
A James D.G. Dunn si deve l'inizio di una nuova fase negli studi su Paolo, un nuovo modo di guardare al vangelo di Paolo e alla sua teologia: "la nuova prospettiva" su Paolo ha fornito intuizioni nuove e preziose riguardo alla teologia di Paolo e non cessa di contribuire a un'immagine più equilibrata della missione e della teologia del Saulo fariseo diventato Paolo apostolo cristiano. In questo volume sono raccolti tutti i principali lavori in cui negli anni Dunn è andato sviluppando la nuova prospettiva da cui considerare Paolo, preceduti da un esteso saggio di apertura in cui l'autore spiega come sia giunto alla nuova prospettiva e insieme controbatte alle critiche che gli sono state rivolte. Particolarmente avvincenti si rivelano in questo contesto i capitoli dedicati alla problematica di Paolo e della legge e insieme della giustificazione per fede, alla luce dei quali l'episodio della cosiddetta conversione di Paolo suscita ad esempio tutta una serie di interessanti domande.
L'apporto di James Dunn alla ricerca biblica difficilmente potrebbe essere sovrastimato, in particolare per il contributo da lui fornito alla liberazione della chiesa e delle chiese da una concezione del vangelo predicato da Paolo inteso in chiave eminentemente antigiudaica. Questa nuova opera, rivolta a un pubblico più generale, tratta dell'autorità della Scrittura come parola viva, la parola di Dio come veniva ascoltata nel cristianesimo delle origini e la parola di cui si nutre oggi il credente mosso dalla fede. Dunn mostra come «fede» partecipi del linguaggio della relazione e come sue compagne siano la fiducia, il convincimento, la rassicurazione - pur nell'incertezza. In un contesto simile l'autorità della Scrittura non è da intendersi nel senso che «ciò che la Bibbia dice, lo dice Dio», come vorrebbe un'idea di inerranza che poco ha a che vedere con la Scrittura stessa, ma che per essere compresi in modo adeguato gli scritti biblici richiedono d'essere di volta in volta riferiti alla situazione storica originaria così come a quella di chi oggi li legge.
Con il terzo volume l’opera magistrale di James Dunn dedicata ai primi centovent’anni dei seguaci di Gesù giunge a compimento. Né giudeo né greco copre il periodo successivo alla distruzione di Gerusalemme del 70 e si spinge fino al secondo secolo inoltrato, quando il movimento di Cristo inizia ad acquisire tratti distintivi che lo rendono riconoscibile all’esterno e insieme comincia a darsi una fisionomia peculiare che ne farà qualcosa di diverso da una corrente giudaica.
Dunn esamina in profondità la letteratura del tempo – compresi i cosiddetti apocrifi e le opere della prima patristica – dalla prospettiva dello sviluppo che condurrà alla grande chiesa e alla ellenizzazione del cristianesimo. Gran parte di questo primo tomo è dedicato all’illustrazione del passaggio dalla tradizione orale imperniata su una nozione precisa di evangelo alla sua concretizzazione scritta nei testi che presero il nome di vangeli.
Con il secondo tomo del terzo volume, il grande lavoro di James Dunn sugli inizi del cristianesimo è completo. Dedicato alle origini del movimento cristiano e alla formazione delle prime istituzioni ecclesiastiche, questo tomo affronta la problematica della cosiddetta divisione delle strade, ossia di come si poté giungere a un movimento cristiano distinto dal «giudaismo».
Dunn mostra come questo sviluppo sia alquanto più intricato di quanto sovente lo si voglia rappresentare, e come l’immagine stessa di una separazione delle vie possa essere fuorviante. Particolarmente interessanti e importanti si profilano in questa vicenda le figure di Giacomo, Pietro, Paolo e Giovanni, che Dunn fa emergere in tutta la loro statura e nel significato che ebbero per le generazioni successive. Completano il volume e l’opera generale ricchissimi indici parziali, delle opere e degli autori citati oltre che degli argomenti.
James Dunn, uno dei più rispettati e prolifici biblisti del nostro tempo, ha pubblicato le sue ricerche sulle origini del cristianesimo in numerosi commentari, testi e saggi. In questo volume di facile accesso, destinato a un pubblico largo e nondimeno frutto di uno studio cinquantennale, Dunn si dedica a delucidare qual è la testimonianza resa a Gesù in tutto il Nuovo Testamento, dal Vangelo secondo Matteo fino all'Apocalisse di Giovanni. Il movimento cristiano, i cui scritti sono rappresentati dai vangeli canonici, dagli Atti e dalle lettere, ha avuto inizio con il racconto su una figura storica e precisa, le cui parole e le cui azioni erano evidentemente diverse dalla norma quanto basta per suscitare attenzione. Ecco allora che questo Gesù secondo il Nuovo Testamento punta continuamente a riscoprire la meraviglia di quei primi testimoni e, così, arricchisce di molto la nostra stessa comprensione di Gesù. Prefazione di Rowan Williams.
Dal vangelo ai vangeli prende in esame molteplici aspetti del Nuovo Testa- mento oggetto di lunghe dispute: l’affidabilità dei vangeli, il carattere orale della primissima tradizione su Gesù, la nascita del genere dei sinottici, la diversità del vangelo di Giovanni, il passaggio da Gesù a Paolo, Paolo apostolo e apostata, la giustificazione per fede, l’ecclesiologia trinitaria di Paolo.
James D. G. Dunn, di formazione protestante, si rivolge a un pubblico cattolico ed ebraico «nella speranza di favorire una più piena conoscenza di Gesù, di Paolo e dei vangeli, della loro reciproca relazione e della loro incessante importanza per l’autocomprensione cristiana e per la crescita del rispetto della comprensione vicendevole tra Ebrei e cristiani».
Destinatari
Studenti, biblisti, religiosi.
Autore
James d. G. Dunn. Lightfoot Professor Emeritus of Divinity presso l’Università di Durham, in Inghilterra. Tra le sue molte pubblicazioni, oltre ai commentari a Romani, Galati, Colossesi e Filemone, ricordiamo i tre volumi Gli albori del cristianesimo: La memoria di Gesù. Fede e Gesù storico (2006), La memoria di Gesù. La missione di Gesù (2006) e La memoria di Gesù. L’acme della missione di Gesù (2007) pubblicati da Paideia, così come La teologia dell’apostolo Paolo (1999) e Cambiare prospettiva su Gesù. Dove sbaglia la ricerca su Gesù storico (2011).
Il terzo tomo del primo volume di quest'opera di James D.G. Dunn si conclude con l'esame delle tradizioni degli eventi che posero fine alla missione di Gesù: il processo, la morte in croce, la risurrezione. Quest'ultima è per Dunn non soltanto l'acme della narrazione evangelica ma anche elemento integrante della figura del Gesù ricordato: se Gesù è il solo grande «presupposto» del cristianesimo, così lo è anche la risurrezione. È con la risurrezione che la storia di Gesù finisce, e in essa si inizia a vdere quello che fu l'effetto più duraturo della missione di Gesù: il Gesù ricordato dal quale è fiorito il cristianesimo.
«Il regno di Dio è vicino», proclamava Gesù all'inizio del suo ministero e a molti queste parole sembravano riferite - anche se in modo enigmatico - a un suo prossimo ritorno come Messia e Signore. Più frequenti e precisi sono invece i suoi insegnamenti sulla fine del mondo. Di qui l'interesse per una ricerca unitaria sulle apocalissi sinottiche (Marco13, Matteo 24-25 e Luca 21). Punto di partenza è il Vangelo di Marco, che per primo ha tentato una descrizione coerente dell'insegnamento di Gesù circa il suo ritorno futuro. Matteo e Luca hanno ripreso quella sintesi iniziale e, nei rispettivi vangeli, l'hanno riformulata nel contesto di fede delle loro comunità.
A causa della sua incredulità Israele ha forse cessato di essere popolo di Dio, cedendo il passo alla Chiesa? Oppure bisogna riconoscere l’esistenza permanente di un solo popolo che in Cristo ha conosciuto una svolta epocale aprendosi a tutti i popoli? L’ecclesiologia di Luca, testimoniata in modo particolare negli Atti degli apostoli, si qualifica secondo quest’ultima direttrice, come sintetizza Dupont nella conclusione della sua opera, frutto di pazienti e minuziose analisi del testo lucano.
«Israele non ha perduto il proprio privilegio di popolo eletto», scrive l’autore. «Non si può dunque attribuire a Luca l’idea che esistano due popoli di Dio, uno antico e uno nuovo. Al contrario, Luca è assai sensibile alla svolta che gli avvenimenti di Pasqua hanno fatto prendere alla storia dell’unico popolo di Dio, determinandone il passaggio dal tempo della promessa a quello del compimento».
Secondo Dupont l’angolo visuale più adeguato per affrontare l’ecclesiologia di Luca è quello che corrisponde alla sua costante preoccupazione di valorizzare la continuità del processo attraverso il quale la Chiesa cristiana si è progressivamente staccata dal giudaismo ufficiale, continuità che unisce il tempo delle promesse divine a quello del loro compimento.