
Tra l’ampia produzione letteraria, frutto di un attento esame analitico e critico, relativa all’Ostpolitik vaticana degli anni tra la fine della Seconda guerra mondiale e la caduta del sistema sovietico, mancava finora uno studio sistematico, e sintetico insieme, riguardante in particolare l’atteggiamento del regime di Mosca verso la Polonia e i rapporti tra la Santa Sede, il governo comunista e la gerarchia polacca, nel difficile “gioco a tre”, di volta in volta scontro e dialogo. Questo studio è il primo tentativo di ricostruire lo stato delle relazioni Santa Sede – Governo comunista – Chiesa polacca, nell’evoluzione della nuova forma del paese dal 1945 al 1989. Il lavoro è basato su indagini da fonti edite e specialmente da quelle archivistiche oggi disponibili: corrispondenza Governo-Episcopato, relazioni di incontri ed eventi, verbali, documenti vari, rapporti d’ambasciata e d’intelligence, alla ricerca delle motivazioni, dei metodi e degli obiettivi che hanno guidato le parti in causa nel loro affrontarsi per affermarsi nella gestione della guida del Paese. Condotta con particolare cura, l’analisi della politica interna ed estera del governo comunista fornisce un quadro preciso delle complesse relazioni tra le tre parti, inserite nel contesto internazionale, inquieto e mutevole lungo quegli anni. L’opera, divisa in cinque capitoli, analizza i fatti nella seconda metà del XX secolo, inseriti nel gioco internazionale, presentando i grandi protagonisti del periodo: il primate Wyszyński e il Concilio Vaticano II, Gierek e la “normalizzazione”, il pontificato di Giovanni Paolo II, che ha raccolto l’eredità dell’immane fatica di quegli anni aprendo il destino della Polonia ad un nuovo orizzonte. La ricca e documentata “storia a tre” procede come una narrazione appassionata e argomentata, dove gli eventi scorrono attraverso l’esposizione oggettiva e l’intonazione celebrativa, con uno stile discorsivo e insieme un tono epico che tradisce la partecipazione personale dell’autore senza sminuire con ciò il valore delle tesi esposte e rendendo interessante la lettura anche ai non addetti ai lavori. Senza pesantezza, anche se con ritmo incalzante, il testo si offre all’apprezzamento di studiosi e appassionati, di chi comunque sia interessato a conoscere il volto e l’anima di quel particolarissimo periodo del secolo scorso quando in Polonia saltarono tutti i precedenti equilibri e dal travaglio dello scontro tra gli eredi della sua storia nacque una novità intorno al gigante Giovanni Paolo II che restituì alla storia stessa la dimensione della Speranza, rendendo possibile l’inimmaginabile.
"Dal 13 marzo 2013 siede sull'antica cattedra di Pietro un pontefice che, primo nella storia, ha scelto il nome di Francesco, il santo che ancora oggi tutti associano all'amore nei confronti dell'ancor più antico miracolo della natura creata e dei suoi animali. Certo, i tempi cambiano, e l'enciclica Laudato si' del 2015 è stata debitamente definita 'ecologista' dai media per le novità che contiene. Ma in realtà, papa Francesco si riallaccia a una tradizione, tanto remota quanto ininterrotta, che associa animali e pontefici in un rapporto simbolico e metaforico di stupefacente coerenza, pur nell'estrema varietà dei messaggi. Una storia, anzi un insieme di storie per narrare le quali nessuno strumento ci è parso altrettanto opportuno della più veneranda delle enciclopedie: un bestiario. Nel corso delle pagine che seguiranno, cercheremo di costruirne uno assai particolare, popolato di colombe, draghi, cavalli, asini e cammelli, pappagalli, fenici e pavoni, aquile, leoni, leopardi, corna di ceraste e corni di unicorni, oltre che di orsi ed elefanti, allo scopo di comprendere in qual modo tutti questi animali abbiano contribuito a creare e poi accompagnato - talvolta senza soluzione di continuità e per molti secoli - l'autoaffermazione simbolica del papato nel suo divenire storico e istituzionale; oppure, al contrario, siano stati usati per criticare o delegittimare il pontefice e la Chiesa".
Il Concilio Vaticano II è stato un evento di grande creatività e fervore spirituale, una specie di moltiplicazione, o fermentazione, del pane della parola e dello Spirito. Terminata la celebrazione del cinquantesimo anniversario, è inevitabile che l’incalzare di eventi e problemi nuovi tenda a relegare il Concilio su uno sfondo sempre più lontano e sfuocato, mentre ci sono in esso delle “conquiste per sempre” che la Chiesa non dovrebbe mai più perdere di vista. Padre Cantalamessa in questo volume fa suo l’invito di Gesù agli apostoli dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, quando disse loro: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto» (Gv 6,12), e si sofferma non sulle implicazioni dottrinali e pastorali, le più note e dibattute, ma sui contenuti strettamente spirituali.
"Le parole usate dai papi sono importanti; tanto più in quanto il loro modo di parlare non è sempre lo stesso. Il linguaggio con cui il pastore della Chiesa di Roma si rivolge all'umanità nei momenti difficili è sempre stato espressione non solo della sua personalità individuale, ma del posto che la parola della Chiesa occupava nel mondo in quella data epoca; ed è un indizio estremamente rivelatore delle diverse modalità, e della diversa autorevolezza con cui di volta in volta i papi si sono proposti come leader mondiali. In queste pagine faremo un viaggio attraverso le parole usate dai papi nei secoli. Ovviamente la Chiesa esiste da duemila anni e nel corso di questi due millenni ha prodotto innumerevoli parole; non si tratta di renderne conto in modo esaustivo o anche solo sistematico, ma piuttosto di proporre uno dei tanti viaggi possibili, cominciando dal Medioevo per arrivare fino alla soglia della nostra epoca."
Il giubileo, o Anno Santo, è apparso sulla scena della storia nel Trecento come uno strumento economico e politico di prima grandezza della monarchia pontificia. La ricerca di risorse e fama per caratterizzare il proprio pontificato costrinse, dopo poco tempo, a prevedere anche un giubileo straordinario. Quella dell'Anno Santo è, dunque, una tradizione ambigua fatta di trionfalismi, lacerazioni e religiosità popolare. Alberto Melloni ricostruisce questa storia e analizza le ragioni che hanno spinto papa Francesco ad indirne uno proprio in occasione del cinquantesimo anniversario del concilio Vaticano II. Bergoglio lo ha promosso con parole inedite e con la volontà esplicita di "mobilitare" il popolo di Dio, per chiedere ai fedeli di indicare la direzione da prendere, soprattutto dopo un sinodo nel quale la Chiesa si è misurata non con morali vecchie o nuove, ma col Vangelo.
Il presente dizionario è uno strumento di investigazione sulla figura di Teresa d'Avila. Di voce in voce, esplora il patrimonio dottrinale e letterario della scrittrice abulense. Gli strati della sua esperienza umana e cristiana. Le fondamenta della sua dottrina: le sue letture, il suo inserimento nel tessuto del messaggio biblico, la sua dipendenza dalla teologia e dalle decisioni del concilio di Trento, la sua reazione alla corrente della Riforma protestante? E soprattutto, il contenuto specifico della sua dottrina: Dio, Cristo e la sua Umanità, l'uomo in anima e corpo, il suo femminismo, le linee maestre della sua spiritualità, il suo carisma di fondatrice, il caratteristico umanesimo basato sullo "stile di fratellanza" che ella introduce, e il problema dello "stile letterario" nello scrivere. Uno ad uno, sono passati in rassegna tutti i suoi scritti, secondo l'ottica dei più recenti studi circa ciascuna opera.
Vi è un cordone ombelicale antico e solidissimo che lega la Terra Santa a Roma. Un legame dalle molteplici sfaccettature che richiamano ambiti tra loro anche lontani: storia, filologia, esegesi, archeologia, devozione. In questo universo assetato di conoscenza, che traccia una separazione precisa tra scienza e fede, si pone un documento dal ruolo assolutamente peculiare: la reliquia. Testimonianza venerata, discussa, demonizzata, essa è in fondo il documento antropologico più emblematico per lo studioso. L'intento principale di questo libro è raccontare la storia e la tradizione che accompagnano tutta una serie di "memorie" attraverso le quali è possibile legare Roma a Gerusalemme. Nel percorso suggerito, ai cui vertici principali stanno Cristo, sant'Elena e gli apostoli Pietro e Paolo, le reliquie hanno il ruolo di fil rouge, ma saranno affiancate da altri materiali sorretti dall'autorità dell'archeologia, dalle fonti e soprattutto dalla volontà di evitare che il rumore di fondo dell'agiografia e della leggenda disturbi il suono della storia.
Verso la fine del mese di febbraio 1431, nella gelida cappella del castello-fortezza di Rouen, Giovanna d'Arco compare per la prima volta davanti ai suoi giudici. Si tratta ufficialmente di un processo di "inquisizione in materia di fede" che vede una inerme ragazza di diciannove anni, reduce da una folgorante campagna di guerra, sottoposta al giudizio di autorevoli uomini di Chiesa legati al potere inglese; in realtà - e questo non sfugge a nessuno, nemmeno a Giovanna - il processo è politico. Al presidente del tribunale Cauchon e agli altri giudici gli inglesi avevano lasciato il compito di dare a questo processo tutte le apparenze della legalità. Ma di fronte a loro sta una vera forza della natura, un'adolescente che un anno di terribile prigionia non ha né domato né piegato. Alle domande Giovanna risponde con intelligenza e precisione, con foga e insolenza; si infervora nel rievocare la sua vita di soldato, racconta con grazia distaccata episodi della sua infanzia a Domrémy, risponde con testarda fierezza alle questioni riguardanti le sue Voci, diventa sbrigativa e insofferente quando le si rimprovera l'abito maschile o la non sottomissione alla Chiesa militante. Il contrasto violento tra le limpide convinzioni di Giovanna e, dall'altra parte, la forza pressoché inattaccabile delle istituzioni e dei loro provati meccanismi costituisce per chi legge oggi i documenti di questo processo un elemento di struggente drammaticità.
Il volume offre un quadro della committenza artistica a Roma nel corso di tutto il Medioevo attraverso uno studio dettagliato sulle figure dei singoli pontefici che ne furono i principali promotori. I fatti artistici, analizzati dal punto di vista della committenza papale, non solo consentono di capire il significato primario connesso alla loro funzione, ma ricreano anche un'immagine speculare del contesto culturale di appartenenza. L'ambito cronologico, circoscritto fra il pontificato di Silvestro I (314-335) e quello di Martino V (1417-1431), lascia intravedere nel comportamento di molti pontefici la persistenza di una mentalità che, da un atteggiamento iniziale di semplice patronato e protezionismo, si tramuta nel tardo Medioevo in vero e proprio mecenatismo. I saggi raccolti, ricchi di spunti e suggestioni, pongono sotto la giusta luce aspetti meno noti di una città come Roma, quale centro ideale della cristianità e termine imprescindibile di riferimento per le sue valenze storico-artistiche.
Teresa Martin, a molti nota come santa Teresa di Gesù Bambino, sembra emergere in tutta la sua tenerissima bellezza in questo libro, divenendo lei stessa narratrice sapiente della sua vita, in una sorta di dialogo con chi ha deciso di incontrarla e fare insieme un pezzo di strada.
«Ovunque nella Chiesa, anche nei campi più difficili e di punta, nei crocevia delle ideologie, nelle trincee sociali, vi è stato e vi è il confronto tra le esigenze brucianti dell’uomo e il perenne messaggio del Vangelo, là vi sono stati e vi sono i gesuiti».
PAOLO VI
Questo libro si offre al lettore come una guida per cominciare a comprendere la Compagnia di Gesù, il suo ruolo nel mondo e la sua esperienza spirituale.
Ricerca storica e analisi teologica sono i capisaldi dell'imponente lavoro interpretativo che l'autore sta conducendo da molti anni sul concilio Vaticano II. Un considerevole processo di apprendimento ecclesiale, che ha connotato la seconda metà del '900 e prosegue ancora oggi, ha contribuito a definire il profilo della Chiesa alle prese con la complessità del nostro tempo. In questo senso, per Theobald il Vaticano II non è l'ultimo di una cristianità euro-atlantica, ma il primo di una Chiesa diventata mondiale e interculturale. Nella differenza tra queste due prospettive il volume indica il percorso per entrare in una nuova fase di ricezione conciliare con l'intento di farne emergere le potenzialità. Un modo di procedere che tiene conto del contesto transculturale e del radicamento concreto delle nostre esistenze.

