
La ricerca dell’uomo si colloca tra impossibilità e desiderio, tra oscurità e luce. L’espressione remotio obscuritatis (il rimuovere l’oscurità, del titolo), fatta propria da Tommaso d’Aquino, sintetizza in sé questa doppia valenza della relazione: l’incontro con Dio desiderato dall’uomo, e possibile soltanto nell’oscurità, viene attuato in pienezza da Dio stesso grazie alla rimozione di questa oscurità. Si tratta allora di cogliere ciò che di paradossale è contenuto in quest’espressione e di percorrere le due linee di indagine che da qui possono aprirsi: da una parte chiedersi in cosa consista questa oscurità e perché le tenebre caratterizzino la nostra esperienza del divino, dall’altra che tipo di negazione o rimozione avviene nel momento in cui accediamo effettivamente alla vera conoscenza di Dio grazie a Dio stesso.
Il saggio inscrive nella natura Trinitaria della Chiesa in uscita l'esercizio del Diritto Canonico come progetto regolativo ideale che persegue lo scopo di proporre una risposta al male nell'ottica di una giustizia rigenerativa. La sentenza e la pena, in questa prospettiva, possono essere concepite, grazie alla mediazione penale, come istanze dinamiche aperte e generative. I punti focali da cui origina questa originale lettura con una concreta proiezione legale sono l'ontologia trinitaria e il concetto di norma missionis.
Il concetto di intentio ha occupato finora un posto molto particolare negli studi agostiniani proprio a motivo delle posizioni divergenti esistenti tra gli studiosi dell'interpretazione del suo status epistemologico. La posizione prevalente è quella di trascurare il significato conoscitivo dell'intentio per il suo legame con gli atti volontari (volontà, desiderio, amore, ecc.), mentre l'altra posizione consiste nell'identificarla con il concetto moderno di intenzionalità. In questo contesto complesso, la presente ricerca si dedica a raggiungere il significato fondamentale dell'intentio per descrivere semanticamente l'uso del termine, per via induttiva, analizzando le sue occorrenze nei dialoghi filosofici (prima parte) e nel De trinitate (seconda parte). Per tale strada, sulla base del concetto agostiniano di intentio, che costituisce la struttura conoscitiva dell'anima, e riflette quella ontologica, si giungerà a chiarire il nesso dinamico della conoscenza sia con l'amore sia con l'essere stesso dell'anima, dimostrando infine la correlazione conoscitiva e ontologica tra l'anima e la Trinità.
Due millenni di cristianesimo non sono bastati per fare emergere pienamente il significato della rivelazione che «Dio è amore». In questo volume collettivo, un gruppo di giovani filosofi e teologi si interroga su questo significato e sull’apporto della spiritualità carmelitana nelle sue figure, Teresa d’Avila, Giovanni della Croce, Teresa di Lisieux ed Edith Stein, alla teologia dell’amore contemporanea con la speranza di contribuire a una Weltanschauung cristiana.
La teologia che si fa pensiero pulsante e soteriologicamente coerente è un pensare nella relazione. L'esigenza di ripensare l'ontologia a partire dal dio uni-trino si accredita come una delle sollecitazioni più attuali e profetiche per la teologia. L'intuizione di questo saggio guarda alla relazione come chiave di volta per la presentazione di una via, concreta ed epistemicamente fondata in Cristo, per giungere a una proposta di rinnovamento in tal senso praticabile.
La questione antropologica è oggi più che mai urgente in tutti gli ambiti. Che cosa è l'uomo? Meglio, chi è l'uomo? Varie sono le risposte, spesso tra loro inconciliabili. Eppure il presente e il futuro dell'uomo, nonché del pianeta in cui vive, dipendono non poco dalle risposte di cui si occupa l'antropologia teologica. In tale orizzonte il volume presenta in particolare il pensiero di Chiara Lubich, offrendo alcune novità dal punto di vista metodologico e contenutistico. Dopo un'introduzione sulla persona e l'opera letteraria della Lubich, vengono esaminati i contenuti più importanti della sua concezione antropologica, alla luce della specifica metodologia dell'autore: una "metodologia dall'interno", che si differenzia da quelle che la tradizione teologica ha definito "dall'alto" o "dal basso". Ne deriva la constatazione di quanto pertinente sia per l'antropologia della Lubich l'attributo a essa associato di "trinitaria".
Tutta la creazione è un inno alla risurrezione del verbo che si è fatto carne. Il libro si muove tra due fuochi: da una parte la relazione singolare di gesù con l'abbà, la declinazione dell'alterità della sua coscienza filiale, la profondità della sua libertà; dall'altro la risurrezione di gesù come principio della speranza e del dono della fra(e)eternità, per la novità dei legami più forti della morte generati tra noi dalla parola fatta carne. Un'originale e promettente prospettiva cristologica che s'inscrive, in sintonia con le linee tracciate dalla veritatis gaudium, entro l'orizzonte dell'ontologia agapico-trinitaria dischiusa dalla rivelazione.
Si può ancora parlare di "metodo" dopo il Novecento? La società italiana di studi lonerganiani (sislon) si è posta la domanda, avviando una ricerca sui plurimi aspetti storici, antropologici, epistemologici del metodo, per esplorarne possibilità e validità. Il libro presenta saggi che si addentrano in tematiche forse complesse, ma non meno affascinanti per chi si lasci incuriosire dal termine "trascendentale" e dal suo pluriverso filosofico e teologico. Dopo una prima investigazione sul "trascendentale" nel pensiero di J. Maréchal, K. Rahner, J.B. Lotz, l'attenzione degli autori si focalizza sul pensiero di B. Lonergan e il suo metodo trascendentale, affrontato da diverse prospettive.
Come mai un gruppo di ebrei è giunto a cantare le lodi di un uomo, anzi di un crocifisso, come se fosse divino? Quando, di preciso, Gesù è stato apertamente professato divino per la prima volta? Genesi dello scandalo cristiano approfondisce le dinamiche storiche, culturali e teologiche che hanno portato alla confessione della divinità di Gesù. Attraverso un'analisi rigorosa delle fonti antiche e l'integrazione dei più recenti studi sul giudaismo antico e il suo rapporto con la cristologia nascente, il libro offre una sintesi innovativa e comprensiva sulle radici di una delle convinzioni fondamentali del cristianesimo.
Nell'introduzione a Insight: uno studio del comprendere umano, Bernard J.F. Lonergan parla delle "sorprendenti stranezze" che capitano a chi comprende veramente il significato dell'atto di insight. Il presente lavoro testimonia proprio questa esperienza che Richard Liddy ha fatto nella sua vita, negli anni Sessanta, mentre era impegnato a comprendere a fondo Insight. Liddy è stato studente di Lonergan, a Roma, durante il Concilio Vaticano II (1962- 1965) e, in queste pagine, racconta il suo incontro con il teologo canadese e con la sua opera. Menziona anche i ricordi di altri studenti di Lonergan e di persone che hanno testimoniato le "sorprendenti stranezze" suscitate dalla lettura di Insight.
Un viaggio nel pensiero della filosofa spagnola. Cosa accade sulla frontiera tra luce e ombra? Cosa segna l'affettività originaria del soggetto? Il volume rilegge i principali tratti della riflessione di María Zambrano raccordandoli intorno al concetto di Claritas come via di conoscenza ed apertura all'alterità sorgiva. Con uno sguardo alle opere maturate nell'ultima fase della sua riflessione, dove si concretizza il suo progetto di una ragione poetica, si affrontano i concetti chiave, in un dialogo con la teoria delle emozioni di Lisa Feldman Barrett. L'idea del libro è che nella tensione aperta tra conoscente e conosciuto si insinui il darsi di un altro conoscere, che l'autrice descrive in una forma di epistemologia esistenziale.
Il commentario esegetico-teologico proposto guida il lettore nella conoscenza del secondo Vangelo, fornendo indicazioni di tipo linguistico e storico, accompagnate da riflessioni esegetiche e approfondimenti di tipo teologico e narrativo, in dialogo con gli studi e le metodologie più recenti. Il commentario propone l’analisi di tutti gli episodi del Vangelo, letti nel loro contesto più ampio e valutati nella loro funzione narrativa in relazione all’intero racconto. Una snella introduzione aiuta inoltre a reperire le competenze necessarie per affrontare l’analisi del testo, che è effettuata secondo una metodologia di tipo narrativo, per accompagnarlo passo dopo passo alla scoperta del Vangelo di Marco, trattato anzitutto per quello che è: un racconto avvincente e misterioso, capace di creare «un mondo di conflitti e suspense, di enigmi e segreti, di domande e rovesciamenti delle evidenze, d’ironia e di sorpresa» (C. Focant).