
Il "libro della natura" ispira da sempre la teologia di Jürgen Moltmann. Il volume raccoglie i contributi più significativi prodotti dal sistematico di Tubinga nel dialogo tra scienza e teologia, dove per Moltmann al centro sta sempre la sapienza come etica della conoscenza.
Dalla quarta di copertina:
Il “libro della natura” ispira da sempre la teologia di Jürgen Moltmann. Il presente volume raccoglie i contributi più significativi prodotti dal sistematico di Tubinga nel dialogo tra scienza e teologia, dove per Moltmann al centro sta sempre la sapienza come etica della conoscenza. Una percezione teologica del mondo è importante anche per le scienze della natura, ma insieme le acquisizioni in campo scientifico arricchiscono anche il riflettere teologico.
«La raccolta comprende una serie di scritti pubblicati in un ampio arco di anni e va considerata semplicemente come un contributo al dialogo che s’impone, per quanto ancora debole e incerto, fra teologi e scienziati della natura. Mi sono occupato di tali questioni non per fornire una spiegazione religiosa delle acquisizioni d’ordine scientifico, ma per continuare anche in questo campo la riflessione teologica e mostrare la compatibilità fra teologia e scienze della natura. Prestando ascolto agli scienziati, ho cercato di far vedere quel profilo della teologia che loro interessa, animato come sono dal desiderio di riformulare il pensiero teologico nel quadro delle scienze della natura».
(dalla Prefazione)
Recensioni:
La teologia protestante del secolo scorso è stata segnata dal «no» di Karl Barth alla teologia naturale (1943). Riveste un singolare significato questa raccolta di scritti di M. sul rapporto fra scienze naturali e fede, sollecitata soprattutto dalla crisi ecologica. Essa «va considerata semplicemente come un contributo al dialogo che s’impone, per quanto ancora debole e incerto, fra teologi e scienziati della natura. Mi sono occupalo di tali questioni non per fornire una spiegazione religiosa delle acquisizioni d’ordine scientifico, ma per continuare anche in questo campo la riflessione teologica e mostrare la compatibilità fra teologia e scienze della natura. Prestando ascolto agli scienziati ho cercato di far vedere quel profilo della teologia che loro interessa, animato come sono dal desiderio di riformulare il pensiero teologico nel quadro delle scienze della natura».
Il regno-attualità 8 (2004) 258
Un libro sintesi.
Una guida convincente, ponderata, prudente e con chiare posizioni, firmata da uno dei più noti teologi europei della morale.
Dalla quarta di copertina:
Tecnica genetica, mondi genetici, medicina della riproduzione, diagnostica del preimpianto, biotecnica, analisi del genoma, terapia genica, test genetici, clonazione, animali transgenici, incrocio fra uomo e maiale, brevettazione di geni, dispersione di microrganismi nell’ambiente, novel food: questa enumerazione di alcuni temi trattati nel libro ci mostra chiaramente quanto angustiante sia ciò che ci viene presentato quasi quotidianamente nei media come stato attuale della ricerca.
Vogliamo realmente tutto questo? Come può difendersi la comunità umana da sviluppi sorprendenti e deleteri? Quali criteri etici si possono, anzi si devono, proporre ai ricercatori di tutto il mondo?
Il medico, il biologo, il biochimico come agiscono responsabilmente, quando lavorano e ricercano biotecnicamente? Quali possibilità hanno i cittadini, i politici e gli stati della terra di prevenire conseguenze pericolose della biomedicina e della biotecnica? Dietmar Mieth propone un libro-sintesi, che risponde a tali domande e formula i nuovi compiti dell’etica.
Una guida convincente, ponderata, prudente e con chiare posizioni, firmata da uno dei più noti teologi europei della morale.
Recensioni:
[...] l'opera si rivela una guida convincente, ponderata, prudente e con chiare posizioni, firmata da uno dei più noti teologi europei della morale.
L. Castiello, in Asprenas 52 (3/2005) 458s.
L’opera si articola in tre sezioni:
1. Profilo e funzione della missiologia
2. Inculturazione e identità
3. Frammenti di teologia della missione
Dalla quarta di copertina:
Il concetto di “Missione” risulta oggi appesantito storicamente, in quanto ricorda la storia del colonialismo e dell’imperialismo culturale occidentale, ma il teologo di Münster lo assume e lo riconduce, in un coraggioso progetto, al suo significato come dato fondamentale della fede cristiana.
La Missione è espressione vitale della Chiesa, in essa vive la visione cristiana, aperta a tutti gli esseri umani. Per questo la Missione, per un verso, ha il suo fondamento nella destinazione universale del Vangelo, e per un altro verso essa si compie nella testimonianza della fede, che si contrappone a forme di comunicazione della fede, che siano colonialistiche, paternalistiche e di indottrinamento.
Il dare-testimonianza dei cristiani è l’agire missionario nella sua forma autentica.
Quale identità di Dio si dà oggi a scoprire nella storia di Gesù di Nazareth? Dopo aver affrontato la negazione di Dio nel pensiero moderno, la ricerca abbandona i veli del lutto e affronta la rivelazione cristiana, muovendosi nel solco di una teologia fondamentale.
Dalla quarta di copertina:
L’opera cerca di vedere quale identità di Dio si dà a scoprire nella storia di Gesù di Nazareth. La ricerca è condotta nell’orizzonte della «morte di Dio» e della «fine della religione» che minaccia il nostro tempo e oscura il senso dell’uomo quanto quello di Dio. Il problema è costitutivo del pensiero filosofico della «modernità». Prima di interrogare la rivelazione, la teologia deve situarsi nell’ambito della ragione e chiedersi perché e come il pensiero di Dio in quell’ambito si è perduto.
L’opera inizia, dunque, con un’ampia esplorazione del problema di Dio nella filosofia, da Descartes ai nostri giorni, onde rilevare le vie attraverso le quali la non credenza si è diffusa, e osservare le reazioni della teologia e i suoi nuovi tentativi di riconciliazione tra la fede e la ragione. Una volta affrontata la negazione di Dio, il pensiero credente potrà abbandonare i veli del lutto e affrontare la rivelazione.
Il secondo capitolo si sofferma sul terreno dei vangeli, luoghi privilegiati della cristologia, senza però rimanervi chiuso. Esso dovrà, in effetti, spiegare come la tradizione cristiana ha potuto veicolare una «ovvietà» di Dio che il pensiero moderno rigetterà. Così, l’interesse del capitolo si focalizza non tanto sulla identità personale dell’uomo di Nazareth, quanto sui segni della presenza di Dio che in lui si dissimula e nel contempo si svela. Quando il pensiero della morte di Dio viene riportato nell’evento della croce di Gesù, la fede sa riconoscervi l’avvento trinitario del Dio-amore che è-per-noi.
Questa «opera magistrale» , Dio che viene all’uomo, si svolge in due volumi: il primo reca come sottotitolo Dal lutto allo svelamento di Dio, e si muove nel solco di una teologia fondamentale; il secondo, che avrà come sottotitolo Dall’apparizione alla nascita di Dio, si muoverà nel solco di una teologia dogmatica. (C. Theobald)
Recensioni:
[...] Il volume, cui seguirà un’altra opera di taglio dogmatico i cui capitoli sono sommariamente illustrati dall’A., è strutturato in due lunghi capitoli, ulteriormente suddivisi in sezioni e sottotitoli, articolati in quattro tappe, seguite da una rilettura. Il lettore è aiutato a orientarsi in questo ricco é stimolante percorso dall’introduzione premessa ai capitoli, dalla presentazione che apre ciascuna sezione e dalle note bibliografiche che corredano il testo. Nonostante ciò, l’opera non è di facile lettura; essa suppone conoscenze previe, ad esempio per quanto concerne gli autori citati (filosofi e teologi), con i quali il Moingt si confronta su aspetti specifici, che rimandano ovviamente a un insieme più complesso e articolato. Ma si tratta altresì di un’opera ricca di spunti e di provocazioni, perché ci sembra indubitabile che il confronto dialogico con la cultura occidentale (e pensiamo che non sia indebito estendere questo pensiero anche alle altre culture) sia oggi per il cristianesimo la grande sfida, a livello teorico e pratico, dal quale esso non può esimersi.
S. Mazzolini, in La civiltà cattolica 156 (23/2005) 519-521
Dalla quarta di copertina:
Come può la Chiesa, in quanto Sposa del Signore, rappresentare il medium intrinseco dell’evento salvifico di Gesù Cristo all’uomo di ogni tempo e luogo sempre radicato in una comunità? O, in altri termini, in che modo la Chiesa può rendere Gesù Cristo effettivamente contemporaneo alla libertà del singolo? Per rispondere a queste domande un’ecclesiologia adeguata urge, oggi più che mai, una doppia “concentrazione”: l’una in chiave antropologica, l’altra in chiave sacramentale. L’espressione “concentrazione” suggerisce il tentativo metodologico di attraversare tutti i contenuti dell’ecclesiologia secondo una prospettiva sintetica che conservi al mistero della Chiesa il suo insostituibile carattere dinamico di evento salvifico e al “trattato” la sua natura intrinsecamente “pastorale”.
Indagando la propria indole “pastorale” la Chiesa testimonia la sua sollecitudine per il singolo uomo con le sue relazioni costitutive e la sua capacità di interazione con il cosmo. Essa può allora affrontare, tra gli altri, sia i temi scottanti della partecipazione e della rappresentanza, sia quelli della natura e delle condizioni per l’esercizio del ministero ordinato. Un’ecclesiologia così rinnovata potrà inoltre consentire la piena assunzione dell’urgenza ecumenica e del dialogo interreligioso come dimensioni intrinseche e non puramente contingenti dell’atto di fede.
Recensioni:
[...] L’attenzione posta dall’A, sull’aspetto metodologico ci sembra lodevole; altrettanto positiva è quella dedicata alla concentrazione dei temi ecclesiologici sulla doppia dimensione sacramentale e antropologica. Essa costituisce, insieme ad altri elementi ricorrenti – fondamentale è la fondazione cristologica della riflessione sulla natura e sulla missione della chiesa –, il fil rouge che attraversa, a partire dalla prima parte dell’opera, anche le altre due. [...]
S. Mazzolini, in La civiltà cattolica 157 (4/2006) 410s.
Un libro che getta nuova luce sul concilio: la situazione di partenza, le dispute intorno ai singoli testi e i loro esiti, e infine anche gli effetti delle decisioni conciliari sulla Chiesa d’oggi. Una solida ricostruzione storico-teologica.
Dalla quarta di copertina:
Con il concilio Vaticano II il Cattolicesimo ha assunto un posizionamento radicalmente nuovo nei confronti degli sviluppi della società moderna.
Questo libro riattualizza in modo nuovo il Vaticano II: la situazione di partenza, le dispute intorno ai singoli testi conciliari e i loro risultati, e infine anche gli effetti delle decisioni conciliari sulla Chiesa post-conciliare.
Questa descrizione d’insieme del concilio Vaticano II approfitta del fatto che negli ultimi anni si sono resi disponibili testi, dalle fonti e dagli atti, che gettano nuova luce su alcuni eventi del concilio.
Una solida ricostruzione storico-teologica dell’evento maggiore della Chiesa cattolica nel XX secolo.
Recensioni:
[...] Il volume del Pesch si legge con interesse; lo stile semplice ma non sciatto favorisce la lettura, rendendo accessibile anche ai non addetti ai lavori una prima introduzione all’evento conciliare. La maggior attenzione, come del resto è ovvio trattandosi di un’opera sul Vaticano II, è dedicata allo svolgimento del Concilio e ad alcuni testi da esso promulgati; dispiace però che la «storia post-conciliare» alla quale rimanda il sottotitolo del volume sia di fatto molto ridotta. Consapevoli della complessità dell’argomento, non ci nascondiamo che qualche considerazione più ampia in tal senso avrebbe aiutato il lettore a comprendere meglio e non pregiudizialmente sia il Concilio che non è solamente un evento del passato, sia la Chiesa della nostra contemporaneità.
S. Mazzolini, in La civiltà cattolica 157 (3/2006) 304s.
Dalla quarta di copertina:
La tesi del volume è che la concezione dell’uomo come immagine di Dio, proposta dall’antropologia cristiana, se correttamente intesa e articolata, è in grado di garantire e difendere la vera “umanità” dell’uomo. Una tale concezione è capace di sostituire una identità debole, modulare, precaria, impersonale, con una identità “aperta”, nel significato di forte, universalistica, esemplare, non esclusiva, adottabile da ogni uomo, sotto ogni orizzonte di tempo e di cultura.
L’intento del volume non è tanto la ricerca e la determinazione dell’identità cristiana in se stessa e neppure la sua manifestazione storica, quanto la descrizione dell’identità dell’uomo cristiano nel nuovo contesto di una società globalizzata e dominata dalla rivoluzione biotecnologica. I fenomeni della globalizzazione e della rivoluzione biotecnologica influiscono profondamente nel cambiamento e nella determinazione delle coordinate antropologiche, che vanno, pertanto, ridefinite e riprecisate.
Questo volume si pone in continuazione ideale con il precedente, su L’antropologia cristiana tra modernità e postmodernità. La prima parte: L’identità aperta tra biologia e biografia, è dedicata alla descrizione dell’identità debole e impersonale, che è all’origine della questione antropologica. La seconda parte: L’identità aperta tra incarnazione e differenza, prende in esame l’identità forte, propria dell’immagine di Dio, che può dare una valida soluzione alla questione antropologica. La categoria dell’uomo immagine di Dio, nucleo dell’antropologia cristiana, ha una sua validità che supera le contingenze delle stagioni culturali, ed allo stesso tempo ha reso possibile lo sviluppo di una antropologia cristiana, non in contrapposizione alle altre antropologie esistenti, ma in dialogo con esse.
Recensioni:
"L'identità aperta" [...]: questo titolo è più che una provocazione, è un invito a riflettere sulla questione forse più urgente del nostro tempo: la relazione e l'incontro tra le diversità, il problema della loro reciproca armonizzazione in vista della promozione del bene comune.
R. Di Ceglie, in Asprenas vol. 54 (3-4/2007) pp. 349-352
Come è giunto il cattolicesimo, con le sue credenze e le sue pratiche, ad essere quello che è attualmente? Questa vivace presentazione spiega che cosa è tipicamente cattolico, senza perdere di vista gli altri cristiani e le altre religioni. Un’introduzione al cattolicesimo autorevole e accessibile per il lettore moderno.
Dalla quarta di copertina:
Come è giunto il cattolicesimo, con le sue credenze e le sue pratiche, ad essere quello che è attualmente? Questa presentazione vivace e leggibile fornisce un’introduzione aggiornata a tale questione, spiegando che cosa sia tipicamente cattolico senza perdere di vista gli altri cristiani e le altre religioni. Gli autori percorrono la storia per sintetizzare le caratteristiche attuali del cristianesimo cattolico e le principali prove che si trova ad affrontare nel terzo millennio. Esponendo le questioni in maniera nuova ed originale, essi rendono giustizia all’eredità cattolica e mostrano che il cattolicesimo è una fede dinamica e vivente. Ben strutturato, altamente informativo e scritto con chiarezza, il libro non elude le questioni scottanti – come il ministero delle donne e il dialogo con le altre religioni – e la parte negativa della vicenda. O’Collins e Farrugia esplorano le sfide che impegnano i cattolici e gli altri cristiani e affrontano le questioni morali contemporanee. Questo libro è un’introduzione al cattolicesimo autorevole e accessibile per il lettore moderno.
«Può essere letto con profitto e godimento come una testimonianza alle grandi verità e ai temi centrali del cristianesimo storico. Un risultato superbo» (Rowan Williams, arcivescovo di Canterbury).
«Nella loro impressionante rassegna delle tradizioni cattoliche passate e presenti, i padri O’Collins e Farrugia esibiscono un’immensa cultura e offrono una visione complessiva davvero maestosa» (Philip Jenkins, Pennsylvania State University).
L’Autore racconta la storia della felicità nel cristianesimo e mostra quello che il pensiero religioso e le odierne concezioni della felicità hanno da dirsi. Un libro per mettere in discussione quello che uomini e donne intendono quando parlano di “felicità”.
Dalla quarta di copertina:
L’atteggiamento scettico verso la felicità terrena sembra essere una parte costitutiva tradizionale del cristianesimo. E tuttavia una lunga serie di pensatori cristiani si è costantemente occupata della questione della felicità. Di essi si occupa la prima parte del libro: in essa si mostra come da Gesù fino a Kant la felicità sia nel cristianesimo una questione, a cui non si cercano risposte soltanto in un aldilà, nel paradiso.
Ma le concezioni della teologia in fatto di felicità sono ancora oggi utili? A questa domanda cerca di rispondere la seconda parte dell’opera: essa svolge in modo sistematico, con riferimento alle moderne elaborazioni culturali del tema della felicità, una visione teologica della felicità. Una visione, secondo la quale l’uomo e la donna trovano liberamente e con serenità il coraggio e la fiducia in qualcosa di smisurato: impegnarsi per la propria felicità.
L’Autore racconta la storia della felicità nel cristianesimo e mostra quello che il pensiero religioso e le odierne concezioni della felicità hanno da dirsi.
«Si dice che compito della religione sarebbe quello di ridurre la complessità della realtà per permettere all’uomo di farsene un’idea. Nel caso del nesso esistente tra Dio e la felicità bisognerebbe argomentare in senso inverso: la religione aumenta la complessità della felicità per mettere in discussione quello che uomini e donne intendono per felicità. Nella felicità l’uomo e la donna incontrano un eccesso di realtà e un plusvalore della vita, che fanno loro presagire che tale felicità non è solo di questo mondo».
Opera documentata e dialogica,
firmata da uno dei più noti conoscitori dell’opera di Lutero
in campo internazionale.
Dalla quarta di copertina:
Le relazioni tra la Chiesa cattolica e le Chiese evangeliche non sembrano attualmente buone. Questa è solo una mezza verità. Negli ultimi decenni hanno visto la luce tante cose positive, che verso la metà del secolo scorso sarebbero state semplicemente inimmaginabili. Non pochi cercano però di ripudiare di nuovo la riveduta immagine cattolica di Martin Lutero, dell’iniziatore della Riforma e del cristianesimo evangelico, e di presentare come un pericolo le buone relazioni ecumeniche nel frattempo instauratesi. E ciò sempre con riferimento a Martin Lutero. Gli uni temono una “svendita” della sua eredità riformatrice, gli altri una “protestantizzazione” della Chiesa cattolica.
L’opera di Otto Hermann Pesch si colloca in questo contesto. Essa cerca di illustrare e di far comprendere, in un linguaggio a tutti accessibile, il ruolo decisivo di Lutero nella storia del cristianesimo occidentale e il servizio da lui reso all’unità cristiana, da assumere e da valorizzare.
A questo scopo l’Autore presenta qui una interpretazione del teologo Martin Lutero, che fa conoscere le idee fondamentali da lui pensate, insegnate e scritte e lo fa in maniera tale da far comprendere perché egli pensò e agì così. In poche parole: l’Autore legge per così dire Lutero in maniera “sovraconfessionale”, come un grande teologo della storia, a cui chiede che cosa ha da dire a proposito del nostro problema di Dio, dell’uomo e del mondo.
Un’opera documentata, a lungo pensata, svolta con spirito dialogico, scritta con grande chiarezza espositiva, firmata da uno dei più rinomati conoscitori dell’opera di Lutero in campo internazionale.
Recensioni:
Dietro a questo libro vi è una vita di ricerche. L'A. ha scritto, nel 1967, un volume sulla teologia della giustificazione in Tommaso e Lutero [...] che lo ha accreditato come uno dei grandi specialisti cattolici del Riformatore. Da allora egli ha pubblicato decine e decine di lavori di vario genere, spesso caratterizzati da una notevolissima capacità di sintetizzare chiarezza didattica e profondità di analisi. È il caso anche di questa «introduzione». [...] Non sono del tutto sicuro che un principiante potrebbe accostarsi a Lutero sulla base di quest'opera soltanto (non vorrei, però, nemmeno insistere oltremodo nel sostenere il contrario); quel che è certo è che non potrebbe farne a meno.
F. Ferrario, in Protestantesimo vol. 63 (2-2008) pp. 197-198
Risultato di una lunga e attenta ricerca sul significato specificamente “pubblico” della figura di Maria, l’opera svolge le linee di una mariologia sociale e muove alla scoperta del possibile significato di liberazione dei quattro dogmi mariani.
Un’opera innovativa nell’impostazione metodologica e nella ricca documentazione.
Dalla quarta di copertina:
L’opera rappresenta il risultato di una lunga e attenta ricerca sul significato specificamente sociale o pubblico della figura di Maria, e svolge le linee di una Mariologia sociale.
La trattazione si articola in sei parti. La prima parte discute la questione del metodo: come affrontare teoricamente la nuova problematica. La seconda parte presenta la posizione del Magistero sulla questione della Mariologia sociale. La terza parte offre una visione storica dell’influsso della pietà mariana su società differenti, ciò che ha richiesto molte ricerche ed è rifluito in un’esposizione abbastanza estesa. La quarta parte tratta delle basi bibliche della Mariologia sociale, con particolare riguardo al Magnificat, alla «Donna vestita di sole» di Apocalisse 12, e al «racconto dell’Annunciazione». La quinta parte svolge uno studio mai affrontato finora: scoprire il possibile significato di liberazione dei quattro dogmi mariani. La sesta parte infine affronta la questione della potenzialità socio-liberatrice della devozione popolare mariana.
Un’opera nuova nella sua impostazione e nella ricca documentazione.
Recensioni:
Questo importante volume farà la felicità dei mariologi e rinnoverà la loro presentazione della figura di Maria e dei misteri che la riguardano e allo stesso tempo di tutto il popolo cristiano nella sua realtà socio-culturale. Le note bibliografiche abbondanti e precise attestano la cura con cui l'A. si è documentato e lasciano supporre una paziente ricerca. Che sia lodato per il suo lavoro!
J. Radermakers sj, in Nouvelle Revue Theologique 130 (2/2008) 460
Un trattato di Mariologia scritto da una prospettiva nuova e completamente originale: "Il significato della Vergine per la società". Si tratta di offrire un trattato che avvicina la mariologia alla società del nostro tempo. L'opera è il risultato di un'ampia e attenta indagine del significato specificamente sociale della figura di Maria, sviluppando in modo molto originale il filone che l'autore chiama Mariologia sociale.[...] Un nuovo modo di trattare la Mariologia che presenta molti aspetti positivi. Un'opera che merita di essere letta con attenzione.
In Actualidad Bibliografica n. 89 (1-2008) pp. 75-76
Uno studio, unico nel suo genere e apprezzato a livello mondiale, che si situa nel campo di tensione tra spiritualità vissuta e studio della spiritualità. Dapprima introduce alla spiritualità come fenomeno vivo; poi, definito l’oggetto materiale e formale di analisi, delinea un piano metodologico di lavoro; infine concretizza la metodologia individuata sviluppando quattro linee di indagine.
Dalla quarta di copertina:
Questo Manuale di spiritualità si articola in tre parti e si propone come accesso metodologico allo studio della spiritualità. Trattazione unica nel suo genere, offre una introduzione fondamentale per tutti coloro che intendono occuparsi, in modo scientifico, di questioni relative alla spiritualità cristiana.
Il tema “Spiritualità” è andato ponendosi sempre più al centro della ricerca di una religiosità autentica e di una fede capace di cogliere i “segni dei tempi”. Quest’opera mette a disposizione un panorama aggiornato sulla situazione internazionale degli studi in questo campo.
Nella prima parte – Forme – si affrontano interrogativi di fondo: Quali sono le principali forme di spiritualità esistenti e come si possono descrivere? Come leggere testi di natura spirituale? Quali temi caratterizzano la spiritualità? Come si apprende l’arte dell’accompagnamento spirituale? E inoltre vengono presentate, nelle loro reciproche relazioni, tre forme principali di spiritualità: la spiritualità del laicato, vissuta all’interno dell’ambito familiare; la spiritualità istituzionalizzata, nelle sue forme pubbliche; i (contro)movimenti, che appaiono al di fuori del sistema condiviso religioso e culturale.
Nella seconda parte – Fondamenti – si pone la domanda centrale: Che cos’è in realtà la spiritualità? E si tenta di dare un risposta a questa fondamentale domanda dall’interno di due prospettive: dall’interno della spiritualità vissuta, e dall’interno della disciplina della spiritualità.
Nella terza parte – Metodi – si illustrano i metodi della ricerca scientifica sulla spiritualità e vengono delineate quattro strategie d’indagine: la descrizione, l’ermeneutica, la sistematica, e la mistagogia.