
La Storia della Chiesa di Joseph Lortz si presenta, come dichiara il sottotitolo, in prospettiva di storia delle idee. Ciò significa che essa vuole elaborare l'essenziale della storia ecclesiastica nelle grandi linee direttrici che ne comandano e spiegano l'interno sviluppo nel corso dei secoli. Questo volume studia l'Antichità e il Medioevo, non evitando mai, sulla base del giudizio teologico e neotestamentario, l'ammissione delle debolezze; al contrario, ne fa il presupposto fondamentale per un'esposizione feconda dal punto di vista storico, religioso ed ecclesiastico. All'autocritica corrisponde lo sforzo per comprendere ciò che in quest'epoca è stato fatto contro la Chiesa. In maniera particolarmente lodevole viene indagata la pietà medievale, il suo carattere espressamente materiale e la lotta tra impero e papato. Si arriva così a una comprensione del tardo Medioevo come grado preliminare e non fortuito della Riforma, e riceverne un valido aiuto per il dialogo interconfessionale. Completa l'opera un'appendice sui rapporti tra Chiesa e Sinagoga dall'Antichità al tardo Medioevo.
La vicenda della Chiesa in Italia è anche la storia del difficile rapporto tra cristiani, Santa Sede e potere. Sono innumerevoli i casi in cui la politica italiana e quella vaticana hanno condotto un confronto serrato, spesso una vera e propria battaglia senza esclusione di colpi e con esiti alterni. Il libro di Annalisa Lorenzi parte dalla radice di questo scontro - la distinzione tra potere temporale e spirituale della Chiesa - e pur limitandosi agli episodi più importanti, dalla presa di Porta Pia ai Patti lateranensi, dai referendum su divorzio e aborto al dibattito sul diritto di famiglia, riflette su quella che spesso ha preso le forme di una coabitazione problematica.
Tra gli interventi del card. Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna dal 1952 al 1968, al Concilio Vaticano II, spicca senza dubbio il discorso sulla Chiesa povera e dei poveri, tenuto il 6 ottobre 1962, durante i lavori della 35a Congregazione Generale. Lercaro chiedeva che il De Ecclesia venisse scritto di nuovo a partire dal mistero del Cristo povero e che quello della povertà della Chiesa fosse il tema di tutto il Concilio. Quest’intervento ottenne una certa risonanza all’interno e al di fuori dell’assise conciliare, le cui tracce si trovano nel capitolo 8 della Lumen gentium. Ma, chi c’è dietro questo discorso di Lercaro? Chi ha aiutato il card. Lercaro a maturare una simile visione della Chiesa?
Come è noto, Lercaro aveva come perito di fiducia al Concilio don Giuseppe Dossetti. Questo volume, attraverso una minuziosa ricostruzione, basata in massima parte su fonti inedite, riporta alla luce l’influsso dossettiano sul discorso di Lercaro, e lo fa in due momenti distinti. Nella prima parte si prende in considerazione il percorso di Dossetti – dall’influsso familiare sino all’approdo del Vaticano II – di maturazione della visione teologica della Chiesa povera e dei poveri, confluita poi nel discorso di Lercaro. Nella seconda parte si prendono in esame i fondamenti biblico-teologici ed ecclesiologici di tale discorso.
«La scelta di essere Chiesa povera e dei poveri nei discorsi lercariani diviene, oltre che un motivo di fedeltà alla sequela Christi, anche un segno messianico per tutti gli uomini» (dall’Introduzione).
Punti forti
Le figure di Dossetti e Lercaro, punti di riferimento sempre attuali.
L’approssimarsi dei 50 anni del Concilio Vaticano II.
Una ricerca originale, condotta su fonti inedite e documenti d’archivio.
La Prefazione di don Pino Ruggieri, uno dei massimi esperti, insieme a Melloni, del Vaticano II.
Destinatari
Sacerdoti, laici impegnati, quanti amano Dossetti e Lercaro, studenti di teologia.
Autore
Corrado Loerefice, nato a Ispica (RG) nel 1962, presbitero della Diocesi di Noto (SR), ha conseguito la Licenza e il Dottorato in Teologia morale presso l’Accademia Alfonsiana. Attualmente svolge il ministero di parroco, è Vicario Episcopale per il clero della sua diocesi e insegna presso lo Studio Teologico «San Paolo» di Catania e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose «San Metodio» di Siracusa. Autore di vari studi in opere collettanee e in riviste di teologia, con le Paoline nel 2004, quando era direttore del Centro Regionale Vocazioni di Sicilia, ha pubblicato Gettate le reti.
Gli ultimi 60 anni sono stati testimoni di un cambiamento generale nella forma dell'edificio di culto cattolico in tutto il mondo. Questa trasformazione viene attribuita all'evento più significativo della Chiesa del secolo scorso: il Concilio Vaticano II (1962-1965). La nostra ricerca vuole avvicinarsi all'evento conciliare dal punto di vista del luogo di culto, cercando di rispondere ad alcune domande a proposito delle quali si è scritto e detto molto negli ultimi decenni: il Concilio ha avuto un'idea concreta di come dovrebbero essere le chiese? Come intendeva che gli edifici di culto fossero costruiti? Ci concentreremo sul momento-chiave di questo processo: il periodo tra il 1947 e il 1970, delimitato dall'enciclica Mediator Dei di Pio XII (1947) e dal Messale di Paolo VI (1970). La ricerca considera aspetti di natura storica, teologica, liturgica e artistica. La novità di questo studio consiste nel lavorare direttamente con fondi d'archivio, molti dei quali inediti, che ci permetteranno di ricostruire l'iter di redazione dei principali documenti della Chiesa che saranno sottoposti al nostro esame, contando anche sulla preziosa testimonianza orale di alcuni dei protagonisti diretti di questa cronaca. Una storia finora in gran parte sconosciuta.
Un libro che presenta le Figlie di Maria Ausiliatrice nel loro insieme: attive, coraggiose, vivaci, fedeli al proprio carisma salesiano, e insieme sensibili alle esigenze del momento.
L’accattivante riflessione su Archivi e memorie di santità nasce dalla collaborazione tra Centro Studi sulle Figlie di Maria Ausiliatrice della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” e Archivio Storico dell’Ispettoria Piemontese delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) di Nizza Monferrato. Un contributo più generale sulla santità uciale introduce ad altri sui caratteri specifici salesiani, sugli archivi in cui si devono custodire le tracce di un vissuto educativo multiforme. Le attività di ricognizione e ordinamento del prezioso archivio storico della Casa madre delle FMA manifestano, in tal senso, l’intenzione di aprirsi all’interesse della vasta comunità di studio e sociale, anche grazie all’adesione al sistema informativo di CEI-AR. Dalla lettura emerge come la memoria di un’identità sia sempre condizionata da chi conserva o disperde documentazione che ritiene significativa o meno, come pure che la santità, anche quella feriale, ha una componente di originalità che supera gli schematismi virtuosi in cui si è tentati di circoscrivere il vissuto. Per questo il volume, muovendo dagli archivi delle FMA, intende offrire spunti di riflessione a chiunque abbia interesse alla memoria quale germe e “chiave di accesso” al futuro.
Le catastrofi naturali verificatesi in Cina alla fine del Cinquecento avevano messo in dubbio la capacità dell'imperatore di garantire l'armonia tra cielo e terra e, per esteso, di regnare. Conoscere la data precisa di un'eclissi, perfezionare il calendario da seguire per officiare i riti e scorgere i segni premonitori di un movimento tellurico erano dunque bisogni primari. Con l'esigenza dell'imperatore di conoscere, prevedere e controllare i fenomeni naturali e celesti, segno della comunione speciale del sovrano con l'universo e garanzia di ordine e stabilità coincide con la necessità dei padri gesuiti di legittimare la propria presenza e il proprio operato in Cina.Il Trattato sui terremoti, scritto a Pechino nel 1626, dopo un grande sisma avvenuto nei pressi della capitale, contribuisce a dare risposte più scientifiche a un fenomeno che prima di allora veniva attribuito ai movimenti sotterranei di un drago delle acque o di una tartaruga. Il testo, qui tradotto dall'edizione conservata alla Biblioteca nazionale di Francia, rappresenta un documento di straordinario interesse anche per ricostruire la formazione poliedrica dei gesuiti e l'incontro tra Europa e Cina nel quadro delle conoscenze scientifiche e della sensibilità religiosa del Seicento.
Una nuova biografia di Benedetto XI, che contribuisce in modo organico alla riscrittura della vita di un personaggio che, in un'epoca quanto mai convulsa, seppe svolgere, non sempre con successo, ma senza perdere mai di vista il significato del proprio mandato, il ruolo non solo di papa, ma anche di dotto diplomatico e di missionario. In appendice l'edizione di un testo latino perugino che contiene una sua breve biografia e testi redatti nel contesto del culto resogli al suo sepolcro.
Il riconoscimento dei testi agiografici come fonte della storiografia è relativamente recente. Se in passato la santità era studiata dal punto di vista teologico o devozionale, in anni a noi più vicini è stata presa in considerazione anche dagli storici, in quanto espressione della vita sociale. Soprattutto in relazione ai periodi di profondi mutamenti, come quelli della Riforma e della Controriforma, i testi agiografici possono costituire una fonte di studio utile alla conoscenza di avvenimenti, di personaggi e di particolari dinamiche sociali. In questo volume sono presi in esame tre profili biografici, due dei quali provengono dalle carte inedite del gesuita Ottavio Gaetani, che si prefiggono di illustrare la santità di Antonio Faraone, vescovo di Cefalù (1562-1569) e di Catania (1569-1572). Il prelato può essere considerato come un tipo di vescovo, che attua il concilio di Trento secondo un modello analogo a quello di s. Carlo Borromeo. L'analisi dei testi agiografici e della documentazione d'archivio, relativa al governo pastorale del vescovo Faraone, permette di affrontare i temi dei modelli di santità elaborati al tempo della Controriforma, del tipo di vescovo ideato prima e dopo il concilio di Trento, dell'ars moriendi secondo lo schema aggiornato di s. Roberto Bellarmino.
Nei primi trent’anni dell’Italia repubblicana, la costruzione di chiese è un fenomeno che s’intreccia con processi storici diversi: la ricostruzione, il boom economico, la conflittualità politica, la crescita delle città e delle periferie, ma soprattutto il rinnovamento ecclesiale che trova un nodo di svolta nel Concilio Vaticano II e nella sua prima recezione.
In tale contesto, l’architettura delle chiese può essere considerata una fonte preziosa per lo studio delle comunità cristiane e della società civile: la storiografia si è però finora limitata a sottolineare il valore delle opere dei più noti “maestri” dell’architettura italiana.
Il volume, che raccoglie due saggi di Carlo Tosco e Andrea Longhi, si propone d’indagare l’architettura di alcune chiese italiane nel proprio contesto, tentando di restituirne la densità del vissuto liturgico, comunitario e sociale. L’opera di alcuni progettisti chiave del dopoguerra (Quaroni, Michelucci, Muratori, Figini e Pollini, Gabetti e Isola, i fratelli Castiglioni) e gli interventi edilizi più rilevanti promossi dalla Chiesa italiana e dalle associazioni cattoliche vengono letti alla luce del pensiero di alcuni protagonisti della vita ecclesiale (da don Milani e don Mazzolari a Luigi Gedda e Carlo Carretto) e del magistero pontificio (da Pio XII a Paolo VI). Un’attenzione particolare ai percorsi di committenza e di realizzazione consente di mettere in luce aspetti poco indagati del rapporto tra Chiesa italiana e cultura architettonica, tra vita liturgica ed autocomprensione ecclesiologica delle comunità.
Carlo Tosco e Andrea Longhi insegnano Storia dell’architettura al Politecnico di Torino. Fanno parte della Sezione arte e beni culturali della Commissione liturgica dell'Arcidiocesi di Torino e sono soci fondatori dell’Associazione Guarino Guarini. Per l’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana hanno coordinato progetti di ricerca interdisciplinari sul rapporto tra architettura e liturgia; sono stati relatori ai convegni liturgici internazionali del monastero di Bose.
Tosco, laureato in Teologia oltre che in Architettura, ha indagato nella propria attività di ricerca i rapporti tra vita ecclesiale, paesaggi costruiti e società. Tra le pubblicazioni più recenti: Il castello, la casa, la chiesa. Architettura e società nel Medioevo (Einaudi 2003); Le rotonde del Santo Sepolcro: un itinerario europeo (Edipuglia 2005, curatela con P. Pierotti e C. Zannella); Il paesaggio come storia (Il Mulino 2007); Il paesaggio storico. Le fonti e i metodi di ricerca (Laterza 2009). Sul tema degli spazi liturgici, Longhi ha pubblicato: L'architettura del battistero. Storia e progetto (Skira 2003, curatela); Luoghi di culto. Architetture 1997-2007 (MottaArchitettura 2008); I beni culturali della Chiesa. Metodi ed esperienze di valorizzazione pastorale (Effatà 2009).
La guida propone un itinerario tra i capolavori del Vaticano conservati al Museo Pio-Cristiano, nelle Stanze di Raffaello e nella Cappella Sistina, dove i cardinali in conclave si riuniscono per eleggere i pontefici. È un viaggio che parte dagli scalpellini dei sarcofagi paleocristiani e raggiunge Michelangelo soffermandosi sulle architetture, le opere e gli affreschi che i grandi papi hanno affidato ad artisti come Perugino, Botticelli e Raffaello.
Lo studio della città antica si accompagna a una sterminata storiografia e a innumerevoli indagini che, con svariati interessi, hanno affrontato que- sto tema, sia per il periodo precristiano sia per quello posteriore al diffondersi del cristianesimo. Gli studi che compongono questo volume contri- buiscono a tracciare una storia del pensiero sulla città, in alcuni suoi aspetti peculiari. Organizzata secondo uno sviluppo cronologico e assiologi- co, questa silloge di saggi si apre con un’indagi- ne nell’ambito dei testi neotestamentari e si chiu- de con una riflessione sul pensiero di Agostino. I singoli studi, ognuno per la sua parte, si raccor- dano alle grandi tematiche che la storiografia re- cente continua a indagare da prospettive diverse.

