
In collaborazione con Carlo Buzzetti e Girolama de Luca e Giorgio Massi
lutero fu uomo di cultura e di spiritualita: dalla sacra scrittura trasse l insegnamento esistenziale che e`l annunucio dell amore di dio e della salvezza per sola grazia. LUTERO TRASSE DALLE SACRE SCRITTURE, CHE STUDIR ACCURATAMENTE, L'ANNUNCIO DELL'AMORE DI DIO E DELLA SALVEZZA PER SUA SOLA GRAZIA; FU QUESTO IL MESSAGGIO CHE IL RIFORMATORE SOTTOLINER DELL'EVANGELO TRASMESSOC
Qualche anno fa nelle librerie si vedeva una serie di volumetti divulgativi sui principali pensatori dall'antichità al nostro tempo. Ogni volume era intitolato "Che cosa ha veramente detto..." seguito dal nome del pensatore. Il caso di un testo biblico non è diverso: anche qui è necessario sforzarsi di chiarire che cosa ha veramente detto o inteso dire l'autore. Fare esegesi significa dunque rinunciare a riproporre luoghi comuni e convinzioni su fede e vita cristiana sostenendo che sono avallati dalla Bibbia o optare invece per la ricerca di quanto il testo biblico dice effettivamente. Il libro si rivolge in particolare a quanti desiderano intraprendere questo cammino senza sapere da dove partire. Suggerimenti pratici ne orientano il percorso.
Le fonti della scrittura di Marco, Matteo e Luca
La voce viva di Gesù, degli apostoli e della comunità delle origini
L'unità e la specificità di ciascun vangelo
Una narrazione accurata e teologicamente avvertita in cui la critica biblica rivela tutta la sua utilità, uno strumento di lavoro e meditazione spirituale che ci guida nella rilettura dei vangeli aiutandoci a riscoprirne freschezza, attualità e pregnanza.
"Non importa quante volte si siano letti i primi tre Vangeli. Se li si ripercorre guidati punto per punto da questo brillante lavoro di introduzione, se ne riscopre in modo nuovo la freschezza e la rilevanza per l'oggi. Chi avrà la pazienza di impegnarsi in questa escursione risentirà la voce viva di Gesù, degli apostoli e della comunità primitiva".
Paolo Spanu
Secondo il testo masoretico della Bibbia i salmi “di Davide”, ovvero quelli che presentano nel titolo le david, sono più di una settantina (3-41 e 51-71). In merito alla datazione di questi testi, la critica non è concorde: l’opinione oggi prevalente li colloca in età postesilica. Al contrario l’autore evidenzia come il linguaggio di questa poesia non sia affatto postesilico e insieme sostiene che il culto preesilico prevedeva una serie di salmi aventi come oggetto il re, a tal punto da poter parlare di un vero e proprio “salterio monarchico”. Malgrado il sovrapporsi di redazioni e inserzioni, tali componimenti si sarebbero conservati nei Salmi davidici.
Dopo l’analisi letteraria, lo studio prende in considerazione la teologia messianica dei salmi: il re divinizzato, il servo di YHWH e il culto regale, i nemici del re e il suo regno, predilezione divina, salvezza e giustizia per il re, la crisi della monarchia e la teologia messianica dell’espiazione.
Sommario
Premessa. Introduzione. Analisi. Sintesi e conclusioni. Bibliografia. Indici.
Note sull'autore
Enzo Cortese, sacerdote della diocesi di Acqui, ha insegnato in Italia, in America Latina e allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme. Attualmente insegna teologia ed esegesi dell’Antico Testamento presso l’Istituto superiore di scienze religiose Ecclesia Mater di Roma (Pontificia Università Lateranense). Ha pubblicato: La Terra di Canaan nella storia sacerdotale del Pentateuco (Supplementi alla Rivista Biblica 5), Brescia 1972; Il Levitico (La Sacra Bibbia), Casale Monferrato 1982; Da Mosè a Esdra. I libri storici dell’Antico Israele (La Bibbia nella storia 2), Bologna 1985; Josua 13-21. Ein priesterschriftlischer Abschnitt im deuteronomistischer Geschichtswerk (OBO 94), Freiburg-Göttingen 1990; Tra escatologia e apocalittica. Da Gioele a Daniele, Cinisello Balsamo 1999; Le tradizioni storiche di Israele. Da Mosè a Esdra, EDB, Bologna 2001.
Fino a pochi decenni fa i libri della Torah e dei profeti anteriori erano letti come la collezione redazionale di alcuni documenti tradizionali, denominati jahvista (J), elohista (E), deuteronomico (D) e sacerdotale (P), i primi due risalenti ai secoli X e XI a.C., gli altri due rispettivamente al 600 e all'esilio babilonese. Ma negli ultimi vent'anni lo scenario è assai mutato. In questo lasso di tempo alcuni studiosi e le loro scuole sono giunti addirittura a negare l'esistenza dei due documenti antichi (J e E), riconducendoli ai materiali databili nell'esilio e nell'immediato post-esilio. Con il presente studio l'autore intende ripercorrere il cammino della ricerca attuale e soppesare gli argomenti delle nuove teorie.

