
Questi testi, scritti tra il V e il VII secolo d.C., riflettono una teologia molto più antica, anteriore o contemporanea agli scritti neotestamentari, e sono, per un onesto dialogo ebraico-cristiano, un insostituibile punto di riferimento.
Samuele è un testo che contiene personaggi ed episodi tra i più popolari della Bibbia, ma per essere pienamente compreso richiede un preciso esercizio e una specifica, intenzionale ascesi. Bisogna essere capaci di non temere le impurità, i meticciati, le contaminazioni, i peccati; di guardare in faccia i delitti che spesso accadono nelle zone di confine e in quei luoghi insicuri e bui che sono i crocicchi delle strade, le loro croci, i loro crocifissi. Samuele è un libro ambientato in un passaggio epocale della storia teologica di Israele, tra la fine del tempo dei Giudici e la nascita della monarchia (che la cronologia classica colloca attorno al Mille a.C.). È un libro sul confine, un libro del confine. La stessa figura di Samuele è un confine e un passaggio; ultimo Giudice e consacratore del primo Re, egli è primizia di una nuova profezia in Israele e nel mondo, ma anche erede dell'arcaica figura del veggente-sciamano, molto comune nei popoli Cananei e in Egitto. Promiscuo e meticcio come tutti i confini, fine e inizio, tramonto e alba, Giacobbe e Israele.
I saggi qui raccolti sono il frutto di un intenso e appassionato confronto ermeneutico sul libro della Sapienza, maturato tra alcuni dei maggiori studiosi di questo testo fondamentale e autorevoli filosofi contemporanei che si sono lasciati interpellare dalle questioni radicali poste dal testo biblico. I differenti sguardi ci offrono non soltanto una chiave interpretativa aggiornata e attualizzata dell'opera, ma soprattutto una riconsiderazione complessiva del significato della sapienza per la coscienza umana universale come fulcro stesso della vita e del pensiero. Sia pure nella loro diversità di approccio e di prospettive interpretative, i nitidi e accurati contributi ci accompagnano con rigore scientifico e profondità di comprensione nella stratificata polifonia del libro della Sapienza, scrigno che racchiude alcune delle perle più preziose della saggezza antica, nel confronto e in dialogo con le diverse forme della Sophia maturate entro la cultura occidentale. Contributi di Guido Benzi, Markus Krienke, Virgilio Melchiorre, Angelo Passaro, Carlo Rusconi, Roberto Vignolo.
Nel vangelo di Matteo, in cinque occorrenze (6,30; 8,26; 14,31; 16,8; 17,20) compare l' espressione "poca o piccola fede". È una particolarità di questo vangelo che si applica, di fatto, ai discepoli: in una sequenza del discorso della montagna (6,25-34), durante la tempesta (8,23-27), nel cammino di Pietro sulle acque (14,22-23), durante la discussione dei lieviti (16,5-12) e, infine nel caso della mancata guarigione del ragazzo epilettico (17,14-20). Il presente studio si propone di analizzare i cinque brani con un'attenzione particolare allo sviluppo del tema della "poca fede" nello svolgimento del vangelo; a questi testi, inoltre, sarà accostato anche l'episodio conclusivo dell'opera di Matteo (28,16-20) che ci consegna l'ultima azione dei discepoli (28,17) in bilico tra adorazione dubbio-esperienza, questa, che richiama implicitamente la "poca fede". una veloce sintesi finale raccoglierà i dati più significati emersi dal commento. La ricerca si presenta, dunque, come una sorta di "affondo" sia nella più vasta e articolata tematica del discepolato che nella tematica della fede tout-court. I cinque testi sulla "poca fede", come luminosi punti prospettici, uniti all'accenno del finale (28,17), sono in grado di offrirci un suggestive ritratto - per un verso da completare con altri dati sparsi nel vangelo, e per un altro verso sufficientemente compatto - di colui che liberamente e chiamato ad accogliere il dio-con-noi nella persona di Gesù (1,23, 28,20).
L'autore
VICTOR MORLA ASENSIO è nato a Torrelacárcel (Teruel) il 3 maggio del 1943. Attualmente è professore di Filosofia Medioevale e Lingue Classiche all'Università di Deusto. E' laureato in filosofia, teologia e filologia trilingue e dottore in Sacra Scrittura (Pontificio Istituto Biblico, Roma). Oltre alle sue collaborazioni con diverse riviste specializzate, ha pubblicato El fuego en el Antiguo Testamento. Estudio de semántica linguistica (Valencia 1988), Proverbios. Texto y comentario (Estella 1992), Eclesiástico. Texto y comentario (Estella 1992), Cien libros al servicio del estudio de la Biblia (Bilbao 1993), Libros sapienciales y otros escritos (Estella 1994), La Biblia por fuera y por dentro (Estella 2003). Ha collaborato come direttore assistente all'opera diretta da Luis Alonso Schökel Diccionario bíblico ebreo-español (Madrid 1994). Ha diretto la revisione dell'Antico Testamento della Nueva Biblia de Jerusalén (Bilbao 1998).
Il libro
Il Cantico dei Cantici ha esercitato un fascino irresistibile durante i secoli, sia nell'ambito letterario che teologico. In generale, le diverse interpretazioni offerte dagli innumerevoli lettori del Cantico hanno oscillato tra l'allegoria e la lettura naturale o lirica.
Il presente commento, testimone di quest'ultimo tipo di lettura, cerca di mettere in rilievo, da una prospettiva decisamente poetica, l'importanza delle immagini del Cantico per una sua corretta comprensione. In tal senso è stato portato a termine un processo di decodificazione di determinate immagini, molto frequenti in quest'opera e, senza dubbio, trascurate dalla maggioranza degli interpreti moderni.
Il Cantico dei Cantici è un contributo atemporale e anonimo alle eccellenze dell'amore umano in tutte le sue manifestazioni.
Attraverso l’analisi e il dialogo interno tra una selezione ragionata di brani poetici biblici – dalla cantica del mare tra Mosè e Miriam al canto di Debora, dalla preghiera di Anna al lamento di Davide – messi in relazione tra loro per analogia, contrasto o altri elementi, Sara Ferrari si propone di dimostrare il ruolo fondamentale della poesia nella Bibbia e restituirne il giusto valore.
Riportati in originale e in traduzione a cura dell’autrice, i brani presentati, alcuni dei quali spesso percepiti come più lontani, toccano temi che si impongono come essenziali – la celebrazione delle opere divine, la gioia e il dolore, la donna quale oggetto e soggetto di poesia, Gerusalemme come fonte di letizia e disperazione –, mostrando ai lettori tutta la loro profondità e freschezza.
Questo secondo volume della poetologia di Klaus Seybold, dedicato alle opere narrative raccolte nell'Antico Testamento, è un'esposizione organica delle caratteristiche strutturali e stilistiche dei vari tipi di questa letteratura, che in parte ha conosciuto un lungo periodo di trasmissione orale prima di essere messa per iscritto. Con abbondanza di esempi e con un'analisi puntuale dei testi si approfondiscono le forme minori che nel tempo sono andati acquisendo i racconti, i miti, le saghe, le leggende, gli aneddoti, come anche la natura di opere letterarie di maggior respiro come le novelle e i resoconti fino ai grandi complessi storiografici, le raccolte di documenti e di testi storici. Intento dell'opera è di portare alla luce il lato artistico della narrativa ebraica antica e di illustrarne la funzione che essa ebbe a svolgere nella religione e nella teologia bibliche.
La poetica della letteratura veterotestamentaria si concepisce come esposizione e approfondimento delle forme linguistiche ed espressive dei testi raccolti nella Bibbia ebraica. Intento degli studi poetologici di Klaus Seybold la Poetica dei Salmi è il primo di altri tre volumi dedicati rispettivamente alla poetica della letteratura narrativa, profetica e sapienziale è di introdurre alle manifestazioni della poetica soggiacente ai diversi generi letterari degli scritti veterotestamentari e alle funzioni che queste assolvono per il significato dei testi e la loro teologia, dalle forme di lamentazione alla diversità dei ritmi, dalle costellazioni sonore alla costruzione del verso, dalle sequenze lessicali alle figure di stile e alle strutture testuali. Nell'opera di K. Seybold i testi dei Salmi, debitamente tradotti e commentati, sono illustrati in tutti i loro aspetti testuali e letterari all'interno della lunga tradizione che ha condotto alla costituzione del salterio biblico.