
La Developmental Psychopathology costituisce una nuova area disciplinare che permette di coniugare i risultati di studi e ricerche provenienti dalla conoscenza dei processi di sviluppo normale con i risultati dell'indagine clinica e psicopatologica, fornendo stimoli di grande rilievo, in ambito sperimentale e operativo. E' all'interno di tale matrice teorica che si colloca questo volume, finalizzato a fare il punto sulle più recenti conoscenze teoriche e di ricerca e ad offrire un quadro aggiornato e criticamente discusso dei principali modelli psicopatologici e dei più recenti inquadramenti diagnostici che possono aiutare nella comprensione e nell'individuazione precoce delle forme di disagio che più frequentemente si riscontrano nella psicopatologia dei bambini e degli adolescenti di oggi. Un quadro che, pur privilegiando un'ottica psicodinamica, approfondisce ogni argomento, rendendo conto della complessità delle relazioni tra la sfera biologica, psicologica e sociale nell'evoluzione normale e patologica dello sviluppo individuale.
"Non ho pensato neanche per un istante che avessimo fatto cose che avrebbero avuto un impatto di portata mondiale. Quello che abbiamo fatto è stato mostrare che il cambiamento è possibile, che la riconciliazione è possibile, la riduzione delle tensioni è possibile se è presente un clima centrato sulla persona, facilitante. E questo significa moltissimo per me. Quello su cui abbiamo lavorato è più essenziale della soluzione dei problemi; abbiamo lavorato per aiutare le persone a comprendersi l'un l'altra, a comunicare l'una con l'altra, e questo, sento, rappresenta una base molto più realistica per la soluzione delle questioni specifiche."
Quaranta autori internazionali sostengono in questo libro tesi che il pubblico italiano non è abituato ad ascoltare. La psicoanalisi è una scienza? No, è una potente e seduttiva fabbrica di favole. La psicoanalisi guarisce? Quando lo fa è spesso per un effetto placebo, o per il buon rapporto che alcuni analisti riescono ad instaurare con alcuni pazienti, e nel caso di molte sindromi è in netto svantaggio rispetto ad altre forme di psicoterapia e alla terapia farmacologica.
Non è tollerabile che la scuola possa diventare un'arena gladiatoria per alcuni ragazzi, i bulli, ed un inferno per altri, le loro vittime. È un dovere di tutti, anche dei più esuberanti, porre un limite all'espressione di sé, quando questa può nuocere all'espressione della personalità altrui.
Com'è che "ognuno può essere felice solo a modo suo"? Perché "non tutto si può né si deve guarire"? E davvero "chi fa sempre tutto bene finisce con l'annoiarsi"? Da questi e altri interrogativi, suscitati da esemplari citazioni junghiane, gli autori, come già nel precedente "A spasso con Jung", prendono spunto per divagazioni non accademiche suggerite non solo dalla psicologia ma anche da filosofia, letteratura, poesia, nonché dalla quotidianità. Qua e là si incontreranno lettere apocrife, interviste impossibili, personaggi inesistenti e vite immaginarie (così immaginarie, forse, da essere fin troppo reali). I brevi commenti che gli autori offrono alle citazioni scelte vogliono essere niente più che un esempio e un suggerimento per invogliare il lettore a procedere per proprio conto, sulla falsariga di un esercizio di meditazione volto a contrastare la banalità e il chiacchiericcio del nostro tempo.
La parola borderline ha un uso sempre più vasto: tra i professionisti della salute mentale e nel parlare comune della gente. Secondo Luigi Cancrini ciò è dovuto al fatto che lo spazio occupato dalle situazioni di sofferenza legate a un funzionamento borderline della mente è molto più ampio (l'oceano) di quelli occupati dalle nevrosi e dalle psicosi (i continenti che dall'oceano sono separati). Il libro discute inizialmente i diversi significati che al termine borderline sono stati dati nel tempo sottolineando la necessità di legarlo a una modalità ben definita di funzionamento della mente: cui tutti abbiamo accesso (seppure in misura diversa) e che deve essere considerata sempre reversibile (mai, dunque, strutturale). Basandosi su un'ampia esperienza personale, il lavoro dell'autore si concentra successivamente sulle situazioni in cui la regressione a questo livello di funzionamento della mente si verifica in modo più chiaro e più drammatico: nell'infanzia dei bambini a rischio e nella vita infelice o sbagliata di quelli che a questo rischio soccombono. Proponendo quelli che sono, nell'intenzione dell'autore, dei veri e propri racconti di viaggio. Del tipo di quelli fatti un tempo da Marco Polo e da Ferdinando Magellano: senza pretesa di completezza, dunque, ma capaci di fornire osservazioni utili a chi vuole iniziare una mappatura di luoghi ancora poco conosciuti e un minimo di orientamento a chi quegli stessi luoghi vuole esplorare dopo di lui.