
12 poesie per raccontare l'intensità di un rapporto di coppia. Perché solo il linguaggio poetico sa trasmettere la bellezza di un amore che dura per sempre.
«È più facile che un cammello passi per la cruna d'un ago, che un ricco entri nel regno di Dio»: questo passo del Vangelo di Marco è senza dubbio uno di quelli su cui tutti i cristiani si sono prima o dopo interrogati. Proprio a partire da esso, Adriana Zarri sviluppa la sua riflessione sul tema della povertà, chiamando in causa dall'Antico e dal Nuovo Testamento episodi e personaggi salienti - Abramo e Isacco, Zaccheo, Lazzaro, Marta e Maria, il figliol prodigo, la giovane adultera... - per far giustizia di sovrastrutture, semplicismi e interpretazioni non aderenti ai valori essenziali della tradizione cristiana. Attraverso la «narrazione teologica» che è stata la cifra distintiva della sua originalissima opera, in questo testo la Zarri riepiloga così i temi cardine della sua spiritualità, dando vita a una densa meditazione scritturistico-sapienziale sull'insegnamento di Cristo ritenuto più importante: imparare a essere poveri, intendendo la povertà come accettazione del limite umano e capacità di rendersi vuoti per la chiamata dello Spirito. «Liberaci dall'indigenza che è un vuoto vuoto - scrive l'autrice - e dacci la povertà che è un vuoto pieno, un vuoto ricco, un deserto fiorito, un cammello che passa dalla porta; dacci quella povertà che è ricchezza colma di te e di ogni bene della terra. [...] Dacci, quindi, Signore, la tua povertà ricca; liberaci dalla segregazione e dacci la solitudine e il silenzio, densi di Amore e di Parola, ricchi di Spirito e di Verbo. Perché il solitario non è un misantropo, ma uno che alberga l'amicizia; il silenzioso non è un muto, ma uno che alberga la parola; e il povero non è un indigente, ma uno che semina ricchezza; e il ricco non è chi molto possiede, ma chi tutto ha perduto e ritrovato».
Gesù ha la pretesa di condurci lungo le strade della felicità e vuole essere accolto come Signore della nostra vita. Presenta le sue richieste, traccia dei confini, non ammette neutralità: "o con me o contro di me". La sua parola non lascia scampo: "E per voi, chi sono io?". In questo libro l'autore attualizza i contenuti più importanti della vicenda del Figlio di Dio, per farci riscoprire la continua novità del Vangelo e ritrovare il coraggio di credere.
Questo è un libro per Natale ma non è un libro di Natale.
E’ una riflessione che parte dall’annuncio cristiano del Dio fatto uomo per arrivare al cuore dell’uomo e al suo desiderio di pace.
Dal Natale di 2000 anni fa scaturisce un messaggio di pace che viene depositato come un dono nelle mani dell’uomo, una responsabilità per tutti gli uomini di buona volontà, oggi.
Questi versi lasciano trasparire i modi delicati, i gesti misurati, il timbro della voce sottile, gli "occhi illimpiditi" di un uomo, un cristiano, un prete che ad ogni età è stato capace ed è capace di "non avere occhi spenti", perché la meraviglia in lui non è mai venuta meno: "A me è dato / per grazia / carico d'anni / incantarmi". Così, verso dopo verso, emerge quasi un autoritratto del poeta, di un "uomo non arreso", infaticabile nella sua inesausta energia di «accendere racconti» in cui trovano espressione "pezzi di voce e di occhi, / di memoria e di cuore". Prefazione Livia Candiani.
Nella preghiera del "Padre nostro" chiediamo a Dio di non soccombere, di non cadere nel momento della prova e anche di non cedere alla tentazione più grande, quella che ci allontana da lui. La traduzione e il senso della frase "e non abbandonarci alla tentazione" sono stati nei secoli motivo di discussione e di confronto, fino a giungere all'ultima versione, presente nel Messale Romano pubblicato nel 2021. Don Achille Morabito in questo libro ripercorre la storia del testo del "Padre nostro" offrendo un'interessante e feconda chiave di lettura di questo passaggio così complesso.
Piccoli libri per tutti in cui brevi pensieri di Autori di ogni tempo e Paese si alternano a immagini significative e simboliche. Adatti ad ogni occasione speciale, ne fanno un momento di riflessione e meditazione sul tema prescelto.
È ancora davanti a noi
la novità che non conosce tramonto
Il Natale è per ciascuno
un invito a meditare
il mistero dell’incarnazione:
nella fede ci si apre all’attesa
della venuta del Signore,
nella memoria
si riscopre il senso semplice e schietto
di antiche tradizioni popolari e familiari.
Un sapiente itinerario, che spazia dalle letture bibliche dell’Antico e del Nuovo Testamento ai canti e alle tradizioni popolari, ci aiuta a riscoprire il senso umano e cristiano della festa del Natale: il lettore può così trasformare la simpatica nostalgia per costumi e usanze ormai in declino in approfondimento del mistero grande dell’incarnazione e in vigilante attesa della venuta del Signore.
“La fede è tutt’altro dalle aspettative infantili. Eppure anche per essa l’autentico dono è ancora da venire. L’attesa è la sola realtà in grado di sottrarsi alla ruota della ripetizione”.
Piero Stefani (Ferrara 1949) è docente di “Dialogo con l’ebraismo” presso l’Istituto di Studi ecumenici di Venezia e redattore della rivista Il Regno. La sua ricerca è incentrata su temi legati al dialogo interreligioso, all’ebraismo e al nesso tra Bibbia e culture.
"Le opere di misericordia spirituale sono anticipo di eternità, di giustizia divina. Sono "luoghi divini di attese colmate". Sono anticamere di risurrezione. Sono le parole ultime della nostra vita, perché le parole prime della nostra fede. Sono le parole più vere e veritative che lo Spirito di Dio dice allo spirito dell'uomo, che il Figlio di Dio sulla croce rivela ai figli dell'uomo
Siamo chiamati a mettere "in opera" la misericordia spirituale, perché nessuno dica "sono solo" oppure "dove è finito Dio". Se questo accadrà, sarà solo perché noi non avremo ascoltato il grido di questa umanità che esclama "voglio Dio", "datemi Dio", perché sia vinto il dubbio della morte dell'Amore nella loro vita.
Allora “il Signore aprì la bocca dell’asina di Balaam, e l’asina disse ...”. Nel nostro mondo senza tenerezza, avessimo almeno la grazia di udire la voce dell’asina.
Paolo De Benedetti docente di Giudaismo alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale di Milano e all’Istituto di Scienze religiose dell’Università di Urbino, ha pubblicato presso le nostre edizioni Ciò che tarda avverrà.