
Oggetto di questo studio è il sacrificio e, in modo particolare, la sua ricezione ed elaborazione all'interno della disciplina psicologica.Intrecciato con la dimensione religiosa, il dispositivo sacrificale ha attraversato un gran numero di culture ed è stato oggetto di attenzione e approfondimento da parte di più discipline tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo.A partire da questo dato significativo il lavoro si sofferma sulle diverse prospettive psicologiche che hanno affrontato l'argomento, come anche su alcuni dei più rilevanti approcci antropologici e filosofici che ne hanno nutrito la riflessione.La ricerca si conclude con una possibile lettura del presente attraverso la lente del dispositivo sacrificale in relazione al concetto di limite. E approda alla necessità di andare in-contro al sacrificio, riconoscendolo parte integrante dell'esistenza.
È possibile praticare la psicoanalisi nella Repubblica islamica dell'Iran? Gohar Homayounpour, psicoanalista iraniana formatasi in Occidente, risponde di sì. Tutta la cultura iraniana ruota attorno al racconto. Perché mai, se gli iraniani avvertono con tale forza la necessità di parlare, non dovrebbero essere capaci di libere associazioni? Inizia così una narrazione affascinante, in cui il racconto autobiografico si intreccia con le storie dei pazienti. L'autrice evoca il piacere e il dolore di ritornare nella terra natale e le angosce che assillano lei, per prima, e altri iraniani. Nel racconto si aprono di continuo scorci che lasciano intravedere le sedute con i pazienti: una celebre artista sogna di essere abbandonata e vuole stare sulla sedia dell'analista anziché sdraiata sul lettino, una giovane donna avvolta nel chador dice la propria vergogna per aver perso la verginità, un camionista grande e grosso sogna di fare sesso con sua madre. L’opera di Homayounpour, come scrive Abbas Kiarostami, "spalanca finestre e getta luce su quanto vi è di oscuro nell’anima umana".
Il testo qui presentato riprende e amplia una relazione tenuta a Torino in un seminario di psicologia sociale nell’anno accademico 1990/91. Il tema del viaggio dell’eroe, interpretato dallo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung, è svolto dall’autrice prendendo a modello San Francesco d’Assisi. Un ritratto inedito in cui risaltano la complessa figura e la poliedrica personalità del Santo.
Simona Schiavetti Navire(Torino, 5 maggio 1967 – Pecetto Torinese, 22 marzo 2023), dopo aver conseguito la maturità classica al Collegio San Giuseppe di Torino, studiò medicina, psicologia e legge. Appassionata di criminologia, amante degli animali, si dedicò al volontariato, in particolare nell’assistenza degli anziani.
Nel volume sono delineati i fondamenti del colloquio clinico, le nozioni della psicologia e la revisione critica della letteratura psichiatrica. Si ripercorre, in parte, la storia della psicoanalisi e si dà importanza soprattutto alle neuroscienze, alla psicopatologia, all’antropologia, ai fenomeni mistici e alle tossicodipendenze. Il volume delinea in teoria ma anche in pratica il trauma psichico e la possibile cura: è senz’altro uno strumento di consultazione per gli psicologi, per gli psicoterapeuti e per chi intende conoscere il trauma. Sono state riportate le simulazioni della follia e la storia di un paziente indemoniato che ha vissuto le esperienze traumatiche.
Fausto Di Mariaè psicologo, terapeuta olistico e ricercatore nel campo dei disturbi psichici. Si occupa di genitorialità, benessere psicologico di bambini e ragazzi, problemi famigliari, conflitti di coppia, dipendenza affettiva e disturbi d’ansia, dell’umore e della personalità. Collabora con Neuroscienze.net e con il magazine Psicolab. È autore di volumi per la professione di psicologo.
Un diario che ti accompagnerà verso l’indipendenza emotiva dal tuo passato e da quello della tua famiglia. La vita di ciascuno di noi è influenzata da quella dei nostri genitori e dei nostri nonni. I loro sogni, le loro ferite, i loro ricordi e i loro segreti hanno contribuito a plasmare chi siamo e condizionano ancora oggi il modo in cui affrontiamo le sfide quotidiane. Dopo "L’eredità emotiva", Galit Atlas torna a esplorare la forza dei legami intergenerazionali, invitandoci a intraprendere un percorso ancora più intimo e trasformativo. Affrontare la propria eredità emotiva è un processo di crescita intenso. Grazie a questo diario, attraverso una serie di semplici esercizi e riflflessioni guidate, potrai acquisire maggiore consapevolezza di te stesso, delle tue radici e del modo in cui sei stato cresciuto, scoprendo aspetti sconosciuti del passato della tua famiglia. Seguendo queste tracce, raggiungerai intuizioni sorprendenti che ti aiuteranno a capire meglio non solo chi sei oggi, ma anche il significato delle lacune e dei silenzi che punteggiano la tua storia personale. Queste pagine saranno uno strumento prezioso che ti aiuterà a entrare in contatto con le tue emozioni, a comprendere i legami, spesso invisibili, tra passato, presente e futuro, e a trovare una via verso la serenità.
In Immagini che curano, Horst Bredekamp indaga il legame inedito tra arte e psicoanalisi che ha caratterizzato la vita e la pratica terapeutica di Sigmund Freud. Contrariamente all’idea diffusa di psicoanalisi come mero scambio verbale e alla sua presunta inclinazione aniconica, se non apertamente iconoclasta, Bredekamp dimostra come le immagini abbiano avuto un ruolo cruciale nel pensiero e nel metodo del suo fondatore. L'autore si concentra su due aspetti emblematici: da un lato, l'ossessione per il Mosè di Michelangelo, un'opera con cui Freud stabilì un profondo legame identificatorio e che lo spinse più volte a tornare a Roma; dall'altro, la sua vasta collezione di statuette e idoli in gran parte antichi, raccolti in anni di viaggi e disposti con cura nel suo studio, prima a Vienna e poi a Londra. Questi manufatti, lungi dall'essere semplici oggetti da ammirare nelle vetrine, svolgevano un ruolo attivo nell’indagine dell'nconscio, contribuendo a neutralizzare i fantasmi e i traumi sepolti nel profondo dei pazienti. Un libro che rivela la potenza terapeutica delle immagini e offre una nuova chiave di lettura per comprendere le origini del pensiero freudiano.
Vedete tutto senza sfumature, o bianco o nero? Vi concentrate solo sugli aspetti negativi, gli errori, le incapacità? Credete di sapere in anticipo cosa penserà un altro? Prevedete eventi negativi in continuazione? L'autrice individua ben 36 distorsioni cognitive, idee sbagliate o irrazionali e una dozzina di convinzioni errate che pregiudicano la vita di molte persone. Non sono le situazioni della vita a determinare la felicità o l'infelicità di un individuo ma la sua interpretazione dei fatti e, di conseguenza, il suo atteggiamento verso le avversità. Il libro conduce brillantemente il lettore a individuare e correggere definitivamente le proprie convinzioni errate e distorsioni cognitive per recuperare serenità ed equilibrio psicofisico.
La Chiesa cattolica, con la sua struttura complessa e la sua missione pastorale, espone sacerdoti e ministri a un rischio elevato di burnout. Questo libro analizza il fenomeno da una prospettiva psicologica e teologica, individuando le cause organizzative dello stress pastorale e proponendo strategie di prevenzione. Attraverso l'approccio della "pedagogia della cura reciproca", l'autore offre una riflessione su come creare un ambiente ecclesiastico più sano, valorizzando il benessere di chi dedica la propria vita alla comunità.
Questo volume esplora l'importanza dell'atteggiamento verso la vita, in un viaggio attraverso la psicologia, la filosofia e la scienza, per aiutare il lettore a diventare artefice della propria realtà. L'invito è a riflettere sul concetto di amore strategico, inteso non solo come amore romantico, ma come atteggiamento verso il lavoro, le relazioni e la propria esistenza. Diviso in tre parti, il libro affronta: il rapporto tra l'individuo e il suo ambiente; il modo in cui le persone tendono a subire la vita, bloccate da paure, procrastinazione, rimpianti; alcune tecniche per migliorare la performance e il benessere personale. Ama ciò che fai ci mostra come vivere con consapevolezza e passione, trasformando le difficoltà in opportunità per amare profondamente ciò che si fa e, soprattutto, ciò che si è.
Questo libro indaga innanzitutto i conflitti e i tormenti che caratterizzano il rapporto tra fratelli e sorelle. Il primo moto che orienta questo rapporto non è, infatti, quello della fratellanza o della sorellanza ma quello dell'odio e dell'inimicizia. Con la nascita di un fratello o di una sorella la nostra vita si trova esposta al regime plurale del Due, all'impossibilità di essere un Uno indiviso. E la prima tendenza pulsionale dell'umano non è quella di accogliere il Due, ma quella di respingerlo, di negarne l'esistenza. Non può allora essere la Natura - la sostanza del sangue - a fondare un legame di fratellanza o di sorellanza. I fratelli e le sorelle rischiano sempre il conflitto aperto, la lotta senza esclusione di colpi, l'aggressività inesausta di una rivalità invidiosa e gelosa che sembra non conoscere alcuna pacificazione possibile. Come si può allora divenire fratelli e sorelle al di là del mito della consanguineità? Come si realizza una fratellanza e una sorellanza che non siano preda dell'odio, dell'invidia o della rivendicazione aggressiva? È possibile realizzare un legame solidale discreto senza la pretesa che tutto sia condiviso, senza annullare l'esistenza separata dell'Altro, senza voler a tutti i costi costringere il reale del Due dentro il recinto chiuso dell'Uno? Il sangue non è la sostanza della fratellanza.