
Immagina di avere cinque anni, di conoscere a malapena il tuo nome e di non essere mai andato oltre i confini del piccolo villaggio in cui vivi. Immagina di salire per sbaglio su un treno e che all'improvviso le porte si chiudano. Immagina di viaggiare per un tempo che sembra infinito e, alla fine del viaggio, di ritrovarti catapultato nella più povera, caotica e pericolosa metropoli del mondo, Calcutta. Ora, devi fare una cosa sola: sopravvivere. Sembra un film, invece è la storia vera di Saroo. E ciò che la rende ancora più straordinaria è quello che è successo venticinque anni più tardi, quando Saroo, cresciuto in Australia da una famiglia adottiva, decide di provare a rintracciare sua madre e i suoi fratelli. Non sa il nome del suo villaggio, ma si ricorda perfettamente una cisterna, un piccolo ponte e il fiume in cui andava a fare il bagno. E passa tutte le sue serate, con pazienza e determinazione infinite, a esaminare attraverso Google Earth ogni linea ferroviaria indiana, fino a trovare un luogo familiare. Ma per scoprire se quell'immagine sfocata è veramente la sua casa c'è un solo modo. Andarci di persona. La lunga strada per tornare a casa è una storia commovente e intensa, che racconta con gli occhi di un bambino la drammatica realtà di quelli come lui, soli, per strada, nell'indifferenza di tutti.
È solo un bambino gracile e con seri problemi di salute, quando sale su un aereo che scavalca l'oceano. Dal campetto del Granduli, in Argentina, tutto buche, sassi e pezzi di vetro, conficcato tra palazzoni di cemento, a Barcellona, dove ha sede una delle più prestigiose squadre di calcio del mondo: il Barça. Lo chiamano "la pulce", "il nanerottolo", e non sempre con rispetto. Così gracile, ha senso che qualcuno ci perda tempo, fatiche e soldi? Suo padre Jorge crede di sì. Un dirigente della squadra crede di sì. Al punto da siglare un accordo su un tovagliolo di carta, al ristorante. È l'inizio di notti passate a piangere. Lontano dalla madre e dal resto della famiglia, che ha riposto tutte le speranze in lui. La partenza per un viaggio che molti intraprendono, ma ben pochi portano a destinazione. Una sfida contro se stesso, cominciata quando palleggiava centinaia di volte senza sbagliare, con qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Quando dormiva stringendo un pallone. Leo, passa! Ma Leo non passa. E dribbla uno dopo l'altro gli avversari. Incurante di strappi e fratture, forte nonostante invidie e gelosie. Il bambino che non passava la palla ha alzato al cielo, unico al mondo, quattro Palloni d'Oro. E sta lottando per passare definitivamente alla storia alla testa della Nazionale argentina. Come nasce una leggenda? Seguendo il cuore. Non arrendendosi mai. È questo che insegna la storia di Lionel "Leo" Messi. Il bambino che non riusciva a crescere, oggi è un gigante.
Hanno inventato il 'beat', sono stati, assieme a Bob Dylan, i padri del rock, hanno scritto alcune delle canzoni più belle e famose del secolo scorso, hanno contribuito a rendere 'visibili' i giovani, hanno stabilito nuove regole d'abbigliamento e di vita, hanno fatto crescere i capelli a un'intera generazione, hanno cambiato alcune regole della nostra vita e molto, molto altro ancora. Il tutto con una dozzina di album, tutti passati alla storia, e in meno di dieci anni, tra il 1962 e il 1970. Un decennio rivoluzionario sotto molti punti di vista, così com'erano rivoluzionari i Beatles. Rivoluzionari erano il loro modo di stare in scena, il loro abbigliamento, i loro atteggiamenti privati e pubblici, la loro ricerca sonora, il modo di comporre, di usare lo studio di registrazione, di proporsi in pubblico, di sparire dalle scene, e la lista potrebbe continuare a lungo. La musica pop, tutta la musica pop, ha un enorme debito verso i Beatles. Non soltanto le band e gli autori che hanno deliberatamente preso spunto dalla loro lezione, ma anche chi, per contrasto, l'ha rifiutata, perché entrambi, i 'favorevoli' e i 'contrari', hanno dovuto fare i conti con gli straordinari cambiamenti, le radicali innovazioni, le incredibili invenzioni dei quattro di Liverpool. Innovazioni che hanno cambiato in maniera radicale il volto della musica popolare, l'hanno trasformata, aperta, liberata, portandola a essere arte.
"Giulia fu una donna spiritosa, brillante, estroversa, sicuramente affascinante, conscia del suo ruolo e del suo peso sociale, che aspirava a conquistarsi sempre e comunque un proprio spazio nel quale, civettando, primeggiare: dalla frequentazione dei cenacoli letterari a quella dei circoli politici, dai salotti della ribellione generazionale a quelli, più insidiosi, della sotterranea opposizione al regime e al sistema. Tutto le era permesso, e dovunque si muovesse la seguiva un folto stuolo di corteggiatori che ne stimolava l'orgoglio e ne suscitava la vanità. Contestatrice del padre e del suo ipocrita mondo di valori, non si accorse in tempo del baratro in cui sprofondava, giorno dopo giorno, spostandosi da posizioni di fronda a quelle di aperta congiura. Molla ne fu sempre il suo spirito provocatorio e l'impulso al ruolo di prima donna": dal primo accordo di matrimonio stipulato dal padre quando la bimba aveva due anni alla morte, forse casualmente, anche del padre nello stesso anno, il volume ricostruisce l'affascinante vita di una donna discussa e criticata dai suoi contemporanei e forse musa ispiratrice di poeti e bizzarre situazioni dentro la sua corte. È lei Corinna, la donna cantata da Ovidio negli "Amores"? Perché era così affascinata dall'Egitto? Gusto dell'esotico o fatale attrazione verso forme ellenistiche di potere e dispotismo? Quale la natura del rapporto antagonistico tra lei e Livia, la terza moglie di Augusto?
Una monografia dedicata alle vicende biografiche e allo sviluppo intellettuale del padre della filosofia moderna. Il testo critico è completato da una ricca bibliografia ragionata e da un'esaustiva cronologia.
Il percorso spirituale della giovane ebrea olandese (che ha trovato Dio nell'orrore della Shoah) con lo schema degli antichi Padri: dal mondo esterno a quello interiore e di qui a Dio.
Con le armi del grande narratore, Ermanno Rea conduce un'indagine in forma di diario sulle ragioni del suicidio di Francesca Spada, giornalista culturale de "l'Unità" e critico musicale. A ospitare la vicenda è una Napoli lacerata dalla guerra fredda. L'inchiesta è resa difficile dalla distanza temporale da eventi avvenuti oltre trent'anni prima, in un momento in cui le coscienze si confrontavano in modo ossessivo con la politica. Una stagione per certi versi drammatica in cui si intersecano le ragioni esistenziali dei protagonisti, il destino di una città come Napoli (il cui porto era controllato di fatto dagli americani), le incertezze di una generazione appena uscita dalla guerra, alle prese per di più con un Partito comunista ancora fortemente ancorato all'identità stalinista. A poco a poco, con un andamento concentrico, si fa luce sulla complessità dei fatti che spinge la giovane giornalista al suo atto estremo. Da storia privata quindi l'indagine si fa storia collettiva di un'intera classe politica, di una generazione, delle sue speranze e dei suoi valori.
Himalaya, 31 luglio 1954. Alle 18 gli italiani conficcano il tricolore sulla vetta del K2, la seconda montagna più alta del mondo. Gli alpinisti della spedizione vengono celebrati come eroi da una nazione che sta ancora facendo i conti con le umiliazioni e la miseria derivate dall'ultima guerra. Ma la versione ufficiale sull'impresa alimenta veementi polemiche. La più importante, quella che durerà per oltre mezzo secolo, riguarda la ricostruzione delle ore che precedettero la conquista. Bonatti rischiò la vita passando la notte sul ghiaccio, all'aperto, a ottomila metri: perché? I pakistani pensarono che volesse precedere i suoi compagni sulla cima: era possibile? Compagnoni e Lacedelli, gli alpinisti che raggiunsero la vetta, dissero che le bombole di ossigeno si esaurirono duecento metri più in basso: che cosa era successo? Irriducibile e orgoglioso, Bonatti per cinquant'anni smontò le bugie che lo riguardavano e ricostruì pezzo per pezzo quella che infine verrà riconosciuta come la verità di un "giallo alpinistico" che ha emozionato il mondo. Prefazione di Rossana Podestà.
Gino Bartali è stato amato come altri pochi campioni nella storia dello sport. Per la sua ruvida schiettezza di popolano e di toscano, per la sua capacità di soffrire, per la sua fede. Bartali uomo e Bartali campione. Questo libro racconta i successi, i misteri e le tragedie di una carriera durata un quarto di secolo: le 144 vittorie, le quasi mille giornate di gara, le memorabili arrampicate sulle Alpi e sui Pirenei. Rivela tutti i retroscena della lunghissima rivalità con l'amico-nemico Fausto Coppi; si sofferma sul celebre episodio della vittoria al Tour de France del 1948, poco dopo l'attentato a Togliatti: un successo sportivo che secondo l'opinione pubblica salvò l'Italia da una guerra civile; ricorda l'uomo che con straordinaria solidarietà mise a rischio la sua stessa vita per salvare quella di centinaia di ebrei perseguitati.
Tanto popolare da essere coinvolto anche nel mondo dello spettacolo, Bartali si è meritato una delle più belle e conosciute canzoni di Paolo Conte, che ha saputo immortalare quei tratti - "quel naso triste come la salita, quegli occhi allegri da italiano in gita" - che ormai sono entrati nel mito.
Marius Oprea è un archeologo unico nel suo genere. Dissidente all'epoca di Ceaucescu e successivamente fondatore dell'Istituto per la ricerca sui crimini del comunismo, setaccia la Romania alla ricerca di storie mai dimenticate ma da decenni passate sotto silenzio, a testimonianza delle quali oggi resta poco. Restano le ossa di vittime assassinate dalla Securitate, la polizia politica rumena, e sepolte poco lontano dai villaggi come monito. Rimangono i resti dei vescovi e dei sacerdoti greco-ortodossi rinchiusi e martirizzati. Resta una storia della Romania quasi sconosciuta tutta da riscrivere. Dall'incontro di Oprea con Guido Barella sono nate un'amicizia e una stretta frequentazione, ma anche l'occasione per raccontare una storia profonda e avventurosa, che affonda le sue radici nella storia dell'Europa e della follia dei totalitarismi.
Nasser, ha lasciato l'Egitto dove, senza lavoro e nella morsa della corruzione non avrebbe avuto molte prospettive, e cerca di dare una svolta alla sua vita. Dopo varie disavventure, passando prima per la Grecia e poi per l'Albania, da clandestino approda in Italia. Impara un mestiere e si migliora giorno dopo giorno. Riesce a instaurare un bel legame con un anziano ristoratore, burbero per i più e forse anche un po' prevenuto nei confronti degli stranieri, ma Nasser non disdegnando il necessario apprendistato; diventa socio di Piero e nel giro di pochi anni trasforma i suoi investimenti. Oggi è proprietario di tre pizzerie e aiuta altre persone meno fortunate di lui. Nella sua esperienza, fiducia e speranza si sono unite a una profonda spiritualità dove la presenza di Dio ha giocato un ruolo importante.