
Nella nostra società, complessa e in rapida trasformazione, la creatività rappresenta un elemento fondamentale per lo sviluppo della persona e della società, può diventare una chiave di volta per guidare, e non solo assecondare, il cambiamento a scuola, in azienda, nelle relazioni familiari, nella vita sociale. Non si tratta soltanto dell'atto creativo geniale o artistico, ma anche di una creatività ordinaria, che abita il quotidiano e che può essere espressa da ogni persona che voglia realizzare se stessa. Questo volume propone saggi di autori centrali nel pensiero psicologico (Erich Fromm, Rollo May, Carl R. Rogers, Abraham H. Maslow, Margaret Mead): non si tratta del recupero di testi che hanno una rilevanza solo nell'ambito della storia delle idee sulla creatività, quanto piuttosto di analisi che ancora oggi mantengono il loro valore euristico e invitano alla riflessione, alla ricerca e all'attuazione di interventi educativi che mettano al centro la creatività.
"Lo so. Lo so che non esistono l'Uomo e la Donna, ma gli uomini e le donne. Non generalizzazioni ma solamente casi particolari. Tanti casi particolari quanti sono gli individui. Miliardi di storie per miliardi di esseri umani sulla terra. Lo so che c'è del femminile nell'uomo e del maschile nella donna. Lo so, conosco i classici, figurarsi: sono stato adolescente negli anni Settanta. Lo so che la ricerca di un tipo sessuale è sospetta, per non dire reazionaria, che non ci sono sessi ma solo generi. Sfumati, necessariamente sfumati. Lo so, so tutto. Ma so anche che io... io non sono una donna". Come si presenta l'uomo ideale? Si depila. Fa incetta di prodotti di bellezza. Indossa gioielli. Crede fermamente ai valori femminili. Privilegia il compromesso. Insomma, l'uomo ideale... è una vera donna. Ha reso le armi. Il peso tra le sue gambe è diventato un fardello troppo pesante e si è convinto che l'uguaglianza è similitudine. Le giovani generazioni hanno accresciuto questa confusione. Tutto quello che è autenticamente mascolino è considerato una parolaccia. Una tara. Ma la rivolta tuona. Gli uomini hanno un'identità da riprendere. Perché non debbano più dire ai loro ragazzi: "Tu sarai una donna, figlio mio".
Circa 400 concetti base della teoria psicoanalitica sono elencati in ordine alfabetico e seguiti dalla loro corrispondente traduzione nelle principali lingue straniere. Poche righe in corsivo definiscono sinteticamente il significato di questi concetti e ne chiariscono l'origine e l'evoluzione all'interno del pensiero di Freud e degli altri classici.
Circa 400 concetti base della teoria psicoanalitica sono elencati in ordine alfabetico e seguiti dalla loro corrispondente traduzione nelle principali lingue straniere. Poche righe in corsivo definiscono sinteticamente il significato di questi concetti e ne chiariscono l'origine e l'evoluzione all'interno del pensiero di Freud e degli altri classici.
Com'è che "ognuno può essere felice solo a modo suo"? Perché "non tutto si può né si deve guarire"? E davvero "chi fa sempre tutto bene finisce con l'annoiarsi"? Da questi e altri interrogativi, suscitati da esemplari citazioni junghiane, gli autori, come già nel precedente "A spasso con Jung", prendono spunto per divagazioni non accademiche suggerite non solo dalla psicologia ma anche da filosofia, letteratura, poesia, nonché dalla quotidianità. Qua e là si incontreranno lettere apocrife, interviste impossibili, personaggi inesistenti e vite immaginarie (così immaginarie, forse, da essere fin troppo reali). I brevi commenti che gli autori offrono alle citazioni scelte vogliono essere niente più che un esempio e un suggerimento per invogliare il lettore a procedere per proprio conto, sulla falsariga di un esercizio di meditazione volto a contrastare la banalità e il chiacchiericcio del nostro tempo.
Superiamo insieme ansie, paure, fobie, attacchi di panico, ossessioni, preoccupazioni
L'umanizzazione dell'uomo, al di fuori di ogni enfasi retorica, sopravvalutazioni e svalutazioni. Un'opera che completa la teoria dell'imperfezione elaborata da Peter. L'autore ci conduce alla ricerca del fondamento stesso dell'atteggiamento del perfezionismo e lo individua in un fattore di tipo piuttosto filosofico che teologico. Ci dimostra che tale atteggiamento non e dovuto prioritariamente ai processi psicologici della percezione, ma si basa sulla presenza di un a priori razionale che condiziona la percezione stessa, favorendo una lettura disfunzionale della realta e togliendo misura umana e compassione alle nostre esperienze. Cio accade a detrimento di un altro a priori, stavolta di tipo intuitivo, che non riesce ad esprimere e a stimolare emozioni e affetti.

