
Descrizione dell'opera
Tra le diverse modalità in cui è possibile accostare il Vangelo di Giovanni, l’autore ritiene che l’approccio alla figura di Gesù attraverso la mediazione dei personaggi entrati a vario titolo in contatto con lui, a lungo o fugacemente, possa offrire una via d’accesso feconda per la lettura. In questo modo è infatti possibile scoprire, come in uno specchio, l’effetto della rivelazione di Cristo sulle persone che lo incrociano, l’accompagnano, talvolta lo tradiscono, raramente lo seguono fino all’appuntamento della croce e assistere così allo svelamento progressivo della sua figura.
«Il viaggio è organizzato prendendo come guida alcuni personaggi. Essi sono come alberi dispersi attorno a una radura, dove troneggia il grande Albero, verso cui, lo si accetti o lo si rifiuti, tutti questi personaggi ci conducono [...]. Nel Vangelo di Giovanni, i discepoli sono condotti progressivamente a riconoscere che questo Albero ha la forma di una croce di legno. Per accettarlo veramente, sarà necessaria la luce della Risurrezione» (dall’Introduzione).
L’autore presenta tre tipologie di personaggi: soggetti collettivi difficili da analizzare, come i Giudei e i discepoli, attori senza nome, con identità e caratteristiche assai diverse, figure di cui viene chiaramente esplicitata l’identità.
Sommario
Introduzione. 1. Giovanni, il testimone fedele. 2. Maria, la mediatrice. 3. Simon Pietro, la fedeltà difficile. 4. Gesù e Nicodemo, l’incontro di notte. 5. La donna di Samaria di fronte a Gesù: Gv 4,1-42. 6. Un cieco, discepolo illuminato: Gv 9. 7. Lazzaro, Marta e Maria, la famiglia che Gesù amava. 8. Maria di Magdala. Dalla tomba vuota al giardino abitato. 9. Tommaso, il discepolo degli estremi. 10. Gesù, Pilato, i Giudei: la regalità inattesa. 11. L’enigma del discepolo che Gesù amava. Aperture cristologiche. Allegato 1. Giuda, uomo programmato per tradire? Allegato 2. I Giudei: un attante bistrattato. Allegato 3. Dai discepoli al discepolo prediletto. Allegato 4. Pilato romanzato. Scelta bibliografica. Indci.
Note sull'autore
Alain Marchadour, agostiniano dell’Assunzione, dottore in teologia biblica, è stato a lungo docente all’Institut Catholique di Tolosa e dal 1999 prosegue le sue ricerche a Gerusalemme. Autore di numerosi articoli e saggi, ha anche diretto la pubblicazione di diverse opere. Il Vangelo di Giovanni costituisce da sempre l’oggetto privilegiato dei suoi studi.
«Lungo i fiumi di Babilonia...»: è questo il celebre inizio del Salmo 137, intriso di una nostalgia che attraversa i secoli e coinvolge tutti gli esiliati, protesi verso la terra che hanno dovuto abbandonare o da cui sono stati cacciati. Ha ispirato il superbo coro "Va' pensiero", caro al Risorgimento italiano, intonato dagli ebrei prigionieri nel terzo atto del "Nabucco" di Verdi. In modo più letterale, è all'origine dell canzone rasta "Rivers of Babylone", resa celebre dai gruppi The Melodians e Boney M, e poi ripreso da Jimmy Cliff e Liz McComb.La terra promessa, perduta e ritrovata, è certamente uno degli elementi essenziali del grande intreccio della Bibbia. C'è la terra nella sua accezione più ampia, quella di cui il libro della Genesi racconta la creazione ad opera di Dio. C'è la terra particolare promessa ad Abramo e data al popolo di Israele, un luogo dove «scorrono latte e miele», ma sul quale è stato versato anche tanto sangue.
Lazzaro, riportato in vita da Gesu, e uno dei personaggi piu fecondi per la catechesi e la liturgia. Questa figura indimenticabile del silenzio" rivela il senso della venuta di Colui che e la risurrezione e la vita. " Venne dunque Gesu e trovo Lazzaro che era gia morto da quatgro giorni nel sepolcro. Marta, come seppe che veniva Gesu, gli ando incontro. E disse a Gesu: 'Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto'" (Gv 11,17.20). La storia di Lazzaro che, da ammalato e morto, viene riportato in vita da Gesu, e davvero sorprendente. In essa Gesu rivela il senso della sua venuta: egli e la risurrezione e la vita. Grazie a Lui il discepolo e invitato a prendere la parola di fronte all'esperienza della morte per vincere le proprie angosce e dare espressione alla speranza. Ma nell'episodio evangelico e l'umanita stessa che si interroga sulla morte e sulla risurrezione. Lazzaro resta uno dei personaggi piu fecondi per la catechesi e la liturgia, come lo e stato per la pittura e la letteratura. "
Questo libro unico nasce dallíincontro di due biblisti cattolici che vivono e lavorano a Gerusalemme. Alain Marchadour, assunzionista francese, e David Neuhaus, gesuita israeliano, riprendono con chiarezza la gravosa questione della Terra promessa nella nostra storia, proponendoci uníindagine appassionante dei testi biblici, del pensiero dei Padri della Chiesa, fino agli avvenimenti che hanno condotto alla situazione attuale: la crescita impetuosa dellíantisemitismo, la tragedia della Shoah, gli interventi coloniali nel Vicino Oriente, la creazione dello Stato di Israele e il dramma dei rifugiati palestinesiÖ
Si tratta di una medesima terra che i palestinesi chiamano Palestina, gli ebrei Israele e i cristiani Terra Santa. Di questa terra gli autori ripercorrono anche la storia travagliata sino ai nostri giorni mettendo in evidenza il rischio di un utilizzo fondamentalista delle Scritture, reale ostacolo allíincontro e al dialogo.
Gli autori non eludono nessuno dei gravi e dolorosi problemi. Sottolineano líimportanza della lettura storica e critica dei testi per smorzare la violenza e líutilizzo fondamentalista delle Scritture. Esaminano con rigore la posizione della Chiesa, sino ai documenti pi˘ recenti, per verificarne la coerenza e orientare alla pace e al dialogo.
´Si comprende líimportanza di questo libro e la sua utilit‡ per tutti coloro che hanno a cuore la terra della Bibbia, líavvenire degli Ebrei e dei Palestinesi, e la pace nel mondoª.
(dalla prefazione di Carlo Maria Martini)
Cesare Marcheselli-Casale, nato a Venezia-Mestre nel 1941, dal 1984 è professore ordinario di esegesi del NT presso la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale. Autore di numerosi volumi e di diverse pubblicazioni scientifiche, è inoltre membro della Society for New Testament Studies (SNTS). Nella sua attività di ricerca s'interessa al mondo giudaico ellenistico e palestinese, alla documentazione di Qumran, ai rapporti tra esegesi e archeologia e tra Bibbia e psicologia del profondo.
Il libro
Le Lettere Pastorali raccontano, ma potremmo anche dire: Paolo, Timoteo e Tito si raccontano. Il presente volume costituisce infatti una monografia che si inoltra nelle due Lettere a Timoteo e nella Lettera a Tito, di tarda tradizione paolina, onde carpirne storia (Parte prima) e messaggio (Parte terza). La crescente attenzione al profilo letterario dei tre testi rivela il metodo e gli approcci necessari a sondarli e comprenderli. Disposizione retorica e strutturale, tesi, tema e temi (Parte seconda) spingono a considerare le tre lettere come un corpo unico, inviato a chiese e pastori rappresentativi della vitalità ecclesiale nell'ampia conca del Mediterraneo: Efeso e Creta; Timoteo e Tito, all'insegna di un'evoluzione sempre bisognosa di un ritorno alle origini. Copioso il frutto cristiano ed ecclesiale sul finire del I sec. d.C: mentre istituzione e carisma si promuovono reciprocamente in un dialogo rispettoso, l'assemblea protocristiana rivela una permanente dinamica di autocomprensione (self-identification); questa poi avviene nella celebrazione liturgica nella quale prende profilo un enorme potenziale socio-ecclesiale.
Il neo del dissenso e il dinamismo del «deposito» contribuiscono a consolidare quel profilo: ansia ecumenica e interreligiosa. Frammenti innici propri di ogni lettera, colonne portanti del messaggio, sono l'espressione di una spiritualità che indica nella Parola di Dio, nella Pasqua, nel Battesimo e nella comunione ecclesiale il terreno su cui essa si articola e sviluppa. Ne nasce e fiorisce un'etica della maturità nella fede, sempre in tensione verso il meglio; prende corpo un progetto pastorale, sempre ancorato alla concretezza ecclesiale.
Dati tematicamente ordinati, a servizio dell'omiletica, della catechesi e di confronti impegnati con la Parola di Dio anche nella forma di Lectio Divina, intendono rispondere a un bisogno ecclesiale crescente nel nostro tempo. La traduzione integrale delle Pastorali in disposizione tematica apre il lavoro: il racconto delle Lettere Pastorali continua.
Una questione centrale e poco approfondita del dialogo ebraico-cristiano risiede in un orientamento teologico-dottrinale di potente rilievo e di lunghissima durata storica: la tendenza più o meno marcata, ma spesso inconsapevole, della Chiesa a porsi come sostituto di Israele nelle prerogative peculiari del popolo ebraico sotto il profilo teologico. Un fenomeno tanto ampio quanto trascurato o, ancora più spesso, ignorato: al punto che lo stesso lessico concettuale teologico mostra di conoscere soltanto un tipo di sostituzione, quella vicaria del Figlio, in ambito cristologico. La questione teologica e storico-politica suscitata dalla pretesa cristiana di essere il Verus Israel non è presente nel dibattito pubblico e accademico, e al contempo si assiste a una sua sorprendente rimozione nell'ambito dello stesso dialogo ebraico-cristiano, anche da parte ebraica. Così, se da un lato oggi il pensiero teologico cristiano accredita l'acquisito superamento dell'idea stessa di sostituzione della Chiesa a Israele, dall'altro il linguaggio teologico ed ecclesiale la ripropone continuamente anche in documenti ufficiali di quello stesso magistero che pratica una relazione con l'ebraismo di segno opposto a quello antigiudaico storico.
«Abbiamo bisogno di riconoscere la città a partire da uno sguardo contemplativo, ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze». Nella sua prima esortazione apostolica, papa Francesco dedica uno spazio significativo al tema delle sfide che riguardano la città. Che cosa può dire il cristianesimo alle nuove realtà urbane e alle persone che le abitano? Occorre mettersi al servizio di un dialogo difficile, offrendo una prospettiva che illumina la stessa teologia dell'evangelizzazione. Le tre sezioni in cui si articola il volume - che in appendice riporta anche un breve saggio sul tema della teologia pubblica - riguardano il vedere, il discernere e il giudicare la realtà urbana alla luce della fede, attraverso una analisi e una lettura del contesto multiculturale e multireligioso, con la prospettiva dell'accoglienza e del dialogo. L'approccio ai temi è di carattere multidisciplinare - dalla sociologia alla filosofia, dalla teologia alla Bibbia e alla storia - con l'intento di rivolgere lo sguardo a una realtà che fa parte della vita di tutti, ma nello stesso tempo rimane per tanti aspetti difficile da indagare e da vivere.
L'allusione al Salmo 8,15 intende suggerire che l'essere umano necessita di cura non soltanto in particolari situazioni: l'anthropos ne abbisogna strutturalmente. I contributi, taglio teologico e filosofico, problematizzano il concetto di cura declinandolo a situazioni concrete come la malattia e il congedo, o l'economia globalizzata ma anche nel senso della cura di Dio per l'uomo.
Descrizione dell'opera
Il capitolo 21, posto a chiusura del Vangelo di Giovanni, è un testo straordinariamente ricco che racconta il manifestarsi del Risorto ai suoi. Si articola in due sezioni che descrivono, la prima, un’azione composita fatta di una pesca e di un pasto e, la seconda, un dialogo che colloca in primo piano la relazione di Gesù con Pietro e il discepolo amato.
Lo studio muove dal convincimento, ormai largamente avvalorato dalla critica biblica, che si tratti di un capitolo inserito nel Vangelo a posteriori, ma con una precisa intenzionalità, e quindi affatto estraneo al telaio preesistente. L’obiettivo che l’autore si pone è precisare l’intenzione redazionale soggiacente a Gv 21, mettendo in luce il disegno impresso dal redattore al suo materiale e indagando la sistematica rilettura da lui offerta di motivi e passi dei capitoli precedenti. Il brano «mostra un evidente interesse missionario e pertanto risulta centrale nella prospettiva di una riflessione sugli aspetti fondativi dell’annuncio del vangelo: non solo dal punto di vista del suo contenuto, ma anche per il suo approccio al patrimonio giovanneo preesistente e come esempio di dialogo inter-ecclesiale – e dunque potenzialmente ecumenico – a motivo dell’articolato rapporto tra Pietro e il discepolo che Gesù amava, rappresentanti di comunità cristiane diverse che anziché a un conflitto approdano a una comunione, capace di salvaguardare identità e diversità» (dall’Introduzione).
Sommario
Introduzione. 1. Origine e significato della terminologia del «manifestarsi» in Gv 21. 2. Gv 21 come composizione letteraria unificata. 3. La manifestazione del Risorto mediata dalla missione e dell’eucaristia. 4. Pietro e il discepolo che Gesù amava nella terza manifestazione del Risorto. 5. La terza manifestazione del Risorto ai discepoli (c. 21) come rilettura della manifestazione del messia a Israele (1,19-2,12). 6. Manifestazione, discepolato, missione. Bibliografia. Indici.
Note sull'autore
Maurizio Marcheselli (1961) dal 1986 è presbitero della Chiesa di Bologna. Si è laureato in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico nell’aprile del 2004. Dal 1992 è docente di Nuovo Testamento a Bologna, presso la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, già Studio Teologico Accademico Bolognese. Insegna Nuovo Testamento anche presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose «Ss. Vitale e Agricola».
Il volume raccoglie una serie di studi consacrati al vangelo di Giovanni, pubblicati dall'autore in un arco di tempo che va dal 2004 al 2015. Le tre parti di cui esso si compone sono rispettivamente dedicate all'esegesi di alcune pericopi, allo studio di alcuni temi e alla presentazione del contesto storico-religioso da cui nasce il DV: il giudaismo del I secolo. L'autore rinuncia a ipotesi su fonti e strati del vangelo di Giovanni e tale rinuncia alla critica letteraria classica gli permette di dedicarsi pienamente al testo del QV nella forma in cui è stato trasmesso. Marcheselli usa soprattutto le analisi sintattiche e semantiche per elaborare il messaggio dei testi, a cui aggiunge il ricorso agli strumenti dell'analisi narrativa. Una lettura esclusivamente sincronica dei vangeli rischia di perdere di profondità: non è il caso della presente raccolta, in cui si trovano combinati in un modo convincente l'approccio sincronico e diacronico. L'autore fa costantemente ricorso all'Antico Testamento e al giudaismo del secondo tempio per mostrare le radici del pensiero giovanneo; egli inoltre si mostra in debito verso la cosiddetta Scuola di Lovanio, che nota in Giovanni l'influsso dei vangeli sinottici. Anche sotto un altro aspetto questi contributi si distinguono da un approccio meramente sincronico: l'autore adotta il modello della "rilettura", riconoscendo pertanto all'interno del QV una certa stratificazione. Caratteristiche poi dell'approccio dell'autore è il suo orientamento ermeneutico, che si mostra già nella scelta dei temi e dei testi.