
Che cos’è la vita spirituale? Nel clima culturale postmoderno molte sono le forme di spiritualità oggi dilaganti: forme vagamente religiose, eclettiche, prive di un centro e spesso senza alcun riferimento alla persona, forme che tendono a confondersi e che in molti casi hanno ormai poco a che fare con l’autentica esperienza ascetico-spirituale cristiana, che trova nella sequela di Cristo il suo fulcro. Sollecitati dalla necessità di fare chiarezza anche in ambito cristiano, i contributi raccolti nel volume – frutto di un fecondo e appassionato confronto – tentano di far interagire i diversi ambiti della ricerca teologica intorno al significato attuale della spiritualità cristiana. Lo sforzo non è soltanto di riconsiderare la peculiarità spirituale cristiana per comprendere verso quale esperienza stiamo camminando, ma anche di sollecitare una più feconda interazione tra ricerca teologica, etica e vita spirituale, rivolgendo una particolare attenzione al concretizzarsi di questo incontro nell’esperienza di fede quotidiana.
Nella loro diversità e complementarità di percorso, gli autori si sono lasciati realmente interpellare dalle delicate questioni in gioco, ricercando con attenzione e cura prospettive concrete di orientamento della vita spirituale, a livello sia personale sia di azione pastorale comunitaria.
Note sul curatore
Natalino Valentini. Laureato in Filosofia all’Università di Bologna, ha svolto gli studi teologici presso l’ISSR dell’Università di Urbino sotto la direzione del prof. don Italo Mancini e corsi di specializzazione presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma. Successivamente ha conseguito un dottorato di ricerca in etica ed antropologia presso l’Università di Lecce. La sua ricerca si è concentrata prevalentemente sul pensiero religioso russo del Novecento e sulla teologia ortodossa. Attualmente è direttore dell’ISR "A.Marvelli" della Diocesi di Rimini e collabora con il prof. Piergiorgio Grassi alla cattedra di Filosofia della religione dell’Università di Urbino. Svolge inoltre corsi seminariali di Spiritualità e teologia ortodossa presso l'Istituto Teologico Marchigiano di Ancona (aggregato alla Pontificia Università Lateranense). Oltre ai numerosi saggi dedicati prevalentemente al pensiero religioso russo, ha pubblicato: Memoria e Risurrezione in Florenskij e Bulgakov, Pazzini, Verucchio (RN) 1997; Pavel A.Florenskij: la sapienza dell’amore. Teologia della bellezza e linguaggio della verità, EDB, Bologna 1997. Negli ultimi anni ha curato alcune opere inedite di P.A.Florenskij: Il cuore cherubico. Scritti teologici e mistici, Piemme, Casale Monferrato 1999; Il significato dell’idealismo, Rusconi, Milano 1999; "Non dimenticatemi". Dal gulag staliniano le lettere alla moglie e ai figli del grande matematico, filosofo e sacerdote russo, Mondadori, Milano 2000; Ragione e dialettica, Morcelliana, Brescia 2001 (di prossima pubblicazione). Recentemente ha curato il volume: Cristianesimo e bellezza. Tra Oriente e Occidente, Paoline, Milano 2002.
Un piccolo libro realizzato con le più belle preghiere e arricchito da immagini e fotografie a colori.
Come in un vaso di argilla portiamo in noi la fonte della nostra felicita: un grande insegnamento di Simone Pacot.
Dal nuovo arcivescovo di Canterbury un aiuto per ripensare la propria fede
Una rilettura dei racconti evangelici del processo e della condanna di Gesù, come “luogo” della manifestazione di chi noi siamo, di cosa crediamo e di come viviamo: quel giudizio alla luce della verità ci svela che siamo sì giudicati, ma anche liberati in Cristo. Nel prigioniero innocente condannato duemila anni fa è svelato ciò che possiamo essere agli occhi di Dio ed è fornito l’indizio ultimo della natura del nostro Creatore e Redentore: lì troviamo anche gli elementi necessari per riconoscere la presenza di Cristo nelle nostre vite. Pagine preziose per quell’itinerario di conversione che la parola di Dio chiede al credente giorno dopo giorno.
Rowan Williams (Swansea, 1950), già arcivescovo del Galles, è dal dicembre 2002 arcivescovo di Canterbury, primate della Chiesa d’Inghilterra e della Comunione anglicana. Figura di notevole umanità, teologo formatosi a Cambridge e a Oxford sulla grande tradizione delle chiese d’oriente e d’occidente, ha sempre cercato nel suo ministero di rispondere con sapienza alle sfide poste alla fede cristiana dalla cultura moderna, cercando di rendere intellegibile il messaggio dell’evangelo agli uomini e alle donne di oggi. È questa la prima opera tradotta in italiano.
Traduzione del testo di Clément dal francese di Maria Campatelli.
Che cosa succede al corpo con il disfacimento della vecchiaia, con la malattia e infine con la morte? Sono domande che toccano ciascuno di noi quotidianamente, ma che diventano particolarmente intense e drammatiche in alcuni momenti speciali della vita, quando siamo toccati da vicino dalla realtà della malattia e della morte.
Il corpo è la struttura per mezzo della quale l’uomo personalizza l’universo. Ma nella creazione decaduta noi siamo esseri malati e, invece di contenere l’universo, ne siamo assorbiti ed esso diviene la nostra tomba. Cristo, contenuto dall’universo in uno spazio ed un tempo preciso, contiene l’universo e lo rende partecipe della sua resurrezione. La pietra rotolata dall’angelo significa la distruzione del “muro di separazione” tra questa nuova creazione splendente della luce della resurrezione e la nostra esistenza seppellita nella corruzione e nella morte.
Sono questi alcuni temi toccati nella prima parte del libro. La seconda è costituita da un racconto e dalle immagini dell’Hospice Madonna dell’Oliveto di Montericco (RE).
Indice: Clément: La risurrezione, Ermeneutica ed esperienza ecclesiale * Rupnik: Le bende della carità * Il racconto di Bogoljub * I mosaici dell'Hospice "Madonna dell'Oliveto" di Montericco.
Anche il romeno e in sloveno.
Traduzione dagli originali inglesi e francesi di Maria Campatelli e Manuela Viezzoli.
La liturgia della settimana santa è tutta incentrata sul duello decisivo tra la vita e la morte, un duello che ci dà la chiave del mistero liturgico della pasqua. “La morte ha regnato da Adamo fino a Mosè” (Rm 5,14). L’universo intero è divenuto un cimitero cosmico, condannato alla distruzione e alla disperazione. Ecco perché “l’ultimo nemico è la morte” (1Cor 15,26) e il suo annientamento costituisce lo scopo ultimo dell’Incarnazione. L’incontro con la morte è “l’ora” di Cristo, quella di cui diceva: “Per questo sono giunto a quest’ora”.
Uno straordinario commento liturgico alla settimana santa di due autori d’eccezione che ci dischiude le profondità del mistero centrale della fede cristiana.
Indice: Schmemann: 1. Il preludio della croce. Il sabato di Lazzaro * 2. Osanna. La domenica delle Palme * 3. Lunedì, martedì e mercoledì. La fine 4. Il giovedì santo. L'ultima cena * 5. Il venerdì. La croce * 6. Questo è il sabato benedetto * Clément: L'ufficio della santa passione * I vespri del venerdì * Sabato mattina * La veglia pasquale del sabato notte.
"L'esclusione ha tracciato lungo la storia una scia rossa di sangue e di dolore e oggi intorno all'esclusione si gioca moltissimo della sopravvivenza dignitosa di miliardi di esseri umani. Mons. Gaillot, vescovo degli esclusi e a sua volta vescovo escluso, in queste pagine traccia scenari di sorprendente attualità. Intorno al primato dell'economia e del potere abbiamo costruito un tipo di società che per sopravvivere ha bisogno di escludere, di respingere ai margini. Il testo di Gaillot ha la lucidità delle cose semplici. L'intransigenza di un'asciutta fedeltà a Cristo. Dobbiamo essergli grati perché ci restituisce il brivido del Vangelo". (Dalla prefazione di don Vitaliano Della Sala)
Terza edizione rinnovata. Con l'enciclica Laborem exercens Giovanni Paolo II ha solennemente richiamato la centralità del lavoro umano quale strumento per la santificazione personale del cristiano e quale mezzo per la trasformazione corredentrice del mondo. In questa linea, decisivo è l'apporto dell'Opus Dei, la cui spiritualità è centrata sulla santificazione del lavoro ordinario, nella prospettiva vocazionale della chiamata universale alla santità. L'autore, docente in Teologia nell'Università di Navarra, analizza i tratti fondamentali della dottrina del fondatore dell'Opus Dei, san Josemaría Escrivá, su questa tematica che ha trovato nel magistero del Papa, e già prima del Concilio Vaticano II, una luminosa definizione e conferma (pp. 192).