
“Le perle malate sono una gemma della poesia ebraica moderna erompente dall’ antica poesia d’amore” (Cesare Angelini). “È un racconto obbligatorio per chi ha perso la testa dietro ai versi della Shulammita nel Cantico dei Cantici. Chi nella Bibbia ha inseguito quei versi non deve mancare questo racconto di Alter Kacyzne” (Erri De Luca). “La novella palpita di accenti maestosi e appassionati, si accende di colori sontuosi, si inebria di una sgargiante sensualità presto convertita in pianto e in dolore” (Claudio Magris). “Kacyzne è un autentico scrittore, martire della lingua yiddish, ma il suo nome onorerebbe qualsiasi letteratura” (Giancarlo Vigorelli).
È la storia di un uomo brillante, un artista di successo, un creativo che, all’improvviso, incontra il Creatore, ad un passo… “Stefano rincorre la vita, i ricordi, il trapasso e il suo personale rapporto con Gesù come un bambino che gioca in un prato ed è questa inaspettata meraviglia farcita di fede che stupisce il lettore. All’apparenza troppo leggera, la personale giostra interiore di Stefano Jurgens sfronda in realtà i nostri pensieri da tutti quei gravami che la ragione ci impone e consegna al viaggiatore la leggerezza della fede come soluzione e punto di partenza per una vita di fiducia” (dalla presentazione di Paolo Bonolis).
«Da seminarista, volevo diventare un buon prete e basta: ero parecchio conformista. Da cappellano, mi sono accorto di quanto è vivace una parrocchia. Mi sono stupito di quali dialoghi profondi siano possibili proprio con quei giovani che, altrimenti, in chiesa non si vedono. Nella formazione degli adulti mi si è rivelata la grande differenza tra religione e fede, tra religiosità magica e fede mistica. Da parroco, ho osato dire la mia sulla situazione critica della chiesa. Da alcuni anni sono animato da un profondo desiderio di spiritualità, di esperienza personale di Dio e di silenzio». Ecco il percorso di crescita personale di Stefan Jürgens, rispecchiato in questo libro. Egli si chiede quali siano le cause profonde che mantengono tanta gente in uno stadio infantile della fede. Mostra quale identità si sviluppa camminando invece verso una fede adulta - quella fede che, anziché esigere, incoraggia: e conduce, da ultimo, alla libertà personale.
«I miei tentativi di pregare fallivano in continuazione. Finché, a un certo punto, mi sono detto: la tua fede ha bisogno di un tetto sulla testa. Compi sempre gli stessi gesti, resisti, non far dipendere la tua preghiera dalla voglia che ne hai o dai capricci: un approccio metodico purifica il cuore. Inserisciti nel solco dell'esperienza delle moltissime persone che hanno pregato prima di te. E così, un giorno meraviglioso, la preghiera ha incominciato a sgorgare dentro di me quasi spontaneamente. Oggi provo una grande riconoscenza perché non chiedo più troppo alla mia preghiera, ma cerco di vivere tutta la mia vita alla presenza di Dio. Continuo a far fatica, certo, ma la preghiera non è più un peso». Questo il retroscena. A partire da qui Jürgens ha sviluppato una piccola scuola di preghiera. Non aspira ad essere completa, non è una trattazione sistematica, né un corso di base. In compenso, però, è "tutta farina del suo sacco", ponderata nell'esercizio e testata nella pratica.
Raccolta di meditazione sull'origine e il futuro dell'esistenza cristiana.
In questo volume sono raccolte alcune considerazioni sulla preghiera di Gesù dell’abate Emmanuel. Il linguaggio semplice rende facile l’accesso alla pratica della preghiera del cuore: un esercizio che parte dalla posizione fisica e strumentale per arrivare al raccoglimento. La pratica della preghiera di Gesù comporta una trasformazione interiore che ci permetterà di appartenere interamente a Dio. Una preghiera che non è rivolta all’osservanza di determinati momenti di meditazione ma è tesa alla trasformazione di un atteggiamento di vita.
Emmanuel Jungclaussen.
L’abate Emmanuel Jungclaussen, OSB è un monaco benedettino di rito bizantino. Dal 1981 al 2001 ha guidato in qualità di abate il monastero benedettino di Niederaltaich in Bassa Baviera. È autore di numerosi volumi ad elevata tiratura, maestro insigne di esercizi spirituali e predicatore. Il suo impegno ecumenico abbraccia le Chiese ortodosse, alle quali è legato da vincoli di affetto e di simpatia, e le Chiese riformate, che conosce bene per via delle sue origini e che ha imparato ad apprezzare nuovamente grazie allo studio delle loro tradizioni mistiche.
A un’amica attesa, al marito perduto, al fratello padre di famiglia, all’amico scrittore, a un misterioso personaggio sofferente, a una suora: sei lettere che diventano una straordinaria meditazione sul bene e sul male. Parole semplici e profonde sulla vita, l’amore, Dio e ciò che importa dell’esistere quotidiano.
«Ti aspetto per fine estate, ai piedi della Quercia di Mamre, perché il silenzio è la mia gioia»
Fondatore e massimo rappresentante della teologia letteraria, Jean-Pierre Jossua ci consegna in questo libro una prova alta del suo talento e del suo pensiero. Secondo il ritmo dei giorni, dei mesi, degli anni si vanno accumulando sulle pagine pensieri, riflessioni, aforismi e preghiere. Sono frammenti profondi e fascinosi, in cui si nasconde la totalità. Ma non si tratta, in Jossua, di un tutto inteso come la pretenziosa verità di una teologia che pretende di avere risposte su ogni questione. Siamo di fronte a una lezione di radicale umanità, dove la teologia affiora in quanto testimonianza disarmata di una vita. Un'esistenza consegnata al lettore, come quella di tutti. Un'esistenza affaticata dai fastidi quotidiani, dalla tristezza per il dolore, dal pensiero rivolto alle storture della storia, ma rallegrata dalla bellezza della natura, dai gesti semplici di amicizia, dalla sensibilità delle creature, dalla compagnia sommessa e indefettibile del suo Dio. "Buone nuove" della terra e del cielo portate da un uomo totalmente fedele alla vita.
Il libro ripercorre la storia e traccia un profilo spirituale della comunità ecumenica visitata da milioni di giovani. Nutrita dalle preghiere e dai testi di Frère Roger sparsi nel volume, l'opera aiuta ad aprirsi allo spirito di pace, riconciliazione ed ecumenismo che abita questo luogo.
Gran bel mestiere di uomo!
Gioioso e austero,
esige un rischioso investimento a ogni istante.
Di fronte allo sforzo,
quando tutto richiede una fatica insensata,
resta allora una sola certezza:
contro tutto, con umorismo,
la chiamata del mestiere di uomo
si fa insistente.
Alla battaglia, dunque,
perché tutto è da costruire
con leggerezza e gioia!
Alexandre Jollien (1975), cerebroleso dalla nascita, dopo diciassette anni di permanenza in un centro specializzato per handicappati, è riuscito a frequentare un istituto commerciale e, successivamente, a compiere gli studi di filosofia all’Università di Friburgo. Presso le nostre edizioni ha già pubblicato L’elogio della debolezza, premiato dalla prestigiosa Académie française.