
Che cos'è la giustizia sociale? Per Friedrich von Hayek era un miraggio, un cliché senza senso, ideologico, incoerente e vacuo. Credeva che il termine dovesse essere evitato, abbandonato e lasciato morire di morte naturale. Per i suoi sostenitori, giustizia sociale è un termine generico che può essere usato per giustificare qualsiasi programma governativo di stampo progressista. In questo volume Michael Novak e Paul Adams cercano di chiarire il vero significato della giustizia sociale e di salvarla dai tanti che se ne vogliono appropriare in termini ideologici. Esaminando figure che vanno da Antonio Rosmini, Abraham Lincoln e von Hayek, ai papi Leone XII, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, gli autori rivelano che la giustizia sociale non è un sinonimo di "governo progressista", come siamo soliti credere. È piuttosto una virtù radicata nell'insegnamento sociale cattolico e sviluppata come alternativa al potere incontrollato dello Stato. Quasi tutti gli operatori sociali si considerano progressisti, eppure molte delle loro "buone pratiche" mirano a dare potere alle famiglie e alle comunità locali. Non pongono l'accento sull'individuo o sullo Stato, ma sul vasto spazio civile che li separa. In questa sorprendente riconsiderazione del suo intento originario, la giustizia sociale rappresenta una virtù immensamente potente per coltivare la responsabilità personale e costruire le comunità umane che possono contrastare la diffusa resa a uno Stato in continua crescita. Prefazione di Flavio Felice.
L'immagine delle Aule parlamentari, in cui avvengono i confronti - o spesso gli scontri - fra maggioranza e opposizione per decidere il futuro del nostro paese, è certo familiare a ogni cittadino. Non molti, invece, possono affermare di sapere con chiarezza come funzioni il sistema politico italiano e cosa accada realmente nei palazzi del potere. A raccontarlo in queste pagine, con ironia e attraverso numerosi aneddoti personali, è Carlo Cottarelli che, oltre ad aver ricoperto per otto mesi la carica di senatore nell'ultima legislatura, dopo le elezioni del 2018 venne incaricato di formare un governo nel corso di una crisi istituzionale senza precedenti. Attingendo alla sua esperienza diretta, Cottarelli esamina lo stato della nostra politica. Ne registra le storture, le inefficienze, le potenzialità perdute, descrivendo dal di dentro il funzionamento del nostro Parlamento e trattando, fra l'altro, temi di scottante attualità come il progressivo ridimensionamento del suo ruolo rispetto a quello del governo, il dibattito ormai ridotto a scontro tra fazioni opposte, gli stipendi di deputati e senatori, il bizantinismo delle pratiche, l'allontanamento dei cittadini dal voto, e cosa si può fare per riavvicinare i cittadini alla politica. E racconta per la prima volta in dettaglio quei quattro giorni che lo videro salire al Quirinale più volte nel tentativo di formare un nuovo governo. In "Dentro il Palazzo", Cottarelli restituisce una sincera fotografia delle nostre istituzioni e immagina come potranno evolversi la politica e l'economia italiana ed europea se proseguono le tendenze attuali, compresa la riforma costituzionale sul premierato.
L'avventura più avvincente del nostro continente: far scaturire dal basso il potere «divino» a lungo incarnato da re e imperatori. Lunga, cruenta, imperfetta, mai scontata. La democrazia moderna ha percorso un lungo e tormentato cammino: si è ispirata ai principi della democrazia ateniese e della Repubblica romana, si è risvegliata da un lungo sonno con il movimento medievale dei Comuni, si è giovata del dissenso delle chiese protestanti, si è rinvigorita con il parlamentarismo e liberalismo inglesi. Ha poi attraversato l'Atlantico, rimbalzando a Parigi nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1789. Il pur debole costituzionalismo piemontese ne tenne accesa la fiaccola, facendola sopravvivere alle crisi susseguitesi da metà '800 fino al naufragio della Grande guerra, e all'affermarsi delle esperienze populiste e marxiste. Dopo la catastrofe del 1945, la democrazia ha conosciuto ulteriori sviluppi, affiancati da nuove conquiste (diritti individuali, welfare). Questo libro ne traccia l'itinerario storico attraverso i luoghi iconici delle nostre libertà.
Il confronto violento che caratterizza lo scenario politico è ormai dilagante anche sul piano comunicativo. Stampa, televisione e social network riflettono questa aggressività in un crescendo che è diventato un modo abituale di esprimersi. All'interno del quadro politico italiano si sente spesso parlare di democrazia incompiuta, in gran parte attribuita proprio a una conflittualità permanente tra le parti: chiunque sia al governo o all'opposizione, la nota dominante è sempre la violenza sistematica del confronto. Per recuperare credibilità e consenso nell'opinione pubblica, occorre quindi riscoprire le virtù politiche essenziali che garantiscano un dialogo efficace e un confronto costruttivo. Serve una rivoluzione per tornare a vivere valori come l'affidabilità, la moderazione, la sobrietà. Perché se la politica è la forma più alta di carità, allora è dalla carità che la politica deve ricominciare. La buona politica ha bisogno di speranza e di fiducia nelle riserve di bene che ci sono nel cuore della gente, malgrado tutto.
Come comunica la politica? Quanto è stata contaminata dal marketing? Politici leader o politici follower? Sono queste le domande a cui il libro cerca di dare una risposta tramite la voce dei protagonisti degli ultimi trent'anni. Come nasce il primo manifesto di Silvio Berlusconi, l'arrivo di Renzi, la rivoluzione digitale di Grillo e Casaleggio, lo scontro tra Trump e Nike sono solo alcune delle storie raccontate attraverso la testimonianza di chi le ha vissute in prima persona. Un libro di riflessioni, dialoghi e narrazioni di donne e di uomini, di brand e di politica che spesso si sovrappongono. Un capitolo speciale è dedicato alla comunicazione politica in tempo di guerra. Dialogo con Mykhailo Podolyak, consigliere del Presidente Zelensky. Prefazione di Tommaso Labate. Postfazione di Paolo Iabichino.
L'aggressione della Russia in Ucraina sembra aver dato vita a una nuova stagione di violenza contagiosa. In realtà, come l'autore dimostra con dovizia di dettagli, la situazione in cui ci troviamo non è "nuova" sia perché preceduta fin dagli anni Novanta - dopo la fine della Guerra fredda tra Est e Ovest - da una costellazione di conflitti e di prepotenze "locali", sia perché molti antichi nodi mondiali di potere e di politica attendevano di arrivare al pettine. Questo libro mostra la reale portata di ciò che sta avvenendo in questi anni e il ruolo che l'Occidente, l'Europa e l'Italia sono chiamati a ricoprirvi, perché non accada di peggio.
Il mondo è in fiamme. Non solo in Medio Oriente e nel Caucaso ma anche in Europa. Nuovi conflitti e guerre, convenzionali e ibride, ci circondano. È la "terza guerra mondiale a pezzi" di cui ha parlato Papa Francesco. I morti aumentano e lo scenario si fa sempre più incerto. Che accadrà domani? I conflitti si allargheranno o si riusciranno a trovare soluzioni pacifiche ad essi? Quali saranno i nuovi obiettivi delle grandi potenze che dominano il mondo? Sono queste le domande che accompagnano questo libro. Con la certezza che una nuova e terribile guerra è entrata nelle nostre vite.
Se la libertà è così importante, qual è il prezzo da pagare per essa? Perché i principi del liberalismo possono essere utili oggi e domani? Questo libro non è un dibattito, è un duello, ma non deve risolversi con una stoccata. Sta a chi legge scegliere a chi dare ragione. Che cos'è davvero il liberalismo? Qual è il suo rapporto con lo Stato, con il mercato, con la democrazia? O con la felicità e la realizzazione personale? In una società sempre più multietnica, come si declina il valore liberale della tolleranza? E nel mondo multipolare di oggi, come possiamo dare forza ai valori del libero scambio e del cosmopolitismo? Siamo da sempre abituati a leggere non solo la politica, ma anche la storia delle idee in generale - Voltaire e Rousseau, Keynes e Hayek, Rawls e Nozick, e anche i Beatles e i Rolling Stones - attraverso scontri di pensiero intrecciati a vicende personali che definiscono il campo della discussione pubblica, tanto quanto fa la lotta politica fra destra e sinistra. Ma mentre l'arma del duello politico è la sciabola, quella del duello intellettuale è il fioretto. In questo libro ci si sfida su uno dei campi di battaglia del XXI secolo.
Viviamo in un tempo denso di incertezze, in cui assistiamo probabilmente alla fine degli equilibri stabiliti dopo la seconda guerra mondiale. Un crescente disordine caratterizza le relazioni tra le maggiori economie e le diverse aree del globo. Di fronte a questa situazione l'Europa appare come una nave in balia dei flutti e divisa di fronte a sfide senza precedenti, alle quali è necessario dare risposte all'altezza della situazione. La prima sfida riguarda la necessità per l'Europa di rilanciare un cammino di crescita economica sostenibile da troppi anni smarrito. La seconda riguarda il consolidamento della presenza internazionale dell'Unione Europea per competere con i principali attori, Stati Uniti e Cina in primis. Infine, la terza sfida riguarda il rafforzamento del processo di integrazione, ovvero la possibilità di sviluppare politiche comuni attraverso una difesa e una fiscalità condivise. Il rischio, altrimenti, è quello di un progressivo indebolimento del progetto di Unione Europea, fino ad arrivare a rimettere in discussione il suo futuro. Ma siamo ancora in tempo per invertire la rotta? E come possiamo uscire dalla tempesta?
Nei dibattiti sul cattolicesimo democratico e sulla Democrazia Cristiana, spesso il Dossetti politico riemerge quasi come una figura mitologica giudicata o in maniera polemica oppure enfatizzata positivamente. Studiare criticamente il Dossetti politico in quest'ora drammatica per la politica italiana è importante. Assistiamo all'emergere sempre più evidente di un'instabilità della vita politica del nostro Paese che probabilmente non ha pari nella storia nazionale. Sarebbe inutile affermare che se ci fossero uomini come Dossetti la situazione politica sarebbe migliore. A noi compete leggere fra le righe della storia di uomini come Dossetti per capire che non è sempre stato così e che un'alternativa è possibile. Il libro di Gumina ripercorre la parabola politica di Dossetti attraverso il recupero della sua tensione esistenziale e credente che genera uno sguardo critico per la lettura dell'odierno scenario. Così il volume si presenta come un'opportuna e urgente occasione per tornare a pensare alla luce di una delle figure più straordinarie, e oggi dimenticate, del cattolicesimo italiano.
E' merito del cristianesimo aver ripreso e integrato l'idea antica di città, concepita da Aristotele e poi da Cicerone, non come cerchia di mura ma come abitazione di uomini. Grazie al pensiero di alcuni grandi scrittori cristiani, in particolare di Agostino, si svilupperà una visione antropologica della vita urbana, da cui prenderanno forma anche una teologia e una spiritualità della città. La spiritualità politica tende a confezionare l'abito virtuoso della città, formando i cittadini alle virtù naturali della giustizia, della prudenza, della fortezza e della temperanza e rilevando la valenza politica della fede, della speranza e della carità, che i cristiani sono chiamati a esercitare per dono di grazia, come virtù soprannaturali. Una spiritualità politica che sia memoria dello spirito, come la teologia politica è memoria di Dio, nella città dell’uomo. (dall'introduzione dell'autore)
Tra il 6 e il 9 giugno in tutta Europa le urne saranno aperte per eleggere il nuovo Parlamento europeo. I partiti scaldano i motori: scelgono nomi, avanzano candidature, pensano tattiche. E i programmi? Il vento del nazionalismo e la diffusa resistenza a credere e battersi per una vera alternativa in quasi tutti i paesi membri rischiano di condurre a proposte di scarso respiro, timide nel-l'affrontare le sfide della doppia transizione, digitale e ambientale; ambigue, al meglio, nei confronti dei migranti; inadeguate a contrastare il nuovo disordine mondiale, le guerre e anche le tante ingiustizie ereditate. Di fronte a questo scenario il Forum Disuguaglianze e Diversità ha deciso con questo volume di scendere in campo. Non è una discesa nell'arena elettorale. È l'offerta di alcuni tratti dell'Unione europea che servirebbe alla giustizia sociale e ambientale, un contributo informativo e di confronto, un metro per giudicare - prima e dopo le elezioni - programmi, partiti, candidature ed eletti, una bussola per il monitoraggio civico delle azioni che l'Unione realizzerà nella prossima legislatura. L'Unione auspicata in questo libro è un luogo di promozione del welfare universale, non penalizzato dall'austerità; dove la conoscenza e i dati siano accessibili e a disposizione delle comunità; dove la trasformazione ecologica sia accelerata nell'interesse prima di tutto dei più vulnerabili per realizzare un modo più giusto di vita e di lavoro e dove politiche pubbliche e governo siano democratizzati. Un'Europa che prenda consapevolezza del proprio ruolo fondamentale nei processi migratori e che agisca come costruttore di cooperazione e pace.