
Il Vangelo è un libro di religione o la storia di un conflitto mortale con la religione? Lungo tutta la vita di Gesù, i conflitti con i sacerdoti, i dottori della legge e i farisei, il tempio, le osservanze e le norme religiose, sono stati sistematici. Dunque, può pensare seriamente a un cristianesimo "non-religioso"? Il Vangelo non è "un libro di religione", è un insieme di racconti che spiegano come Gesù di Nazareth ci offra "un progetto di vita". Tuttavia, Gesù è stato un uomo profondamente religioso, a causa della sua intensa relazione con Dio come Padre e del suo frequente ricorso alla preghiera. Ma la religiosità di Gesù non è stata legata al tempio, ai riti sacri, ai sacerdoti e alla sottomissione alla legge religiosa. Al contrario, Gesù è vissuto in maniera tale che, quando ha iniziato ad agire e a parlare in pubblico, è entrato in conflitto con i responsabili della religione (i sacerdoti, i teologi ed i più stretti osservanti). Il Vangelo è il grande racconto di questo conflitto, che è terminato drammaticamente nel processo, nella condanna e nella morte di Gesù. Per questo resta cruciale la domanda: come ha potuto fondare una religione un uomo la cui vita è finita in uno scontro mortale con la religione? L'aspetto centrale della vita di Gesù non è stato il religioso e la religiosità, ma l'umano e l'umanità. E poiché Gesù si è posto dalla parte della vita e della felicità degli esseri umani, il Vangelo incentra la sua attenzione sulla salute dei malati, sulla convivialità...
È possibile raggiungere la pienezza del “divino” solo nella misura in cui ci impegniamo a conseguire la pienezza dell’”umano”; possiamo arrivare a essere “più divini” solo diventando “più umani”. Questa proposta deve invadere ed impregnare tutta la vita e l’attività della Chiesa: la sua teologia, il suo sistema organizzativo, la sua morale, le sue leggi, la sua presenza nella società e soprattutto nella vita e nella spiritualità dei cristiani.
È una proposta che deriva dal centro stesso della fede cristiana: il Dio del cristianesimo è il “Dio incarnato”. Cioè il “Dio umanizzato” che si è fatto conoscere in un essere umano, Gesù di Nazareth. Ma nella storia del cristianesimo di fatto l’umanità di Gesù e le sue conseguenze sono state più difficili da accettare della divinità di Cristo. Questa difficoltà porta direttamente a dover affrontare questa domanda: chi occupa realmente il centro della vita della Chiesa, Gesù ed il suo Vangelo o san Paolo e la sua teologia? Non si tratta della vecchia questione su chi abbia fondato la Chiesa. La Chiesa ha la sua origine in Gesù. La Chiesa ha quindi il suo centro in Gesù, il Messia, il Signore, il Figlio di Dio. Ma, detto ciò, non si può schivare quest’urgente domanda.
A partire da questa si materializzano altri interrogativi: da dove e da chi si sono presi i grandi temi che si propongono e si spiegano nella teologia cattolica? Su cosa o come si giustificano il culto, i riti e in generale la liturgia che si celebra nei nostri templi? A partire da chi e da quali argomenti si legittima il modo di governare che si esercita nella Chiesa? Quale modalità di presenza deve avere la Chiesa? Perché il cristianesimo appare più come una religione e molto meno come la presenza del Vangelo di Gesù nel nostro mondo? Finché la Chiesa non affronta queste questioni e dà loro la dovuta risposta, non potrà recuperare la sua identità e compiere la sua missione nel mondo.
La Sindone è davvero il lenzuolo funebre di Gesù oppure si tratta di un falso medievale? I Vangeli narrano fatti realmente accaduti oppure sono semplici leggende? La risposta a queste domande non è secondaria, perché coinvolge profondamente la nostra vita. Di certo la Sindone è il reperto archeologico più studiato al mondo e i Vangeli ne costituiscono l'unica chiave interpretativa. Questo legame tra Sindone e Vangeli ha quindi suggerito agli Autori di affiancare le più recenti ricerche scientifiche sul telo sindonico a un'indagine altrettanto scientifica e documentata sull'attendibilità dei Vangeli, riassumendo in un unico testo i risultati delle scienze naturali e di quelle storiche, in forma breve e con un linguaggio accessibile, in modo da offrire una sintesi per l'uomo moderno che non vuole rimanere analfabeta sugli interrogativi più profondi.
Un volume, dove la Parola di Dio e l'Arte si intrecciano in modo armonioso.
L'Autore, come teologo e grande esperto di Pittura, commenta i quadri di Marc Chagal esposti nella sala Cantico dei Cantici al Musée du Message Biblique di Chagall a Nizza.
«Non è ardito che l'uomo si misuri con la parola biblica in un dialogo di crescente intensità ed intimità, è semplicemente giusto. Chagall, che trova le sue origini nel popolo della Bibbia, ben lo sapeva e ha accettato la scommessa, ha accolto lo stupefacente invito della Parola biblica a dire la propria parola di pittore, componendo così l'insolito dialogo tra una parola scritta e una parola dipinta, l'inusuale sinfonia tra il mondo di un amore che si riflette in un testo e il mondo di un amore che risuona nei colori» (dall'Introduzione).
Descrizione dell'opera
Il capitolo 6 del Vangelo di Giovanni, il cosiddetto discorso nella sinagoga di Cafarnao o del pane di vita, si presenta in due parti ben distinte. La prima riferita più direttamente a Gesù e al credere in lui (la fede), la seconda al pane, con andamento sacramentale (l'eucaristia). Si tratta di un testo teologicamente complesso e letterariamente rilevante, tanto più considerando che Giovanni omette il racconto dell'ultima cena. Sia il tema sia la forma letteraria del testo pongono il problema della sua unità e quindi della sua origine.
Per l'autore siamo di fronte a un tipico esempio di «rilettura», cioè alla ripresa successiva di un tema in un altro testo, dilatandone il senso, come spesso accade nella Bibbia. In questa prospettiva l'attuale capitolo 6 vedrebbe confluire reminescenze e sfumature dei sinottici e costituirebbe un «ipertesto», con una elaborazione avvenuta all'interno del processo redazionale del Vangelo.
Sommario
Premessa. Introduzione. I. Il problema dell'autore. II. Gv 6 come fenomeno di rilettura. III. Gv 6 e i sinottici. IV. Gv 6 come palinsesto. Conclusione. Bibliografia.
Note sull'autore
DANIELE PEVARELLO (Moncalieri, 1974) ha studiato alla Facoltà Valdese di Teologia di Roma, laureandosi in Nuovo Testamento, alla Kirchliche Hochschule di Bethel (Bielefeld, Germania) e all'Università di Cambridge (Inghilterra). A Cambridge si è specializzato in letteratura cristiana antica con una tesi di dottorato sulle origini dell'ascesi cristiana nelle Sentenze di Sesto Pitagorico. Membro del direttivo del gruppo internazionale di ricerca su «Moralità ellenistica e cristianesimo antico» della Society of Biblical Literature, attualmente insegna Nuovo Testamento presso la Facoltà di teologia e studi religiosi dell'Università di Cambridge, dove è bye-fellow del Fitzwilliam College.
Violenze carnali, adulteri, fratricidi, incesti, vendette, lapidazioni, diluvi e carestie. Queste sono le macabre vicende e i terribili disastri narrati nella Bibbia. Il libro più letto al mondo, che per secoli, preso alla lettera, ha alimentato e giustificato soprusi inauditi in nome di Dio. Infatti, cercare di comprendere la Bibbia senza una contestualizzazione linguistica, storica, a volte anche archeologica, è un'impresa spesso fallimentare. Ma come possiamo trarne insegnamento se il suo significato più profondo ci sfugge? Simone Venturini in questo libro ci offre una prospettiva inedita: e se la chiave di lettura fosse dentro di noi, laddove l'anima sconfina con il mistero di Dio? A partire dalla conoscenza di sé e dall'esperienza che facciamo di Dio nei momenti più intimi della nostra vita, è possibile leggere la Bibbia in modo diverso, al riparo da anacronismi o tendenze fideistiche e scoprirne il suo senso profondo e il suo potere nascosto. Aiutarci a capire chi siamo, qual è la nostra missione e chi è veramente Dio.
La ricerca è volta a spiegare in che cosa consiste la presenza di Cristo nell’eucaristia. Prende le mosse dal modo in cui, alle origini del cristianesimo, furono definite le prime manifestazioni di quella che venne inizialmente chiamata «cena del Signore» e «frazione del pane». In seguito analizza le due fondamentali tradizioni che riferiscono l’evento dell’ultima cena: quella cultuale e quella testamentaria. Affronta quindi il significato che assumono le parole pronunciate da Gesù sul pane, sul calice e circa l’ordine di fare memoria di lui. Propone dunque una lettura dettagliata dei testi del Vangelo di Giovanni, che annunciano l’eucaristia pur senza fare riferimento alle parole della sua istituzione; infine raccoglie in modo unitario il significato attuale del mistero del pane di vita.
L’intento dell’autore non è quello di un dogmatico, ma di un esegeta: proporre al lettore i testi eucaristici perché possa coglierne meglio il senso e la portata, entrare più a fondo nel mistero dell’atto ecclesiale istituito da Gesù durante l’ultima cena con i suoi discepoli.
Sommario
Premessa. Prefazione. 1. La pratica primitiva dell’eucaristia. 2. Le due tradizioni sull’ultima cena di Gesù. 3. La parola sul pane. 4. La parola sul calice. 5. «Fate questo in memoria di me». 6. Il pane della vita secondo Giovanni. 7. Apertura. Invio. Postfazione.
Note sull'autore
Xavier Léon-Dufour, sacerdote della Compagnia di Gesù, è uno dei più noti esegeti viventi; ha al suo attivo una ventina di volumi, tra i quali vanno segnalati la Lettura dell’Evangelo secondo Giovanni (in 4 voll.) e il notissimo Dizionario di Teologia Biblica. Le EDB hanno pubblicato: Agire secondo il Vangelo (2003); Un biblista cerca Dio (2005).

