
Nella teologia del giudeo-cristianesimo, il latte e il miele erano il simbolo della parola di Dio. In alcune comunità cristiane, durante la celebrazione eucaristica, oltre al calice del vino veniva offerta anche una coppa di latte caldo misto al miele, per “gustare quanto è buono il Signore”. Le Odi di Salomone, prima raccolta sistematica di canti eucaristici e battesimali, citano il latte e il miele sapendo che chi partecipava alla Liturgia ne conoscesse il significato. La dolcezza di questa misura rimandava innanzitutto all’amore di Dio, manifestato nel Cristo morto e risorto, e a quello tra i fratelli. È dal 1914, anno in cui Leone Tondelli pubblicava un commento alle Odi, che in Italia, a parte qualche piccolo, benché significativo contributo, non veniva presentato un nuovo commento. Documento di straordinaria importanza, le Odi di Salomone possono ancora oggi insegnarci a nutrire un particolare affetto nei riguardi degli attuali canti liturgici e, per le tematiche affrontate, riconsiderare la vita cristiana come un matrimonio mistico, spirituale, tra Gesù, sposo della Chiesa, della comunità nella quale si vive la fede, e, come conseguenza, sposo di ogni singolo battezzato.
Meditazioni sui Salmi.
In una forma metodologicamente accurata, il manuale fornisce le conoscenze di base per uno studio dei libri del Nuovo Testamento, presentando le tesi più recenti e i risultati più aggiornati del dibattito internazionale. Di ciascuno scritto neotestamentario analizza: la struttura del testo, l'origine storica (fonti e tradizioni, autore, tempo e luogo di composizione, contesto culturale e situazione sociale), i contenuti teologici caratterizzanti. Un'opera di studio e di consultazione, rigorosa ed esauriente, utile per lo studio personale.
Di cosa ho veramente bisogno nella vita e cosa devo cercare? In questi tempi di crisi il quarto vangelo diventa uno strumento di riflessione intorno alle domande più cruciali dell'esistenza. Qual è il mio desiderio, quali sono i miei sogni? Chi sono io, e chi è Dio? E dove devo andare, qual è il mio destino? Un libro commovente, arricchente e importante soprattutto ora!
Le donne di cui Marco ci racconta erano per i loro contemporanei una provocazione bella e buona: una, estremamente sicura di sé, osa prendere la parola; un'altra coraggiosamente corregge Gesù; una terza mostra di avere una fiducia incondizionata... Eppure, i nomi di queste donne non ci sono stati tramandati: perché? Johannes Eckert si mette sulle loro tracce e indaga le loro storie. Riesce a scoprire così un messaggio altrettanto provocatorio per noi e per la chiesa di oggi. Il vangelo di Marco viene letto dall'abate benedettino come apertura alla vita: è la vita il luogo reale della "buona novella". Eckert motiva allora anche noi ad alzarci in piedi e a mettere in discussione strutture attuali come l'obbligo del celibato sacerdotale, a immaginare come possibile il cardinalato per le donne, a cambiare prospettiva nelle forme di sostentamento del clero... Incoraggia soprattutto i giovani e le giovani a osare, a sperimentare in quel vasto campo d'azione che è la Chiesa. Eckert si mette sulle tracce delle donne che compaiono nel vangelo di Marco. Indagando le loro storie, riesce a scoprire un messaggio stimolante anche per noi e per la chiesa di oggi. «Non riesco più a ignorare, delle donne incontrate da Gesù, le loro provocazioni attualissime. Sono una parte importante del vangelo che noi tutti siamo tenuti ad annunciare».
Del magistero universitario parigino del domenicano tedesco Eckhart (1260-1328 ca.), chiamato dai contemporanei proprio Meister, ovvero "magister", questo ''Commento al vangelo di Giovanni'' è senza dubbio l'opera maggiore e più rilevante, giunta fino a noi dopo l'oblio di molti secoli: non a caso è da essa che sono state estratte alcune delle proposizioni più sconvolgenti tra quelle condannate come eretiche dalla Bolla papale "In agro dominico" (1327). Il testo giovanneo - il vangelo di Dio come spirito e dell'uomo parimenti come spirito - permette infatti al "magister" di sviluppare appieno la sua dottrina mistica fondamentale: la generazione del Logos nell'anima dell'uomo completamente distaccato, che diviene così uomo divino, come il Figlio. Contro l'esclusivismo biblico, Eckhart afferma che la stessa luce ha sempre illuminato e illumina tutti i popoli - pagani, ebrei, cristiani -: "Mosè, Cristo e il Filosofo (Aristotele) insegnano la stessa cosa, che differisce soltanto nel modo, cioè in quanto credibile, dimostrabile o verosimile, e verità". Difendendo il primato della ragione che si fa spirito, il domenicano interpreta perciò la Scrittura in modo che essa sia sempre in accordo con la filosofia classica. Non meraviglia quindi che tanto pensiero occidentale, da Cusano ad Hegel, si sia nutrito dell'opera di quello che Heidegger chiamò "Lebemeister", maestro di vita, ben più che "Lesemeister", professore.
Mediante un'attenta analisi esegetica della Lettera ai Romani, il presente volume cerca di far emergere l'immagine di Dio descritta dall'Apostolo Paolo.
Fin dalla sua prima pubblicazione nel 1987, la Metodologia di Wilhelm Egger ha indicato a molti studenti di teologia la strada per comprendere la Bibbia. La novità consisteva nell'introdurre i metodi sincronici, che esplorano il testo come un tutto, e a premetterli in modo coerente a quelli diacronici (i metodi storico-critici classici), incentrando l'attenzione non sulle verità nascoste, ma sulle affermazioni e sui potenziali significati immanenti. Ripresa e approfondita dall'esegeta Peter Wick, l'opera di Egger si presenta, in sesta edizione, completamente rielaborata. I modelli testuali e comunicativi sono stati ulteriormente sviluppati, enfatizzando il principio secondo cui il significato scaturisce sempre dalle relazioni fra il testo e la sua preistoria, fra il testo e l'ambiente circostante, fra autore e testo o testo e lettore. I capitoli sono stati in parte riscritti, rielaborati o comunque integrati - ad eccezione del quarto, rimasto sostanzialmente immutato - in modo da recepire le posizioni più recenti in materia di contenuti e di bibliografia.