
«Discernimento» è un termine che non ha un preciso equivalente nelle lingue bibliche, né in ebraico né in greco. Per discernimento la riflessione intende prima di tutto la capacità degli esseri umani di porsi in un atteggiamento di ricerca di fronte alle cose della vita, poi la capacità di saper valutare cose, persone, situazioni e, infine, di saper scegliere il risultato del proprio discernimento. Così inteso, il discernimento è qualità tipica dei saggi d’Israele: una dote umana, prima ancora che religiosa. Il saggio biblico, in particolare, è colui che sa discernere la presenza di Dio nel mondo e nella storia; ma, proprio per questo, sa anche che ogni aspetto della vita umana, specialmente ciò che può sembrare più ordinario, richiede un attento discernimento, per riuscire a scorgere le tracce di Dio anche nel quotidiano. «Il popolo di Dio, mosso dalla fede, per cui crede di essere condotto dallo spirito del Signore che riempie l’universo, cerca di discernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni cui prende parte insieme con gli altri uomini del nostro tempo quali siano i veri segni della presenza o del disegno di Dio» (Gaudium et spes, 11). Con testi come questo (cf. anche GS 4; LG 12), il concilio Vaticano II introduce a pieno titolo il tema del discernimento nella vita della Chiesa, in un’epoca nella quale la realtà appare sempre più complessa e difficile da comprendere.
L'attesa è un clima spirituale che si configura con la ricchezza e la complessità del vissuto di ogni uomo, in particolare nel suo rapporto con Dio. Vi sono coinvolte la religione e l'antropologia, la filosofia e la storia. Si riferisce a Dio e all'uomo, al singolo e alla comunità. In questo numero 74 di "Parole Spirito e Vita", nella terza parte il tema viene volutamente allargato oltre l'aspetto strettamente religioso, ove pure viene detta la presenza di Dio.
Il volume è il risultato del convegno organizzato dal settore "Apostolato biblico" dell'Ufficio catechistico nazionale, volto a offrire le linee fondamentali della teologia biblica, disciplina che presenta un'identità multiforme per cui con ragione si può parlare al plurale di teologie bibliche.
Rivista semestrale n. 2/2019
Il tema del corpo è argomento di grande complessità perché è la base per molti altri temi. A esso si lega la finitudine e la limitatezza dell'uomo, quindi il soffrire (e per opposizione, il piacere). Il corpo permette il contatto, l'incontro tra uomini, nonché tra uomo e donna. E solleva la questione della morte, tema certamente chiave perché pone il problema di come possa un Dio morire. Con tutto il ripensamento che questo comporta sulla figura di Gesù come Messia: poteva il Messia soffrire, essere denudato, ferito, deriso e venire ucciso? Eppure proprio di fronte al corpo del Cristo morto nasce la speranza della risurrezione. Parola spirito e vita n. 81. Quaderni di lettura biblica. Semestrale n. 1 - gennaio-giugno 2020
La Società italiana per la ricerca teologica (SIRT), che organizza periodicamente simposi per promuovere l’investigazione critico-scientifica interdisciplinare in campo teologico, ha deciso di concentrare i propri interessi di studio attorno al “simbolo di fede”. Al tema ha già dedicato i volumi curati da: C. Dotolo, Il Credo oggi. Percorsi interdisciplinari (2001); G. Giorgio, Dio Padre Creatore. L’inizio della fede (2003); V. Battaglia e C. Dotolo, Gesù Cristo Figlio di Dio e Signore (2004); C. Dotolo e C. Militello, Concepito di Spirito Santo, nato dalla Vergine Maria (2006); F. Bosin e C. Dotolo, Patì sotto Ponzio Pilato... (2007). I saggi raccolti in questa sede rappresentano i contributi offerti al X Simposio della SIRT in collaborazione con il Servizio nazionale per il progetto culturale della CEI: essi vertono attorno agli articoli sesto e settimo del simbolo apostolico: «Salì al cielo, siede alla destra di Dio padre onnipotente, di là verrà a giudicare i vivi e i morti». Lo sforzo di tutti gli studiosi è quello di ridire Dio nel contesto spazio-temporale in cui oggi ci troviamo a vivere, affinché la professione di fede possa ancora essere reale strumento di trasmissione della medesima fede nel mutato contesto culturale.
Sommario
Nota dei curatori. 1. Salì al cielo, siede alla destra di Dio, di là verrà a giudicare i vivi e i morti (C. Valenziano). Ad limina. 2. Storia della salvezza e teologia. L’ultimo uomo alla fine della storia (G. Pasquale). I. «Salì al cielo» tra cielo e terra. 3. Quale «luogo» abita Dio? (C. Caltagirone). 4. Quale «luogo» abita l’uomo? Modelli di umanità postmoderna nello scenario della globalizzazione (G. Giorgio). II. «Siede alla destra di Dio padre onnipotente». Tra potenza umana e (im)potenza divina. 5. Oltre l’onnipotenza di Dio (L. Tomassone). 6. Fascino del virtuale sovrabbondanza del reale (F. Pasqualetti). III. «Di là verrà a giudicare i vivi e i morti». L’attualità inattuale del Regno. 7. Etica o religione: la provocazione di Gesù (C. Zuccaro). 8. La caritas forma dell’identità cristiana (L.M. Pinkus).
Note sui curatori
Calogero Caltagirone è ricercatore presso la Libera Università Maria SS. Assunta (LUMSA) di Roma e insegna nella sede di Caltanissetta oltre che nella Facoltà Teologica di Sicilia “San Giovanni Evangelista” di Palermo. Tra le sue pubblicazioni: Lo Spazio-Tempo della Chiesa. Per una ecclesiologia in prospettiva locale, Caltanissetta 2001; Ripensare il mondo. Spazio-tempo, cosmovisioni, conoscenze, Caltanissetta-Roma 2001; Giovanni Cinquemani. Una predicazione sociale, Palermo 2001; Scienze e teologia. Incontri e scontri ai confini della conoscenza, Bologna 2002; I luoghi della Chiesa. Per una storia della teologia della Chiesa locale, Caltanissetta-Roma 2003; L’umanità dell’uomo. Sondaggi antropologici tra scienza e filosofia, Caltanissetta 2004; La comunità dei parlanti. L’istanza etica del parlare secondo Jürgen Habermas, Caltanissetta-Roma 2005. Ha curato il volume Antropologia e verità dell’uomo, Caltanissetta-Roma 2000.
Giovanni Giorgio è docente di filosofia teoretica nella Facoltà di diritto canonico della Pontificia Università Lateranense ed è preside dell’Istituto teologico abruzzese-molisano di Chieti, affiliato alla predetta Università. Tra le sue pubblicazioni: Il Dio ultimo come origine della verità, Roma 1998; Il pensiero di Gianni Vattimo, Milano 2006. Ha curato i volumi Dio padre creatore. L’inizio della fede, Bologna 2001; Planus 2006. Quaderno di studi dell’Istituto Teologico Abruzzese-Molisano, Pescara 2006; Speranza: una sfida al presente, Pescara 2006.
A causa della sua incredulità Israele ha forse cessato di essere popolo di Dio, cedendo il passo alla Chiesa? Oppure bisogna riconoscere l’esistenza permanente di un solo popolo che in Cristo ha conosciuto una svolta epocale aprendosi a tutti i popoli? L’ecclesiologia di Luca, testimoniata in modo particolare negli Atti degli apostoli, si qualifica secondo quest’ultima direttrice, come sintetizza Dupont nella conclusione della sua opera, frutto di pazienti e minuziose analisi del testo lucano.
«Israele non ha perduto il proprio privilegio di popolo eletto», scrive l’autore. «Non si può dunque attribuire a Luca l’idea che esistano due popoli di Dio, uno antico e uno nuovo. Al contrario, Luca è assai sensibile alla svolta che gli avvenimenti di Pasqua hanno fatto prendere alla storia dell’unico popolo di Dio, determinandone il passaggio dal tempo della promessa a quello del compimento».
Secondo Dupont l’angolo visuale più adeguato per affrontare l’ecclesiologia di Luca è quello che corrisponde alla sua costante preoccupazione di valorizzare la continuità del processo attraverso il quale la Chiesa cristiana si è progressivamente staccata dal giudaismo ufficiale, continuità che unisce il tempo delle promesse divine a quello del loro compimento.
Sintesi di 450 termini e concetti riferiti alla celebrazione della liturgia cristiana.
Il libro si sofferma a considerare alcune parole-chiave che esprimono in un senso più chiaro ed esplicito la realta della gioia neotestamentaria. Le parole con cui l'angelo comunica ai pastori la nascita del figlio di Dio che si è fatto uomo, che è venuto sulla terra a salvare il genere umano dal peccato, alla morte e dal potere del male sono appunto queste: "Vi annuncio una grande gioia" ((Lc 2,10). Da qui parte la convinzione che tutti i libri del nuovo testamento sono permeati da questa caratteristica cristiana. Nell'intera rivelazione neotestamentaria Gesù Cristo è il punto luminoso da cui proviene la gioia come fiducia nel progetto divino, come sicurezza di avere accesso alla salvezza che dio ha manifestato all'umanità. La persona e la missione redentrice del figlio sono segno di consolazione e di pace, di lieta serenita, pur nella consapevolezza che la via che porta alla gloria e alla felicita passa attraverso la croce.