
In un tempo in cui sono troppe le contrapposizioni ideologiche sulla morale, il presente lavoro presenta il concetto di cura come base per un linguaggio comune. Urgente è passare da un’etica individualista, fondata sui criteri di imparzialità e giustizia, a un’etica relazionale: “prendersi cura” dell’altro è la forma più alta di servizio e di donazione di sé in quanto mostra di essere consapevoli della costitutiva vulnerabilità umana.
Mentre Papa Benedetto XVI ribadisce che "ciò che per generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e non può essere improvvisamente del tutto proibito o addirittura giudicato dannoso", un nuovo "protestantesimo" ha cominciato a serpeggiare subdolamente nella Chiesa: è l'"eresia dell'informe" come è stata definita dal noto scrittore tedesco Martin Mosebach. Dietro l'alibi di un inedito pauperismo - abolizione di altari ed arredi consacrati dalla tradizione, eliminazione dei banchi, disposizione "dinamica" dell'assemblea attorno alla cattedra vescovile - si cela una deprimente decadenza del fattore estetico ed artistico, ma non solo. È in atto un allarmante processo di "desacralizzazione", di perdita del senso del "divino" per cui il "contenitore - chiesa" assume i connotati di uno spazio asettico, spersonalizzato, piegato ad un uso polivalente e modernamente "differenziato". Lo "scandalo" suscitato dall'oltremodo discusso "adeguamento liturgico" della cattedrale di Reggio Emilia, presentato, addirittura, come antitesi al Concilio Tridentino e alla "Chiesa Controriformata", incarna emblematicamente lo spirito di questa nuova "eresia", che getta una luce inquietante sull'ipotesi sempre più plausibile di trovarsi in presenza di un'altra Chiesa invano. Prefazione di Mons. Nicola Bux.
Le pagine che seguono sono state pubblicate dall'ottobre 2009 all'aprile 2011 sul sito di "Riscossa Cristiana", di cui Vassallo è stato uno dei fondatori, ed è tuttora il coordinatore e garante del settore culturale. Sono pagine in cui viene sviluppato l'arduo compito che l'autore si è dato: denunciare gli errori di un'epoca, la nostra, non a caso caduta nel nichilismo e nel relativismo, capire le cause di questo degrado che da intellettuale diviene fatalmente anche morale e politico, avvelenando la quotidianità, e recuperare i valori della nostra tradizione per ridare slancio e vita all'uomo moderno, al quale il progressismo sa offrire solo una pseudo filosofia mortifera, scivolata ormai sull'ultima spiaggia dell'esaltazione delle perversioni, del delirio di autodistruzione. In questi strani anni in cui stiamo vivendo, dominati dal più grigio conformismo, da un'assoluta mancanza di idee, di prospettive e di cultura, Piero Vassallo è portatore di scandalo: cattolico, difensore della tradizione, arriva a dimostrare come solo il recupero dei valori da sempre difesi dalla Chiesa cattolica possa salvare questa società dallo sfacelo materiale e intellettuale, oltre che morale, in cui è immersa. Prefazione di Paolo Deotto.
Una riflessione, alla luce della riflessione morale cristiana, sul mondo del lavoro, dell'etica degli affari e delle responsabilità sociali delle imprese nella vita della comunità civile. Una delle principali sfide dell'era moderna è stata quella di riuscire a integrare gli affari nella struttura e nella vita della comunità civile, ma troppo spesso i pensatori sociali cristiani hanno dato a questo tema meno importanza di quello che avrebbe meritato e hanno trascurato le modalità attraverso cui l'economia contribuisce al bene comune e a quello privato.
L'Autore si interroga sua quale debba essere la corretta interpretazione da riconoscere all'espressione conciliare Ecclesia Christi subsistit in Ecclesia Catholica", oggetto di alcuni chiarimenti post-conciliari della Congregazione per la Dottrina della Fede, sui quali pure si sofferma. "
Studio sul "De Trinitate" di Ilario di Poities: col suo carattere speculativo e il suo ampio respiro teologico, il testo dimostra quanto Ilario sapesse sollevarsi al di sopra della polemica per una ricerca volta all'approfondimento delle verità della fede e per una risposta il più possibile esauriente al problema religioso del suo tempo.
Tutta la vita è una ricerca continua, un cammino, un viaggio, forse meglio un pellegrinaggio. Ma alla fine che cosa cerchiamo? Qual è la meta cui sospiriamo? Noi cerchiamo Dio. Alla fine ciò che cerchiamo, la meta cui aneliamo, il tutto cui sospiriamo e che attendiamo è Dio. Non ci sono espressioni più belle e indovinate di quelle notissime ma sempre stupefacenti del sommo Agostino: "Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te". La ricerca di Dio si unisce necessariamente e inscindibilmente alla ricerca dell'altro. Si dovrà dunque dire: "Cerco te, solo per te, mio Dio, ma cerco anche te, solo per te, fratello che accompagni il mio cammino, necessario compimento del mio amore".
Il libro cerca di costruire un percorso che dalla Scuola si dirige verso la ricerca di Dio, prima di tutto facendo conoscere la possibilità stessa di questo raccordo.
Trattandosi, in fondo, di un unico cammino di maturazione, si mettono in luce alcuni aspetti che favoriscono questo percorso e altri che lo ostacolano.
Non mancano le provocazioni e i paradossi che vorrebbero togliere smalto a certi luoghi comuni, soprattutto riguardanti l'uso massiccio di immagini grazie alle varie tecnologie: se queste non sviluppano l'attenzione, non potranno favorire ulteriori maturazioni.
La traduzione in lingua italiana dell'articolo di Johannes Beumer, comparso nella Rivista Gregorianum nel 1939, prende in esame la storia dell'assioma gratia supponit naturam, spesso soltanto citato dai teologi moderni, ed offre la possibilità di approfondire le dinamiche teologico-filosofiche implicate nella comprensione dei due ordini: naturale e soprannaturale.
Il clima di cristianità è finito, occorre tornare ad una pastorale missionaria, alla prospettiva di una "chiesa in uscita" secondo il modello di Gesù e delle prime comunità cristiane. Di fronte a questa realtà che si impone nasce l'interrogativo di quale stile, quali atteggiamenti assumere in un mondo pluralista dove la scelta di fede appare come una possibilità tra le altre senza supporti ambientali? A quale conversione pastorale siamo invitati per l'annuncio del Vangelo nel mondo moderno?
"Chi lascia sua moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio": testimoniato dai Vangeli di Matteo, Marco e Luca, l'insegnamento di Gesù non lascia dubbi. Gesù, sposo di Israele, ha dato un insegnamento sul matrimonio che, in rottura con le convenzioni del suo tempo, e le soluzioni del caso, ristabilisce il disegno di Dio Creatore sulla famiglia, disegno oscurato da pratiche come il divorzio.
Vivere moralmente significa, prima di ogni fare, andare al perché si compie questo o quel gesto, o si vive facendo il bene o al contrario agendo muovendosi in direzione opposta. La vita buona, infatti, è un cammino permanente che impegna l'intera esistenza umana. La riflessione qui proposta intende prendere le mosse dalla vita feriale; quella che ogni persona porta avanti, giorno dopo giorno, tra gioie ed inevitabili difficoltà, in un tempo segnato da grandezza e non minor fragilità, bellezza ed insieme opacità. Nella ricerca progressiva della piena umanità.