.
"Ricordo l'estate del 1968. Rientrai a New York dodici ore dopo l'assassinio di Robert Kennedy. In aprile Martin Luther King, in giugno Robert Kennedy. Le fotografie dei bambini che morivan di fame nel Biafra, i combattimenti fra gli arabi e gli israeliani, i carrarmati sovietici a Praga, i vandalismi degli studenti borghesi che osano invocare Che Guevara e a scuola ci vanno con la fuoriserie di papà." Ecco il 1968 di Oriana Fallaci, un momento cruciale della sua carriera in cui, secondo un ritratto che le dedica "Time" l'allora inviata dell'"Europeo" si consacra "la più importante giornalista italiana, con un seguito anche in molti altri Paesi". Gennaio inizia in Vietnam, dove racconta in presa diretta la guerra di un piccolo popolo contro la superpotenza USA. Più tardi, nell'America delle lotte razziali e per i diritti civili, traccia i ritratti dei protagonisti dell'epoca - da Bob Kennedy a Martin Luther King, fino a Nixon. Quindi, instancabile, racconta la Cina maoista, le filosofie orientali, i santoni indiani, la miseria in Perù. Fino ad arrivare in Messico, prima delle Olimpiadi, dove rimane ferita nel corso di una protesta studentesca, facendo trattenere il respiro a tutta Italia. Solo lei non ha paura e non si tira mai indietro, sa che "in guerra una buona ferita è una grossa fortuna perché è difficile venire colpiti due volte". E parte di nuovo per gli Stati uniti, per finire l'anno accanto agli astronauti che si preparano allo sbarco sulla Luna. È l'alba di una nuova era, la testimonianza di un momento di svolta che riguardò tutto il mondo, oltre la visione provinciale di quelli che poi chiamerà i "nostri sessantottini ultraborghesi".
Non cambi il mondo, e non difendi la democrazia, facendo sempre quello che ti dicono di fare. Occorre assumersi la responsabilità di contravvenire a leggi ingiuste senza aspettare che qualcuno gentilmente lo conceda. L'obiettivo non è violare le regole, ma cambiarle, la cosa giusta da fare quando la legge si scontra con il vissuto delle persone, trascurando diseguaglianze rese ancora più profonde dalle proibizioni. E questo che ha fatto Marco Cappato accompagnando in Svizzera dj Fabo, aiutandolo a porre fine alla sua sofferenza a costo di essere perseguito penalmente nel nostro Paese. Ed è questo - ha dichiarato - che farà ancora, per difendere il diritto di tutti di essere "liberi di sorridere, fino alla fine". Eutanasia e fine vita, dunque, ma anche droghe, sesso, internet, genetica, scienza e diritti umani: contro le molte norme che in diversi campi minacciano la libertà e criminalizzano comportamenti diffusi e realtà sociali ineliminabili, Cappato si batte da anni con gli strumenti della disobbedienza civile e della nonviolenza - che indica non una semplice assenza di violenza, ma la costante opera attiva per convertire la violenza nel suo opposto - seguendo le orme di illustri personalità come Gandhi e di compagni di viaggio come Pannella. Intrecciando pratica e teoria, la sua storia radicale e le sue azioni - dall'arresto a Manchester per la campagna antiproibizionista alla difesa della ricerca sul genoma e le staminali, alla battaglia contro l'informazione manipolata e la limitazione della libertà digitale -, spiega oggi in questo libro perché disobbedire (civilmente) è lo strumento indispensabile per chi vuole migliorare il sistema e difendere la libertà di tutti. E perché occorre farlo in prima persona: "assumendoci la responsabilità delle nostre azioni, sperimentando alternative, creando conoscenza".
Negli ultimi anni la meditazione è passata dall’essere una pratica elitaria a rimedio per risolvere qualunque problema, dal sovrappeso alle relazioni di coppia e al successo nel lavoro. La plasticità del cervello, per cui la struttura di questo organo è influenzata dalle emozioni e dagli stati mentali, è ormai ampiamente condivisa e ha aperto la strada a una serie di metodi di “training mentale” che si propongono di migliorare la vita emotiva e intellettuale.Daniel Goleman e Richard J. Davidson raccontano in questo libro il loro interesse più che trentennale per la meditazione e le ricerche fondamentali che li hanno resi dei luminari rispettivamente nella psicologia e nel neuroimaging, spiegando la verità medica su quello che la meditazione può fare veramente per noi, e come trarne il massimo beneficio.Facendo piazza pulita dei miti popolari e delle distorsioni pseudo scientifiche, gli autori dimostrano che, al di là del benessre mentale, la meditazione può condurre alla modifica permanente dei tratti della personalità, facendo emergere qualità come l’altruismo, l’empatia e la compassione. Per ottenere questo risultato, però, sono necessari alcuni elementi che attualmente mancano nella versione più comune di mindfulness: come il feedback personalizzato e una visione del Sé più ampia di quanto non accada ora. Per questo, basandosi sugli ultimissimi dati ottenuti nel laboratorio diretto da Davidson, gli autori indicano nuovi metodi per sviluppare un addestramento mentale più efficace e più duraturo.
"Sono convinto che i libri di memorie dovrebbero essere pubblicati postumi: sarebbe la garanzia dell'autenticità dei sentimenti." Così scrisse Enzo Biagi un giorno di gennaio del 2000, due anni prima dell'"editto bulgaro" che portò alla sua cacciata dalla Rai. E in effetti quello dell'autenticità, dell'aderenza alla realtà, della volontà di rappresentare fatti e persone come cronista il cui unico padrone è il pubblico, è il filo lungo cui si dipana la sua intera esistenza, senza mai deviare. Dalla nascita in un paesino dell'Emilia, agli studi, all'incontro con la moglie Lucia, all'esperienza partigiana, fino alle spesso tumultuose tappe della sua lunga carriera di giornalista - con la caratteristica di non durare molto sulle poltrone scomode, avversato dal politico di turno -, Enzo Biagi ha attraversato con grazia e coerenza l'Italia del Novecento raccontando dalla sua "finestra" i fatti come si presentavano: la guerra, il boom economico, il Sessantotto, il tempo delle stragi e la P2, fino al berlusconismo di un'Italia ormai al crepuscolo.In questo libro che ben si può definire una auto-biografia postuma, lui stesso, con le sue parole ferme e il suo stile pacato inconfondibile, ci accompagna oggi nuovamente attraverso quell'Italia che forse stiamo dimenticando ma che - nel bene e nel male - non possiamo ancora lasciarci alle spalle. Abitata di personaggi straordinari - Fellini e Berlinguer, Mondadori e Rizzoli, Pertini e Ciampi e molti altri - che hanno segnato la vita di un cronista che "ha sempre cercato di dire quotidianamente un po' di verità in più".
Narrata in pochi versetti all’inizio della Genesi, la storia di Adamo ed Eva ha avuto, nei secoli, un influsso determinante sulle concezioni delle origini e del destino umani. Pochi racconti si sono dimostrati così tenaci, così diffusi e così “reali”. L’insistenza sulla verità letterale della narrazione biblica diventò uno dei pilastri dell’ortodossia cristiana e i pittori rinascimentali conferirono un persuasivo senso di realtà ai primi esseri umani e così alla loro storia. Ma a che cos’è dovuta la sua fortuna? Perché ha affascinato tante menti brillanti e tanti artisti straordinari? È la domanda che si pone Stephen Greenblatt in “Ascesa e caduta di Adamo ed Eva”, a cui risponde facendo rivivere il racconto della nascita dell’umanità attraverso le sue numerose e diverse interpretazioni: dagli antichi rabbini ai protocristiani, dai codici di Nag Hammâdi agli esegeti coranici, da Agostino a Tommaso, da Milton a Whitman e Mark Twain, passando per van Eyck, Masaccio, Hieronymus Bosch, Dürer e Michelangelo, in una galoppata mozzafiato tra capolavori dello spirito e della fantasia. “Gli uomini non sanno vivere senza storie. Alcuni di noi le creano di professione e altri – compreso il sottoscritto – dedicano la vita adulta a cercare di comprenderne la bellezza, il potere e l’influenza.” Oggi, per molti di noi, quella storia è un mito. L’Illuminismo e Darwin hanno svolto il loro compito, e la comprensione delle origini è stata liberata dalla morsa di un’illusione un tempo potente. “L’uomo e la donna nudi nel giardino, con strani alberi e il serpente parlante, sono tornati nella sfera dell’immaginazione da cui erano originariamente emersi.” Ma non per questo hanno perso il loro fascino. Adamo ed Eva sono al tempo stesso un’incarnazione della responsabilità e della vulnerabilità umane, della possibilità di scegliere la ricerca della conoscenza disobbedendo alla massima autorità oppure, in alternativa, della possibilità di lasciarsi sedurre fino a operare una scelta insensata, dalle conseguenze catastrofiche e indelebili. “Tengono aperto il sogno di un ritorno, in qualche modo, un qualche giorno, a una beatitudine che è stata perduta. Possiedono la vita – la peculiare, intensa, magica realtà – della letteratura.” La stessa che trapela da ogni pagina di questo libro.
Chiunque incontri Bebe, o anche solo la veda in tv, rimane incantato dall'energia positiva che sprigiona a ogni parola, ogni gesto, ogni sguardo. Come si spiega questo suo modo di essere che le ha permesso non solo di superare difficoltà apparentemente insormontabili, ma anche di raggiungere eccezionali traguardi sportivi? Sembra un mistero.Invece, se si leggono gli spassosissimi racconti dei tanti episodi raccolti in questo libro, si scopre che Bebe affronta ogni genere di ostacolo utilizzando strumenti e risorse che ciascuno di noi ha a disposizione... anche se spesso non se ne accorge nemmeno! Innanzi tutto, Bebe è da sempre consapevole che bisogna trovarsi un sogno da perseguire con la massima passione: per esempio, lei ha iniziato a cinque anni a desiderare con tutte le sue forze di andare alle Olimpiadi. Per raggiungere la propria meta è fondamentale poi imparare a collaborare con gli altri, fare squadra, chiedere aiuto perché «da solo non sei nessuno». Ma ci sono anche tanti altri alleati a portata di mano: l'ironia, la capacità di rimanere "scialli", il saper fare tesoro delle critiche positive stando però attenti a quelle cattive e agli hater. E persino la paura, un'emozione normalissima, può essere gestita: basta sapere come prenderla.Scritto con lo stile spontaneo e frizzante che contraddistingue Bebe, Se sembra impossibile, allora si può fare è una lettura che può ispirare e confortare persone di tutte le età, dai giovanissimi, che possono rispecchiarsi nella sensibilità e nel linguaggio fresco di una ventenne, agli adulti che si trovano a combattere battaglie quotidiane, magari impercettibili agli altri ma ugualmente gravose e impegnative.
Negli ultimi quindici anni gli adulti che hanno avuto a che fare con il mondo dell'infanzia, insegnanti o genitori, hanno dovuto confrontarsi in modo graduale ma inesorabile con una crescente terminologia medico-psichiatrica: disturbi dell'attenzione, autismo, dislessia, discalculia... Le certificazioni sono aumentate in maniera esponenziale e molti bambini - che un tempo sarebbero stati indicati come turbolenti, indisciplinati, in difficoltà - oggi hanno una diagnosi precisa. Eppure, ci racconta qui Novara per la prima volta, i conti non tornano: le diagnosi italiane eccedono la media di qualunque nazione, e l'accelerazione con la quale crescono nelle nostre scuole non è in linea con le statistiche internazionali. Cosa sta succedendo? Con le competenze di esperto dell'educazione, e l'apprensione di un osservatore empatico del mondo scolastico, Novara ci propone una risposta semplice e sconvolgente: stiamo sostituendo la psichiatria all'educazione. In una scuola, e in una società, che sta abbandonando una delle sue missioni fondamentali - crescere le nuove generazioni - è diventato perversamente più semplice definire malato un bambino che non riusciamo a educare. In queste pagine, ricche di dati chiari e di esperienze sul campo, Daniele Novara ci porta alla scoperta di un sistema che troppo spesso preferisce la terapia all'educazione. Ma ci mostra anche, attraverso percorsi già sperimentati, come sia possibile opporsi a questa deriva, recuperando la missione primaria delle famiglie e dei docenti. Un libro forte e necessario, che non colpevolizza nessuna categoria ma al contrario chiama tutti, genitori, insegnanti e anche medici, terapeuti e funzionari, a un lavoro comune per recuperare il senso vero dell'educare, tracciando una linea netta tra malattia e cattiva educazione, per ridare ai bambini la scuola, e la società, di cui hanno bisogno.
Dalle due eloquenti linee sul test di gravidanza fino al travaglio, dalla nascita al ritorno a casa, fino alle prime complicate uscite con bimbo al seguito. Frasi e pensieri fulminanti e divertenti, dalla dolcezza disarmante, immortalati in illustrazioni piene di ironia. Un libro dal tono lieve e sognante, anche quando affronta le difficoltà e le frustrazioni, in cui dell’immediatezza di linee e colori ritroviamo il legame specialissimo e intenso che unisce una mamma al proprio neonato.
L'italiano perfetto non esiste, e non è mai esistito. L'italiano continua a cambiare: cambia il nostro modo di usarlo, perché cambia il mondo in cui lo usiamo. In pochi anni si è passati dall'epistola all'e-pistola: e-mail, chat, messaggini, social network. E così - per la prima volta nella sua storia - l'italiano si ritrova a essere non solo parlato, ma anche scritto quotidianamente dalla maggioranza degli italiani. Giuseppe Antonelli ci accompagna tra sigle e parole inglesi, tra punteggiatura ed emoji, tra dialettismi ed espressioni alla moda. Con tono agile e godibile, ci spiega piccoli e grandi cambiamenti della grammatica e del lessico e racconta curiosità e segreti del nuovo e-taliano.

