
Come un videogioco è la traduzione italiana di un classico della letteratura educativa, in cui uno dei più insigni linguisti americani propone una provocatoria analisi degli effetti positivi dei videogiochi sull’apprendimento. Gee considera il videogioco il banco di prova delle nuove teorie dello sviluppo cognitivo: studiando come funziona si comprende come gli individui valutino e seguano un comando, assumano ruoli, percepiscano il mondo. Nel dibattito attuale sull’introduzione della tecnologia nella scuola, il volume indica nel videogioco un esempio di come uno strumento didattico debba essere progettato per produrre apprendimenti efficaci. L’approccio di Gee al videogioco è originale nella misura in cui sposta l’attenzione dalla tecnologia al linguaggio, identificando l’aspetto interessante del videogioco non tanto nel dispositivo (lo schermo, la grafica, il joystick o gli altri strumenti di interfaccia), quanto piuttosto nel sistema di comunicazione. Gee lo studia per comprendere quali siano gli elementi grazie ai quali il giocatore apprende in maniera efficace, spontanea, motivata, applicandosi per ore, provando e riprovando fino a quando non trova una soluzione: esattamente quello che si auspica facciano gli studenti a scuola.
L'autore
James Paul Gee, fra i più insigni linguisti statunitensi, insegna Literary Studies alla Arizona State University. Svolge attività di ricerca presso il Games, Learning, and Society Group della University of Wisconsin-Madison ed è membro della National Academy of Education. Recentemente ha pubblicato (con Elisabeth Hayes) Language and Learning in the Digital Age (2011).
Molte persone sognano di fondare una casa editrice o di lavorarci, oppure di pubblicare un libro, d'entrare nel mondo della distribuzione editoriale, magari on line, o di aprire una libreria. "Fare editoria" spiega quali sono i passi da compiere, i meccanismi, le problematicità, i vantaggi, gli svantaggi del settore e le prospettive del lavorare in un mondo così amato e così sconosciuto, quale quello dell'editoria, sia cartacea che elettronica.
Con l'introduzione del digitale terrestre e delle pay TV, la televisione sta vivendo una trasformazione epocale. Anche il modo di guardare la TV sta cambiando rapidamente. Non è più il tempo dell'utente passivo: il pubblico cerca sempre di più un prodotto su misura, che spesso paga, in un certo senso confezionando da sé il palinsesto che preferisce. Se "il medium è il messaggio", ogni medium produce contenuti propri e risponde in maniera originale alle esigenze della società. Nel caso della televisione vale anche il contrario: la società stessa viene, sempre di più, condizionata a sua volta dal mezzo televisivo. Nella nostra storia siamo così passati da una televisione di classe, specchio di un'élite del paese, a una televisione ritagliata attorno al consenso esclusivo ed escludente della maggioranza, per arrivare oggi a una TV sempre più attenta alla moltitudine, la nuova società plurale nella quale siamo immersi. Di questi mutamenti della TV e delle loro profonde ricadute sulla realtà italiana, Carlo Freccerò parla in modo illuminante e provocatorio, in un libro denso di idee e di contenuti.
All'inizio degli anni '90 l'Italia è attraversata dalla scossa che andrà sotto il nome di Tangentopoli. Un brutto nome per una brutta storia. Che riguarderà da vicino la città di Milano e ugualmente da vicino il mondo della comunicazione. Campagne pubblicitarie e professionisti noti vengono messi sotto accusa, coinvolti da elementi emersi a carico di politici e ministri. Nello stesso periodo, significativamente tra il 1991 e il 1992, il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, attraverso lo strumento delle lettere pastorali e in altre occasioni di riflessione pubblica, affronta in modo meno congiunturale e più mirato al rapporto tra persone e valori le questioni della comunicazione e dei mass media. Dedicherà due testi ("Effatà" nel 1991 e "Il lembo del mantello" nel 1992) a queste problematiche. A lui si rivolgono quindi i pubblicitari italiani raccolti nella Associazione Tecnici Pubblicitari per aprire nella sede di Assolombarda a Milano una conferenza dedicata al rapporto tra etica e comunicazione per segnalare spunti critici e autocritici alla realtà professionale e alla società. Martini accetta di aprire quei lavori, affiancato da un rappresentante laico delle istituzioni che da alcuni anni svolgeva, come direttore generale dell'informazione a Palazzo Chigi, un riconosciuto lavoro di professionalizzazione e modernizzazione nel settore pubblico, Stefano Rolando.
Dopo la descrizione della complessità del contesto storico e religioso nel quale si colloca l’annuncio del Concilio Vaticano II (lo scenario geopolitico internazionale, il cambio di pontificato tra Pio XII e Giovanni XXIII, il cambio delle politiche tra i due blocchi, USA-URRS, e l’esperienza italiana del governo di centro sinistra), l’Autore fa rilevare come il Concilio si avvia con uno stile di pontificato assolutamente nuovo e in un’epoca in cui, in Europa e in Italia, si registra un cambio sociale reso evidente dai consumi culturali e dal processo di sviluppo del sistema dei media. Proprio lo sviluppo dei media porterà il Concilio a fare i conti con un modello di comunicazione a cui la Curia romana era poco abituata. Se l’iter di approvazione dell’Inter mirifica risulta faticoso e con una recezione piuttosto negativa, i documenti successivi – grazie alla maturità della discussione – proprio in riferimento alla cultura e alla comunicazione, conterranno sviluppi decisamente più interessanti: basti pensare alla Gaudium et spes.
Il volume si chiude evidenziando l’eredità del Concilio, in particolare per quanto riguarda la teologia della comunicazione (soprattutto per impulso dell’Istruzione pastorale Communio et progressio). È proprio dall’eredità che scaturiscono le prospettive e il senso di una storia che continua.
Credere in Dio al tempo della rete: il ritorno al politeismo, la religiosità diffusa nei mondi virtuali, la nuova dimensione del reale che modifica le nostre ansie, i nuovi messianismi elettronici, i rischi e le opportunità per le fedi tradizionali.
Internet è molto più di un semplice mezzo comunicativo. È una nuova dimensione del reale che influenza e modifica le nostre ansie, le nostre domande di senso, le nostre rappresentazioni simboliche, i nostri comportamenti rituali, ossia tutto ciò che concorre a definire quel fenomeno che chiamiamo religione. A loro volta, le comunità religiose, anche dei grandi culti monoteisti, utilizzano gli strumenti delle nuove tecnologie per fare proselitismo o per accogliere le nuove generazioni che difficilmente fanno a meno di una connessione al mondo virtuale.
La Chiesa cattolica in un documento ufficiale parla della rete come «un mezzo di comunicazione sociale», da intendersi, al pari di radio e televisione, come un «dono di Dio» che illumina il «lungo viaggio dell’umanità». Attingere, dunque, alla nuova realtà digitale si configura come un’esigenza culturale, spirituale e rituale che accentua il legame fra religione e capacità immaginativa umana. Sommando in sé l’incomprensibilità del cosmo e il senso del limite dell’uomo, Internet diviene per alcuni il nuovo luogo della trascendenza. Tuttavia, quella che s’incontra nella rete è una trascendenza vicina, con cui è possibile entrare in contatto, persino ‘armeggiare’: basta picchiettare su di una tastiera, forgiarsi identità effimere e rinnovabili, condurre vite alternative per sperimentare un oltre altrimenti inaccessibile.
Fabrizio Vecoli fornisce al lettore una presentazione chiara delle questioni aperte, degli interrogativi posti dalla realtà virtuale, delle riflessioni che il nuovo intreccio tra Internet e religione ha suscitato. Come misurare, ad esempio, l’impatto del cambiamento sulle religioni tradizionali? Come coglierne l’influenza sui nuovi culti? Come comprenderne le conseguenze sul modo di concepire e vivere quel che, malgrado tutto, si dovrà ancora chiamare con il nome di religione?.
Grazie ai social media, non è mai stato così facile scoprire opportunità di business, avviare conversazioni, scoprire informazioni da fonti affidabili e dare forma a nuovi rapporti commerciali. Bodnar e Cohen, business blogger e opinion leader nel marketing online, rivelano come generare relazioni B2B utilizzando i social media. Il ritorno economico (ROI) sarà la metrica fondamentale e unica per capire la bontà dei loro consigli e il valore di questo libro. Costruite una strategia per generare contatti qualificati con i social media, seguendo un semplice metodo in cinque fasi. Create contenuti per tutti i partecipanti al processo di generazione di contatti B2B tramite i social media: dagli eBook di successo ai tweet che producono traffico. Ampliate la sfera della comunicazione, collegando i metodi offline di acquisizione di contatti, per esempio le fiere, agli strumenti offerti dalla Rete. Superate gli ostacoli che impediscono di realizzare le strategie B2B sui social media. Tramite esempi, casi reali e metodologie collaudate, Social Media B2B fornisce le nozioni e gli strumenti che servono per consolidare le relazioni con i clienti, aumentare il numero di contatti qualificati e scoprire nuovi modi di lavorare nel campo del marketing 2.0.
Nella varietà delle formule, dei generi e delle estetiche in cui si rende disponibile alla fruizione dei pubblici - dallo sceneggiato degli anni cinquanta alle web-series degli anni duemila - il racconto televisivo continua a intrigare, appassionare, a far vibrare corde emotive. È sempre tempo di fiction. Il segreto di questa continuità è nella capacità metamorfica delle forme narrative, nella plastica mutevolezza con cui linguaggi e immaginari seriali si rimodellano interagendo con le tendenze di cambiamento proprie di ogni fase evolutiva della televisione e del più vasto ambiente mediale. Oggi, nel tempo della convergenza digitale, trasformazioni significative attraversano il campo della fiction tv, aprendo la strada a nuove forme di creatività e nuove modalità di offerta e di consumo. I saggi contenuti nel volume si propongono di cogliere e di restituire analiticamente, riflessivamente, questa doppia articolazione del racconto televisivo: sempre presente e sempre in divenire.
I documenti del Concilio Vaticano II hanno spesso fatto uso della categoria di testimonianza. Essa è quindi divenuta elemento portante della moderna riflessione teologica sulla comunicazione della rivelazione divina per mezzo della fede. Sulla scia delle note parole di Paolo VI, "l'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri... o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni" (Evangelii nuntiandi, n. 41), nella vita pastorale della Chiesa si afferma con frequenza che l'evangelizzazione odierna si dovrebbe basare principalmente sulla testimonianza, sia perché in essa si rispecchia appieno l'autenticità e la forza incisiva della fede vissuta, sia per evitare il pericolo di intolleranza nella comunicazione della fede attraverso parole di significato potenzialmente univoco. In sostanza, il cristiano è chiamato a evangelizzare principalmente testimoniando la sua fede di fronte al mondo.
I testi qui raccolti affrontano la nuova evangelizzazione da uno speciale punto di vista, quello delle modalità della comunicazione della fede, in riferimento all'emergenza educativa del momento presente e all'urgente necessità di formare i formatori". "
Il tema trattato in questo fascicolo delle "Lanterne" si inserisce nella cornice feconda dell'Anno della fede, indetto dal Santo Padre Benedetto XVI (2012-2013), e nel tempo di grazia della XIII Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dedicata alla "Nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana" (7-28 ottobre 2012). I due testi raccolti affrontano tali tematiche da uno speciale punto di vista, quello delle modalità della comunicazione della fede, in riferimento all'emergenza educativa del momento presente e all'urgente necessità di "formare i formatori". Del resto, la comunicazione della fede è il tema scelto per l'anno accademico 2012-2013 dalla Pontificia Università Lateranense, detta a titolo speciale "l'Università del Papa". All'insegna di questo tema si vorrebbero rilanciare con rinnovato entusiasmo non solo l'attività pastorale a favore degli studenti, ma anzitutto il loro studio e la loro ricerca accademica ordinaria. I due testi, però, sono rivolti a tutti, proprio per l'universalità della fede e lo speciale osservatorio dei due autori. Il primo contributo rappresenta la Lectio Magistralis del Cardinale Gianfranco Ravasi - presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra -, tenuta in occasione del conferimento della laurea honoris causa in Sacra Teologia (Pontificia Università Lateranense, 9 novembre 2012); il secondo testo è di Mons. Enrico dal Covolo, Vescovo titolare di Eraclea.
Uno studio teologico e filosofico che attinge alle recenti teorie linguistiche, per una prospettiva di etica della comunicazione.
La comunicazione si presta alle più diverse declinazioni disciplinari, dalla psicologia, alla semiotica, alla sociologia. Meno battuta è la strada che questo libro si propone di percorrere: la comunicazione come oggetto di analisi della filosofia, in rapporto ai processi del pensiero, alle mosse cognitive che entrano nelle relazioni personali e sociali, alle grandi correnti filosofico-scientifiche della contemporaneità.