
Su esplicita richiesta dei propri ex allievi, l'autore ha steso alcune riflessioni che intendono riassumere, in maniera semplice e concisa, l'essenza del suo insegnamento durato circa 35 anni. Esse rivelano una straordinaria capacità di andare al cuore dell'uomo e della teologia rifuggendo le lungaggini, il linguaggio astruso e oscuro, e proponendo viceversa un compendio chiaro, avvincente e mai banale, particolarmente apprezzabile anche dai non addetti ai lavori.
Sommario
Introduzione.Trentacinque anni in poche pagine (A. Pronzato). 1. Al cuore della teologia. 2. Il progetto del Padre è la divinizzazione dell'universo. 3. Il rivelatore perfetto è l'Uomo-Dio. 4. La vita di Dio è famiglia. 5. Il creato come rivelazione divina. 6. La grazia originale e il mistero del male. 7. La Chiesa siamo noi. 8. Maria, la Madre. 9. Il compimento sempre all'inizio. 10. Conclusione generale.
Note sull' autore
Sandro Vitaliniper oltre trent'anni ha insegnato teologia dogmatica a Fribourg (Svizzera), è stato due volte decano della facoltà in questione e durante uno dei suoi decanati fu assegnato il «dottorato honoris causa» a Max Thurian. Attualmente è pro-vicario generale della diocesi di Lugano.
Questo libro risponde a tutte le domande sull'ecumenismo e sulle differenti Chiese cristiane, spiega i perché delle divisioni e sottolinea l'importanza di una fede comune. Ma soprattutto documenta un rifiuto: quello dei cristiani di buona volontà di tutte le epoche, ma specialmente della nostra, che respingono l'odio e camminano, seppur con fatica, verso l'unità di tutti i credenti in Cristo.
In occasione dell'Anno dell'Eucaristia (2004-2005), la Chiesa diocesana di Adria-Rovigo ha celebrato sette Giornate Eucaristiche Pasquali incentrate sul tema che dà il titolo a questo volume. L'opera raccoglie le riflessioni, le testimonianze, le omelie e i messaggi delle Giornate, e si offre alle famiglie come un invito ad affrontare i problemi della vita alla luce dell'Eucaristia, aprendo i cuori all'amore e alla speranza.
Il 16 ottobre 1978, l'elezione di un papa polacco ha fatto puntare gli occhi su questa nazione. Le vicende personali di Karol Wojtyla hanno aiutato a scoprire la storia dolorosa di questa terra, caratterizzata da una forte identità religiosa cattolica e da una sentita appartenenza culturale unitaria. Questo fascicolo si affianca alla descrizione storico-culturale che del Paese fanno le guide locali, per aiutare il gruppo a vivere un'esperienza religiosa entro la rete di visite essenziali a Cracovia, Wadowice, Auschwitz, Kalwaria Zebrzydowska, Czestochowa, Varsavia. Le Messe suggerite (insieme a quelle mariane) sono occasione per rievocare le figure di san Massimiliano Kolbe, santa Edith Stein, santa Faustina Kowalska.
Il tema del volume è "l'uomo e la donna", ma meno genericamente è quello che l'autrice chiama il "Vangelo della differenza", che è la condizione elementare dell'incontro e dell'incanto fra l'uomo e la donna, la dualità che porta il sigillo di Dio e della sua irrevocabile benedizione sull'amore umano. Vi si trovano spunti filosofici, affondi teologici e suggerimenti pratici. Scopo del testo consiste nel tentativo di introdurre il lettore a uno sguardo diverso dal solito sulla realtà della differenza sessuale. Uno sguardo diverso perché illuminato dalla luce che viene dall'evento dell'incarnazione, morte e risurrezione del Signore Gesù.
Lo stretto legame che esiste fra l'interesse dei contemporanei per il racconto e la situazione culturale delle società postmoderne - abitate da una pluralità di visioni del mondo e da una crescente individualizzazione degli stili di vita - ha fatto sì che la teologia narrativa assumesse sempre maggiore peso. Tuttavia, la fede in Dio, anche e soprattutto nell'epoca post-metafisica, ha ancora bisogno di essere "pensata", perché la teologia narrativa non rimanga semplicemente una moda, ma venga fondata da un punto di vista filosofico e teologico. Se ne incarica questo saggio, dimostrando che il principio della concordanza tra la forma della memoria biblica e il suo contenuto teologico permette di collocare la narratività al suo giusto posto in una teologia cristiana adeguata a una società post-metafisica e postmoderna, cosciente della densità letteraria delle sue tradizioni.
Esperienza universale che attraversa le epoche e le culture accomunando adolescenti e adulti, ricchi e poveri, aristocratici e gente comune, l'amicizia raggiunge il nostro tempo liquido e virtuale estendendosi ai contatti di Facebook, che avvengono sulla base di una "richiesta di amicizia". Esperienza duratura, perché propria dell'uomo, ma anche difficile da definire e persino ambigua, viene ospitata nel cristianesimo in modo originale e fecondo e solleva alcuni interrogativi: se l'amico è come un fratello, qual è il rapporto fra amicizia e fraternità? Che distinzione esiste fra amico e prossimo? E, alla luce dell'invito ad amare i nemici, per il cristianesimo esistono ancora amici? L'amicizia è virtù, è disposizione che assume come compito etico l'affinità elettiva, ma è al tempo stesso un mistero poiché si nutre anche di silenzio, specchio che ne riflette la trascendenza e apre all'infinito.
Kari Elisabeth Børresen ha rivendicato la critica femminista della centralità maschile come la più grande rivoluzione epistemologica della storia umana, un sovvertimento ancor più radicale della confutazione del geocentrismo (Copernico) e dell'antropocentrismo (Darwin). Ne ha concluso che la differenza sessuale non può più imporre ruoli divisivi di genere, ma deve ispirare la collaborazione di donne e uomini in tutti gli ambiti della vita della Chiesa e della società. A lei si deve l'invenzione di un nuovo lessico, per esempio il binomio "subordinazione/equivalenza" come segnaletica dell'ambiguità del cristianesimo verso le donne, e termini quali "androcentrismo" e "matristica", ora entrati nell'uso comune.«Tutti i sistemi religiosi prendono forma e vengono portati a parola in culture che si modificano storicamente», scrive Børresen in questo testo che ripercorre il suo originale percorso intellettuale. «La sfida è rappresentata dal fatto che sia la Scrittura che la tradizione cristiana si sono strutturate in contesti che erano androcentrici e devono essere interpretate e riformulate con un adeguato linguaggio su Dio».