
In un mondo segnato da aspiranti potenze impegnate nella competizione per l’egemonia, vale la pena tornare a interrogarsi, oggi, sui meccanismi di ridefinizione violenta di confini, sfere di interesse e influenza, gerarchie postcoloniali e retaggi imperiali.
La guerra in Ucraina segna in profondità non solo le dinamiche regionali, ma anche le relazioni internazionali. Scrivendo nel vivo delle offensive militari, a sei mesi dall’inizio dell’invasione russa, l’autore sviluppa un’analisi del conflitto come guerra di frontiera per l’ordine internazionale, intervenendo nel dibattito su cause, effetti e sfide. Il libro getta luce sulla dimensione ideologica della razionalità geopolitica, soffermandosi sul potere strutturante della violenza bellica e sulle sottostanti tensioni fra sovranità, nazionalismi ed ambizioni neoimperiali. In un quadro internazionale segnato da crescente competizione geostrategica, che sembra relegare la pace a tema latente, Frontiera Ucraina esplora criticamente la genealogia e i profili di escalation di un conflitto nel quale l’invasore è un regime-potenza nucleare che, avendo sbagliato i calcoli, ritiene di poter esistere solo se mostra determinazione nell’assumersi grandi rischi.
Francesco Strazzari è professore di Relazioni internazionali alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Insegna anche presso la Scuola Normale Superiore e la Johns Hopkins University. Con il Mulino ha pubblicato «Notte balcanica» (2008) e, insieme a Marina Calculli, «Terrore sovrano» (2017). Presente sui media, è editor del blog Security Praxis e collabora con diverse reti di attivismo transnazionale.
Dalle contraddizioni e dai paradossi della nostra epoca emerge prepotentemente una richiesta: riprendere l'idea di fraternità. Oggi non è più sufficiente denunciare la persistenza di una questione etica o di una questione morale. Nel delicato momento che stiamo vivendo è necessario recuperare in chiave etica e politica un'idea troppo a lungo oscurata o identificata con le letture parziali che ne sono state date nel corso della storia. Questo libro spiega come rimettere al centro della nostra concezione del mondo e dell'agire umano la fraternità, una nuova "bussola" contro il fondamentalismo individualista, ma anche contro le derive comunitariste e settarie, di qualsiasi matrice. Ripercorrendo e rivelando le narrazioni della fraternità in Occidente - la concezione cristiana, la concezione illuminista e quella marxista -, le rimette in discussione dando a ciascun lettore gli strumenti per costruire una propria visione della fraternità in chiave laica e civile. Prefazione di Giuseppe Vacca.
L'idea di fraternità, pur presente in culture anche molto diverse, non sembra che possa facilmente assumere di per sé una qualche rilevanza giuridica. Nato nell'ambito della religione giudaica, tale concetto nel venir accolto dalla religione cristiana si arricchisce dell'idea di uguaglianza di tutti gli uomini senza distinzione di razza o di appartenenza politica. Un ulteriore passo in avanti nella sua elaborazione si compie con l'affermazione delle dottrine giusnaturalistiche: queste aspirano infatti ad universalizzare la fraternità sganciandola da una qualsivoglia credenza religiosa, senza riuscire però a trasformarla in un principio giuridico. È proprio attorno al concetto di fraternità e alla sua elaborazione come principio giuridico che ruotano i contributi del presente volume.
La 'ndrangheta calabrese si impone all'attenzione dell'opinione pubblica nell'estate 2007, con la strage di Duisburg, un feroce regolamento di conti in cui morirono sei persone. Un'azione clamorosa che rivelò a tutti la capacità della 'ndrangheta di operare con spietata efficacia anche al di fuori dei propri confini. Cresciuta e rafforzatasi nel silenzio, la 'ndrangheta ha oggi ramificazioni in ogni regione italiana e nei cinque continenti, può vantare rapporti con organizzazioni criminali e terroristiche straniere ed è uno dei principali responsabili dell'immenso fiume di cocaina che ha invaso le città negli ultimi anni. La 'ndrangheta, di fatto, è presente in tutte le attività produttive, dall'edilizia alla sanità, dalla distribuzione alla gestione dei rifiuti. Il suo giro d'affari complessivo ammonterebbe, per il 2007, a oltre 43 miliardi di dollari, frutto di una straordinaria capacità di adattarsi a ogni esigenza del mercato, di coniugare tradizione e modernità. "Oggi dietro i killer ci sono professionisti che riciclano denaro con raffinatezza manageriale e politici disposti a tutto pur di rimanere abbarbicati al potere." dicono Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, i due massimi esperti mondiali di questa organizzazione criminale. Tale evoluzione non ha cancellato la presenza di antichi rituali mai del tutto scomparsi. Una liturgia in cui convivono richiami al Vangelo e alla religione cristiana e cerimoniali di iniziazione fondati sulla centralità del vincolo "di sangue".
«Quello costruito da Giorgia Meloni insieme ai suoi coetanei della generazione Atreju è, a tutti gli effetti, non solo nel simbolo, il terzo partito della Fiamma e, al tempo stesso, l'espressione di una destra a-fascista, nazional-conservatrice che, diventata centrale nella politica italiana, tenterà di cambiare gli equilibri della politica europea». Secondo Giorgia Meloni, Fdi è costituito da «uomini e donne che corrono da un'epoca all'altra, da una generazione all'altra, portando con sé una fiamma che non si è mai spenta completamente». Proprio da qui nascono gli interrogativi sul suo partito, sui legami con il fascismo di ieri e la «destra radicale» di oggi. Interrogativi alimentati dalle apparenti contraddizioni di un partito chiuso, gerarchico, old style, con a capo una donna, una leader pop, capace di usare tanti registri comunicativi e di rivolgersi con gli stessi termini a pubblici diversi, alternando rivendicazioni di coerenza e duttilità, teorie del complotto e amore materno, estremismo verbale e realismo. Alla luce di una analisi articolata, documentata, rigorosa, condotta senza pregiudizi e senza sconti, il libro propone una ricostruzione da cui emergono continuità e rotture con Msi e An, un resoconto su persone e circostanze che hanno segnato la costruzione di Fdi, di cui analizza la struttura organizzativa, il profilo ideologico, il network internazionale, la comunicazione, l'elettorato. Infine, riannoda questi vari elementi in una lettura compiuta sul percorso fatto e l'identità costruita nei primi dieci anni di vita, sulle fortune e le virtù che hanno portato gli eredi di una tradizione politica destinata ad estinguersi alla «guida della Nazione».
In breve
L’eroe del Risorgimento italiano autore dell’Inno d’Italia. Il pensiero politico del giovane poeta combattente. La concezione mazziniana dell’Italia unita accesa dal fuoco dell’entusiasmo.
Il libro
“Tutta l’Europa è scossa e in grande ansietà; la quiete sepolcrale che dai superbi tiranni si diceva ‘pace’ ed era ‘morte di popoli’ in tanti lustri di turpe schiavitù, ha cessato per dar luogo all’azione di vita e di risorgimento. Finalmente siamo alla vigilia del tremendo conflitto dei due principii, indipendenza o schiavitù, ‘assolutismo o libertà’, né v’ha transazione o altra via conciliativa.”
“La vicenda specifica di Mameli illustra con efficacia la condizione di ‘esilio in patria’ di cui hanno sofferto a lungo i democratici nella storia italiana. Infatti, essa allude alla difficoltà con cui il termine ‘repubblicano’ è entrato nella cultura degli italiani. Una parola – ‘repubblica’ – e un sentimento che non hanno mai goduto di una cittadinanza particolarmente benevola e che proprio nel 1848 acquistano un connotato preciso…
Negli scritti di Goffredo Mameli c’è tutto il ’48 italiano: l’anelito della patria; la convinzione che la storia si produca solo attraverso un riscatto popolare; il culto del gesto eroico; l’ansia dell’azione esemplare; l’idea che la storia si fa solo stando nei processi concreti, ‘sporcandosi le mani’. In sintesi: la convinzione che l’azione politica sia prima di tutto partecipare in prima persona. Due tratti lo collocano nel canone del ribelle moderno: tutte le rivoluzioni appaiono come insurrezioni della gioventù e, soprattutto, partecipare significa non risparmiarsi, consumare tutte le proprie energie. Come molti altri dopo di lui, per arrivare fino a oggi, ribellarsi ha significato sostenere ‘sei quello che fai’ contrapposto senza possibilità di mediazione a ‘sei quello che pensi’.”
(dall’Introduzione)
C'è un'Italia di cui si legge ogni giorno sui giornali, dove la cronaca nera si mescola allo spettacolo, il dibattito politico interseca il costume e lo sport. Ma all'interno di questa Italia visibile ne esiste un'altra, silenziosa e clandestina, meno appariscente, che sui giornali non finisce quasi mai. L'operato di chi vi appartiene è però determinante nel regolare l'intera vita del nostro Paese, specialmente il suo livello economico-finanziario. Ed è proprio alla scoperta di questa Italia segreta, di questa comunità massonica, in cui il legame tra "fratelli" appare nodale, che Ferruccio Pinotti ha dedicato il suo nuovo libro. Un'indagine sui fatti e sui nomi di chi è gravitato o gravita ancora nell'orbita della massoneria, condotta attraverso interviste esclusive, documenti, atti giudiziari, testimonianze inedite, in un viaggio nelle viscere del potere che è tale nella misura in cui è sconosciuto.
Le regole non scritte, i meccanismi profondi, le dinamiche eterne del gioco: per la prima volta un protagonista indiscusso della vita pubblica italiana racconta senza pudore né ipocrisia cos'è e come funziona la politica. Sapientemente indirizzato dal giornalista Andrea Cangini, il presidente Francesco Cossiga mette a nudo il potere e con esso l'uomo che lo incarna. Svela l'arcano, dice l'indicibile, strappa la maschera alla realtà con l'ironia e l'arguzia di chi ha cavalcato lungo le strade impervie della Prima e della Seconda repubblica. Aneddoti, riflessioni, rimandi storici, vere e proprie rivelazioni accompagnano il lettore alla scoperta di verità "scandalose" fino a oggi mai rivelate con tanta schiettezza. La natura del potere, il ruolo del denaro, l'uso dei servizi segreti, la violenza, la guerra, le massonerie, i rapporti tra stati, la religione, il Vaticano, la verità, la finzione, i complotti, il caso, il lato di tenebra dell'uomo e del politico. Il trionfo e la caduta, la vita e la morte.
Che cosa è un partito e a cosa serve, oggi? In tutto l'Occidente soffiano venti di protesta e disaffezione nei suoi confronti. "Il cahiers de doléances" è molto lungo. I partiti non interpretano più le opinioni dei cittadini, pensano solo ai loro interessi, sono corrotti inefficienti e incapaci, sono ferri vecchi ereditati da un passato lontano, morto e sepolto, creano solo disordine e divisione. Non sono accuse nuove. Risuonano più o meno dalla loro nascita. I partiti hanno sempre creato una sorta di ansia sociale. Perché dividevano il corpo sociale, creavano passioni spesso incontenibili e portavano a conflitti rovinosi. Insomma, i partiti erano e sono tuttora considerati all'origine di tutti i mali. Eppure non c'è scampo: senza partiti non c'è democrazia. Se vogliamo un sistema pluralista e democratico dobbiamo "tenerci" dei partiti. Questo libro sostiene che i partiti non solo rimangono strumenti ineludibili per l'organizzazione del consenso e la scelta dei rappresentanti, ma sono oggi più "forti" di un tempo. Sono in ritirata sul territorio dove hanno perso quasi ovunque iscritti e chiuso sedi; al contempo, però, hanno accentrato e verticalizzato le loro risorse nelle strutture centrali nazionali e nelle assemblee rappresentative. Oggi dispongono, nei quartieri generali e nei gruppi parlamentari e consiliari, di una quantità di personale, strutture e finanziamenti molto superiore al passato...

