
Ciò che i cristiani chiamano "Antico Testamento" corrisponde in parte - ma solo in parte - al testo della Bibbia ebraica. Quali sono le differenze tra i due testi? Come si spiega la formazione del canone biblico? In qualità di archeologo dei testi, Thomas Römer conduce un'indagine e porta alla luce, sotto gli strati accumulati dai numerosi compilatori e redattori, le diverse origini di un libro diverso da tutti gli altri. Storico e filologo, ripercorre la formazione delle tre parti della Bibbia collocandole nei rispettivi contesti socio-storici. Un'immersione affascinante che vi farà leggere la Bibbia con occhi nuovi! La Bibbia fa parte del patrimonio letterario e filosofico dell'umanità. Senza di essa non ci sarebbero stati né l'ebraismo né il cristianesimo, e persino l'islam è inconcepibile senza le tradizioni bibliche. Innumerevoli opere d'arte traggono ispirazione direttamente da essa. Sebbene la Bibbia abbia avuto origine nell'antico Vicino Oriente, molti testi, come il racconto detto "della caduta" (Gen. 3) e quelli della torre di Babele (Gen. 11), del sacrificio di Abramo (Gen. 22) o ancora quello dei dieci comandamenti, hanno segnato la memoria collettiva dell'Occidente. Questo libro offre un'introduzione storica alla Bibbia ebraica, che l'ebraismo chiama "TaNaK" e che i cristiani hanno adottato, con una serie di modifiche e persino di aggiunte, chiamandola "Antico Testamento".
La Bibbia è il racconto di un Dio che, rivelandosi nella storia, accetta di farsi raccontare secondo una prospettiva storica. Accostarsi alla Bibbia come a un racconto storico che confermi la storicità dei fatti narrati o, viceversa, considerarla un insieme di leggende prive di fondamento storico significa tuttavia condannarsi a una lettura fuorviante.
L'autore affronta in queste pagine la duplice dimensione della storia nella Bibbia e della Bibbia nella storia, facendo il punto sul dibattito storiografico, sui rapporti tra storia e fede e sulla liceità dell'utilizzo della Bibbia come fonte storicamente attendibile.
Di norma l'accostamento tra i termini "Bibbia" e "geografia" porta a una disciplina che studia i territori in cui si sono svolte le vicende bibliche. Il libro di Paola Brunello, Aluisi e Fabrizio Tosolini cambia radicalmente prospettiva per indagare le visioni del mondo e gli elementi culturali che, presenti nel testo biblico, si sono poi intrecciati con la cultura dell'Occidente, incidendo profondamente non solo sulla scienza chiamata "geografia" ma sulla stessa concezione del mondo e della relazione tra essere umano e ambiente. Ne è nato un volume che va al cuore della geografia contemporanea.
Un numero sempre maggiore di persone ritorna oggi ai grandi classici della spiritualità in cerca di nutrimento e conforto. Fra essi un posto a parte hanno i Vangeli, i testi che fondano la fede cristiana e sono una delle radici della nostra civiltà.
Questo piccolo volume ne propone 90 passi, seguiti da brevi riflessioni dedicate ai temi più diversi: la preghiera, la figura di Gesù, la solidarietà, il male, la famiglia, l’amore, il lavoro, l’ambizione, l’egoismo, il sesso, il perdono, la conversione, la speranza, la povertà… Sono brani da meditare in una pausa, mentre si va al lavoro, da soli o in compagnia, un gesto per il nostro benessere spirituale in mezzo allo stress quotidiano.
In un mondo in cui è sempre più difficile orientarsi e dove molti, se non tutti, sono alla disperata ricerca di modelli e obiettivi per la propria esistenza, il mosaico composto dall’autore ha la forza della semplicità e dell’immediatezza. I Vangeli parlano all’uomo di ogni tempo e la verità che Dio ha proposto ai contemporanei di Gesù è la stessa che ci serve oggi, anche se il modo di vivere è cambiato e le situazioni possono sembrare incomparabili.
Domenico Sigalini usa parole «al passo con i tempi e con il nostro stile di vita», ma tocca il cuore di chiunque – credente o no – avverta il bisogno di vivere in modo più profondo.
Nota sull'Autore: Domenico Sigalini è nato a Dello, provincia e diocesi di Brescia. Si è laureato in matematica all’Università degli Studi di Milano. Nel 1991 è stato chiamato a Roma come Responsabile del Servizio Nazionale per la pastorale giovanile della CEI e ha collaborato tra l’altro alla preparazione e celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù a Denver, Manila, Parigi, Toronto e soprattutto Roma. Dal marzo 2005 è Vescovo della Diocesi Suburbicaria di Palestrina, e dal 3 novembre 2007 anche Assistente Ecclesiastico Generale dell’Azione Cattolica Italiana. Nel settembre 2010 è stato nominato Presidente della Commissione Episcopale per il laicato. Autore di diverse pubblicazioni, collaboratore di riviste pastorali e giornali di ispirazione cattolica per ragazzi e giovani, è molto apprezzato e amato da questi ultimi anche per il suo stile spesso fuori dagli schemi e per la sua dialettica coinvolgente.
"Nella vita ho sempre sognato di essere uno tra i tanti testimoni di Gesù, ben consapevole della mia inadeguatezza, ma anche certo che solo attraverso la conoscenza dei Vangeli mi sarebbe stato possibile intravedere i suoi sogni, quelli inconsci e quelli palesi, penetrare nella sua logica e nel suo modo di intrattenersi con il Padre, condividere la sua passione per gli ultimi della società, armarmi del suo coraggio per allontanare da me ciò che è farisaico e formale". È l'ottica con cui è scritto questo libro di commento al vangelo di Luca: sia per offrire l'occasione di leggerlo totalmente, almeno una volta all'anno, e così riscoprire nuovamente frasi che scuotono e turbano, incalzano e stimolano; sia per legare questi brani alla vita quotidiana e alla storia passata e presente, mostrando così il cammino che ci resta da fare per realizzare il progetto di Gesù.
Sono prete da quarant'anni, ma, fin dagli anni del seminario, ho sempre vissuto l'ansia della credibilità. Non mi fanno problema gli errori, gli sbagli, i peccati. Del resto: chi di noi è senza peccato? Però, ha sempre costituito per me un ostacolo insormontabile tutto ciò che sa di fariseismo, di doppiezza e di moralismo. Si dice una cosa e se ne fa tranquillamente un'altra; si predica con convinzione una verità che non tocca minimamente la propria vita concreta, né il portafoglio, né la modalità di relazionarsi con gli altri. Ci si proclama onesti senza sentire il dovere di confrontarsi con le norme che regolano il bene comune, ci si dice buoni continuando a coltivare pettegolezzi, maldicenze e calunnie. Ci si definisce religiosi, ma non si è mai letto il Vangelo con un cuore intelligente e appassionato. Il modo migliore per essere credibili è imitare il Gesù uomo, facendo diventare carne ogni sua parola, spirito ogni suo sogno, certezza ogni sua speranza. Dobbiamo paragonarci a lui, confrontarci con il suo esempio, ripercorrere i suoi sentieri, conoscerlo a fondo perché lui, come uomo, è "luce, verità e vita".
La Sindone è stata oggetto di culto negli ultimi settecento anni o quasi. La sua storia precedente è, però, molto dubbia e controversa: le ipotesi di storici e scienziati circa la sua provenienza e l'autenticità si sono intrecciate negli ultimi decenni, non sempre in modo convincente. Per inquadrare il problema è necessario partire da lontano, ossia dal culto delle immagini e delle reliquie cristiche, centrale nell'età medievale a Bisanzio e in Occidente. Soltanto questo consentirà di riportare il dibattito sulla Sindone alla dimensione storica cui appartiene, oltre ogni pregiudizio, soprattutto quello che contrappone scienziati e credenti nel ritenere "autentica" o meno la reliquia. Fede e scienza non sono contrapposte: stanno, molto semplicemente, su piani differenti. La fede non ha bisogno di riprove scientifiche, la scienza ha a sua volta come scopo lo studio sistematico e razionale della natura. "Sindonisti e antisindonisti continuino pure a studiare, magari in spirito di concordia e di collaborazione, la reliquia di Torino - scrivono gli autori - nell'intento di provarne o di negarne quanto meno l'identità: ma non perdano di vista il nucleo essenziale del problema, cioè che i motivi della loro rispettiva attenzione rispetto a essa sono inconciliabili non in quanto opposti, bensì in quanto estranei. Continuare nella contesa è un dialogo tra sordi obiettivamente piuttosto patetico".
La storia viene considerata non come lo svolgimento di leggi immanenti, ma come un perpetua creazione di Dio e in alcuni momenti quest'opera si manifesta con maggiore intensità, con un'eccedenza, un sovrappiù di gloria. Sono i miracoli. In questo senso sono fondamentali due fatti dell'Antico e del Nuovo Testamento: l'esodo e la venuta di Gesù. Al primo è connessa la fondazione del popolo di Dio e al secondo la nascita della comunità ecclesiale.
Il libro, grazie alla bella traduzione "alla lettera" dal testo ebraico di Gianpaolo Anderlini ed al puntuale commento di Luigi Rigazzi, presenta, la prima parte del Deuteronomio, dal versetto iniziale fino a Dt 11, 25. La scelta operata dagli autori è stata di affrontare la traduzione e il commento del testo secondo la ripartizione seguita dalla tradizione ebraica. In questo volume sono analizzate le prime tre "sezioni" di Deuteronomio/Devarìm: Parashàt Devarìm (Dt 1,1 - 3,22); Parashàt Wa'etchannàn (Dt 3,23 - 7,11); Parashat 'Eqev (Dt 7,12 - 11,25). Il commento affronta i diversi aspetti esegetici e teologici che il testo propone e sottende e ne invita ad approfondire la lettura e lo studio, perché, come afferma Francesco Rossi De Gasperis: "E' questo uno dei libri più belli della Bibbia, perché ci offre una meditazione sugli inizi della storia e della fede di Israele, più profonda e matura di quella contenuta nei primi racconti di essi".