
Uno dei teologi più importanti e innovativi affronta i nodi cruciali che, dopo le guerre di religione e la nascita della modernità, hanno dato origine a conflitti ancora irrisolti. Due i nuclei tematici al centro della sua riflessione: lo scavo del senso della Parola biblica e l’ascolto e il confronto critico con la modernità, abbattendo i muri della reciproca diffidenza e aprendo prospettive di dialogo e rispetto.
L’ermeneutica rizziana scardina modelli di pensiero e di azione all’apparenza incontrovertibili e naturali e propone piste alternative inedite, non per cedere alle mode della contemporaneità ma per la fedeltà all’oggi della Parola e all’oggi dell’uomo, al quale la Parola si rivolge come dono e come compito.
«Per capire chi è Dio e chi è l’uomo nella Bibbia, e coglierne la differenza sostanziale dal pensiero greco, devo impegnarmi a pensare dentro la Bibbia: pensare, ma “dentro la Bibbia”; dentro la Bibbia, ma “pensare”. È una questione fondamentale di metodo da cui dipende l’adeguata ricerca del contenuto».
Chi ha letto un solo rigo della teologia rizziana e quanti si confronteranno con questo o altri suoi testi non tarderanno a scoprire che sono proprio questi i temi che, come note musicali, risuonano continuamente in ogni sua pagina.
A differenza dell'uomo antico e degli stessi autori biblici, Paolo non ha timore a mettere in risalto il proprio Io, parlando diffusamente di sé. Come comprendere questa originalità nel contesto dell'antichità classica e cristiana? Il saggio comincia con l'approfondimento del fenomeno dell'autobiografia, in collegamento anche con il genere classico della periautologia. In un secondo momento, analizza tre brani autobiografici nei quali è posto a tema il percorso di vita di Paolo. L'attenzione alla figura dell'Apostolo è presente però anche in passaggi della tradizione paolina, testimoni di un'autobiografia fittizia, approfonditi in un terzo momento. Da ultimo, la conclusione del libro, muovendosi al livello letterario e teologico, fornisce una risposta all'interrogativo iniziale. Emerge così come quella di Paolo sia un'autobiografia non eroica e celebrativa, ma teo-cristologica, poiché racconta di quanto Dio ha in lui compiuto per mezzo di Cristo, ed educativo- pedagogica, in quanto pensata per la crescita e il consolidamento della fede dei destinatari. In tal modo, sia l'ascoltatore coevo sia quello attuale possono non solo comprendere e accogliere il diffuso parlare di sé dell'Apostolo, ma anche scoprire in questa presentazione del suo Io uno strumento privilegiato per l'accesso al mistero della sua persona, conquistata da Cristo e consumata per l'annuncio del vangelo a tutti gli uomini.
"Il silenzio che genera il vangelo di Marco: ciò che non è detto, al di là del racconto, Una ricerca dell'altro, nascosto e rivelato dalla sua Parola".
Una delle certezze più diffuse nella nostra civiltà occidentale è la mela del peccato originale. Eppure essa non è presente nel racconto biblico. Chi ha messo la mortifera mela nel giardino dell'Eden? Quando nacque questa diceria e perché si è diffusa? Smontare un mito del genere appare un'impresa impossibile. Ormai le varie ipotesi sulla sua origine (greca, celtica, latina...), benché tra di loro alternative, si sono alleate, quasi a sostenersi a vicenda. L'autore, nei panni di un investigatore, segue gli indizi e ascolta i testimoni che consentono di ricostruire com'è nata questa opinione. Con un rigoroso metodo filologico seleziona e analizza l'abbondante materiale raccolto alla fine del volume, ma presenta in modo semplice e accattivante la ricostruzione dell'indagine. I problemi affrontati stimolano anche una serie di osservazioni sul metodo storico e filologico. Questa riflessione è un invito alla cautela di fronte alle opinioni comuni e alle ricostruzioni storiche. I cosiddetti "dati- non sono fatti oggettivi, ma sono costruiti secondo una precisa visione del mondo, di cui a volte neppure lo stesso storico è consapevole. I colpevoli della mela sembrano gli studiosi, ma forse loro stessi sono stati ignare vittime del caso.
Il percorso ideato dall'Autore ha il suo punto di partenza nel significato etimologico del vocabolo «battesimo», cioè «immersione». Così, dopo alcune precisazioni di base, egli ne studia le due componenti costitutive come sono esposte negli scritti neotestamentari, soprattutto dall'autore che lo ha maggiormente ripensato, cioè Paolo di Tarso. Si tratta, in concreto, di due immersioni complementari: una personale in Cristo e una comunitaria nella chiesa. La prima consiste in un'assimilazione spirituale a Cristo nella sua identità di salvatore, basata sulla sua morte e risurrezione. La partecipazione alla sua persona costituisce il battezzato in una condizione oggettiva di nuova creatura e di santità, da cui deriva la necessità di un corrispondente impegno morale. La seconda immersione avviene nella comunità ecclesiale. L'inserimento in essa offre al battezzato la possibilità di appartenere al corpo di Cristo, animato da un incomparabile amore agapico e da una variegata ministerialità dei diversi membri. Dall'esame dei testi biblici e di quelli patristici, confrontati con le testimonianze letterarie del mondo greco e romano, emerge come la parola, la fede e il battesimo siano alla radice della multiforme novità sul piano dell'essere e dell'agire di quanti non nascono ma diventano cristiani.
La domenica costituisce, per molti, un punto di arrivo del fine settimana e di preparazione al lavoro che il giorno dopo ricomincia; ma non può certo essere ridotta solo a questo. Nell'antichità era conosciuta come "giorno del sole" e non costituiva un giorno di riposo, lo divenne solo durante l'Impero di Costantino, quando si iniziò anche a denominarla dies dominica, espressione fortemente caratterizzata dal ricordo di colui che, risorto dai morti, è "Signore" (dominus). Il volume prende in esame le origini giudaiche e i momenti salienti dello sviluppo storico-religioso della domenica, mettendone in luce alcune istanze ancora valide per la vita di oggi, capaci di dare un significato nuovo al tempo. Fin dagli inizi della vicenda cristiana la celebrazione dell'eucaristia nel giorno di domenica, l'ha resa il primo, ma anche l'ultimo giorno, perché in esso ogni altro dies trova il suo compimento e l'uomo il suo riposo.
Un lettura, profonda e spirituale, degli Atti degli Apostoli. Un libro frutto di decenni di studio, riflessione e meditazione che testimonia come la Parola sia sempre viva ed efficace e quanto sia importante avere una guida saggia in grado di aiutarci a leggerla, applicandola al nostro oggi. Pubblicata a un anno dalla scomparsa, La loro voce percorre la terra è l'ultimo dono di Madre Cànopi, un regalo a tutti coloro i quali sono disposti a mettersi in ascolto, perché - come amava ripetere: «Dobbiamo avere tanta fiducia e speranza, perché il Signore è sempre alla ricerca di tutti per incontrarli in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo; è lui che sceglie, elegge e salva».
Duemila anni di storia attraversata da calunnie, massacri, espulsioni, bolle pontificie discriminatorie e ripetuti tentativi di cancellare il popolo ebraico. Dai primi secoli contrassegnati dall'antigiudaismo religioso si passa alla strage di ebrei della Prima crociata nel cuore dell'Europa e al periodo buio dell'Inquisizione, passando per l'istituzione del ghetto fino ad arrivare alla nascita dell'antisemitismo razziale, culminato nella Shoah. E oggi? La Dichiarazione conciliare Nostra Aetate ha condannato "gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell'antisemitismo dirette contro gli ebrei in ogni tempo e da chiunque-. Dopo l'immane tragedia della Shoah sembrava che potessimo archiviare l'antisemitismo. Ma è stata un'illusione. Attacchi terroristici, aggressioni fisiche, minacce, vilipendio di cimiteri sono purtroppo gli esiti dell'azione di un mostro che pensavamo domato. C'è qualcosa di oscuro che affonda le sue radici nell'accusa di deicidio. L'antigiudaismo è ancora oggi la linfa che nutre l'antisemitismo e l'antisionismo, vale a dire l'odio che minaccia l'esistenza stessa degli ebrei e di Israele? Nelle pagine di questo libro si trovano le risposte a queste domande scomode.
Si può parlare di una dimensione psicologica dei personaggi biblici, oppure una tale denominazione potrebbe sembrare avventata? Certamente nella Scrittura, sia nel racconto che in versi, è viva un'attenzione a quanto alberga nell'interiorità umana e divina. Pertanto, anche il lettore di oggi, a distanza di più di due millenni, può rileggere sé stesso nel testo perché alcune dinamiche in esso presenti si rispecchiano nella propria vita. La distanza storica, culturale e sociale è in parte colmata dal comune retroterra umano che permette di interpretare quei movimenti interiori che ricorrono a latitudini e in tempi differenti. La paura, l'angoscia, la tristezza, la gioia, la gratitudine, per esempio, pur esprimendosi diversamente in contesti distinti, fanno parte dell'esperienza profonda dell'uomo in tempi e in culture lontani tra loro. Così ciascuno può trovare nella Scrittura le parole per esprimere ciò che pensa e ciò che sente. Questo studio legge i testi biblici anche attraverso l'ausilio degli strumenti dell'analisi narrativa, per far luce su quegli elementi della dimensione interiore che emergono nelle pagine della Bibbia ebraica. Il percorso proposto procede alla scoperta della ricca caratterizzazione dei personaggi biblici.
Mons. Vincenzo Paglia regala ai lettori un nuovo volume di commenti alle letture di tutto l'anno: La Parola di Dio ogni giorno 2023. Vivere alla luce della Parola di Dio i giorni dell'anno ci aiuta ad alzare i nostri occhi verso il Signore così da cambiare - giorno dopo giorno, con la forza della preghiera - il nostro cuore. La Parola di Dio meditata quotidianamente, fissata nella mente e nel cuore, rende forti e sapienti nell'affrontare la vita. La preghiera ci ridona il cuore e lo orienta nuovamente verso il Signore. Infatti la cadenza quotidiana di questo dialogo ha un valore inestimabile, è l'espressione di qualcosa che non può essere abbandonato. Significativa la scelta di inserire in copertina l'icona della Madre di Dio della Lavra delle grotte di Kiev che si trova incastonata nell'altare della chiesa di Sant'Egidio, un piccolo gesto che vuole invitare tutti gli uomini a intraprendere un percorso di pace.
In questo volume si cerca di collegare le Scritture bibliche dell'Antico e del Nuovo Testamento con la ricerca filosofica che ha mosso l'intera civiltà occidentale nel corso del Novecento, ponendosi domande relative ai tragici avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale e dell'Olocausto. Figura centrale in questa riflessione è André Neher (1914-1988), autore del capolavoro filosofico L'esilio della parola. Dal silenzio biblico al silenzio di Auschwitz, intellettuale ebreo per nascita e per scelta, dal profilo culturale ricchissimo: studioso di eccezionali competenze bibliche e giudaistiche e allo stesso tempo uomo di grande sensibilità, attento alle questioni filosofiche più urgenti e brucianti che la nostra contemporaneità ha posto e pone sotto i nostri occhi.
Il linguaggio biblico spesso può mettere in difficoltà il lettore per via del contesto storico e culturale in cui è stato scritto e impiegato: se da un lato questo conferma la dimensione storica della Fede, dall'altro ci possono essere difficoltà di interpretazione. Questo volume aiuta il lettore ad accostarsi con maggiore familiarità e consapevolezza a parte dei testi biblici. Lo studio in concreto si concentra su alcune sezioni dei Profeti Minori: ciascun blocco testuale è stato scelto allo scopo di approfondire alcune delle tematiche più comuni e più complesse della letteratura profetica, che la rendono particolarmente ostica agli occhi della comunicazione moderna: la libertà dell'uomo nella sua "serietà", il castigo divino nella sua finalità educativa...

