
Questo libro è una sorta di chiusura di una trilogia, iniziata con "Preti senza battesimo" e portata avanti con "Ridotti allo stato ecclesiale". Il tema di una Chiesa che deve ripensare sé stessa in maniera complessiva è centrale nella riflessione di Fratel MichaelDavide: c'è una decisione ormai inemendabile da prendere, ossia che la Chiesa rinunci a ogni orpello, che sappia tornare a farsi guardare senza vergogna per quello che è, ossia una comunità fragile che nasce dalla croce di Cristo e non può essere confusa con nessun potere mondano. L'elogio dell'ammirazione evocato dal titolo rimanda all'unica ammirazione cristiana possibile, non quella dei corpi belli e levigati delle pubblicità, ma quella provata dalla vita e sintetizzata dalla croce. Siamo ancora capaci di distinguere davvero ciò che è ammirabile da ciò che non lo è?
Il Vangelo non ci indica solo la strada per il Cielo ma anche quella per la terra. A partire da questo assunto don Mauro Leonardi guida il lettore a rintracciare nelle pagine della storia di Gesù e dei suoi insegnamenti tracce di management per l'oggi: management aziendale, certo, ma affiancato da un management personale che ci aiuti nella nostra vita di tutti i giorni. Il metodo proposto è quello di leggere la propria vita in quella del Vangelo: pezzi di vita di Gesù e pezzi della nostra vita e del mondo del business. Seguendo le indicazioni del Vangelo i lettori miglioreranno la gestione delle relazioni professionali e private: amicizia, amore e famiglia.
In tempo di guerra cambiano gli equilibri e le precedenze. Popolazioni che fino a pochi mesi prima erano anonimi vicini diventano fratelli da difendere e sostenere con forza. In tempo di guerra emergono però anche delle incongruenze e delle criticità. Non è vero che si diventa più buoni. È vero che lo si diventa con chi si vuole. E non tutti sembrano essere degni allo stesso modo. Ci sono popoli di serie A e popoli di serie B, ci sono i bianchi e ci sono i neri. Queste pagine non si interrogano sulle ragioni del conflitto in corso in Ucraina, ma si pongono nell'unica prospettiva che porta alla salvezza, quella dell'umanità. Di fronte al dramma ucraino e di tutti i migranti del mondo, don Luca Favarin ci offre un testo che ha la forza del lamento dei profeti biblici e ci ricorda che dovremmo partire dal nostro essere uomini e donne, oltre e aldilà delle ideologie. Qui dovremmo attingere al nucleo profondo e luminoso del nostro essere uomini per ricercare semi di umanità in un mondo che non si stanca mai di esercitarsi nell'arte infame e distruggente della guerra.
«Il libro che avete tra le mani è scritto con la carne e con il sangue. Trasuda l'esperienza di un prete innamorato di Cristo, che oggi il Signore ha chiamato all'episcopato e che non ha perduto la capacità di stupirsi e di commuoversi. Parla di storie vissute, di preti fragili e umani e non di "santini" con il volto angelico. Soprattutto parla a loro, ai preti: perché pur dentro cadute e fallimenti non perdano il coraggio di ritornare sempre alla sorgente e la gioia di abbracciare nuovamente il Vangelo. E perché il Signore, come scriveva l'amato e rimpianto vescovo Tonino Bello, gonfi sempre il cuore dei suoi preti di passione, riempia di amicizie discrete la loro solitudine, li conforti con la gratitudine della gente e con l'olio della comunione fraterna, li ristori da ogni stanchezza. E, soprattutto, li liberi da ogni paura» (dalla Prefazione di don Francesco Cosentino).
Eva non parla. Eva fatica a respirare. Da 17 anni. Eva è aggrappata alla vita con un filo sottile e molti marchingegni. I medici che l'hanno curata fin dall'inizio avevano sentenziato che non sarebbe sopravvissuta che pochi mesi. Ha appena compiuto 17 anni e frequenta a distanza, con un percorso tutto suo, la scuola. C'è in Eva un attaccamento alla vita e una battaglia perenne e imprevedibile. Attorno a lei ruotano altri sette fratelli, oltre al padre e alla madre. Ma sono molti di più quelli che l'hanno incontrata e forse amata. In qualche modo hanno convissuto con Eva e con gli abitanti della sua cittadella: ex prostitute, rom, tossicodipendenti, ex carcerati, senzacasa, depressi. C'è chi torna spesso a trovarla, credenti e miscredenti, sacerdoti o tanti semplici amici. Eppure Eva non parla, non può muoversi dal suo lettino spaziale, è sempre sul limitare tra la vita e la morte. Una storia di accoglienza e rispetto per la vita con protagonista una famiglia pronta ad aprire la porta senza preavviso a chi bussa disperato o semplicemente affamato. Prefazione di Matteo Maria Zuppi.
L'aspetto che più profondamente ha influenzato il modo di pensare nella teologia e nelle sue discipline settoriali è il pensiero binario, cioè l'abitudine a catalogare la realtà secondo coppie in contrapposizione. Questa abitudine mentale così radicata va superata mediante la prospettiva di genere. Essa non è semplicemente una prospettiva tra le altre, ma rappresenta una svolta programmatica nel modo di trattare le domande antropologiche e quelle etiche. Interrogarsi sull'essere umano attraverso i concetti e le teorie proposte dagli studi di genere significa adottare un nuovo approccio epistemologico e metodologico che porterà a un'antropologia e a un'etica teologica arricchite e più capaci di cogliere la complessità dell'esistenza umana e del suo vissuto, nonché le sfide che viviamo nel presente.
Omosessuali, lesbiche e transgender formano una comunità non definibile solo con sigle come LGBTQ+ ma sono un piccolo popolo in cerca d'autore, una comunione d'amore che ancora non ha le parole per dirsi cristianamente. Don Marcucci queste parole le cerca, grazie alla sua frequentazione personale con la Parola e con la terapia di gruppo, e prova a riconsegnarle con grande umanità, con pietas, a noi che forse, grazie a questo lavoro, possiamo fare un passo avanti nell'accoglienza degli "amori sconosciuti". Un libro che racconta un cammino ai confini della ricerca di fede, dove si trovano personaggi inattesi e in attesa continua; un libro che unisce la confessione personale - su sé, sul proprio ruolo di prete, su quello che vuole essere nella Chiesa e con la Chiesa - alla narrazione di incontri con donne e uomini che oggi sono ai margini della comunità ecclesiale.
Questo volume raccoglie quasi duecento lettere scritte da Tonino, ragazzo e giovane, ai familiari, in particolare alla amatissima madre. Si tratta di un testo che offre nuovi e originali elementi per la ricostruzione sempre più completa della biografia di una delle figure che, con il passare del tempo, diventa non solo significativa, ma essenziale per la comprensione della profezia nella Chiesa del XX secolo e oltre. Le lettere, molto semplici nel linguaggio, poiché rivolte alla famiglia pure semplice in cui Tonino ragazzo crebbe, testimoniano però già una profonda attenzione che egli ebbe fin da subito nei confronti del prossimo, in primis proprio dei suoi fratelli e di sua madre. La semplicità che emerge da questo epistolario racconta un'epoca fino a qui poco conosciuta del futuro sacerdote e vescovo: quella della sua formazione e della comprensione del proprio ruolo nel mondo e nella Chiesa. I materiali sono tutti inediti e resi disponibili da poco dai familiari. Prefazione di Giancarlo Piccinni.
Don Antonio Mazzi è certamente uno dei più giovani novantenni in circolazione. La sua lunga esperienza di educatore e accompagnatore di giovani alle prese con tutte le difficoltà dell'epoca presente ne fa uno degli osservatori più attenti e profondi del mondo giovanile. In questo volume don Antonio offre insegnamenti preziosi e concrete regole di vita per percorrere un viaggio completo attorno al mondo giovanile. Tra i temi trattati con la solita verve, ironia e profondità: il disagio giovanile, i problemi di identità e di salute psichica, le difficoltà nell'orientamento e nelle scelte di vita, il bullismo social e non social, la scuola che fatica a riaffermare il suo ruolo e a svolgerlo al meglio e la minaccia della droga che incombe ancora e con nuove tentazioni.
Qual è dunque il legame tra l'amarsi, essere famiglia, e credere? Esiste ancora un futuro per la spiritualità familiare, per tramandare la fede attraverso le generazioni? Don Francesco Pesce esplora il tema dell'amore in una prospettiva ampia e relazionale, spingendo la sua riflessione all'interno delle famiglie e delle comunità parrocchiali. Il suo sguardo spazia nelle storie d'amore, ciascuna unica e originale, ma guarda anche alla possibilità di portare l'amore oltre i confini della propria casa, e poi guarda alla piccola chiesa domestica, rafforzata dagli eventi della pandemia, che ha dato nuova linfa all'esperienza spirituale delle famiglie. Un ultimo capitolo è infine dedicato ai nonni, agli anziani, e all'attaccamento che dimostrano, anche in tempi di "disinnamoramento" dal culto, alla messa e alla chiesa.
È possibile leggere la liturgia nella vita di ogni giorno? Possiamo, come cristiani, fare in modo che essa ci parli anche fuori dalla ritualità? Percorrendo il capitolo 16 del Vangelo di Marco e le riflessioni che papa Francesco ha espresso nella lettera apostolica Desiderio Desideravi, Alessandro Deho' muove dallo smarrimento più grande - di fronte al vuoto del sepolcro - per delineare una liturgia della vita, fertile e infiammata di fede, che si nutra soprattutto di carità. Occorre mettersi in ascolto, essere pronti a cogliere e accogliere i segni del Risorto in ogni incontro, finanche nella fatica che viene naturalmente dall'iniziale rifiuto dell'annuncio di resurrezione.
Il discernimento è un'arte. Un'arte forse per troppo tempo dimenticata o percepita più come un fastidio che come qualcosa di essenziale per la nostra vita. Ma non c'è arte migliore per questa, quando si voglia davvero fare i conti con la nostra umanità, con la nostra "necessità" di diventare donne e uomini veri, pienamente realizzati e, soprattutto, pienamente consapevoli di ciò che siamo e che abbiamo voluto essere. Ma il discernimento è un'arte cui non ci si esercita in solitudine, ma insieme a coloro che accompagnano il nostro cammino, trasportati in un pellegrinaggio che non è solo di nostri contemporanei ma di un popolo che viene da lontano e di cui noi facciamo parte: quello umano, quello credente. Queste pagine non raccolgono solo le catechesi di papa Francesco sull'argomento, ma anche un percorso attraverso altri suoi testi, perché ciascuno di noi possa diventare consapevole di questo cammino personale e di popolo, alla luce della Parola. Infine, come sottolinea il curatore Giacomo Costa, «il volume si conclude con una testimonianza: papa Francesco in prima persona racconta come ha scoperto il discernimento e cominciato "ad andare per questo sentiero" senza più abbandonarlo. La pratica del discernimento è chiamata a diventare storia di vita e papa Francesco ci invita non a stare ad ascoltare la sua esperienza, ma a metterci in cammino per costruire la nostra».