
Si vuole individuare nella Bibbia la portata del valore del nome, cioè che cosa implica nel testo sacro il significato e la portata della denominazione data alle realtà umane, da parte dall'uomo, e, in qualche modo, da dio stesso.
"Dopo aver trattato del padre e della madre nella Bibbia, ci proponiamo di analizzare il tema della coppia sposo-sposa (il marito-moglie), ed anche nozze, sempre nel panorama biblico.
A questo argomento ci inducono le forti implicante simboliche, terrene e spirituali, civili e religiose, del Primo e Secondo Testamento" (dall'Introduzione).
La novità di questo nuovo libro dell'autore si trova nell'indicazione grafica dei versetti citati e la loro indicizzazione alla fine del volume.
La capacità di cogliere le più sottili sfumature di significato in realtà complesse distingue chi padroneggia un sistema linguistico da chi invece cerca di arrangiarsi. Poiché il nostro desiderio è di conoscere sempre più a fondo la "lingua di Dio" per poterne così vivere in modo autentico il messaggio, di fronte all'uso comune della formula "parola di Dio"diventa allora urgente coglierne il senso profondo nel suo aspetto polisemico e monosemico. In questo volume vorrei mostrare la ricchezza semantica di questa formulazione così come affiora dalla lettura di alcuni testi neotestamentari e veterotestamentari opportunamente scelti. Guidati da cinque concetti emersi dalle citazioni riportate di volta in volta a inizio capitolo studieremo l'espressione con il fine d'individuare tutte quelle nuances a essa sottese e quel senso unitario a cui queste ultime convergono trovandovi il loro vero e proprio valore.
Una riflessione sulla Lettera di san Paolo ai Colossesi, considerata dal punto di vista spirituale, da ciò che dice al cuore del lettore, dalla sua capacità di coinvolgimento, dalla sua forza di nutrimento interiore. Una meditazione capace di toccare il cuore e illuminare la vita etica, di accendere di amore per Cristo e per la vita eterna, e di suscitare devozione e commozione per San Paolo che del mistero di Cristo e della novità del Vangelo è stato il grande Apostolo, assertore, propugnatore e difensore e soprattutto il testimone estremo con l'offerta della propria vita.
La vegetazione - in tutte le sue varie forme - è un'espressione della vita, che deriva a sua volta dal concetto biblico di creazione, proprio alla Bibbia. Le piante infatti sono organiche e viventi e quindi nel testo sacro appaiono come immagini della forza vitale del cosmo. Nel Salmo 1, nella dialettica vita-morte, si scelgono immagini di piante per descrivere la qualità del vivente. Il salmista dice: l'uomo pio è «come un albero che su rivi d'acqua è piantato, che dà i suoi frutti ad ogni stagione, le cui foglie mai appassiscono» (Sal 1,3c). E il profeta Geremia soggiunge: «L'uomo che confida in Jahve» è «come albero piantato presso l'acqua, verso il ruscello spinge le sue radici; non se ne accorge quando giunge il calore e permane verde il suo» (Ger 17,7-8). In territori privi d'acqua e aridi, le piante non solo sono immagine di vita, ma anche metafora della crescita, contrapposta alla stagnazione. Il profeta Isaia, per esempio, paragona Jahve, che semina «la giustizia e la lode» al modo in cui «la terra produce i suoi germi e il giardino fa germogliare i suoi semi» (Is 61,11). E il Cantico dei Cantici, inno alla primavera, descrive il quadro di come «riappaiono i fiori sulla terra [...] il fico emette le sue gemme e le in fiore eano profumo» (Ct 2,12-13). E il profeta Hoseaea parla di piante che sbocciano, germogliano e fioriscono (Os 14,5-7). Le piante inoltre significano «abbondanza». È quanto descrive il profeta Ezechiele: «Sul torrente, sulle sue sponde, cresce di qua e di là ogni albero da frutto, le sue foglie non avvizziscono mai né si esauriscano i suoi frutti; essi maturano ogni mese», in armonia di quanto si afferma in Deuteronomio: «Poichè Jahve, tuo Dio, sta per introdurti in una terra di frumento, orzo, viti, fichi e melograni, terra di oliveti» (Dt 8,7-8). Le metafore delle piante infine si proiettano nelle similitudini della vita umana. (Estratto dell'Introduzione).
Tra le mani, caro amico lettore, hai un libro che ti affascinerà. Scritto in uno stile semplice, è frutto soprattutto dell'amore e dell'ammirazione che l'autore, José H. Prado Flores, ha sempre nutrito per Paolo, l'atleta di Gesù Cristo: Paolo di Tarso é, infatti, l'uomo dalle mille sfaccettature: allo stesso tempo giudeo, greco e romano, fariseo e cristiano, contemplativo ed uomo d'azione, evangelizzatore e maestro, audace scrittore e teologo profondo, instancabile nell'andare e costretto all'inattività del carcere, seguito da molti e, alla fine, abbandonato da tutti. Ma quale sarà, dunque, la ragione ultima della sua vita ed il significato della sua esistenza? Senza dubbio Gesù Cristo, il Signore che gli apparve sulla via di Damasco. Gli undici capitoli che lo compongono creano un dinamismo tale che ti sentirai attratto a seguire, più da vicino, le orme dell'Apostolo delle Genti. Ti auguro di avere un incontro nuovo e gioioso con Gesù risorto (la tua personale via di Damasco) che faccia nascere in te un tale Amore per la Parola da trasformarti in un zelante proclamatore della Buona Novella di Gesù, ovunque lo Spirito Santo ti vorrà condurre.
Il saggio prende in esame le opere di alcuni artisti che dagli anni '20 del secolo scorso ai giorni nostri (Casorati, Chagall, Cutini, Dalì, Giuliani, Kokoschka, Magritte, Melotti, Pistoletto e Alberto Savinio) si sono occupati del racconto evangelico dell’annunciazione. Unisce tutte le interpretazioni prese in esame, prodotte con tecniche e in anni diversi, la sottolineatura dell’aspetto tragico della scena che si pone alle origini del cristianesimo.
Partendo dalle Sacre Scritture, il testo propone un’analisi comparativa tra la persona di Miryam della tribù di Levi e Maria di Nazareth, rivelando continuità simboliche e teologiche tra le due donne ed evidenziandone il ruolo sostanziale nella storia della salvezza. Il confronto mette in luce come le due figure, così diverse e distanti nel tempo, offrano modelli di partecipazione alla vita del Signore, in continuità tra la memoria di Israele e la nascita di Gesù. Si realizza così un percorso che collega l’esperienza dell’esodo alla Rivelazione e che valorizza il ruolo significativo della donna, sempre particolarmente importante al cuore di Dio. Tanja Vannutelli si occupa di Mariologia e il suo campo specifico di ricerca è rivolto alla valorizzazione delle figure femminili presenti nelle Sacre Scritture. Appassionata di filosofie orientali, conduce incontri di meditazione cristiana e di danze meditative. Attualmente collabora con l’Istituto Superiore di Scienze Religiose all’Apollinare a Roma.
Due generazioni a confronto su Giuseppe di Nazareth: l'uomo, il padre, lo sposo. Il Patrono della chiesa universale, in questo anno che il pontefice ha voluto a lui dedicare, è anche molto altro in realtà. Vorrebbe comprenderlo un giovane come Giuseppe, che con la penna e il microfono ha sempre interrogato la fede negli aspetti più silenziosi. In queste pagine sarà un pastore a rispondere, un arcivescovo che non avrebbe bisogno di dar voce ad un santo così popolare, se non fosse per riflettere su altre sfaccettature della paternità, in San Giuseppe come in ogni genitore, di oggi e di domani. Mons. Seccia risponde dunque alle provocazioni, ai pensieri, agli interrogativi del giovane conduttore, ma con gli occhi di un padre di anime, dentro e fuori la Chiesa.
Filippo, completamente afferrato dallo Spirito Santo, non si arrende di fronte alle difficoltà e alle contrapposizioni, ma lasciandosi condurre dallo Spirito calca i sentieri che Dio prepara per Lui. Nato a Betsaida, nel 5 circa, morì a Ierapoli nell'80. Sempre indicato al quinto posto nell'elenco degli Apostoli dei Vangeli sinottici e negli Atti inizia la sua missione annunciando il messia a Natanaele (Bartolomeo). Alcuni greci grazie a lui riescono ad incontrare il Maestro di Nazaret; nutre forte in cuor suo il desiderio di vedere oltre, di saziare la sua fede con la visione di Dio. Ciò permetterà a Gesù di Rivelarsi nel suo essere Uno con il Padre.
Caino e Abele. I figli di Noè: Sem, Cam e Jafet. Giuseppe e i suoi fratelli. Esaù e Giacobbe. Tutto il racconto della Genesi è abbracciato da una grande parentesi di fraternità fallite. La Bibbia mette queste vicende proprio all'inizio perché nella parte più profonda dell'uomo è sedimentata una ferita, un fallimento, un anello debole, non la capacità ideale di essere in relazione e in comunione. C'è una parte di noi che va presa in considerazione, offerta a Dio e redenta, affinché non diventi famelica e omicida. Soltanto questo farà di noi persone libere e capaci di amarsi. Figli (quindi fratelli) e non servi.
Questo quaderno dell'UAC (Unione Apostolica del Clero) è dedicato al commento dell'icona biblica della luce. Si tratta di una ricerca sulla Sacra Scrittura che attraversa l'antico e il nuovo Testamento, per lasciare un insegnamento capace di illuminare il cammino cristiano.

