
Sono qui pubblicati appunti di diario e alcuni scritti riguardanti i rapporti tra l'autore e mons. Albino Luciani, patriarca di Venezia, poi cardinale, e infine papa Giovanni Paolo I. L'arco di tempo va dalla morte del predecessore di Luciani a Venezia, il card. patriarca Giovanni Urbani, fino al giorno nel quale è stato designato il patriarca successore di Luciani a Venezia, mons. Marco Cè, nel dicembre 1978.
Gesuita ai tempi del regno di Elisabetta I d'Inghilterra, John Gerard è il perfetto esempio per capire cosa significasse essere sacerdoti durante la persecuzione anglicana: straniero nel suo stesso Paese in quanto cattolico, per sei anni esercitò il suo ministero amministrando clandestinamente i sacramenti ai fedeli perseguitati, rifugiandosi segretamente in case private. Catturato e portato nella Torre di Londra, dove fu torturato, nel 1597 entrò nella leggenda riuscendo a fuggire calandosi lungo una fune appesa sul fossato. Continuò a esercitare il suo ministero e fu coinvolto, suo malgrado, nella Congiura delle Polveri. Da questa sua autobiografia, scritta in latino su indicazione dei suoi superiori e tradotta in inglese solo nel 1871, emerge l'eroismo e la santità di sacerdoti pronti a dare la vita per la loro fede, resa più forte dalla persecuzione. Prefazione di Elisabetta Sala.
Clero e formazione è un binomio difficile, che Antonio Gerace affronta indagandone le radici in età medievale, a partire dalla fondazione delle scholae. Centri di studio annessi alle cattedrali furono voluti dal Lateranense III (1179) e poi rafforzati nel Lateranense IV (1215) per affermare, per la prima volta, la necessità di un clero alfabetizzato. Le difficoltà contingenti nel raggiungere questo obiettivo determinarono una cospicua produzione di manuali. Fra questi, alcuni in particolare ebbero un lunghissimo successo editoriale. Il volume analizza in special modo quello che divenne un vero e proprio best seller e che fu tradotto in moltissime lingue: il Manipulus curatorum di Guy de Montrochen, capace di sopravvivere persino all'istituzione dei seminari nel 1563.
Lettura spirituale della vita e dei testi dei sette monaci di Tibhirine, uccisi nel 1996 in Algeria e beatificati nel 2018. Resi celebri dal film Uomini di Dio, questi trappisti hanno incarnato alcuni valori cristiani che gli autori mettono in risalto per la vita di ogni fedele: il primato della preghiera, la vita comunitaria, la fedeltà nella prova, l'attraversamento delle crisi... Con un linguaggio semplice, questa vicenda di grande rilievo assume una dimensione universale
L'esigenza di una nuova era, di una rinascita dell'umanità in grado di produrre quasi una nuova creazione, pervade i secoli XVI e XVII. Lasciatasi alle spalle la società signorile, l'Italia è progressivamente assorbita nell'orbita della dominazione straniera. Guerre, epidemie, un generale decadimento della vita laicale, religiosa ed ecclesiastica postulano la riforma e il rilancio della cristianità, al quale dà ulteriore impulso la vittoria di Lepanto. Il concilio di Trento restituisce alla spiritualità un robusto ancoraggio teologico, sacramentale e disciplinare, rimotiva la catechesi, consacra il culto dei santi. Nell'elaborazione delle dottrine e nella comunicazione delle proprie esperienze spirituali gli autori italiani, a differenza di quelli spagnoli, non elaborano trattati ma danno una visione d'insieme sia della precedente letteratura ascetico-mistica, sia degli aspetti esperienziali. Nella visione del cammino spirituale domina il riferimento a Cristo, con una particolare sottolineatura dell'eucaristia e della croce. L'equilibrio latino caratterizza l'ascesi italiana, mentre la mistica punta all'unione con Dio, trovando impulso sul terreno della carità apostolica; caratteri tipici di questa spiritualità sono l'apertura alla catechesi e l'attenzione alla povertà.
L'ascesa al potere in Europa dopo la Grande Guerra dei regimi totalitari, portatori di concezioni dell'uomo e della vita contrarie alla dottrina e all'etica cristiane, obbligò le Chiese e i credenti ad affrontare il problema della compatibilità tra totalitarismo e cristianesimo. Se il bolscevismo suscitò la quasi unanime condanna da parte cristiana, più complesso e ambivalente fu il confronto con fascismo e nazionalsocialismo. Ci furono credenti che seppero comprendere subito la gravità della minaccia dei totalitarismi per il cristianesimo e la civiltà umana, e li combatterono con decisione e convinzione. Tuttavia la Chiesa cattolica in Italia e le Chiese protestanti in Germania cercarono di stabilire un dialogo e un rapporto con gli Stati totalitari. In Italia, il primo paese occidentale con un regime a partito unico che sacralizzava la politica e celebrava il culto del capo, Mussolini si era presentato con il Concordato come difensore della Chiesa, la quale considerava il fascismo, come poi il nazionalsocialismo, un "baluardo" contro il bolscevismo, la modernità liberale e la democrazia laica, ma trovava insieme nella religione politica fascista un potenziale concorrente. In Germania, le componenti neopagane che proponevano il nazionalsocialismo come nuova religione anticristiana indussero vescovi cattolici ed esponenti delle confessioni religiose protestanti alla presa di distanza dal regime di Hitler. Il volume indaga gli ambigui rapporti tra chiese e stati totalitari.
Teresa Martin: una vita - soli 24 anni - tutta nascosta e conclusa nel 1897. Un anno dopo le sorelle pubblicano col titolo "Storia di un'anima" i suoi ricordi di famiglia manipolati da loro con le migliori intenzioni. Da allora un oceano di simpatia e di devozione: Teresa beata (1923), santa (1925), protettrice della Francia e Patrona delle Missioni in tutto il mondo... Così, nel 1932, si chiese a Pio XI di proclamarla Dottore della Chiesa, ma il Papa reagì bruscamente: una donna! E questa sua pretesa "dottrina" era già nel Vangelo! Neppure parlarne, e per questo neppure pensarci! Del resto a detta delle sue stesse sorelle "nessuno pensava che avesse una dottrina". Tuttavia, a poco a poco, grazie al lavoro dello storico André Combes e al recupero dei suoi veri scritti, cominciarono a uscire "particolari fulgori di dottrina" che hanno "fatto risplendere il fascino del Vangelo". Lo ha scritto Giovanni Paolo II proprio nel proclamarla "Dottore" il 19 ottobre 1997: Teresa, "giovane, donna e contemplativa" mostra una "sapienza infusa, cioè la lucida, profonda assimilazione delle verità divine e dei misteri della fede". Oggi è "Dottore dell'Amore" e mostra all'uomo del Terzo Millennio la novità centrale della fede, la sua adozione per grazia a "figlio" di Dio, reso capace di riamare Dio e il prossimo con lo stesso "Amore" che è in Dio. In questo libro è descritta la vicenda che ha portato Giovanni Paolo II al rovesciamento del "no" di Pio XI, con il suo "sì" confermato da Benedetto XVI il 6 aprile dello scorso anno.
Il libro racconta la vicenda di due sacerdoti che hanno scelto di sacrificare la vita per la salvezza dei loro parrocchiani e del loro paese. Siamo a Boves, piccolo centro del cuneese, nel 1943: don Giuseppe Bernardi è da cinque anni parroco del paese, don Mario Ghibaudo, giovanissimo, è il suo vice ed è a Boves da solo due mesi. In una fase particolarmente delicata della Seconda guerra mondiale, a Boves è in atto una difficile trattativa, in cui è coinvolto don Giuseppe, per liberare due soldati tedeschi. Nonostante l'esito positivo dell'iniziativa, il 19 settembre si verifica la rappresaglia da parte dei nazisti, la prima in Italia dopo l'8 settembre. E i due sacerdoti vengono trucidati. Il volume narra questa storia in modo semplice, partendo da quel giorno. In primo piano i due "don" di Boves, attorno la vita del paese, sullo sfondo le vicende storiche. È attualmente in corso il processo di beatificazione dei due sacerdoti, testimoni di libertà.
Predicatore, taumaturgo, campione di vita monacale, protettore contro l'ergotismo (il "fuoco di sant'Antonio"), per oltre mille e cinquecento anni Antonio ha incarnato molti ruoli, anche contraddittori, che ne hanno definito l'immagine nella storia. Nella cultura popolare è ricordato come fondatore del monachesimo cristiano e primo degli abati, ma anche come colui che seppe resistere alle tentazioni del demonio. Il libro racconta la storia del santo vissuto nel III secolo, dall'infanzia nel Medio Egitto all'eremitaggio nel deserto, fino alla morte alla veneranda età di 105 anni, e ricostruisce la fortuna successiva del suo modello di ascetismo, capace di ispirare anche - si pensi a Bosch, Flaubert, Dali - la letteratura e l'arte.
John Henry Newman (1801-1890), canonizzato da papa Francesco il 13 ottobre 2019, appartiene ai più grandi pensatori cristiani dell'Ottocento. Appassionato ricercatore della verità e convertito al cattolicesimo (1845), egli «diventa oggi un faro sempre più luminoso per tutti quelli che sono alla ricerca di un preciso orientamento e di una direzione sicura attraverso le incertezze del mondo moderno» (papa Paolo VI, 1975). Le sue opere arricchiscono la teologia, la sua persona viene già venerata in tutta la Chiesa. Non sorprende, quindi, che molti vedono in lui un nuovo dottore della Chiesa. Il volume intende anzitutto offrire un breve tratto biografico e teologico di Newman. Fa poi sentire la sua chiara ed equilibrata voce su alcune questioni cruciali della vita ecclesiale: lo sviluppo della dottrina cristiana, la testimonianza dei fedeli, l'unicità della Chiesa, il significato della coscienza, le caratteristiche di un cuore apostolico. Appare così la straordinaria attualità della vita e del pensiero di questo teologo santo. Come scrisse il cardinale Joseph Ratzinger già nel 1990: «Newman appartiene ai grandi dottori della Chiesa, perché egli allo stesso tempo tocca il nostro cuore e illumina il nostro pensiero».

