
C’è una linea di frontiera che separa la sofferenza dalla speranza. Per arrivarci è necessario mettersi in cammino, compiere un percorso, decidere di rialzarsi. Questo libro è un mosaico di racconti in cui la vita è perduta e ridata, in cui si muore e si risorge.
Ci sono adolescenti che hanno rischiato di perdersi e oggi hanno «fame» di vivere, giovani che hanno visto da vicino la guerra e ora lavorano insieme per la pace, stranieri che arrivano dalle strade dell’odio e che faticosamente cercano la via della riconciliazione, figli che hanno rinnegato e ucciso madri e fidanzate e stanno imparando a chiedere perdono.
È possibile sperare contro ogni speranza? La partita si gioca su una linea sottile, ma decisiva, dove credenti e uomini di buona volontà non possono non trovarsi uniti.
punti forti
Storie e ritratti dei giovani d’oggi: dai nuovi drammi nascosti dell’anoressia e del bullismo ai mondi dimenticati del carcere e della disabilità. In mezzo ci sono esperienze di grande impegno a favore della pace e della lotta alle mafie
Viene citato in un capitolo il Centro Disturbi Alimentari della ASL di Portogruaro che opera per il recupero di persone affette da anoressia e bulimia.
destinatari
Educatori/Giovani/Studenti/Parrocchie l Sacerdoti/insegnanti/associazioni/gruppi
autore
Diego Motta è giornalista di Avvenire. Ha collaborato con La Stampa, Il Sole-24 Ore, L’Eco di Bergamo e “.com”. Insieme ad Alessandro Amadori ha scritto il saggio “Le questioni settentrionali” (Garzanti, 2007). E’ stato educatore di gruppi adolescenti e giovani e da sempre collabora con diverse realtà ecclesiali e sociali. Ha 34 anni, è sposato con Cristina e ha tre figli: Lorenzo,Tommaso e Sara.
Dai gesti di Francesco prima di morire nasce una interpretazione profonda del significato pasquale della sua vita.
Fare memoria attualizzante" di don Bosco per decifrare e affrontare i problemi dell'oggi. "
Le "conversazioni" che compongono il volume leggono il presente con gli occhi di don Bosco per ricomprenderlo nell'attualità e proiettarsi verso il futuro. In ogni intervento si parte dal presente, problematico dal punto di vista di scala di valori, mentalità e costume, che si traducono poi nei comportamenti di un popolo in una fase storica. Si passa poi alla lettura dell'esperienza di don Bosco sull'argomento, riflettendo infine sul modo di essere Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice nell'attuale panorama culturale.
Come, nel rispetto dell'evangelo, restituire ai gesti la loro portata innovativa? In questa domanda vi è il proposito di questo testo, che si iscrive al cuore della riflessione teologica contemporanea. L'autore esplora l'ambito del corpo, del gesto senza però separarlo dalla Parola, dal messaggio che incarna. Attraverso lo studio di alcuni gesti simbolici dei profeti raccontati nell'Antico Testamento e, in continuità con questi, dei gesti di Cristo nel Nuovo Testamento, l'autore rivela il fondamento biblico e soprattutto profetico dei nostri atti ecclesiali e pastorali. Di fronte alla questione attualissima dell'intelligibilità e della credibilità dei nostri segni, questo libro è un contributo importante al tentativo di ripensare i modelli di comunicazione della fede cristiana oggi.
"Io ho cercato di narrare a grandi linee la vita quotidiana di un monaco benedettino così come fu tracciata da san Benedetto circa quindici secoli fa, così come essa si è svolta, giorno dopo giorno, per secoli, nell'Europa intera, così come essa è vissuta oggi da coloro che hanno promesso di vivere pienamente il loro voto di Stabilitas in Congregatone (c. 4, 101). Il che tradotto vuol dire: in tutta fedeltà allo spirito della regola benedettina [...]. È senz'altro vero che scrivere 'essi pregarono' sarebbe sufficiente a riassumere l'essenziale di tante esistenze oggi scomparse, o presenti tra di noi, benché lontane da noi, all'ombra dei chiostri, all'ombra dei secoli. Bisognerebbe però spiegare in che modo questi uomini riuscivano e riescano a salvaguardare e a esaltare i valori d'interiorità che costituiscono il cuore della loro vocazione". In questo libro ricco di humour affettuoso, Moulin ci fa seguire da vicino la vita dei monaci benedettini di ieri e di oggi. Secondo quanto raccomanda san Benedetto, essi pregano e lavorano: tale binomio nasconde una ricchezza di vita, creatrice di civiltà. I monaci lavorano i campi, copiano i manoscritti, studiano la liturgia, ma anche il modo di fare i formaggi, le acqueviti e la birra per ristorare i fratelli malati, gli ospiti e per "santificare le feste".
Nelle carte geografiche italiane come dell'intero continente europeo ancora oggi abbondano toponimi che rimandano ad antichi nomi di abbazie, capitoli, conventi, priorati, eremi.
Luoghi in cui sorsero e spesso prosperarono per secoli altrettante colonie monastiche. Certosini e cistercensi, solo per citare due ordini molto noti, hanno provveduto a proseguire l'opera di "dissodamento" del suolo agricolo e del terreno culturale preparato dagli ordini tradizionali dei benedettini e dei monaci agostiniani.
Dall'Italia alla Francia, dalla Spagna al Portogallo, dalle Isole britanniche alla Germania, fino alla lontana Scandinavia, le principali abbazie hanno svolto un ruolo insostituibile nel tramandare attraverso codici e manoscritti, spesso finemente miniati, il sapere degli antichi, diffondendo al tempo stesso nuove pratiche che hanno contribuito a edificare le basi del nostro essere e sentirci oggi europei.
Non ci sono perdenti per Cristo. Non ci sono perdenti per la chiesa, che è il corpo di Cristo. Ci sono solo persone nel bisogno. Che vivono situazioni difficili. Esperienze talora tragiche. Malattie nel corpo o nell'anima. E che credano, spesso senza voce, in modo soffocato e nascosto. Affinchè nessuno senta. Ma c'è Uno che sente e ascolta. C'è Uno che se invocato è pronto a dire: "Non temere!". E non solo a dire, è pronto a dare. A dare la sua mano. La sua grazia. Perché il ristoro è li, per far vivere. Perché colui che è sceso nel' Ade per trarne fuori Adamo è li, per trarre fuori anche tutta la stirpe di Adamo. Tutti i perdenti. E cioè tutti noi.
Il libro è un approfondito saggio sull'accompagnamento alla morte, che attinge alla filosofia, alla psicologia, alla spiritualità, alla medicina. L'autore contestualizza l'argomento delineando lo scenario socioculturale e socioistituzionale dello "stare accanto"; affronta il tema della sofferenza psicologica nella malattia cronica e terminale; analizza il concetto di "tempo della malattia", così come vissuto dal malato; si dedica al concetto di "cura" e del "prendersi cura", proponendo spunti di riflessione per chi sta accanto al malato, con l'individuazione di una sorta di decalogo che aiuti a passare dalla "prestazione" alla "relazione".
Ti sei chiesto come mai non riesci sempre a vivere in pienezza, nonostante tu abbia affidato la vita a Gesù e lui ti abbia promesso una vita abbondante? Come mai, sebbene ti abbia cambiato la vita, molte cose negative del tuo passato si ripresentano spesso nel tuo presente, tenendoti legato ad esse, condizionandoti e rendendoti triste? Da quando hai affidato la tua vita a Cristo, è iniziato in te un processo di guarigione totale, chiamato anche salvezza. La salvezza non è un evento, ma un processo che comprende il passato, il presente e il futuro. In altre parole, hai intrapreso un processo nel quale il Signore ha operato nel tuo passato e sei stato perdonato dei tuoi peccati e colpe e liberato dal potere del diavolo. Un processo in cui, nel presente, vieni santificato. È un processo attraverso il quale, in futuro, sarai completamente liberato e glorificato.
Se Giovanni Mucci fosse stato contemporaneo di Blaise Pascal (1600 e dintorni), qualcuno avrebbe potuto pensare che il Dialogo di un uomo con suo Dio altro non è che il frutto dell'amicizia di Mucci con il grande filosofo, matematico e teologo francese, autore dei "Pensées"(Pensieri) rimasti incompiuti per la sua morte prematura. Gli appunti di Pascal sembrano trovare infatti in questo testo, come tessere di un mosaico, la loro completezza in un'opera apologetica a difesa tout court del Cristianesimo nella sua esaustiva descrizione, sotto forma di un dialogo fra l'autore e il Dio della Rivelazione cristiana.
Spesso le persone disabili lottano per non essere escluse dalla società. A volte sono isolate o commiserate, anziché spinte e incoraggiate a superare la loro situazione e a rendersi autonome. L'autrice, che vive in situazione di disabilità, offre saggi suggerimenti a partire dalla propria esperienza e incoraggia a perseguire mete che permettano di migliorare lo stile di vita di chi è disabile per varie ragioni, compresa l'avanzare dell'età.