
Il papato è ancora un'istituzione valida o è ormai percepita come del tutto anacronistica? E soprattutto: esso è ancora riconosciuto a livello planetario, e non solo all'interno della stretta geografia cattolica, come indiscussa autorità morale? È ancora necessario che il Papa sia un capo di Stato con un regno di appena 44 ettari? E il papato non ha forse più che mai bisogno di una riforma che lo adegui alle necessità del tempo presente? Con questo saggio, acuto e documentatissimo, il vaticanista Francesco Antonio Grana entra nelle pieghe di una matassa intricata: la coesistenza fra due pontefici - uno emerito e uno regnante - ha aperto voragini nelle norme canoniche, evidenziando lacune rituali e formali che hanno dato libero sfogo a sgarbi istituzionali, scandali e opposte tifoserie. È evidente che le fazioni, quella progressista delusa per le mancate aperture del pontificato di Francesco, quella conservatrice che vuole un ritorno al regno ratzingeriano e quella bergogliana che, invece, vuole proseguire l'opera riformatrice del Papa latinoamericano, si stanno già organizzando per non farsi trovare impreparate nel momento in cui inizierà la Sede Vacante. Un futuro imprevedibile su cui si gioca la stessa sopravvivenza della cattolicità.
Giovanni della Croce (1542-1591) fu un poeta e teologo spagnolo del Siglo de Oro. Definito doctor mysticus dalla Chiesa cattolica, dedicò vita e studi alla preghiera e alla riflessione sul cammino spirituale che l'anima compie verso Dio e in Dio. Le sue poesie, veri e propri inni teologici, fanno del fondatore dell'ordine dei Carmelitani Scalzi una figura celebre anche al di fuori dell'ambito religioso e uno dei maggiori autori in lingua spagnola. Cristiana Dobner, Carmelitana Scalza presso il monastero di Concenedo di Barzio, lo celebra attraverso l'analisi del suo ultimo poema, composto poco prima della morte: Fiamma d'Amor viva. Attraverso un dialogo costante con i più grandi teologi e pensatori cristiani che commentarono questa e altre sue opere, disvela il significato profondo di ogni verso, ripercorrendo al tempo stesso la sua biografia e il suo pensiero. Giovanni non fu soltanto un poeta, un teologo e un mistico, fu soprattutto un Carmelitano che ha vissuto in prima persona quella Fiamma di cui scrive e che celebra con passione. Le sue liriche, ricchissime dal punto di vista linguistico e metaforico, sfociano nella mistica trinitaria, fondendo così linguaggio poetico e pensiero teologico. Chi le legge diventa a sua volta autore, in quanto fa riecheggiare nel proprio oggi parole e versi di una forza e profondità del tutto dimenticate.
Il pontificato di Leone IX è considerato dalla recente storiografia quale autentico momento di inizio della cosiddetta papstgeschichtliche Wende dell'XI secolo. Con il pontificato leoniano prese infatti avvio una riforma ecclesiale di amplissima portata, la quale, se da un lato fu influenzata in modo decisivo dalle concezioni ecclesiologiche e dall'attività di riformatori transalpini, dall'altro condusse a un'organizzazione gerarchica dell'Ecclesia Universalis sempre più marcatamente romanocentrica. Il volume Un vescovo imperiale sulla cattedra di Pietro, a cura di Francesco Massetti, traccia un bilancio della grande fioritura di studi che il pontificato di Leone IX ha conosciuto negli ultimi due decenni, a partire dal secondo millenario della sua nascita nel 2002, e al tempo stesso offre nuove prospettive interpretative sulla base dei più recenti progetti di ricerca.
«Camminare insieme» non è l'ennesimo slogan di una chiesa in cerca di parole e di titoli a effetto, ma la formula che meglio esprime la sua indole sinodale e il suo impegno missionario. La comunità ecclesiale ha una strada da percorrere, che da Gerusalemme conduce all'estremità della terra (Atti 1,8). È la via del vangelo che essa è chiamata a proclamare a ogni uomo, condividendone «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce» (Gaudium et spes 1). Il termine sinodo (alla lettera «cammino condiviso») non ricorre mai nella letteratura neotestamentaria; tuttavia, nel libro degli Atti degli Apostoli sono riportati alcuni episodi in cui la chiesa è chiamata a esercitare in forma comunitaria il discernimento della volontà divina. Dall'analisi dei brani esaminati emerge il profilo di una chiesa caratterizzata da un radicato stile sinodale. L'intento del presente volume è quello di offrire una solida base scritturistica perché i fedeli e i pastori possano lasciarsi ispirare dallo stile di ascolto, comunione e missione che ha caratterizzato le prime comunità cristiane.
La pace è un tema di rilievo nell'azione pastorale e nel magistero di Paolo VI, confermato dalla decisione di dedicare alla pace la giornata del 1° gennaio, con il coinvolgimento non solo dei cattolici, ma di tutti i sinceri amici della pace. Il XIV Colloquio Internazionale di Studio dell'Istituto Paolo VI ha inteso mettere in luce i diversi aspetti dell'insegnamento e dell'azione volta a promuovere la pace fra i popoli durante il pontificato di Paolo VI: la visione teologica che la ispira, il legame tra la pace e lo sviluppo dei popoli, le relazioni con i paesi comunisti dell'Europa dell'Est, la mediazione della Santa Sede nei conflitti degli anni '60 e '70, il rilievo assegnato alla difesa della vita umana e l'atteggiamento di fronte al terrorismo. Non meno importante, in questo quadro, è l'approfondimento delle radici storiche dell'attitudine di Paolo VI e dell'insegnamento sulla pace proposto nel corso del suo pontificato.
Una ricostruzione storica di insieme del tempo in cui le chiese cristiane sono passate dall'ostilità al dialogo e dalla separazione a forme di comunione. Una storia dell'ecumenismo inteso come movimento squisitamente novecentesco di genesi europea e di portata globale: una storia di personalità e gruppi, generazioni e assemblee, rapporti e programmi, teologie e azioni, nel desiderio di unità. Primo di tre volumi, questo tomo ripercorre le radici di lungo periodo e ricostruisce gli snodi storici, teologici e politici che hanno segnato l'avvio di un vero e proprio movimento che percorre il secolo XIX e arriva nel cuore del Novecento. Saggi di: Paul Avis, Bernard Barlow, Gerhard Besier, Franz Xaver Bischof, Martin Browne, Mark D. Chapman, Silvia Cristofori, Gary Dorrien, Michel Fédou, Luca Ferracci, étienne Fouilloux, Martin Friedrich, Frédéric Gugelot, André Haquin, Benedikt Kranemann, Mathijs Lamberigts, Dietz Lange, Martin Cyprian Lenz, Marie Levant, Adalberto Mainardi, Vasilios N. Makrides, Sandra Mazzolini, Alberto Melloni, Paul Metzlaff, Arie L. Molendijk, Peter Nockles, Laura Pettinaroli, Jeremy Pilch, Kenneth R. Ross, Sarah Scholl, Juan Sepúlveda, Brian Stanley, Stylianos Tsompanidis, John Zizioulas.
Gli studi sul contributo che la Chiesa ha dato alla diffusione dell'italiano sono numerosi; non sono molte, tuttavia, le indagini sull'uso che dell'italiano è stato fatto dagli inizi del Novecento a oggi. Nonostante alcune ricerche importanti sulla traduzione della liturgia dopo il Concilio Vaticano II, sulla diffusione dell'italiano nel mondo attraverso la religione o sulla lingua dei pontefici, sono rimasti estranei all'attenzione degli storici della lingua sia le vie seguite dalla Chiesa nel XX secolo e nei primi anni del XXI per tenere viva la comunicazione con credenti e non credenti, sia il contributo che le recenti innovazioni hanno dato alla lingua italiana. L'idea del volume nasce, dunque, dall'intenzione di avviare nuove ricerche e riflessioni sui tanti modi in cui la Chiesa cattolica è riuscita a mantenere vivo il suo ruolo di messaggera dell'italiano.
Va bene tutto, ma no, il latino no! È questa la frase che spesso sente ripetere chi va ad assistere alla Messa in Rito Antico. Ma la differenza tra questa e quella riformata dal Concilio Vaticano II si riduce soltanto a una mera questione linguistica? La risposta non può che essere negativa. Ricostruendo la storia e analizzando l'ordinamento liturgico e il significato profondo del cosiddetto Vetus Ordo, Massimo Cicero dimostra come il suo contenuto teologico sia molto più aderente alla millenaria Tradizione cattolica rispetto alla nuova Messa, per molti versi snaturata dall'ansia di modernizzazione che ha contraddistinto la Chiesa negli ultimi decenni. Questo pamphlet, vibrante e documentato, è un atto d'amore per quella che è stata la Messa di san Francesco, di san Pio da Pietrelcina, di santa Teresa. Un atto d'amore per la Verità, per l'antica liturgia, per la profondità del silenzio, per l'universalità del latino e del canto gregoriano, per quel Santo Sacrificio che riesce a toccare le corde più profonde dell'animo umano.
Le crêpes, che sarebbero state ideate addirittura da papa Gelasio. Le polpette di fagiano, ma anche pernici, beccafichi, capponi, animelle, ai banchetti offerti da Leone X. Il Biancomangiare di Gregorio VII. Sono solo alcune delle prelibatezze servite alla tavola dei papi, nel corso dei secoli. Ogni pontefice, con le sue preferenze e anche le sue tradizioni familiari ha segnato la mensa ecclesiastica, introducendo piatti e ingredienti nel "ricettario" papale. Alcuni hanno preferito cibi "poveri" nel rispetto della vocazione, altri hanno adottato menu decisamente pregiati, con portate rare, rimarcando il potere, anche politico, della Chiesa. Di piatto in piatto, a comporsi nel ricettario sono veri e propri - golosi - ritratti dei vari pontefici, in un viaggio nella storia e nel gusto, che spazia dall'antipasto al dolce, dalle preparazioni frugali alle creazioni per grandi e lussuosi banchetti, dai cibi ispirati alla vita dei Santi fino alle preparazioni più scenografiche. Alla scoperta dei migliori "bocconi del prete".
Il cardinale Domenico Tardini, segretario di Stato di Giovanni XXIII, nel libro "Pio XII" ha ricostruito, nel 1961, con un ricco apparato di documenti, la figura e l'opera di Pio XII, del quale era stato il più stretto collaboratore, assieme a monsignor Giovanni Battista Montini. Il libro, tradotto in molte lingue, è ora ripubblicato in edizione anastatica con un densa introduzione che ne ricostruisce la fortuna editoriale e l'apprezzamento degli studiosi. Segue un interessantissimo diario inedito del 1954, l'anno della lunga e penosa malattia del Papa, nel quale Tardini annota le conversazioni intervenute nelle udienze emergono le complesse dinamiche della Curia e i limiti del tardo pontificato di Pio XII e del suo governo solitudinario della Chiesa. In questi incontri con Pio XII visto da vicino, Tardini coglie del Papa sofferente, con finezza psicologica, la ricca personalità umana e religiosa.