
"Le pagine che state per leggere vi permetteranno di sperare nell'uomo, in tutti gli uomini, a dispetto di tutto. Leggendo queste testimonianze così concrete, ho ritrovato gli uomini e le donne che sono stati e sono ancora oggi miei compagni di strada: sono persone comuni, ricche di generosità e con una stupefacente capacità di condivisione. (...) Mostrandoci che le pagine di Vangelo scritte duemila anni fa sono ancora piene di attualità, gli autori di questo libro ci invitano a guardare alla vita con fiducia..." (dalla Prefazione dell'Abbé Pierre).
Come possiamo credere ancora nel "per sempre" di Dio, oggi, in un mondo così cambiato? Una riflessione audace e attuale sull'escatologia cristiana nell'era postmoderna. Oggi crediamo ancora al "per sempre" e al compimento di ogni cosa in Dio? Si vorrebbe rispondere senza indugio, ma l’uomo postmoderno, che abita in noi tanto quanto il cristiano, forse, avrebbe qualcosa da ridire. Nel contesto della riflessione su Dio a margine dell’anniversario di Nicea, non poteva mancare un pensiero sul compimento. Senza essere un trattato sulle "cose ultime", l’idea è quella di rileggere oggi alcune domande dell’escatologia cristiana. Sono perlopiù sentieri, utili a pensare il "per sempre" di Dio, in relazione al nostro tempo e al nostro mondo.
«Quattro anni di Bergoglio basterebbero per cambiare le cose.» Così, nel marzo 2013, un anonimo cardinale confidava a un amico giornalista le sue speranze per l'imminente conclave. Ora, a quattro anni di distanza, le parole di quel cardinale suonano più che mai profetiche. Dall'elezione al soglio pontificio, Bergoglio, Papa rivoluzionario, sta cambiando il volto della Chiesa. Una rivoluzione fatta di parole spiazzanti e controcorrente che spesso hanno fatto storcere il naso ai cosiddetti "benpensanti" e alle alte sfere ecclesiali, ma che hanno conquistato fedeli e non fedeli di tutto il mondo. E se di rivoluzionario si tratta, chi meglio di don Antonio Mazzi, da sempre "prete contro", può farsi portavoce di questo gesuita "venuto dalla fine del mondo", schierato dalla parte dei diseredati? Così, come ha già fatto ne Le parole di Papa Francesco che stanno cambiando il mondo, don Antonio ha messo uno accanto all'altro i discorsi del pontefice, e ne ha ricavato un nuovo dizionario - dalla A di allattamento alla V di visita a Milano, passando per voci importanti come famiglia, divorzio, figli -per raccontare insieme la visione dell'Uomo e della società d'oggi. Un linguaggio, quello di Francesco, che ha rimesso al centro della vita del cristiano gli esclusi, anche peccatori e non credenti. Come al centro della vita di don Mazzi, paladino degli emarginati, c'è sempre stata la difesa degli ultimi. Discorsi a braccio, dal profondo del cuore, quelli del Papa e quelli di don Mazzi, come due padri che parlano ai figli, due pastori che parlano ai fedeli. Due voci per l'annuncio del Vangelo di Cristo.
Descrizione
Il volume suggestivo di Carrù, comprende tre parti che, in uno sviluppo crescente e tematico, approfondiscono il soggetto dell’amicizia fondata su Dio come amico, e sulla comunicazione ch’egli ci fa di tale sentimento sul modello del cuore di Cristo. I diversi ed originali capitoletti o quadri che si susseguono, sempre introdotti dal testo biblico ed aperti alla testimonianza evangelica di diversi santi e testimoni della spiritualità cristiana, come San Francesco, Santa Teresa d’Avila, San Giovanni Bosco, San Giuseppe Cottolengo ed altri, ci aiutano a riflettere ed a confrontarci sulle caratteristiche dell’amicizia. Essa è una realtà sublime della nostra vita: dolce, costante, paziente, che non delude mai, perseverante, nonostante le debolezze umane e che sa andare incontro agli altri, anche nei momenti di sconforto e di solitudine. Una quarta parte del volume ci offre, infine, dodici luminose poesie dell’Autore che riguardano il tema trattato con pensieri e sentimenti soffusi di dolcezza e di alta ispirazione poetica. Dalla Prefazione di Giorgio Zevini.
Biografia
Giovanni Carrù
originario di Chieri (Torino) è stato direttore dell’ufficio catechistico diocesano (Torino) e regionale (Piemonte). Per venti anni è stato parroco del Duomo di Chieri. Già Sotto- Segretario alla Congregazione per il Clero ed è ora Segretario della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. È autore di libri di spiritualità e di testi scolastici di religione dalle elementari alle superiori. Ha scritto su diverse riviste articoli attinenti la pastorale, la catechesi e l’evangelizzazione. Con la Lateran University Press ha pubblicato: Imparare a guardare. Il ‘bello’ nel buio delle catacombe (2015); Pregare senza stancarsi (2015), Il Dio personale (2014); Itinerario verso Dio (2013); Cristiani nella Chiesa (2012); Sulle tracce di Gesù (2012); Il cuore del Padre (2011); Immerso nel mare di Dio (2008) e Nella grande città (2008).
Dagli esordi in politica alla scelta del sacerdozio, dagli studi come mariologo all'incarico di esorcista; in questo libro - un vero e proprio testamento spirituale - padre Gabriele Amorth ripercorre le fila di un viaggio che approda a una ferma certezza: "Se esiste un modo per distogliere il diavolo da noi, esso consiste nel lasciarci attrarre dalla bontà e dalla bellezza che promanano dal bene e dal nostro Dio e Padre". Forse "qualcuno potrebbe pensare che sia necessario il male perché venga esaltato il bene; come pure la menzogna perché venga magnificata la verità. Ma il bene e Dio stesso non hanno bisogno delle tenebre per dimostrare che sono luce".
Da queste dieci meditazioni si sprigiona una ricerca del volto di Dio, intravisto nella figura di Gesu.
Maddalena e Pietro: due testimoni dell’amore del Signore che nella fragilità hanno scoperto la strada della rinascita. Il peccato di Maddalena è lavato via dalle sue lacrime dinanzi al sepolcro vuoto; il tradimento di Pietro si sbriciola nel pentimento lasciando sgorgare una fede così forte da sostenere l’edificazione della chiesa intera. In un dialogo serrato e coinvolgente, Ermes Ronchi e Paolo Curtaz ci accompagnano accanto a Maddalena e Pietro per mostrarci che, anche se «ciò che è storto non può essere raddrizzato», proprio nelle pieghe delle nostre imperfezioni sta l’impronta che ognuno lascia nella storia nel mondo.
Questo libro vuole essere un aiuto per tutti coloro che si trovano ad affrontare il dolore e per coloro che hanno a che fare con persone che soffrono. Si propone di fornire degli spunti per vivere fino in fondo questa esperienza che fa parte della nostra vita e farla diventare motivo di crescita. Non esistono direttive particolari o modi corretti o scorretti per vivere il dolore; in questo libro, tuttavia, il lettore troverà un percorso capace di parlare direttamente al cuore.
Joan Guntzelman ha conseguito un Ph. D. in psicologia presso l’Università del New Mexico e un master in psicologia clinica presso l’Università Xavier di Cincinnati. Ha scritto numerosi articoli e vari libri che trattano il problema del lutto e del dolore che ne consegue, tra cui 124 preghiere per coloro che aiutano le persone nella sofferenza.
In qualità di assistente presso il dipartimento di psichiatria della facoltà di medicina dell’Università del New Mexico e di consulente con una clientela privata, Joan Guntzelman tiene spesso conferenze e seminari a professionisti in campo medico e a persone che devono affrontare il dolore di una perdita e fare i conti con gli stress del mondo del lavoro. Dirige inoltre Ring Lake Ranch, un centro di accoglienza aconfessionale e no-profit sulle Wind River Mountains del Wyoming, dove si tengono seminari e incontri di rinnovamento spirituale. Vive ad Albuquerque, New Mexico.
In questo libro Maurice Bellet abbandona la problematica moderna, secondo la quale la critica, istanza ultima di verità, giudica la credenza e la costringe a difendersi come può, irrigidendosi, ancorandosi alle vecchie tradizioni e credenze, o ricorrendo ad adattamenti e compromessi. La critica radicale è il vangelo, che fa affrontare la prova di verità più inesorabile. Con il vangelo ogni pretesa di sapere e di potenza viene messa in questione, e la critica non risparmia nemmeno ciò che è chiamato "Dio" e il "cristianesimo".
Scegliere di leggere il Libro di Giobbe significa scegliere la via del dolore e della protesta. In questo libro biblico sembra che sia stato proprio Dio a indicare la fecondità di questa via così difficile e sofferta. Giobbe si ribella, protesta, si interroga e interroga Dio riguardo al suo operato fino ad accusarlo di ingiustizia. Egli si dichiara innocente e non comprende perciò la logica del comportamento di Dio. Giobbe parla e parla; Dio tace fino alla fine. Ma è il silenzio di Dio a spianare la strada alla fede che genera la speranza. Meditazione dopo meditazione, il lettore può immergersi nel travaglio del discorso degli uomini sul dolore e sul male e così sperimentare la presenza silenziosa e liberatrice di Dio.
Quante promesse fa Dio al suo popolo, e quante ne fa Gesù a chi incontra sul suo cammino? Innumerevoli. E una sola! Nei Vangeli la parola “promessa” non appare neppure, così come non appare nell’Antico Testamento. Dio semplicemente parla, non ha bisogno di promettere, “dice”, e la sua parola è profezia che si attua, certezza, dono gratuito. Perché ogni volta che Dio promette si “compromette”, pronto a pagare di persona perché quanto dice si realizzi, a cominciare dalla promessa pronunciata sulla croce a un brigante qualsiasi: “Sarai con me in paradiso”.

