L'autrice, nota esegeta, affronta il più semitico dei Vangeli sinottici, dapprima descrivendone il profilo architettonico e teologico e in seguito accostando direttamente il testo. Ne emerge con chiarezza la splendida 'costruzione architettonica' edificata dall'evangelista: linguaggio chiaro, impostazione sistematica, coscienza delle radici bibliche e giudaiche. Tra i suoi intenti principali manifesta quello di mostrare come l'evento Gesù realizzi la grande attesa messianica di Israele, porti a compimento il piano salvifico di Dio. Cristo, Chiesa e rilevanza etica sono i tre grandi suoi nodi tematici, dove la tensione irrinunciabile tra fede e prassi resta ancora come sfida per ogni generazione cristiana.
Il tema della riconciliazione con Dio e fra gli uomini attraversa la Bibbia dalla prima all’ultima pagina e ne costituisce in molti casi il motivo centrale. La Bibbia non nasconde la ferita della colpa, ma indica le vie attraverso le quali gli uomini possono liberarsi dal peso del peccato. Vale quindi la pena considerare attentamente ciò che essa ha da dire in materia di espiazione e riconciliazione, tanto più che immutato nel cuore dell’uomo resta l’ardente desiderio della riconciliazione. Di ciò parla il volume, consentendo di cogliere come i testi biblici abbiano ancora oggi molto da dirci al riguardo.
Il testo costituisce la terza uscita di una collana che espone che cosa dicono l’Antico e il Nuovo Testamento sui temi fondamentali della fede. Ogni tema è presentato da due autori: uno per l’Antico e uno per il Nuovo Testamento, che poi, in un dialogo conclusivo, discutono come le idee centrali dell’AT vengono filtrate, assunte o modificate nel NT. Il lettore può così percepire la tensione e l’unità esistente tra i due Testamenti.
Ecco il piano completo dell’opera: 1. C. Dohmen - T. Söding, Il Dio uno; 2. K. Koenen - R. Kühschelm, La fine dei tempi (2001); 3. J. Schreiner - R. Kampling, Il prossimo lo straniero il nemico (2002); 4. G. Vanoni - B. Heininger, Il regno di Dio; 5. H.-J. Fabry - K. Scholtissek, Il Messia; 6. C. Brüning - K. Kertelge, Il problema del male; 7. G. Fischer- K. Backhaus, Peccato e riconciliazione (2002); 8. G. Steins - M. Theobald, La creazione; 9. I. Müllner - P. Dschulnigg, Feste ebraiche e feste cristiane; 10. U. Berges - R. Hoppe, Povero e ricco; 11. C. Frevel - O. Wischmeyer, L’uomo; 12. F.-L. Hossfeld - K. Berger, Lo Spirito di Dio; 13. P. Deselaers - C.-P. März, Morte e risurrezione.
Note sugli autori
Georg Fischer sj (1954) è membro della Compagnia di Gesù dal 1972. È professore di Antico Testamento alla Facoltà teologica dell’Università di Innsbruck.
Knut Backhaus (1960) è professore di esegesi del Nuovo Testamento alla Facoltà teologica di Paderborn.
Come diceva A. von Harnack, è impossibile scrivere una biografia di Gesù (Vita Jesu scribi nequit). Fedele allo statuto dell’indagine storica, il saggio non si prefigge quindi di ricostruire chi è stato veramente il Nazareno, ma intende piuttosto mostrare che cosa di lui possiamo dire sulla base delle tantissime fonti documentarie criticamente vagliate oggi disponibili.
Da quasi tre secoli la ricerca si è infatti occupata del tema con alterne fortune, e in particolare l’ultimo ventennio ha visto fiorire studi di grande impegno e valore, soprattutto in area anglofona. Il risultato ne è stato una serie impressionante di ipotesi di ricostruzione.
Nello sforzo di potere maggiormente chiarire i termini della questione e proporre soluzioni fondate, l’autore procede con rigore critico e animo sgombro da preconcetti fideistici. Sin dal titolo vuole rendere conto di una importante peculiarità degli studi attuali: Gesù era un ebreo di due millenni or sono, figlio del suo tempo e della sua terra di origine, la Galilea. Il confronto con fenomeni, movimenti e figure della terra palestinese di allora lo mostra ben inserito nel suo mondo, erede della nobile tradizione religiosa giudaica, eppure presenza scomoda suscitatrice di opposizioni tenaci e reazioni violente fino alla condanna alla morte di croce.
Note sull’autore
Giuseppe Barbaglio, studioso di scienze bibliche, ha pubblicato insieme a R. Fabris presso Cittadella il Commento ai Vangeli; presso le EDB, di cui dirige due collane di testi biblici, ha curato gli otto volumi di Schede bibliche pastorali, Bologna 1982-87 e la riedizione di Nuovo Testamento greco-italiano di A. Merk, Bologna 1991, 21933. Ha inoltre pubblicato: Davanti a Dio. Il cammino spirituale di Mosè, di Elia e di Gesù, EDB, Bologna 1995, 22001, insieme a Piero Stefani; La Prima lettera ai Corinzi. Introduzione, versione, commento, EDB, Bologna 1996; La teologia di Paolo. Abbozzi in forma epistolare, EDB, Bologna 1999, 22000; San Paolo, Lettere, 2 voll., Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1997, di cui ha curato l'introduzione e la traduzione.
"Don Dossetti, pur avvertito delle difficoltà che il testo biblico pone, parte da un’affermazione di fede: la Bibbia è per i credenti, per tutti i credenti. Deve perciò essere possibile per ogni cristiano accostare il testo e nutrisi in modo sostanzioso della Parola di Dio. […] Tutto questo, evidentemente, non significa che ci si possa esimere dalla fatica dello studio accurato, ma che ciascuno può, con gli strumenti che ha a disposizione, diventare ascoltatore attento e lettore intelligente. […] Credo inoltre si debba ringraziare don Dossetti per la sua insistenza martellante sull’unità di tutta la Bibbia, sulla centralità di Cristo, sulla conversione del credente come scopo ed effetto della lettura" (dalla Prefazione).
Don Giuseppe Dossetti trovò nella Bibbia il cardine della sua esistenza: ad essa si dedicò con passione divorante per l’intero arco della vita, in quel rapporto "diretto e nuziale" che si sforzò con tutto se stesso di trasmettere alla sua comunità e all’intero corpo ecclesiale. Il volume raccoglie una serie di interventi sul tema e nasce dal desiderio di far conoscere e di trasmettere il fervore e la sollecitudine con cui egli sempre operò, perché la Bibbia potesse essere per ogni cristiano e per la Chiesa tutta principio generante della sua stessa vita.
Note sull’autore
Giuseppe Dossetti (1913-1996), professore di diritto canonico ed ecclesiastico, dirigente politico nella Resistenza, deputato alla Costituente e alla Camera, vice-segretario della DC, lascia la vita politica nel 1952. A Bologna fonda il "Centro di documentazione", istituto per la ricerca storico-teologica, e nel 1956 dà vita alla comunità "Piccola famiglia dell’Annunziata". Nel 1957 lascia la cattedra universitaria. Ordinato sacerdote della Chiesa di Bologna nel 1959, partecipa poi al concilio Vaticano II come perito del cardinale G. Lercaro. Dal 1968 fino alla morte vive in Italia e in Medio Oriente, presso le comunità della famiglia religiosa da lui fondata. Le EDB hanno pubblicato gli esercizi spirituali Un solo Signore (2001) e L’identità del cristiano (2001).
Che cosa si intende con storia di salvezza? Che rapporto c'è tra storia sacra e profana? Come può la storia mediare la salvezza? Quando e perché la storia è entrata a far parte della riflessione teologica come categoria fondamentale? A queste domande cerca di rispondere G. Pasquale, autore di questo testo, presentando la visione credente della storia della salvezza. L'espressione "storia di salvezza", creata dal Concilio Vaticano II per ridare alla storia un ruolo fondamentale nella riflessione teologica, è densa di contenuto. La storia non è per la teologia un tema tra gli altri, ma l'orizzonte universale e comunicabile nel quale l'uomo può stabilire il suo rapporto con Dio e con il mondo, con se stesso e con gli altri.
«Dopo Eichrodt e von Rad, la Teologia dell'Antico Testamento del biblista nordamericano Walter Brueggemann è destinata a diventare una pietra miliare nel campo della Teologia dell'Antico Testamento». Rolf Rendtorff (professore emerito di Antico Testamento, Università di Heidelberg)
Dalla quarta di copertina:
In questo libro straordinario, Walter Brueggemann porta la discussione di teologia dell'Antico Testamento oltre i modelli dominanti delle precedenti generazioni. Il biblista nordamericano mette a fuoco la metafora e l'immagine del processo giudiziario per osservare la sostanza teologica dell'Antico Testamento come una serie di affermazioni sostenute da Jahweh, il Dio d'Israele. Questo offre un contesto che presta attenzione al pluralismo di ogni dimensione del processo interpretativo e suggerisce collegamenti alla pluralità di voci del nostro tempo. L’interesse per il processo e l'interazione spiega i tre termini del sottotitolo:
- Testimonianza: il carattere di denuncia teologica dell'Antico Testamento deve farsi strada nel contraddittorio;
- Dibattimento: ci sono offerte concorrenti di verità, come in ogni caso legale;
- Perorazione: il ruolo della testimonianza è perorare una rappresentazione della verità che è fortemente in contrasto con altre versioni della realtà.
Brueggemann mette a fuoco il processo di asserzione teologica, l'enunciazione piuttosto che le questioni storiche, e cerca di vedere l'interpretazione ebraica e cristiana come operazioni parallele. Egli considera seriamente la “deludente" testimonianza resa a Dio, come pure le positive affermazioni di Israele a favore di Dio.
Recensioni:
Scrivere un libro dedicato alla teologia dell’AT richiede indubbiamente coraggio, data la quantità di elementi che vanno tenuti in considerazione e la mole bibliografica che occorre padroneggiare. L’A. richiama all’inizio le opere «classiche» di W. Eichrodt e di G. von Rad, ritenendo che non si possa oggi semplicemente ripetere quei modelli, che pure hanno svolto un ruolo fondamentale. Di fatto il contesto attuale è caratterizzato, a tutti i livelli, dal pluralismo, che ha evidenti ripercussioni anche sul modo di pensare la teologia biblica. Consapevole di questa realtà, l’A. dichiara che la teologia biblica, per essere fedele all’attuale contesto interpretativo attento al pluralismo, «deve mettere a fuoco non questioni contenutistiche o tematiche, ma i processi, le procedure e il potenziale interattivo della comunità contemporanea al testo» (p. 6).
Prima di procedere però nell’analisi, egli premette una lunga ricostruzione del cammino percorso dalla teologia biblica dalle origini a oggi. Tale ricostruzione è divisa in due parti: dalle origini alla fine di un periodo generatore e la situazione contemporanea. La fine del primo periodo si può individuare nel 1970, anno in cui viene pubblicato l’ultimo grande libro di von Rad (La sapienza in Israele), nonché un testo di B. Childs (Biblical Theology in Crisis) nel quale l’A. richiamò l’attenzione su una mutata situazione nella teologia dell’AT. In ogni caso, il periodo compreso tra il 1970 e il 1990 presentò due sviluppi importanti nello studio dell’AT. Il primo fu il rifiuto del modo di fare teologia dell’AT di von Rad e un ritorno al lavoro storico-critico con la sua tipica sospensione di ogni interpretazione teologica (p. 66). In secondo luogo, in quegli anni sono sorti vari metodi che hanno influenzato la successiva fase del lavoro scientifico. Tra questi metodi l’A. richiama l’attenzione soprattutto sull’analisi sociologica (N. Gottwald) e sulla critica retorica.
Nel secondo capitolo dedicato alla retrospettiva storica, prendendo m considerazione la situazione contemporanea, bisogna di nuovo prendere atto del pluralismo che domina l’esegesi attuale. Ciò significa che diverse interpretazioni entrano in conflitto e si scontrano. L’A. indica quattro interpreti contemporanei di teologia dell’AT, che adottano le più visibili opzioni metodologiche presenti oggi, B. Childs, J. D. Levenson, J. Barr e R. Rendtorff, sintetizzando brevemente le rispettive posizioni. Al termine di questa panoramica, alcune questioni emergono come centrali: innanzitutto, la critica storica va ridimensionata, perché il suo orizzonte ermeneutico appare troppo pesantemente condizionato da pregiudizi di natura ideologica. In secondo luogo, è necessario studiare l’AT, per quanto possibile, nella sua autonomia dalla teologia dogmatica o dalla chiesa. La teologia sistematica non tollera il carattere polifonico del testo biblico, mentre è necessario mantenere l’interpretazione aperta alla poliedricità del testo biblico. «È il lavoro di un serio interprete teologico della Bibbia quello di prestare rigorosa e accurata attenzione a ciò che è nel testo, senza riguardo a come è coerente con la consuetudine teologica della chiesa» (p. 149). Va inoltre mantenuta la giudaicità del testo biblico, scoprendo anche quale contributo l’AT può offrire al modo di trattare alcune questioni oggi cruciali (l’etica, la dimensione morale del potere ecc.).
Nelle parti che seguono, l’A. elabora la sua proposta teologica centrata sul modello della testimonianza. L’oggetto primario di una teologia dell’AT è Dio e, di conseguenza, molto importante è il modo in cui si parla di Dio. Tutte le questioni relative alla storicità del testo vengono ad essere messe tra parentesi. Infatti la domanda che guida la ricerca è: «Che cosa è detto?», non: «Che cosa è accaduto?». La categoria più ampia sotto la quale si può considerare il parlare di Israele su Dio è quella della testimonianza che viene resa, idealmente, in un tribunale, a fronte di alcuni che contestano l’assunto al quale si rende testimonianza. Tale testimonianza è presentata partendo dall’analisi di verbi, titoli di Dio, metafore applicate a Lui ecc., ricavando cioè a partire dai testi una sorta di grammatica della fede. La fede di Israele non si basa su una generica nozione di Dio, ma sulla testimonianza di ciò che Israele ha visto e ricevuto da Lui.
Nella seconda parte del volume si prende in esame la controtestimonianza d’Israele. La testimonianza propone un Dio che ordina il mondo e gli da vita, ma l’esperienza vissuta sembra contestare questo assunto. E ciò è oggetto di studio in questa seconda parte che sviluppa i temi del nascondimento, dell’ambiguità e della negatività di Dio. Nella terza parte, a nostro giudizio, il discorso non progredisce dal punto di vista teorico, ma viene arricchito quanto già presentato nella prima parte relativa alla testimonianza d’Israele. Il titolo di questa terza parte, infatti, è «La testimonianza spontanea d’Israele». Anche la quarta parte non ci sembra così integrata nello sviluppo del discorso, perché di fatto si allontana dalla metafora dominante delle prime due parti, sulla quale l’A. ha giustamente richiamato l’attenzione. Ora lo studio si concentra su «La testimonianza concreta di Israele» analizzando alcuni luoghi emblematici, come la Torah, il re, il profeta, il culto, il saggio, forme tutte di mediazione della relazione con Dio. Infine, la quinta e ultima parte è dedicata a una sintesi teologica di quanto emerso dall’analisi precedente, con una certa attenzione anche all’attualità.
In conclusione, si tratta di un volume ampio, ricco e impegnativo, a tutti i livelli.
D. Scaiola, in La civiltà cattolica 155 (2/2004) 99-100
Un romanzo che narra le vicende di san Paolo, dal suo viaggio dall'Asia Minore fino a Gerusalemme e, poi, fino alla Roma di Nerone. Dalla narrazione, condotta con precisione storica dall'autore polacco, emerge la figura umanamente intensa dell'apostolo. Non si tratta, infatti, di una semplice descrizione degli episodi evangelici, ma della ricostruzione di un percorso di fede, compiuto da un uomo attraverso la lenta soluzione dei suoi dubbi.
Dopo l’Esodo, ecco il secondo volume della Bibbia Interlineare. Dopo una presentazione tecnica e introduttiva, il testo dell’Esodo viene presentato in quattro lingue: Ebraico e traduzione interlineare parola per parola, (pagina dispari); greco, latino, italiano (pagine pari). Infine vengono i repertori dei passi paralleli, una serie di note per un primo confronto fra ebraico, greco e latino e l’elenco delle parashiot (pericopi) del ciclo annuale delle letture sinagogali.
Un’impresa editoriale gigantesca che continua, con la prossima pubblicazione di Genesi.
Questo primo volume della nuova serie "Commentari" dell'ormai consolidata collana "Strumenti" si prefigge di avvicinare il testo e i concetti teologici espressi nella Genesi alla fede e al ministero odierno della chiesa. Utilizzando le acquisizioni dell'analisi storico-critica del testo, Walter Brueggeman ci porta infatti dall'"allora" della Genesi all'"adesso". A tal fine fa ricorso ad audacia e immaginazione, accettando inevitabilmente di correre alcuni rischi interpretativi che, se trascendono le convenzioni del genere e possono sembrare azzardati, non mirano però a pervenire a un "giudizio definitivo" su una data questione bensì a invitare i lettori allo stesso rischioso percorso nello spazio interpretativo compreso tra l'"allora" e l'"adesso". Già segnalato in seminari e università italiani e pontifici.