
Questo nuovo libro fa bene al cuore, come una tazza di tè caldo in una giornata di gelo.
Diviso per capitoli, in base ai tempi liturgici dell'anno, presenta le cose che Gesù ha visto, toccato, utilizzato, e che hanno una storia da raccontare. Così, in questo volume prendono voce prima gli oggetti presenti nei Vangeli, e alla fine sarà Gesù stesso a raccontarsi. Sono storie di speranza, per ricordare la tenerezza che avvicina a Dio: strade nuove per leggere e riscoprire la bellezza della Sacra Scrittura. Tutte le storie uscite dalla penna dell'autore nascono - come si legge nella Introduzione di Suor Chiara Curzel - "prima di tutto dall'ascolto; poi da un secondo passaggio, perché tutto quello che viene ascoltato va ‘tradotto', donato, messo a disposizione. Infine c'è un terzo passaggio. Una volta che il ‘piccolo messaggio degli oggetti' è stato ascoltato e comunicato, esso diventa forza evangelizzatrice". Ecco perché questo volume si presenta anche come uno strumento valido per la catechesi. L'autore, prosegue Suor Curzel nella Introduzione al libro, "non ha paura di "fare la morale" ad ogni storia che ci racconta, la fa con garbo e col sorriso, ma con coraggio e chiarezza, Queste storie non sono fatte (solo) per dilettare o commuovere, ma per raccontare la "Buona Notizia". Sono uno strumento, piccolo ma con un suo valore, per parlare di Gesù, della sua missione; per parlare di noi, della nostra missione".
Un libro che fa bene al cuore, come una tazza di tè caldo in una giornata di gelo. Anche le cose che Gesù ha visto, toccato, utilizzato, hanno una storia da raccontare. Così, in questo volume prendono voce prima gli oggetti presenti nei Vangeli, e alla fine sarà Gesù stesso a raccontarsi. Sono storie di speranza, per ricordare la tenerezza che avvicina a Dio, e suggerire strade nuove per leggere e riscoprire la bellezza della Sacra Scrittura. I capitoli sono divisi in base ai tempi liturgici e possono diventare un valido strumento per la catechesi. Questa nuova edizione contiene un racconto inedito, una presentazione di mons. Antonio Di Donna, vescovo di Acerra, e la postfazione di don Emilio Salvatore, direttore della rivista “Bibbia Ieri e Oggi- della Elledici.
Un testo di commento alla Aperuit Illis di Papa Francesco con la quale ha istituito la giornata della Parola. È il Risorto presente vivo nella storia che accompagna l’uomo fino alla meta escatologica.
- Elegante veste tipografica
- Commento alla Lettera Apostolica di Papa Francesco Aperuit illis sulla Parola di Dio
Presentazione di mons. Giacomo Morandi
Raccolta di riflessioni di Mons. Leuzzi, direttore dell'ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma e segretario della Commissione Universita' del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa.
«Voglio dire che oggi sono felice perché ho letto questi dialoghi, e mi sono inserito pacificamente nel colloquio. È una grazia: un libro sulla tenerezza, in questi tempi stolti di fanatismi e terrori e armamenti e genocidi; tempi senza poesia» (David M. Turoldo).
Conosciamo di Pierre Lévy gli scritti teorici, ispirati alle tecnologie digitali dell’informazione e alla cibercultura. Con Il fuoco liberatore affronta, attraverso la propria esperienza, il tema della trasformazione interiore, ripercorrendo il cammino della Qabbalah e gli insegnamenti buddhisti e di altre tradizioni spirituali. Dalla freddezza delle tecnologie digitali la scrittura di Lévy si sposta verso il tema della mente emozionale e costruisce così un percorso, luminosamente geometrico, verso la scoperta di sé.
“All’età di dieci anni andavo a scuola con la chiave di casa, perché tornavo prima dei miei genitori, che a volte lavorava- no fino a tardi. Una sera d’inverno, arrivato davanti alla por- ta di casa, cercai la chiave senza trovarla. La casa era isolata. Scendeva la notte. Non avevo la chiave. Aspettai davanti alla porta. Un’ora, due ore, tre ore. I miei genitori non tornava- no. Iniziai a pensare che non sarebbero mai piú tornati. Mi misi a piangere. Mi sentivo molto solo, abbandonato, esiliato, sventurato. Alla fine arrivarono i miei genitori.
“Perché piangi? mi chiesero; siccome abbiamo visto che ave- vi dimenticato la chiave, abbiamo lasciato apposta la porta aperta”. Spinsi la porta. Era aperta. Non mi era nemmeno passato per la testa di provare ad aprirla senza la chiave. Volevo raccontarti questa storia prima di cominciare, per dirti che so che tu non hai la chiave. Nessuno ha la chiave. Nessuno l’ha mai avuta. La chiave non serve. La porta è aperta. Entra in casa tua.”
— Pierre Lévy, dalla quarta di copertina
I quattro amori che l'autore distingue nell'animo umano sono l'affetto, l'amicizia, l'eros, la carità. Ognuno di essi, preso singolarmente, è stato trattato piuttosto spesso: da san Bernardo a san Paolo, da Ovidio a Stendhal. Più difficile, invece, è trovare chi li abbia considerati insieme. Lewis l'ha fatto. Egli vede ciascuno dei "quattro amori" emergere nell'altro, ci mostra come uno possa anche trasformarsi nell'altro, ma non perde mai di vista la reale e necessaria differenziazione tra loro. L'autore delle "Cronache di Narnia" sa essere lucido e vigoroso nell'incidere queste fondamentali linee dell'animo umano e il risultato è un ritratto parlante dell'unico e profondo desiderio di felicità, in cui ciascuno sarà indotto a ritrovare familiari somiglianze.
Il libro in cui Lewis racconta il suo passaggio dall'ateismo al cristianesimo. È una storia, come dice l'autore, «insopportabilmente personale». Chiunque però cominci a leggerla la lascerà a malincuore come accade ad ogni vera storia, come accade quando uno scrittore sa «creare» un mondo, sia che lo inventi, sia che lo testimoni. E i lettori di Lewis sanno che egli è magistrale in ambedue i casi. Si legge la storia di questa conversione senza accorgersi di percorrere una lunga strada: dai passatempi dell'infanzia alle emozioni dell'adolescenza, all'inizio della maturità. È come assistere all'indagine di un detective che voglia andare a fondo di un «caso» che lo appassiona. C'è in questa storia una tensione analoga, resa con la capacità poetica e il vigore narrativo di un grande scrittore.
Un augurio di gioia attraverso le parole di una poesia (titolo originale Le due gioie)di Lézard;diventata un classico negli ambienti scout in Svizzera a partire dagli anni Cinquanta e tradotta,insieme ad altre,in diverse lingue,è tratta dall’Introduzione del volume JOY e la ricerca della felicità di F.Garagnon (Paoline,19N 19).
AUTRICE Dietro al nome Lèzard (Lucertola), si cela un’esiliata russa di madre moscovita e padre svizzero, arrivata nella Svizzera romancia all’età di 9 anni e che, dopo il diploma, fece diversi lavori prima di diventare bibliotecaria all’Istituto di botanica. Si avvicinò al movimento delle Èclaireuses (Associazione laica dello scoutismo francese) cui si dedicò con continuità per 13 anni prima di consacrarsi alla trasmissione dei valori nell’ambito della propria famiglia. I suoi scritti si trovano ne Il libro di Lèzard, pubblicato da Nuova Editrice Fiordaliso (Roma, 1993). Era stata associata alla lucertola perché era attratta sia dal calore del sole sia da quello delle relazioni umane e perché se ne stava sempre un po’ in disparte per meglio contemplare il mondo e la natura e cantare le meraviglie della creazione.
«Aprire il proprio cuore al Signore Gesù scrivendogli delle lettere costituisce l'essenza di questo libro, una sorta di "colloquio scritto", in cui l'autore rivela al lettore il suo rapporto intimo e straordinario con il Signore. Si tratta di uno spaccato di vita di alcuni anni, che vanno dal 2015 ai giorni nostri, in cui, lettera dopo lettera, l'autore dichiara a Gesù i suoi più profondi stati d'animo ispirati a fatti visti o vissuti e ad intense esperienze spirituali.» (Fabiana Verde). Presentazione di Raimondo Frattallone.
Vivere secondo lo Spirito, di Salvatore Li Bassi è la phrónesis (saggezza) tragica, come dice Eschilo nell’Agamennone, di un “sapere attraverso il patire”, attraverso la passione della vita che è amore di bellezza. È questo amore che spinge l’uomo nella sua lunga peregrinazione nel mondo, dall’esilio nella caverna verso la luce che, uguale a se stessa, mai muta: immenso mare in cui le differenze, che increspano la superficie della terra e la frastagliano di ombre ed ostacoli, di allettamenti e di errori, si placano nella identità che è vera sophia. ”