
Nello "Scontro delle civiltà" Samuel Huntington aveva previsto che, dopo la guerra fredda, a originare la maggior parte dei conflitti non sarebbero state divergenze ideologiche o economiche, ma scontri culturali. In "Geopolitica delle emozioni" Dominique Moïsi dimostra che dopo l'11 settembre il mondo è diviso da fratture ancora più profonde. Oggi, spiega Moïsi, la situazione geopolitica è segnata da uno "scontro delle emozioni": a plasmare il mondo contemporaneo sono la paura, l'umiliazione e la speranza. In questi anni, sia gli Stati Uniti sia l'Europa sono stati dominati dalla paura dell'"altro", dal timore di perdere la propria identità, dalla mancanza di un progetto. I due pilastri dell'Occidente, invece di ritrovare unità per superare queste difficoltà, si sono scontrati duramente sulla maniera migliore per combatterle. I paesi arabi, e in generale il mondo musulmano, continuano a recriminare per le ingiustizie subite nel corso della storia, si sentono esclusi dai benefici della globalizzazione e soffrono per le dispute e per gli scontri civili e religiosi che dai loro paesi raggiungono la diaspora musulmana: quella che era una cultura dell'umiliazione rischia di trasformarsi in una cultura dell'odio. Nel frattempo, l'Asia è riuscita a concentrarsi sulla costruzione di un futuro migliore: rilevando il testimone da un Occidente dominato dall'America, si fa portavoce della cultura della speranza.
Giulio Cesare e Silvio Berlusconi, Elena di Troia e Patrizia D'Addario, Cleopatra e Carla Bruni, Marilyn Monroe e Noemi Letizia, Vittorio Emanuele II e Gianfranco Fini, Giuseppe Garibaldi e Benito Mussolini, Madame Pompadour e Ania Pieroni, Anna Bolena e Monica Lewinsky, Eleanor Roosevelt e Michelle Obama, Richelieu e Gianpaolo Tarantini, Cavour e Massimo D'Alema... Sono centinaia i protagonisti di questo sorprendente libro di Bruno Vespa, che va a scavare in duemila anni (anzi, in tremilacinquecento) di esistenze umane per raccontare un unico tema, che come una melodia ricorrente ha accompagnato tutte le epoche: il ruolo delle donne - e, quindi, il peso dell'eros e del sesso, ma anche la loro presenza rassicurante e protettrice - accanto agli uomini che hanno fatto la storia.
L'attualità italiana è, come sempre, dirompente. Per le vicende che hanno coinvolto le frequentazioni femminili del presidente del Consiglio e dettato una parte rilevante dell'agenda politica del 2009. Per le questioni familiari di Berlusconi, che hanno portato a una richiesta di divorzio da parte della moglie Veronica. E per la discussione che si è aperta sulle molte, troppe violazioni della privacy di uomini pubblici, siano essi il presidente del Consiglio o quello della regione Lazio, Piero Marrazzo, protagonista dell'ultimo scandalo a sfondo sessuale.
Ma il libro spazia nei secoli passati e in ogni paese del mondo, e ci mostra che quasi tutti i potenti hanno avuto un enorme interesse per le donne, e che le donne hanno saputo approfittarne in modo talvolta intelligente, spesso spregiudicato (Cleopatra rappresenta, in questo senso, un modello forse insuperabile). Così, pagina dopo pagina, si aprono al lettore scenari inediti: papi rinascimentali che accrescono il loro potere sistemando figli e nipoti, le favorite dei re di Francia più colte e brillanti (oltre che più belle) delle stesse regine, Napoleone vittima delle sue amanti e della sua incredibile ingenuità, Garibaldi scrittore di appassionate lettere d'amore, Cavour che rinuncia al matrimonio per il potere... Ma anche la bulimia sessuale di John F. Kennedy e di Bill Clinton, gli amanti segreti di lady Diana e la sua guerra con Camilla (tradita a sua volta da Carlo), la furia erotica di François Mitterrand e di Carla Bruni, l'andirivieni sentimentale di Cécilia e Nicolas Sarkozy.
E poi, la castità di De Gasperi e Berlinguer, le tante amanti di Gronchi e Craxi, le seconde unioni di Fini, Casini, Bossi, D'Alema, le compagne discrete di Veltroni, Bersani e Franceschini, la vivace vita amorosa di Berlusconi. E tanto altro ancora. In un grande affresco che rivela l'insospettabile influenza avuta dalle "donne di cuori" nella storia umana.
Opera di uno dei più autorevoli studiosi della storia politica e sociale degli Stati Uniti, questo saggio si colloca fra i classici della storiografia americana. Wiebe vi traccia un resoconto delle vicende ormai bisecolari della democrazia in America, proponendo al tempo stesso una riflessione sui suoi attuali problemi. Nella ricostruzione dell'autore, ciò che ha caratterizzato la democrazia americana dall'inizio dell'Ottocento è il "Self-rule", l'autogoverno della comunità e degli individui. La democrazia americana insomma nasce popolare, populista, decentralizzata, con una forte resistenza al potere istituzionalizzato. Questo modello democratico è stato travolto nei decenni fra Otto e Novecento dal processo di modernizzazione, che ha portato a una democrazia gerarchica guidata da grandi élite tecnocratiche, al proliferare dei gruppi di pressione e delle lobbies nonché al prevalere di una cittadinanza individualista ma non partecipativa.
Robert H. Wiebe (1930-2000) ha insegnato Storia nella Northwestern University. Tra i suoi libri: "The Search for Order 1877-1920" (1967), "The Opening of American Society" (1984) e il postumo "Who We Are: A History of Popular Nationalism" (2002).
Affascina Jean Baudrillard che a suo modo è stato ammaliato dal problema della debole realtà della realtà nel nostro tempo sempre più dominato dalla tecnica, dal mediatico, dallo sviluppo del virtuale, dal digitale e da Internet. È vano cercare una soluzione progressista, realista, come è stato per la cultura del secondo novecento sia francese che italiano, c'è soltanto la necessità di conservare uno sguardo che non è critico (Baudrillard ritiene superato il pensiero critico) ma aperto e lucido. Senza amarezza, in una tranquilla disperazione, con l'idea che la fine non si approssima, ma è già in atto, Baudrillard vive in queste pagine da noi scelte fra le opere un'apocalisse da padre sereno. Il valore del grande pensatore francese recentemete scomparso consiste nel suo lavoro di derealizzatore, eccellendo nel disgregare le evidenze, che ci risveglia, ci stimola.
Aspetta un nuovo duce.
Ha leggi ferree. Dilaga nelle
periferie urbane, nei centri
sociali, nelle curve degli stadi,
nel web e nei gruppi
studenteschi. Tra miti lontani
e nemici vicini, l’urlo della
destra xenofoba e razzista.
“È nel sonno della pubblica coscienza che maturano le dittature.”
Alexis de Tocqueville
Ogni tanto, sull’onda di un episodio di violenza, si torna a parlarne. La destra della destra, che non ha mai tagliato i legami con il passato nazifascista, è in continua espansione. Mentre l’ala istituzionale s’incamminava verso posizioni liberal-democratiche, una frangia multiforme ha proseguito senza deviare. E se negli stadi le teste rasate continuano a punteggiare le tifoserie, per le strade delle nostre città gli skinheads ostentano croci celtiche, svastiche e macabri simboli fin troppo eloquenti. Respingono il diverso. Minacciano. Picchiano. Talvolta uccidono. Una massa sommersa che lavora sul campo, insidia i capisaldi storici della sinistra, ne infiltra gli spazi vitali. E si organizza militarmente per combattere una nuova guerra civile, etnica e razziale. In tutto il mondo.
L’orda nera racconta le nuove sigle, i luoghi, gli idoli, i riti, la storia e i miti di un movimento complesso, che conosce il web e cavalca il rock, che professa il rifiuto della globalizzazione, del cosmopolitismo, della contaminazione. In nome di una identità da affermare sopra tutto, da difendere a ogni costo. Per cui morire.
Il libro parte dalla constatazione che oggi, in Italia ma non solo, tra politica e potere c'è confusione e che da ciò la politica esce immiserita e ridicolizzata. C'è un attaccamento al potere, che fa da surrogato all'incapacità di agire efficacemente. Così, più che farne una questione morale, vengono qui indicate le mosse strategiche che fanno uscire dall'impotenza. In sintonia con un femminismo che ha preso le distanze dal potere, viene portata una lettura simbolica dei cambiamenti in corso, affrontando il corpo a corpo tra politica e potere attraverso una interrogazione del risvolto soggettivo, sentimentale e affettivo del nostro vivere la contraddizione tra questi due piani. Solo la politica, e non il potere, ha la capacità simbolica di aprire nel tessuto dei fatti un corso nuovo di eventi.
La mafia non è più quella delle coppole e delle lupare. Si occupa di economia, banche e finanze, e condiziona la politica. Spara sempre meno e fa sempre più affari. Dal Sud, seguendo la linea della palma di cui parlava Sciascia nel Giorno delia civetta, ha risalito la penisola e si è radicata al Nord. In Sicilia, Calabria e Campania è in corso un conflitto, silenzioso e inarrestabile. Maiitaiia racconta tutto questo. Storie e uomini, spesso dimenticati, di una guerra quotidiana. Il libro, a più voci, narra di carnefici e vittime. Dall'ultimo capo di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, alla prima vittima dei casalesi Salvatore Nuvoletta. Dal paese più povero d'Italia ai boss globali, con la prefazione di Franco Di Mare e le conclusioni del Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso. Il dvd è un viaggio, un film dal vero che mostra le "facce", le trame criminali, la lotta quotidiana di chi è stato usurato e di chi ha deciso di collaborare con la Legge. Un percorso scandito dalle parole di don Luigi Ciotti e Dacia Maraini.
Un nuovo terrorismo sta insidiando il mondo: il terrorismo dei colletti e delle camicie bianche. Si e' imposto nelle piu' grandi organizzazioni internazionali, Onu, Fmi, Banca mondiale, Oms, dove regna quasi incontrastato. Sebbene discreto, moltiplica l'efficacia del terrorismo classico e, contrariamente a quest'ultimo, ricorre ad un'organizzazione completamente diversa in cui si mescolano le scienze biomediche, la demografia, la linguistica e la comunicazione.
Ex magistrato di Cassazione, ex presidente della Corte di Assise di Torino ed ex componente del Consiglio Superiore della Magistratura, Elvio Fassone è stato dieci anni in Senato.
A partire da piccoli aneddoti emblematici, da "disadattato alla politica", come ama definirsi, in questo libro ricostruisce dall'interno tessere eloquenti di una politica spesso dimentica di equità, senso delle istituzioni, etica, spirito di servizio e competenza.
Vengono così alla luce le vere regole del gioco, dall’impreparazione, la faziosità e la mentalità predatoria ai conflitti con la magistratura e ai tentativi di fare del Parlamento un organo di ratifica dell’esecutivo.
È possibile far andare le cose diversamente? E se è possibile, perché non accade?
Elvio Fassone
La responsabilità etica in politica è un tema fondamentale nell'agenda attuale. E Helmut Schmidt - ex cancelliere tedesco e figura di primo piano nel panorama internazionale del dopoguerra - lo affronta ripercorrendo a ritroso la sua vita privata e pubblica. Testimone e attore principale della storia degli ultimi cinquant'anni, l'autore propone in questo libro un'intensa riflessione sul ruolo della politica, rileggendo la propria esperienza alla luce di alcuni interrogativi fondamentali per un amministratore della cosa pubblica: quali sono i doveri di un leader? Come agire quando si verifica uno scontro tra due o più interessi? Deve sempre prevalere l'interesse pubblico? Ma, a venticinque anni dal ritiro ufficiale dalla scena politica, Schmidt si confronta anche con alcune questioni centrali nell'assetto globale di oggi quali il ruolo internazionale degli Stati Uniti, l'incerta tenuta dell'Unione Europea, l'ascesa delle nuove potenze economiche (Cina, India, Brasile), il confronto-scontro tra Oriente e Occidente, l'eredità storica del pesante passato della Germania e le prospettive future del suo paese. Ricco di aneddoti e retroscena inediti, più che una convenzionale autobiografia, il volume è una vivida testimonianza che entra nel tessuto del panorama politico contemporaneo, sviscerandone problemi e contraddizioni, crisi e possibili soluzioni grazie all'ineguagliabile esperienza di chi li ha vissuti in prima persona sempre da protagonista.
Venerdí 12 dicembre 1969: a Milano scoppia una bomba alla Banca Nazionale dell'Agricoltura.
Diciassette morti e decine di feriti: una strage. È la fine di un sogno, quello nato nel '68. È il cruento avvio della strategia della tensione.
Giorgio Boatti delinea con meticolosa attenzione una vicenda che cambia la storia del Paese: non solo una strage, ma una guerra combattuta in tempo di pace, sotterranea, condotta da un potere nascosto e brutale che non rispetta gli innocenti e - attraverso omertà e connivenze - impone di fatto l'impunità per gli esecutori di questa e delle successive azioni terroristiche.
Indagine giudiziaria e ricerca storica, Piazza Fontana ripercorre tutte le fasi della vicenda, dalle prime accuse all'anarchico Pietro Valpreda alla misteriosa morte di Giuseppe Pinelli, ai collegamenti tra la cellula neonazista padovana di Freda e Ventura e gli strateghi sponsorizzati dall'intelligence statunitense, alle miserabili faide tra gli stati maggiori dell'Esercito e della Difesa, fino ai contrastati passi dell'indagine che, dopo aver fatto degli anarchici il capro espiatorio, imbocca a Padova, a Treviso, a Milano la pista nera sfociando a Catanzaro nel primo di molti processi, dove i volti di pietra del potere politico frappongono oblio e amnesie a un passato che li assedia.
Pubblicato nel 1993, Piazza Fontana viene ora riproposto in una nuova edizione aggiornata sino agli ultimi sviluppi e alla chiusura definitiva della vicenda giudiziaria.
«Anche se talvolta misteri inestricabili si sono addensati in
alcuni passaggi della vicenda italiana, la mia impressione è
che ormai nessuno creda più alla realtà così come è.
E dunque c’è sempre una seconda realtà da ricercare.
Non credo che sia in principio sbagliato, e non posso certo
dirlo io che ancora non ho smesso di scavare, chiedere,
provocare. Ma aspirare sempre alla quadratura del cerchio
fa sì che spesso ombre riottose sfidino le leggi della percezione
e affollino impazzite la scena fino a oscurarla del tutto.»
La storia dell’Italia post-bellica comincia nella notte
del 4 gennaio 1947, quando Alcide De Gasperi,
presidente del Consiglio dei ministri, si imbarca
su un aereo e vola verso gli Stati Uniti.
Un viaggio diplomatico che segna una svolta,
un confine tra un «prima» e un «dopo».
Ma che, secondo molti, sarebbe anche all’origine
di una storia nazionale di sovranità limitata, di misteri,
di verità non rivelate, di poteri forti o occulti che hanno
tramato contro lo Stato e nello Stato.
Da quella notte del 1947 fino allo scandalo delle escort dell’estate 2009, Francesco Cossiga ripercorre in questo libro oltre sessant’anni di vita pubblica italiana, fornendo di ogni passaggio cruciale una lettura politica talvolta inaspettata, spesso spiazzante, sempre illuminante. Il suo è un racconto eccezionalmente prezioso dato che dell’intera storia della Repubblica, come ha dichiarato lo stesso Cossiga, «siamo rimasti solo due testimoni, io e Andreotti».
Si è detto che nessun Paese al mondo abbia più misteri dell’Italia: dalla lista, mai trovata, degli spioni dell’Ovra a quella di coloro da internare in caso di golpe al vero elenco degli iscritti alla loggia P2. In effetti, circostanze inspiegabili si sono presentate con ricorrenza: sono sparite le quattro valigie di pelle verde di Togliatti, così come quelle di Moro; la borsa di Calvi fu esibita in tv, ma parzialmente svuotata; e perché mai, nel 1964, Nenni disse che sentiva «tintinnar di sciabole»? Per arrivare a oggi, molti si domandano quale sia la vera origine della fortuna economica di Silvio Berlusconi e, nella cronaca più recente, che cosa succedesse davvero alle feste nelle sue ville.
C’è l’abitudine, in Italia, a ricercare ossessivamente una verità nascosta dietro ogni vicenda, senza mai fidarsi delle apparenze. Eppure, secondo Cossiga, la nostra è al tempo stesso la storia di una «invincibile stabilità». Nel senso che nonostante tutto, nonostante le stragi, nonostante la mafia e nonostante il terrorismo nazionale e internazionale, questo Paese è sempre riuscito a evitare che la sua democrazia si ammalasse irreversibilmente. Di tutto ciò, delle luci e delle ombre, dei momenti drammatici come il caso Moro e di aspetti mai venuti molto alla luce quali i rapporti con il mondo arabo, Francesco Cossiga dà ora la sua versione: la versione di K.