
"Ci è stato detto che L* poteva essere, nell'ordine: ipovedente, sorda, autistica, affetta da lesione cerebrale, da malformazione cerebrale, affetta da reflusso gastroesofageo ma per il resto perfettamente sana, affetta da malattia metabolica, da sindrome genetica, da agnosia visiva. A parte la piccola malformazione del lobo temporale destro, probabilmente responsabile dell'epilessia, nessuna di queste affermazioni ha trovato conferma nelle indagini eseguite. Eppure sono tutte un po' vere. L* non è cieca, ma non si guarda intorno come un bambino normale e credo che non abbia mai visto quanto è bella la neve o certi tramonti o alcune espressioni di suo fratello. Non è sorda ma non sente come gli altri, non ride quando si fa una battuta e sembra non sentire la magnificenza di una sinfonia di Beethoven. Non avendo mai avuto una vera diagnosi, le risposte alle nostre numerose e pressanti domande sono arrivate da sole, col tempo, vivendo e aspettando. Vivrà? Crescerà? Parlerà? Camminerà? Correrà? Capirà?". Una storia vera. Il libro è il racconto di un duro percorso di accettazione alla ricerca di una diagnosi che non arriva mai. Ma è anche una testimonianza in cui l'autrice mette a nudo la propria disperazione e l'amore per la propria famiglia, e il modo in cui questi due sentimenti si fondono continuamente, generando un senso di ribellione interiore che solo il tempo potrà smussare. Helen Tricks è uno pseudonimo. L'autrice è una libera professionista e, prima di tutto, una madre.
Da qualche anno il rugby si sta conquistando un seguito sempre più numeroso e particolarmente appassionato tra il pubblico italiano, anche quello femminile. Due campioni della palla ovale come Mauro e Mirco Bergamasco, affiancati da Matteo Rampin, dimostrano in queste pagine che i motivi di tanto successo non sono affatto accidentali, ma affondano le loro radici nei regolamenti, nell'orgoglio e nell'umiltà dei giocatori, nella disciplina, nell'etica stessa del rugby. In una parola, nella sua filosofia. Tecniche, mischie e placcaggi, il celebre "terzo tempo" e i fiumi di birra che dopo ogni partita riconciliano le squadre avversarie, il proverbiale fair play dei giocatori e del pubblico, la logica fondamentale del gruppo sono tutti aspetti che agli occhi di molti potrebbero perfino sembrare paradossali, ma che indicano risvolti umani e morali insospettabili quando si assiste alla vera e propria battaglia che si combatte sul campo, fra fango, sangue e botte da orbi. Veri e propri "eroi della porta accanto", i fratelli Bergamasco illustrano con semplicità il significato di uno sport che, al di là degli obiettivi strettamente agonistici, riflette in profondità la lotta che anima la vita e i nostri impulsi più ancestrali, riprodotti nel microcosmo sociale che è la squadra: in virtù dei caratteri non convenzionali di questa disciplina sportiva, la "filosofia rugbistica" si propone sempre di più come una metafora efficace in campo educativo e formativo.
L’amore, il sesso, la carriera, la maternità. Come un giocoliere su un filo, Antonella riesce a tenere ogni cosa in equilibrio e in queste pagine racconta senza reticenze il suo personale, laborioso viaggio verso la felicità. Tutto inizia con un incontro improvviso a Marrakech. È amore e, insieme, arriva il desiderio di un figlio. Ma l’orologio biologico è spietato e quel sogno sembra destinato a non avverarsi. Intanto la carriera preme e richiede impegno ed energie con voracità sempre maggiore. Finché, nel bel mezzo della preparazione di Ti lascio una canzone, accade l’imprevedibile e Antonella resta incinta della piccola Maelle. «Mai come allora ho avuto la sensazione di averlo fatto. Alzare le vele al destino e lasciarmi trasportare. Così era successo con Maelle, così era sempre accaduto nella mia vita. Tutto per essermi esposta, aver giocato la mia mano senza la certezza di vincere. Era vita, semplicemente.» Una confessione a cuore aperto, nello stile inconfondibile di Antonella Clerici.
Convinto che la conoscenza del passato fosse strumento imprescindibile per guidare la condotta del presente, Italo De Feo ha Scritto diversi libri di storia, tra cui questa ormai classica, e documentatissima biografia di Camillo Benso conte di Cavour: un testo di Grande spessore che gli Oscar rendano nuovamente disponibile al pubblico in concomitanza con le celebrazioni per i centocinquant'anni di quell'unità del Paese per la quale proprio Cavour tanto si adoperò.
Un lungo viaggio negli ultimi 57 giorni di vita di Paolo Borsellino. La sua corsa contro il tempo per individuare gli assassini di Giovanni Falcone. La consapevolezza del giudice della “trattativa” in corso tra mafia e Stato e la sua lotta incondizionata per opporvisi.
«Io accetto, ho sempre accettato più che il rischio […] le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e vorrei dire anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto a un certo punto della mia vita di farlo e potrei dire che sapevo fin dall’inizio che dovevo correre questi pericoli». Paolo Borsellino
Machiavelli lodava il suo genio militare; i sovrani di mezza Europa facevano di tutto per procurarsi il suo elisir segreto contro i veleni. Mozart si ispirò a lui per una delle sue prime opere; poeti e drammaturghi cantarono per secoli le sue vittorie e sconfitte, intrighi di corte e concubine e, soprattutto, della sua morte avvolta dal mistero. Eppure, fino a oggi, nessuno storico moderno ha raccontato la storia di Mitridate, sovrano spietato e visionario ribelle che nel I secolo a.C. sfidò Roma.
Adrienne Mayor narra la storia del re del Ponto unendo il talento del grande narratore alle piú recenti scoperte archeologiche e scientifiche. Il re Veleno descrive un'esistenza traboccante di eventi spettacolari e di momenti di pura esaltazione.
Rivendicando tra i propri avi Alessandro e Dario, Mitridate, dopo che la madre aveva assassinato il consorte, ereditò a quattordici anni un ricco regno sul Mar Nero. Fuggito da Sinope mettendosi in salvo dagli intrighi materni, rimase per anni in esilio e quando tornò nella capitale salí sul trono, rivelandosi un sovrano di straordinaria intelligenza e di ambizioni sfrenate. Acclamato come un salvatore dai sostenitori e temuto dai nemici come un secondo Annibale, immaginò un grande impero orientale in grado di opporsi a Roma. Dopo aver massacrato nell'88 a.C. circa ottantamila romani residenti in Anatolia, conquistò la Grecia e il territorio corrispondente all'odierna Turchia. Combatté alcune delle piú spettacolari battaglie dell'antichità, e trascinò la Repubblica in una lunga serie di guerre, fino a minacciare l'invasione dell'Italia. La sua fantastica capacità di sottrarsi alla cattura e di risorgere anche dopo aver subito perdite devastanti lasciava i romani strabiliati e snervati, mentre la sua abilità nel maneggiare i veleni gli permise sia di sventare i tentativi di assassinarlo sia di eliminare i propri rivali.
Il re Veleno è il racconto appassionante della vita di uno dei piú spietati nemici di Roma.
Curato dal grande storico inglese Denis Mack Smith, famosissimo in Italia non solo per i suoi studi sul nostro Risorgimento, ma anche sulla storia contemporanea, questo volume si presenta come un approccio unico e interessantissimo alla figura più popolare e discussa della lotta per l’unità d’Italia. Il libro infatti, dopo un’ampia introduzione di Denis Mack Smith, si divide in tre parti che riportano rarissime testimonianze – lettere, discorsi, memorie, atti parlamentari - sulla vita e l’opera di Giuseppe Garibaldi: Garibaldi giudica se stesso, Garibaldi nel giudizio dei suoi contemporanei e Garibaldi nel giudizio degli storici. Così, attraverso più voci, da Garibaldi stesso a Francesco Crispi, da Ippolito Nievo a Costantino Nigra, da Vittorio Emanuele II a Camillo Cavour, da Alexandre Dumas a Giuseppe Mazzini, da Cesare Cantù a Benito Mussolini, nelle pagine di questo volume il lettore potrà trovare una singolare e rara panoramica della vita e dell’opera di un personaggio divenuto favoloso. Ma l’altra particolarità che rende questo volume adattissimo a una strenna natalizia è la ricchezza dell’apparato iconografico a colori che lo arricchisce, costituito da stupende illustrazioni tratte da quadri dell’epoca che ricostruiscono battaglie, incontri, episodi e personaggi della grande epopea garibaldina.
"È bello quando parla Gaber" canta Enzo Jannacci, l’amico corsaro di sempre, ricordando quanto il signor G, a quarant’anni esatti dalla sua prima apparizione sulla scena del Piccolo Teatro di Milano, rimanga, oltre che fine affabulatore e artista totale, una delle rare coscienze civili del secondo Novecento italiano.
Questo libro non vuol essere solo l’"autobiografia" di Gaber, ma anche una sorta di breviario irreligioso per liberi pensatori. Nelle sue parole soffia il vento di una morale di lotta, insieme all’ansia di un’etica nuova e di un ritorno al luogo del pensiero. Immerso nel suo tempo, Gaber auspica, anzi esige, un neorinascimento, un nuovo umanesimo e, con esso, un individuo nuovo, fatto di privato e di politico. È questa "l’illogica utopia" del titolo, condita di un "appassionato pessimismo" che l’artista vorrebbe detonatore di uno slancio vitale e gioioso verso un futuro tutto da inventare.
La viva voce di Gaber guida il lettore in un lungo e appassionante viaggio, ricostruito attraverso lo sterminato archivio della Fondazione Giorgio Gaber dei cui tesori viene qui presentata per la prima volta una corposa sintesi, con trascrizioni di materiali audio e video, interviste, manoscritti e testi spesso inediti, memorabilia, rare copertine di dischi e una messe di immagini tratte anche dagli archivi dei fotografi che più da vicino hanno seguito l’artista. Una cronologia dettagliata e una discografia completano questo volume facendone un prezioso riferimento per chiunque voglia addentrarsi nel pensiero gaberiano. Come direbbe Gaber: "C’è roba".
Guido Harari fotografo e giornalista musicale, ha firmato numerose copertine di dischi per artisti italiani e internazionali, da Claudio Baglioni a Vinicio Capossela, Paolo Conte, Pino Daniele, Gianna Nannini, Luciano Pavarotti, Vasco Rossi, Kate Bush, Bob Dylan, Paul McCartney, Lou Reed e Frank Zappa. È stato per vent’anni uno dei fotografi personali di Fabrizio De André, alla cui figura e opera ha dedicato tre libri a loro modo definitivi – "Fabrizio De André. E poi, il futuro" (Mondadori 2001), "Fabrizio De André. Una goccia di splendore" (Rizzoli 2007), "Fabrizio De André & PFM. Evaporati in una nuvola rock" (con Franz Di Cioccio, Chiarelettere 2008) – e una mostra personale, "Sguardi randagi". Harari è anche uno dei curatori della grande mostra multimediale dedicata al cantautore e allestita a Palazzo Ducale, Genova. Tra i suoi libri più recenti, "The Beat Goes On" (con Fernanda Pivano, Mondadori 2004), "Vasco!" (Edel 2006), "Wall Of Sound" (HRR Edizioni 2007), "Mia Martini. L’ultima occasione per vivere" (con Menico Caroli, Tea 2009) e "Chia. I guerrieri in San Domenico" (HRR Edizioni 2010).
I leghisti, che spesso non sanno l'italiano, pretendono che gli immigrati parlino come Alessandro Manzoni. Dal diploma per corrispondenza alla laurea mai ottenuta, dall'incontro con l'autonomista Bruno Salvadori alla creazione della Lega Lombarda prima e Lega Nord poi, dal matrimonio fallito agli slogan politici sui figli e la famiglia, dal federalismo alla secessione passando per la devolution, dai media padani alla rincorsa ai posti in Rai, dalle cooperative padane al flop della Credieuronord, dagli slogan contro “il familismo amorale” alla candidatura del figlio Renzo. Umberto Bossi, condannato per illecito finanziamento pubblico ai partiti durante Tangentopoli è il più “romano” dei padani. Una vita sbarcando il lunario e illudendo con promesse mirabolanti i suoi elettori, ma all'atto pratico non ha ottenuto null'altro che poltrone e posti di potere e sottopotere.
Nessuna vicenda è più significativa nella storia americana di questo secolo del successo di Barack Obama alle elezioni presidenziali, e questo libro lo racconta come nessun giornalista o storico aveva fatto sinora, indagando in maniera esaustiva le circostanze, le esperienze di vita e l'ambizione che lo hanno portato alla Casa Bianca. David Remnick, con la sua impareggiabile capacità di evidenziare il significato storico degli eventi, presenta il ritratto, al tempo stesso magistrale e inedito, di un giovane alla ricerca di sé e di un politico in ascesa determinato a diventare il primo presidente afroamericano degli Stati Uniti. Abbiamo qui il più completo resoconto della sua storia fino alla vittoria: la tragica esistenza del padre, un brillante economista che ha abbandonato la famiglia e ha concluso la sua vita da sconfitto; la madre Stanley Ann Dunham, che ha avuto un figlio quando era ancora ragazzina e poi ha fatto carriera come antropologa vivendo e studiando in Indonesia; la serie di scuole elitarie in cui Obama ha iniziato a forgiarsi una propria identità; l'esperienza come coordinatore di comunità a Chicago, che ha influenzato la sua decisione di darsi alla politica, e che gli ha dischiuso le porte della Harvard Law School, dove si è delineato per lui il senso della grande missione da compiere. Grazie a un'enorme quantità di interviste con amici e insegnanti, mentori e avversari, i familiari e lo stesso Obama, Remnick ci consente di capire come abbia fatto un giovane senza radici, confuso e inesperto a reinventarsi come leader politico. Rileggendone l'ascesa attraverso il prisma del conflitto razziale e sullo sfondo della storia di Chicago, ci mostra come la complessa eredità di questa città e della storia degli Stati Uniti abbia fortemente condizionato i primi passi dell'Obama politico e i suoi rapporti con i vecchi leader neri e con gli eroi del movimento per i diritti civili.