
«Queste pagine? Quarant'anni di pensieri di un uomo comune, con i difetti di molti, che negli anni ha tentato di dialogare con Dio. Forse nel desiderio di dimostrare – anzitutto a se stesso – che chiunque, dal santo al delinquente, può farlo, e così prendere coscienza del significato della propria presenza sulla scena del mondo. Spero dunque che queste pagine siano un piccolo invito a pensare l'Infinito e l'Eterno, come diceva Kierkegard: le due uniche certezze. Si tratta soltanto di vecchi appunti, annotazioni, pensieri spesso rimescolati anche dal punto di vista cronologico, in alcuni casi già rifusi in altri libri. Sono pagine che dialogano e dialogheranno con altri e con un futuro lontano che non mi appartiene. Ma parlano di un Dio minore comune a tutti gli uomini e a tutte le religioni», così l’autore – noto sociologo e a lungo “grande firma” della carta stampata – introduce il libro.
Siamo entrati in un tempo novo per la fede e per la Chiesa in Occidente: il tempo della fine della cristianità! Un tempo che sconvolge le nostre certezze e il nostro modo di vivere da credenti. Di fronte a questo scenario, con grande angoscia ci chiediamo: se l'epoca della cristianità è finita, Dio che fine ha fatto? Questo volume, nato per così dire sul campo, frutto dell'esperienza di un vescovo, è un tentativo coraggioso e coinvolgente di ragionare sulla vita della Chiesa e sull'esperienza cristiana nel mondo di oggi. Mentre prova a riflettere sulla complessità della nostra realtà, l'autore, che vanta una lunga esperienza in terra di missione come sacerdote "Fidei donum", attinge a ricordi e incontri con realtà missionarie in alcune giovani Chiese. La freschezza della loro vita ci può aiutare a ritornare agli esordi dell'esperienza cristiana, a riscoprire la bellezza del Vangelo, a non perdere la speranza in un possibile mondo migliore. Soprattutto ci può spronare a gettarci alle spalle quella sorta di "maledizione" che ci siamo inflitti iniziando a pensare che Dio ci abbia dimenticato. No, Dio continua a stare in mezzo agli uomini, e la Chiesa, seppur minoranza, non può che stare dove Dio ama stare, fra le pieghe oscure della storia, là dove la vita si svolge, là dove la gente vive, soffre, lotta e pecca.
Versione integrale del Libro di Cielo 34 della Serva di Dio Luisa Piccarreta.
Certo può sembrare strano accostare i quattro vangeli e l'ipercubo, la teoria di Cantor degli insiemi e della loro cardinalità al mistero stesso di Dio, l'insieme vuoto e la costruzione dei numeri naturali all'Incarnazione e alla kenosis del Figlio di Dio, gli spazi metrici, gli omeomorfismi tra insiemi e le funzioni continue al regno di Dio, o, ancora, le varietà topologiche all'esperienza della carità. Si tratta di recuperare un modo di pensare capace di vedere le cose non solo in se stesse come nell'approccio scientifico, ma anche come simboli. E anche in questo senso il confronto con la matematica, che vive di simboli, appare di grande interesse. Come altri hanno utilizzato altre arti per parlare della bellezza del cristianesimo, così ci si può legittimamente servire della astratta e limpida bellezza della matematica per parlare di Gesù Cristo. Dalla Postfazione di Ferruccio Ceragioli. "La matematica è bellezza, poesia, fantasia e allora, coraggio, lasciamola parlare un po' di Cristo!"
Un libro a piu temi, che offre un'occasione per pensieri profondi, per decisioni, per la preghiera.
“Noi possiamo solo rannicchiarci nel grembo di Dio
e ringraziarlo per la grazia di dimorarvi”.
In manus tuas, Domine...
La sofferenza non ha valore in sé:
apre una falla in tutte le relazioni
e innanzitutto all’interno di se stessi.
Nei confronti della sofferenza
Dio non chiama al compiacimento
ma alla resistenza.
Il dolore degli uomini è sempre una prova
per la loro immagine di Dio.
“Quello che Bruno Chenu dice di Dio attraversa con forza alcune delle grandi opposizioni in cui si smarriscono, a proposito di Dio, molti spiriti contemporanei. Trascende queste opposizioni irrigiditesi in contraddizioni, fa vedere come il Dio manifestatosi in Gesù Cristo è oltre queste controversie, come può essere potente senza crudeltà, più lontano delle nostre lontananze pur essendo vicino, e così via. E lo dice con sobrietà, com’è opportuno sull’orlo dell’estremo”.
(dalla “Prefazione” di Maurice Bellet)
Bruno Chenu è morto a sessant’anni il 23 maggio 2003, neanche due mesi dopo aver steso questo testo a partire dalla propria esperienza della malattia. Religioso assunzionista, era stato professore di teologia all’Institut catholique di Lione, caporedattore per la religione del quotidiano La Croix e copresidente del Gruppo di Dombes. Presso le nostre edizioni ha pubblicato anche Tracce del volto. Dalla parola allo sguardo.

