
Se c'è una caratteristica propria del cristianesimo, questa è la passione per la cultura come luogo di umanizzazione. Nell'attenzione alle domande di ogni uomo e donna, la proposta cristiana ha saputo farsi compagna di viaggio, sperimentando la fatica del senso, ma anche la bellezza di orizzonti dove sono possibili la speranza e la liberazione. Tale compito esige, però, uno sguardo aperto e simpatico nei riguardi di un mondo segnato da processi di globalizzazione e multiculturalità. Non è facile collaborare a una convivialità delle differenze, là dove prevalgono logiche di imposizione culturale, di identità esclusive, di sfruttamento delle risorse umane e ambientali. Tuttavia, è da questi snodi problematici che deve passare oggi la differenza qualitativa della proposta cristiana. La scelta del dialogo, dell'ospitalità culturale, della salvaguardia dell'ambiente, di un'etica attenta alla dignità umana rappresenta la condizione per riavviare un processo di liberazione attenta al bene comune. Il cristianesimo ha le carte in regola per offrire un contributo costruttivo, perché ha nel suo DNA l'interculturalità come stile di vita: critico nei riguardi di progetti che pensano di poter costruire orizzonti di pace, solidarietà, giustizia senza alcuni particolari ingredienti etici e religiosi; attento alla promessa di bene e felicità realizzata nello stile di vita di Gesù.
"L'interrogativo che fa da sottofondo al presente saggio, se cioè il cristianesimo è ancora in grado di indicare la bellezza e la bontà dell'esistenza, trova una sua possibile risposta nella capacità di fare la differenza. [?] Tale istanza richiede l'assunzione di nuovi stili di vita, di uno sguardo profetico e di un linguaggio creativo, perché il cristianesimo porta con sé il paradosso di un progetto audace nella promozione della vita. Come afferma l'autore: 'Anche oggi, ogni volta che i cristiani hanno il coraggio di fare un passo avanti, di impastare la propria identità con i grandi e piccoli eventi della vita, si accende la scintilla del kairos evangelico'." (dalla Prefazione di Carmelo Dotolo)
"Tre sarebbero, per Tagliaferri, i potenti segreti non soltanto del trionfo secolare del cristianesimo alla fine del tardo antico sino a tutto il medioevo, ma della sua stessa profonda identità tradizionale: 1) l'istituzione romana, con la sua peculiare sinergia tra religione e politica; 2) il razionalismo filosofico ellenistico, decisivo nell'interpretazione allegorica della Scrittura e nella definizione dei fondativi dogmi cristiani; 3) la religiosità popolare, che sopravvive senza sostanziali fratture nel suo passaggio dalla configurazione greco-romana a quella cristiana? Rinunciare ad uno di questi tre elementi significherebbe, per Tagliaferri, dissolvere l'identitaria dimensione storico-religiosa e politico-culturale del cristianesimo, condannandolo ad un destino inesorabile di marginalizzazione e sopravvivenza settaria, fanatica, tutt'al più debolmente intimista e individualisticamente prassistica, se non dichiararlo dissolto in esangui formule concettuali." (Gaetano Lettieri)
Nel XX secolo abbiamo assistito ad una grande fioritura teologica che ha posto interrogativi pungenti alla cosiddetta "società secolare"; al medesimo tempo, la distruzione prodotta dai totalitarismi occidentali ha costretto il pensiero a rivedere molte istanze epistemologiche consolidate da secoli. L'esistenzialismo barthiano, il cristianesimo non religioso di Bonhoeffer e la critica del sacrificio in Girard aprono vie ancora inesplorate per guardare noi stessi e la realtà del mondo alla luce dell'evento di Gesù Cristo morto e risorto.
La coscienza buona suggerisce sempre in positivo surclassando i dubbi e le insicurezze che la maggior parte delle creature si porta dietro come un bagaglio a mano. I teologi, i biblisti, i giornalisti e i magistrati intervenuti hanno espresso il significato di coscienza ciascuno dal proprio punto di vista, tratteggiandone l'aspetto complesso e nello stesso tempo sfuggente e riferendosi alla coscienza di sè, della propria identità, alla coscienza collettiva, morale, civile, sociale, nazionale che, quando e se formata, consente di cogliere il bene dell'uomo e di realizzarlo come unico grande valore non negoziabile.
È ancora necessaria una teologia del papato dopo i due concili del Vaticano? Le provocazioni della «Ut unum sint», l'attualità ecumenica e la riflessione in ambito cattolico dimostrano il bisogno di rileggere il ministero del vescovo di Roma e confermano il contributo determinante di Tillard.
Il volume, dedicato alla morale fondamentale e generale, è il primo di quattro destinati a fornire un quadro globale della teologia morale. Il titolo dell'intera opera, In novità di vita, esprime bene l'orizzonte entro il quale la riflessione si colloca: si tratta dell'annuncio del messaggio morale evangelico, insieme radicale e liberante, destinato a tutti gli uomini di buona volontà. Parola di Dio ed esperienza umana, come suggerisce il Concilio Vaticano II, sono i due pilastri attorno ai quali ruota l'esposizione della dottrina. Alla prima parte, caratterizzata dalla preoccupazione di fornire i fondamenti - dal messaggio biblico all'excursus storico, fino alle prospettive teologiche e metodologiche -, si affianca la seconda, che illustra in modo sistematico le categorie che formano l'impianto strutturale dell'etica cristiana: persona e agire morale, coscienza e norma, peccato, conversione e vita virtuosa. Un testo completo, destinato non solo agli addetti ai lavori (gli allievi delle facoltà teologiche e degli istituti di scienze religiose), ma anche a quanti sono interessati alla problematica etico-teologica.
L'autore si propone di offrire a docenti, studenti, cultori di teologia morale, una riflessione critica sui fondamenti dell'etica cristiana. L'opera si colloca dentro la tradizione teologico-morale degli ultimi secoli, cercando di accogliere l'invito al rinnovamento chiesto dal Concilio e avendo come riferimento particolare l'enciclica "Veritatis splendor", da cui il libro deriva la sua struttura centrale, avendo come temi architettonici quelli che costituiscono il nucleo della proposta dell'enciclica: la legge, la coscienza, l'opzione fondamentale, l'atto umano, il peccato. Tutto ciò è preceduto da uno studio del messaggio morale biblico e della storia della teologia morale. Frutto dell'esperienza di insegnamento, l'opera conserva una struttura schematica e uno svolgimento semplice e lineare, con l'ausilio di esempi e applicazioni.
In questo volume si propone una via di soluzione al problema pastorale costituito dalla situazione dei fedeli divorziati risposati. È una via individuata attraverso una ricerca che l'autore ha intrapreso nel rispetto di due precise condizioni: che si trattasse di una via compatibile con la tradizione propria della Chiesa romana e, contestualmente, che fosse in grado di conservare l'analogia della fede introducendo possibilità che non modificano in modo strutturale la dottrina cattolica né da un punto di vista dottrinale né da un punto di vista strettamente morale.
Il volume raccoglie gli Atti del Seminario specialistico in Teologia sacramentaria organizzato dall'Istituto Teologico di Ancona nel 2010.
Se Gesù fosse stato a-sessuato, gli sarebbe mancato il fondamento umano della tensione globale verso l'altro e gli altri, la struttura di base che ci permette di sentire in noi stessi la gioia, il timore, la tenerezza... La sessualità non è un ostacolo alla relazione, ma la radice di essa.
Un affascinante viaggio per riscrivere il proprio vissuto attraverso un confronto con eloquenti testimonianze di perdono attinte dal mondo della letteratura e della filosofia.