
Oggi, almeno una volta nella vita, ci si trova di fronte a prolungati periodi di "singletudine". A volte si è sole da sempre, altre si è reduci da storie importanti, altre ancora ci si accontenta di incontri magari frequenti, ma di poco conto. A un certo punto, però, è inevitabile mettersi in discussione: "Perché sono sola?", "Perché non riesco a trovare la persona giusta per me?". Interrogativi che possono rivelarsi straordinariamente utili se ben canalizzati. E invece spesso si rischia di reagire al vuoto affettivo nel modo sbagliato, mettendo a tacere i propri bisogni affettivi e trincerandosi dietro una solitudine solo apparentemente protettiva, oppure riprovandoci con una persona non adatta a noi. Questo libro si rivolge a chi vuole chiudere questa fase di "singletudine" non a qualsiasi prezzo, ma cercando piuttosto di farne una grande opportunità di crescita e cambiamento. Conoscersi a fondo avrà, infatti, un impatto decisivo sui nuovi percorsi affettivi. L'autoesplorazione che questo agile testo propone vi guiderà a comprendere meglio la vostra storia, a scoprire le convinzioni ripetitive e limitanti che vi impediscono di accettare, prima, e di superare, poi, la situazione di single. Con una nuova consapevolezza di ciò che siete e cosa realmente desiderate, riuscirete infine a intraprendere la ricerca di un partner con cui costruire una relazione solida per aprirvi, finalmente, all'incontro e all'amore con la A maiuscola.
"Aiuto, mio figlio vuole abbandonare la scuola!", "Per mio figlio voglio il meglio: a che scuola iscriverlo?", "Di nuovo un'insufficienza, è un incapace senza speranza?", "Le verifiche sono un disastro, meglio una scuola professionale e via, al lavoro!". Preoccupazioni comuni, alle quali spesso si attribuiscono ragioni erronee e si danno risposte inadeguate. A volte è come se noi adulti avessimo smarrito i codici per interpretare l'adolescenza: il linguaggio delle emozioni dei ragazzi e quello delle parole degli adulti hanno frequenze troppo diverse. Il professor Dell'Oro, personaggio di spicco nell'orientamento e nella consulenza scolastica, fornisce qui le "chiavi di lettura" perché l'intesa torni possibile e la comprensione alimenti le soluzioni. Occupandosi prevalentemente dell'età di passaggio dalla scuola media alla superiore, guarda con occhio critico alla complessità dei fattori (relazionali, istituzionali, ambientali) che intervengono nel determinare il recupero, la riuscita o, a monte, la scelta di un percorso scolastico, offrendo agli adulti gli spunti per identificare i modi più efficaci per guidare il ragazzo a conseguire risultati nello studio.
Foulkes, Bion e altri hanno identificato la presenza di strati primitivi di emozioni nei gruppi terapeutici, in cui temi universali collettivi e relazioni precoci dell'infanzia sono rivissuti e ripetuti: vengono liberate energie molto profonde che hanno notevoli implicazioni per il cambiamento e la crescita, purché il terapeuta sia in grado di affrontarle. In questo volume molti autori analizzano le dinamiche della psicoterapia di gruppo e guidano il terapeuta a intervenire in modo efficace.
Si può contrastare l'invecchiamento cerebrale per migliorare la qualità di vita delle persone anziane? Lawrence Whalley, un ricercatore specializzato nello studio dell'Alzheimer, riferisce che il cervello è in grado di compensare il proprio invecchiamento in quanto la perdita delle cellule cerebrali con l'avanzare dell'età non è così ampia come si credeva una volta e che la presenza di alcune cellule superstiti, che conservano la capacità di riprodursi, consente di ridurre gli effetti più deleteri dell'invecchiamento cerebrale. Il libro offre risposta alle domande più frequenti sul tema e alcuni consigli pratici per invecchiare bene. Introduzione di Alberto Oliveiro.
Molti libri sul cervello ripropongono troppo spesso acriticamente miti del passato, dandoli per scontati e ignorando che nei laboratori più avanzati da molto tempo il vento è cambiato. Uno di questi miti sostiene che il cervello è diviso in "emisfero destro" e "emisfero sinistro", e che le due metà fanno cose differenti: la parte sinistra è analitica e logica, la parte destra è artistica e intuitiva. Pensiamo di saperlo tutti, lo diamo per scontato, ma non è vero. Si tratta in effetti di una semplificazione grossolana, e se per caso avete appena fatto un test per capire quale delle due metà di voi sia la più sviluppata sappiate che avete solo sprecato del tempo. Ecco allora che Stephen Kosslyn, aiutato da Wayne Miller, ci propone invece un cervello "alto" e un cervello "basso". Sembra una provocazione, e in parte lo è. Il cervello in realtà non si lascia dividere tanto facilmente, ma è vero che contiene aree che fanno cose diverse, il cui sviluppo relativo determina molto di ciò che pensiamo e sentiamo. È questa la "teoria delle modalità cognitive", che viene qui divulgata in maniera estremamente comprensibile. A seconda di quali parti del cervello siano più o meno attive in ciascuno di noi, il libro propone quattro modalità principali di pensiero: la "modalità dinamica",la "modalità percettiva", la "modalità stimolativa" e la "modalità adattiva". A quale delle quattro modalità apparteniamo? Il penultimo capitolo del libro offre un test per scoprirlo.
Per tutto il periodo della sua vita fetale, fino al momento della nascita, il cervello sviluppa con l'organismo a cui appartiene una relazione fisiologicamente armonica che si instaura attraverso un network di comunicazioni rappresentate dai neurotrasmettitori e neuropeptidi. Questi messaggeri neurochimici, prodotti dalle cellule del sistema nervoso centrale e del sistema immunitario, influenzano la crescita delle fibre nervose, la plasticità delle sinapsi, il ciclo vitale dei neuroni con la loro morte programmata, determinando l'assetto definitivo del sistema nervoso centrale e periferico. Al momento della nascita l'impatto con i fattori ambientali e le esperienze individuali condizionano l'assetto definitivo del cervello e l'espressione dei geni la cui premessa è quella di raccogliere i suggerimenti dell'ambiente. Alla luce della PNEI (Psiconeuroendocrinoimmunologia) l'autore illustra una serie di casi clinici "singolari" dandone l'interpretazione scientifica per dimostrare l'importanza di un modello di vita volto a ridurre al minimo il disagio psichico con conseguente prevenzione del danno biologico. Presentazione di Umberto Galimberti.
Dipendenza: una parola inquietante, che evoca immagini e situazioni drammatiche, legate all'abuso degli stupefacenti. Ma se ci riflettiamo con attenzione, ci rendiamo facilmente conto che siamo dipendenti da tante cose, niente affatto negative: per esempio dall'aria, dall'acqua, dal cibo. Dunque è necessario distinguere tra la "dipendenza" intesa come la naturale attitudine del nostro organismo a mantenersi attivo e in forma, e l'effetto che alcune sostanze e alcune attività producono sul cervello, alterandone le risposte e inducendo comportamenti patologici. La scienza oggi definisce più correttamente addiction questa dipendenza "negativa" ed è in grado di tracciare con maggior precisione i contorni del problema: l'individuo dipendente non è vittima detta propria mancanza di volontà, ma soffre di una vera e propria malattia cronica, caratterizzata della perdita di controllo sull'uso delle sostanze e su determinati comportamenti. In questo volume, Maria Rita Parsi intervista Luigi Pulvirenti, uno dei più insigni studiosi mondiali di neurofarmacologia, sulle più scottanti tematiche legate al funzionamento del cervello: che cos'è il "cervello dipendente", cosa accade quando l'addiction non è causata da droghe ma da altre attività apparentemente innocue (il gioco d'azzardo, il cibo, l'attività fisica), come la scienza è in grado di aiutarci ad affrontare i problemi sociali e comportamentali connessi alta patologia dell'addiction.
Per comprendere a fondo gli esseri umani dobbiamo capire non solo in che modo noi, come persone, esistiamo in rapporto con gli altri ma anche come il nostro cervello esista in relazione con il cervello degli altri.
In base all’idea che il cervello è un organo sociale modellato dall’esperienza, Cozolino esamina temi come i neuroni specchio e la biologia dell’attaccamento per affrontare problemi importanti: qual è il modo in cui i cervelli si regolano reciprocamente durante le interazioni, quali sono gli effetti di isolamento e stress sul cervello sociale, come possono genitori e terapeuti incoraggiare l’apprendimento.
«Abbiamo un manuale per tutte le macchine che possediamo, fuorché per quella più importante». Partendo da questa banale riflessione, Marco Magrini ha avuto l'idea di scrivere un libro su come funziona il cervello umano, strutturato esattamente come il manuale di una lavatrice o di un frigorifero. Già dai titoli dei capitoli (Installazione, Operatività, Pannello di controllo, Espansioni) si capisce che la metafora è portata agli estremi. Il lieve tono umoristico, come nel confronto fra i cervelli Modello F® (femmina) e Modello M® (maschio), contribuisce alla sua innata finalità divulgativa. Il cervello non è esattamente una macchina, eppure ogni utente di un cervello umano dovrebbe conoscere meglio i componenti, i meccanismi e gli ingranaggi biologici che lo fanno funzionare. Ad esempio sapere che il cervello è tutt'altro che statico: è plastico, cambia continuamente, può imparare qualsiasi cosa o correggere le abitudini indesiderate. Eppure può restare vittima dei suoi stessi pregiudizi o dei processi automatici che derivano dalla sua interminabile storia evolutiva. È il momento giusto per saperne di più. Nonostante il genere umano sia ancora lontano dal comprenderla compiutamente, i giganteschi progressi compiuti dalle neuroscienze negli ultimi anni stanno facendo luce sulle meraviglie, talvolta controintuitive e inaspettate, della macchina cerebrale. «In questo libro, che ha perfino la fortuna di essere divertente - scrive nella postfazione il professor Tomaso Poggio del MIT - è sintetizzata benissimo». Postfazione di Tomaso Poggio.

