
La scelta che il monaco compie entrando in monastero è una scelta d'amore, d'amore per Dio. Per questo - secondo l'autore di queste pagine - non ci dovremo stupire di trovare una terminologia comune e una comune atmosfera sentimentale nel Commento al Cantico dei Cantici di Bernardo di Clairvaux, monaco e poeta d'amore sacro, e nei romanzi di Chrétien de Troyes, il più celebre dei cantori dell'amor profano del XII secolo. Ma c'è di più: uomini come Bernardo non hanno mai visto in opposizione l'amore per gli esseri umani e quello per Dio, ma sono riusciti a sublimare il primo nel secondo. Di qui il fascino perenne delle loro opere.
La biografia del beato Paolo Giustiniani scritta da J. Leclercq non è un romanzo, ma del romanzo ha tutto il fascino. Questa biografia ripercorre l'itinerario di un patrizio veneziano vissuto tra XV e XVI secolo, che abbandona la sua patria, le sue ricchezze, la sua illustre casata per cercare nella solitudine non più il "Dio dei filosofi" che aveva studiato nell'Università di Padova, ma quello biblico della "sua giovinezza". Incontrandolo non lo lascerà più in mezzo alle più diverse traversie e contrarietà, fino alla morte di peste sul monte Soratte. Nella presente edizione il testo del Leclercq viene ripresentato nella sua originalità; si è inoltre provveduto ad aggiornare la bibliografia dando un regesto completo della letteratura giustinianea.
A intervalli quasi regolari la fraternità tradizionalista San Pio X, fondata nel 1970 dall’ex arcivescovo di Dakar Marcel Lefebvre, fa parlare di sé con fragore. Quale ne è il motivo? L’ambizione di questo volume è di fornire alcune chiavi di comprensione della questione, di ordine storico, talvolta storicopolitico, e teologico.
Non filolefebvriano, ma neppure ostile alla fraternità, l’autore vuole capire le ragioni per cui Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno ostinatamente tentato di recuperare lo scisma dei tradizionalisti. Una vicenda che è ben lungi dall’essere conclusa.
Destinatari
Studiosi, religiosi, giornalisti.
L’autore Gérard Leclerc (1942) è giornalista, filosofo e saggista. Ha collaborato con Le Figaro, Famille chrétienne, Le Spectacle du Monde, Aspects de la France, Nouvelle Action française Hebdo, Le Quotidien de Paris, Royaliste, ed è editorialista per il settimanale France catholique. Ha all’attivo numerose pubblicazioni sulla storia della Chiesa francese, in particolare del XIX e del XX secolo.
Argomenti di vendita
Un argomento di grande importanza, trattato con la giusta imparzialità. Un tema che torna spesso alla ribalta anche grazie all'autorevolezza dell’autore.
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Verso l'anno 600 san Leandro di Siviglia scrive il "De institutione virginum", testo conosciuto come regola di s. Leandro, sollecitato dalla sorella Fiorentina e dalla comunità di vergini. Il fratello minore di san Leandro, sant'Isidoro, scrive anche lui, tra il 615 e il 624 una "Regula monachorum" con l'intento di mitigare il rigore delle regole orientali. Offre un modo concreto di organizzare l'Ufficio divino, l'ammissione dei novizi, l'abolizione delle differenze sociali all'interno della comunità, il lavoro manuale, le trasgressioni della regola. In Galizia nascono altre Regole con l'adattamento della regola di sant'Agostino, Girolamo ecc.; e la più importante di esse è la Regula monachorum di Fruttuoso di Braga scritta tra il 630 e il 635. A questa regola segue una seconda recensione chiamata "Regula communis" composta tra il 665 e il 680.Il volume che presentiamo contiene tutte le Regole monastiche spagnole tradotte e riunite per la prima volta in italiano: quella di san Leandro di Siviglia, sant'Isidoro, Fruttuoso, e la Regula communis. Abbiamo così, in un solo volume, la legislazione monastica spagnola di rilevante valore.
Il volume, pubblicato in francese nel 1968 e per la prima volta tradotto ora in italiano, e' frutto del lavoro svolto dal p. Le Guillou per rispondere all'invito rivoltogli da taluni padri conciliari con i quali l'autore aveva collaborato a partire del secondo periodo conciliare. La proposta ermeneutica di Le Guillou sul Vaticano II afferma che esso e' un Concilio incentrato sul mistero di Gesu' Cristo, offerto agli uomini nell'oggi della storia. A partire da questa chiave e' possibile approcciare in maniera adeguata tutto cio' che il Concilio insegna a proposito della Chiesa: la profonda unita' delle immagini di ''popolo di Dio'' e di ''corpo di Cristo'' e, soprattutto, la Chiesa come sacramento universale di salvezza, nozione chiave del Vaticano II. ''Un'opera solida di consultazione sul Concilio e uno stimolo per la vita cristiana'' (H. de Lubac).
L’«animazione cristiana delle realtà temporali», compito specifico del fedele laico, ha proprio sul versante politico un ambito ineludibile. Riflessioni autorevoli ed attualissime.
Per Giuseppe Lazzati la distinzione fra azione politica e attività apostolico-pastorale si pose con forza negli anni della militanza partitica e parlamentare (1946-53). Fondamentali in tal senso le riflessioni del 1947-48 in «Cronache sociali». Da allora egli non smise di approfondire il tema, a maggior ragione dopo il Concilio Vaticano II, che legittimava la sua posizione. Affermare, contro ogni commistione indebita, la specificità della politica significava riconoscerne la “giusta” autonomia. Sino alla fine, il cruccio di Lazzati era quello
di constatare in troppi cattolici un’inadeguata capacità di «pensare politicamente». Limite grave, perché l’«animazione cristiana delle realtà temporali», compito specifico del fedele laico, ha proprio sul versante politico, inteso come impegno per «costruire la città dell’uomo», un ambito ineludibile.
Il testo raccoglie i principali interventi del professore – oggi venerabile – sull’argomento, che resta di palpitante attualità.