
Quando, sul fare del 411, la Chiesa cattolica d'Africa e quella donatista furono convocate in un'assise promossa dall'imperatore Onorio per sanare il secolare scisma africano, giunsero a Cartagine quasi 600 vescovi. La conferenza, svoltasi sotto la guida di un giudice imperiale, il nobile Marcellino, si protrasse per tre intense giornate i cui dibattimenti furono meticolosamente verbalizzati dalla burocrazia statale, giungendo a noi quasi per intero. Raramente si ha la possibilità di osservare gli eventi storici "direttamente", senza la mediazione di chi racconta, ricorda, interpreta, spiega o giudica il passato: in questa preziosa circostanza è viceversa possibile. Il lettore assisterà alla verbalizzazione puntuale di un confronto serrato e denso tra due Chiese che rivendicavano la pienezza della loro dignità storica e teologica, sfidandosi sui più svariati registri: da quello biblico/ermeneutico a quello teologico - ed ecclesiologico in particolar modo -; da quello storico a quello giuridico e processuale. Le fasi decisive di un conflitto che segnò in profondità l'ecclesiologia cattolica si svolgono sotto gli occhi del lettore, senza alcun filtro. A rendere ancor più preziosa questa occasione editoriale vi è l'intervento diretto di Agostino d'Ippona: affermato vescovo cattolico, egli prenderà parte al dibattimento guadagnandosi immediatamente un ruolo di primo piano che, senza alcun dubbio, può essere definito decisivo per le sorti dell'intera conferenza.
Trent’anni non sono molti per proporre una valutazione e anche cercare di misurare l’esito funzionale di uno strumento come il Concordato tra l’Italia e la Santa Sede, varato da Bettino Craxi e Agostino Casaroli il 14 febbraio del 1984. Non sono neppure pochi, in verità. In epoca di globalizzazione e di conseguenti grandi modificazioni economico-sociali e culturali, non solo il senso e il significato del fatto religioso ma anche le modalità dei suoi rapporti con la sfera pubblica sono inevitabilmente destinati a modificarsi e trasformarsi, con accentuazioni e accelerazioni non tradizionali. È quanto viene esaminato e dibattuto nel volume, con contributi specialistici di alto livello. In esso si torna anche a riproporre, inevitabilmente, il ruolo e la funzione dei cattolici e della loro Chiesa nella società italiana dopo il Concordato del 1984 e soprattutto dopo la scomparsa del partito unico dei cattolici. Questo tema centrale viene esposto sia ripercorrendone l’itinerario storico più recente che affrontando il punto del loro futuro possibile, esposto anche alla luce del forte ruolo riformatore assunto sempre più esplicitamente dall’azione pastorale di Papa Francesco.
Quale radice spirituale ha alimentato la vita, la fede, il servigio alla Chiesa del beato Paolo VII? "Il ritratto spirituale" cerca di rispondere a questo interrogativo ripercorrendo i testi montiniani di carattere più personale, oltre a quelli più noti del suo magistero. Vengono così in luce i temi fondamentali della sua spiritualità: la scoperta della vocazione, il legame con l'apostolo Paolo, i maestri spirituali che l'hanno ispirato, la direttone spirituale, l'educazione della coscienza, la fede, la preghiera liturgica, il ministero pastorale, la Chiesa e la povertà, la cultura, la forma cristiana e la meditazione sulla sua vita consegnata nel Pensiero alla morte. In quest'ultimo testo è lo stesso Paolo VI ad offrire una prospettiva spirituale sintetica sulla propria vita di uomo, di credente e di pastore, di cui i capitoli del volume intendono esplorare le dimensioni e la profondità. Introduzione del card. Gianfranco Ravasi.
Del Vaticano II si continua a discutere per le conseguenze che ha avuto nella vita della Chiesa e di milioni di credenti, ma il Concilio è stato anche un grande evento politico degli anni Sessanta. In una fase di profonda trasformazione culturale, l'emersione del cosiddetto "dissenso" politico ed ecclesiale ha rappresentato una risposta generazionale e trasversale alle diverse anime del mondo cattolico, risposta culminata nel "momento '68" con l'esplosione delle contrapposizioni innescate dal Concilio nella contaminazione con le parole d'ordine dei movimenti di lotta. Come si mostra con questo libro, i pochi anni al centro della ricostruzione costituiscono uno snodo fondamentale del percorso del cattolicesimo italiano, tra la reazione alla modernizzazione e i tentativi di indirizzare quella spinta eludendo i punti scoperti dal Vaticano II e conservando l'identità del cattolicesimo politico.
"La laborem erecens" (1981) è l'enciclica che Giovanni Paolo II dedica al tema del lavoro. Scritto insuperato e oggi ancora attualissimo, si pone sulla scia delle grandi riflessioni in particolare di Smith, Hegel, Marx e Weber. L'autore sintetizza la teologia del lavoro di papa Wojtyla, così importante per la formazione e l'ascesa del movimento di Solidarnosc che guida la rivoluzione polacca e dà origine al crollo del blocco sovietico. Il lavoro, categoria fondamentale dell'umano, non è luogo di alienazione ma il modo con il quale l'uomo serve Dio proseguendo la Sua opera creatrice e contribuendo alla costruzione di un mondo migliore e più bello. Con un'intervista a Lech Walesa sulla vicenda polacca e l'esperienza di Solidarnosc.
Ogni volta che sentiamo nominare san Francesco d'Assisi, la nostra mente si affolla di immagini: lupi ammansiti, dialoghi con gli uccelli, mani segnate dalle stigmate, aureole dorate che doppiano l'umile cerchio di capelli della chierica. Il suo volto, nei nostri ricordi, ha l'eleganza pacata degli affreschi di Giotto o la spigolosità timida del ritratto di Cimabue. In ogni caso, ci appare sempre come se fosse nato con il saio addosso. Ma com'era Francesco prima della conversione? Quali impegni e svaghi occupavano le sue giornate di figlio primogenito di un mercante ricchissimo, in odor di nobiltà? Le biografie antiche non dedicano molto spazio ai suoi anni giovanili, quando militava nelle truppe di cavalleria del comune di Assisi e spendeva i suoi giorni dividendosi fra la lucrosa attività paterna e i divertimenti tipici dei signori di fine XII secolo. Eppure, qualche testimonianza arrivata fino ai nostri giorni ci permette di recuperare un'immagine vivida e dettagliata della sua giovinezza, che la Legenda maior, la biografia ufficiale scritta da san Bonaventura, preferisce tacere. Scopriamo così che il giovane Francesco carismatico, arguto e un po' sopra le righe - non era proprio un modello di virtù cristiane: soldi, donne, cacce audaci e battaglie sanguinarie segnarono la giovinezza del santo più amalo d'Italia. Lasciando larghissimo spazio alle fonti storiche, Barbara Frale porta il lettore dentro uno spaccato vivace di Medioevo, con i suoi complessi riti militari, le sue gerarchie sociali..
Nella Parigi dell'Ottocento, avvertiva Frédéric de Reiffenberg, gli uomini di merito firmavano molti più libri di quanti ne scrivessero. Il caso della prima traduzione integrale in lingua moderna della Biblioteca di Fozio ne è una conferma esemplare. Portata a termine da Jean-Baptiste Constantin sotto il patrocinio del marchese Fortia d'Urban, essa fu annunciata ufficialmente nel 1831, ma non fu mai pubblicata. I manoscritti di Constantin passarono di mano in mano e furono variamente messi a frutto, sempre tacendosi il nome del primo autore. Dopo quasi due secoli, la presente edizione rende giustizia all'opera e al traduttore, ricostruendo i capitoli di questo giallo editoriale e pubblicando per la prima volta l'ampia trattazione su Fozio e sulla Biblioteca che Constantin premise al suo lavoro.
I Giardini Vaticani sono un'oasi straordinaria nel cuore della città di Roma. Con i loro 22 ettari costituiscono la metà dell'intero Stato Vaticano e, con il loro armonioso insieme di storia, cultura, arte e natura, rappresentano un luogo unico al mondo. Dove oggi vediamo fontane e siepi c'erano gli Horti di Agrippina e il circo di Nerone, lì è nato il culto di S. Pietro. I Giardini hanno fatto parte della storia della città e del Cristianesimo, sono stati occasione di riposo e preghiera per i Pontefici che li hanno ampliati, adornati di fontane e statue, di piante cariche di significato come l'ulivo proveniente dall'orto dei Getsemani a Gerusalemme. Il tempo di Papa Francesco è un tempo nuovo e pieno di ricchezze spirituali: come la Misericordia a cui il Pontefice ha voluto dedicare questo Giubileo. L'esortazione a prendersi cura del creato si traduce nella prima Enciclica dedicata all'ambiente che prende nome dal Cantico delle creature di S. Francesco d'Assisi: "Laudato si', mi' Signore". Questo volume, il primo uscito sui Giardini Vaticani, viene oggi ripubblicato in una versione aggiornata e arricchita di informazioni e istruzioni. Oggi, come allora, le suggestive fotografie di Erika Young "colorano il singolare spettacolo naturale dalle radici profonde 2000 anni".
The Vatican Gardens constitute an extraordinary oasis in the heart of Rom with 22 hectares comprising half of a State of the Vatican land. Their history, culture, rate and nature define a complex and unique place in the world. It was here that the cult of Saint Peter was born. These gardens are part of the history of Christianity, they have been the setting of rest and prayer for the popes who enlarged them and adorned them with works of art, fountains, statues and plants with powerful significance such as the olive tree from the garden of Gethsemane in Jerusalem. The era of Pope Francis is a new period filled with spiritual richness as evidenced by the dedication of this Jubilee of Mercy.
In this first English edition of The Vatican Gardens, the beautiful photographs of Erika Young "paint the unique environmental sight whose roots span 2000 years".
"Studiare, mostrare, raccontare il Vaticano non è cosa pacifica: chi lo studiava alla fine del secolo XX e chi lo studia oggi studia infatti qualcosa che si muove: non solo, come insegnava Gregorio Magno, 'divina eloquia cum legenti crescunt', ma crescono anche gli umanissimi e ambivalenti 'eloquia rerum gestarum', il senso degli eventi che le fonti ci raccontano e di cui pian piano si scoprono in un lavoro collettivo i codici nascosti." (A. M.)
Fin dall'inizio del suo pontificato papa Francesco ha proposto all'attenzione di tutti il tema delle periferie. Nel cristianesimo, le periferie hanno una storia lunga e complessa, anzi sono un crocevia di storie e di esperienze differenti. Di fatto, però, il Pontefice ha rinnovato l'interesse della Chiesa attorno a questa tematica. "La Chiesa - aveva detto Bergoglio poco prima di essere eletto - è chiamata ad uscire da se stessa e andare nelle periferie, non solo geografiche, ma anche nelle periferie esistenziali: dove alberga il mistero del peccato, il dolore, l'ingiustizia, l'ignoranza, dove c'è il disprezzo dei religiosi, del pensiero e dove vi sono tutte le miserie". Questo libro muove dalle parole del Papa per andare alla ricerca delle periferie concrete e metaforiche che dai testi sacri giungono attraverso i millenni fino alle metropoli in cui viviamo, interrogandoci sul senso profondo della crisi che la Chiesa sta attraversando e sul cammino di speranza che è possibile percorrere per dare al messaggio cristiano una nuova centralità.
Nel secolo successivo alla morte di Gioacchino da Fiore (1202) numerosi commenti profetici, vaticini e oracoli furono falsamente attribuiti all'abate calabrese. Soggetti disparati cercarono di appropriarsi della sua autorità profetica e apocalittica, per proiettare e consacrare nella prospettiva ambigua dei tempi ultimi le vicende politico-ecclesiastiche più rilevanti del '200: lo scontro fra il papato e la dinastia sveva, i conflitti fra angioini e aragonesi, le lotte al vertice della Chiesa romana e negli ordini religiosi. Il volume offre una panoramica su tradizione manoscritta, circolazione e diffusione delle opere, sui contesti storici in cui presero forma e sugli scopi polemici cui furono destinate: un patrimonio dottrinale che, nato come arsenale di propaganda, contrassegnò l'immagine e la fortuna di Gioacchino fino ai tempi moderni.