
Nel Vangelo sono numerosissimi i passi in cui compaiono dei numeri: «uno solo è il vostro maestro», «amico, prestami tre pani», «se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto», «Chiamati a sé i dodici discepoli», «E quelli gli fissarono trenta monete d’argento», e così via. A volte hanno un senso letterale, altre simbolico: Enzo Romeo li ha raccolti, disposti in ordine crescente e commentati brevemente e con uno stile accessibile a tutti. Questo sguardo «matematico» produce riflessioni inaspettate e stimolanti, svelando i significati di alcuni riferimenti numerici del testo che a volte passano inosservati, o vengono frettolosamente trascurati.
Il volume raccoglie i commenti di Cassiodoro ai Salmi che riguardano le suppliche comunitarie del popolo oppresso dai nemici e dalle calamità. Cassiodoro vede nel martirio del popolo che accetta il suo stato di oppressione una prefigurazione di Cristo. I commenti sono teologici e spirituali, grammaticali e letterari. L'autore vi si dedica attorno al 538, dopo aver lasciato i suoi impegni politici presso la corte romano-gota, tra Ravenna e Roma, ed essersi ritirato nel monastero calabrese di Vivarium da lui fondato. I commenti ai Salmi di questo protagonista dell'occidente furono un punto di riferimento durante il Medioevo e la loro pubblicazione oggi colma un vuoto nelle edizioni delle fonti tardo-antiche. Il volume fa seguito a quello dedicato ai "Salmi dell'Hallel" edito in questa collana. Prefazione di Giuseppe De Simone.
Che cosa pensava Giuseppe, vedendo suo figlio che decideva di non sposarsi? E cosa passò nella mente di Maria, quando a trent’anni compiuti se ne andò? Come prese la moglie di Pietro la scelta del suo giovane sposo di abbandonarla per seguire quello strano profeta? E quali tenebre abitavano la psiche contorta e combattuta di Giuda? E, ancora, perché Tommaso chiese di mettere le dita nelle piaghe, contro quale fantasma combatteva?
La vita di Gesù raccontata da Mercier è un coro di figure che, prendendo spunto dagli episodi e dai protagonisti dei Vangeli, proiettano una luce capace di illuminare quel che siamo ancora oggi.
Dopo averci fatto sorridere e riflettere con Il signor parroco ha dato di matto, qui Mercier alza il tiro, conducendoci dentro una originale prospettiva di lettura e riflessione, godibile per il lettore e utile per la vita pastorale, la catechesi, l’educazione alla conoscenza del Vangelo.
Nella storia della spiritualità a più riprese si sono proposti metodi per la preghiera. In tale tradizione si colloca Pietro Bovati che in queste pagine offre un'originale guida per un percorso spirituale di preghiera, lasciando emergere la molteplicità delle strade che, pur nella loro tortuosità, conducono verso un'unica meta, quella dell'incontro benedicente con Dio. Acuto studioso della Scrittura ma anche sapiente animatore di Esercizi spirituali, l'autore assume come paradigmatica la modalità adottata dalla liturgia della Parola durante la celebrazione eucaristica: un testo dell'Antico Testamento viene messo in rapporto tematico con un brano del Vangelo, ed è accompagnato da un Salmo che invita ad assumere il messaggio biblico in contesto orante. Ciò consente di ascoltare in modo stereofonico la voce del Signore nella divina Scrittura, percependone le sintonie e le complementarità. Continui sono i richiami e gli echi di passaggi solo in apparenza distanti e differenti. Le pagine di questo libro permettono di intraprendere un percorso di sintesi tra conoscenza e amore, così da vivere una fede matura e nutrita di passione affettuosa. Il cammino della preghiera personale, al seguito della Parola, costituisce infatti una pregevole scuola degli affetti, suscitati da Dio stesso e ordinati alla comunione amorosa con il Signore.
Questo lavoro ci restituisce la voce umile e affascinante di Francesco: il Serafico Padre ha ancora da dire all'uomo di oggi parole di bellezza, di amore e di concordia universale. Dalla roccia aperta della Verna dove Francesco si rifugiava per incontrare il suo Signore, si diffondono ancora il profumo della sua presenza e la forza soprannaturale della sua totale conformazione a Cristo. Queste pagine sono l'omaggio filiale di chi, sulle orme di Francesco, l'alter Cristus, ha scelto di mettere al servizio del prossimo la propria vita.
Gesù, prima di spirare sulla croce volle lasciarci, come perle preziose di sapienza, sette parole nelle quali è concentrato tutto il suo messaggio d'amore per noi. L'autrice riporta, per ciascuna delle sette parole, un brano del Vangelo, una meditazione e una preghiera di supplica e di invocazione, per meglio interiorizzare i contenuti. Meditare su queste «parole» insieme con Maria ai piedi della croce è come immergersi nel grande mistero della redenzione e diventarne una fedele manifestazione in mezzo agli uomini del nostro tempo che tanto facilmente passano distrattamente accanto alla croce, assorbiti da altre parole che lasciano il vuoto nel cuore. Il testo è una nuova edizione motivata da un restyling del testo.
Questo piccolo libro offre una profonda riflessione cristiana del cardinale Godfried Danneels, arcivescovo di Malines-Bruxelles, sulle sette parole pronunciate da Gesù in croce.
Le sue ultime parole. Da meditare durante tutta la Settimana Santa. Da meditare anche quando ci si trova a vivere momenti di solitudine, di sconforto, di sofferenza. A tutti, in effetti, succede di vivere il proprio Giovedì Santo, il proprio Venerdì Santo, il proprio Sabato Santo. L’Autore si prefigge di condurre il lettore a un approccio più “vero”, profondo e sereno al problema della sofferenza e del presunto “silenzio” di Dio.
Godfried Danneels è nato a Kanegem (diocesi di Brugge) nelle Fiandre Orientali, il 4 giugno 1933. Nel 1954 ottenne la licenza in teologia presso l’Università Cattolica di Lovanio e quindi, nel 1961, la laurea in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Dal 1979 è arcivescovo di Malines-Bruxelles (Belgio) e cardinale dal 1983, ricoprendo importanti cariche nella Curia romana. Di lui le Edizioni San Paolo hanno recentemente pubblicato: Perdonare. Sforzo dell’uomo, dono di Dio (2006); Sperare. La società depressa (2006).
Le ultime parole che Gesù ci lascia sulla croce sono una sorta di «testa- mento settenario». In esse si condensa l’insegnamento che Gesù rivolge alla nostra vita.
Le sette parole di Gesù in croce. sette brevi ammonimenti, un percorso spirituale raccolto in sentenze rapidissime: un libro per ricordarle e meditarle.
Destinatari
Un ampio pubblico di laici e credenti.
Gli autori
Vincenzo Paglia è vescovo di Terni-Narni- Amelia e presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale. Collabora a quotidiani e riviste, oltre che a trasmissioni radio e televisive. Per le Edizioni San Paolo ha pubblicato: Rinascere. Il Vangelo di Giovanni in un tempo di crisi (1995); Il Vangelo ogni giorno (1997); All’alba del nuovo millennio (1999); La domenica salva il mondo (2000); «Duc in altum» (2001); Il nuovo Rosario per le famiglie (20032); Via Crucis per l’uomo del nostro tempo (20052); L’amore cristiano (2006); Domenica è festa (2007); Il vescovo e la sua diocesi (2007); Ecco l’agnello di Dio (2007); Maestro, è bello stare qui (2008); Tu sei la mia roccia. Voci e immagini dai Salmi (2008), Fenomeno Bibbia (2009).
Abramo,patriarca obbediente e padre nella fede,ha attraversato la scenadi questo mondo,consegnando ad ogni credente la storia di un rischio:quello di salire fino alla cima del Mòria,laddove “il Signore si lascia vedere”. La fede e l’obbedienza si intrecciano nel dinamismo continuo di maturazione del credente.Attraversando le sue sette obbedienze,in cui il numero“sette” evoca biblicamente una pienezza che è possibile raggiungere,Abramo diventa l’amico di Dio.Si tratta ora di diventarlo anche noi,seguendo le orme del patriarca… Le sette obbedienze: 1. Al padre 2. Alla vocazione 3. Al paradosso 4. Al negoziato 5. Al dubbio 6. Al dono 7. Alla tomba
AUTORE Dionisio Candido,presbitero di Siracusa,ha conseguito il dottorato in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma. Insegna Esegesi dell’Antico Testamento presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Siracusa e lo Studio Teologico di Catania.
Nel corso della sua esistenza Maria avrà certamente parlato tante volte, ma i vangeli canonici riferiscono solo sei circostanze in cui ha preso la parola. Il dato non è senza significato. È nota la tradizione cristiana cresciuta attorno alle «sette parole» che Gesù ha pronunciato sulla croce. Sono infatti numerosi gli scrittori ecclesiastici che lungo i secoli le hanno meditate, elaborando una ricchissima dottrina teologica e spirituale, mistica e ascetica. Le «parole di Maria», invece, non pare abbiano ricevuto alcuna specifica attenzione. E ciò sorprende, tanto più se si considera il fatto che esse risultano essere proprio sei, un numero simbolico, e pertanto, come tale, da «scavare» nel suo significato più profondo.
Lasciare la casa paterna per vivere la propria avventura, entrare in alleanza con un Signore che affida una benedizione destinata a tutti, accettare l'educazione paziente a una logica di fiducia e di apertura fino alla prova decisiva del dono di un figlio.Le pagine del volume affrontano un tema centrale nella storia di Abramo narrata nel libro della Genesi: la chiamata iniziale, letta sullo sfondo della breve descrizione della famiglia di Térach, padre di Abramo, e la prova di Isacco, ultimo episodio in cui il patriarca ha un contatto diretto con il suo Signore. Nella prima scena, Abramo è invitato a lasciare il padre per vivere la propria esistenza. Nella seconda, è chiamato a lasciare andare il figlio, offrendolo al Dio che vuole la vita. Siamo di fronte a un'avventura di libertà interiore, conquistata sulla bramosia e sulla paura, che riconducono nel seno della «casa paterna», un luogo caro che va però abbandonato se si vuole diventare capaci di assumere pienamente la propria singolarità e quindi anche la propria fragilità.
Cinque donne stanno nell'elenco maschile delle generazioni tra Abramo e Ieshu/Gesù. Cinque casi unici forzano la legge, confondono gli uomini e impongono eccezioni. Le donne qui fanno saltare il banco, riempite di grazia che in loro diventa forza di combattimento.

