
Quale importanza può avere oggi la preghiera? L'uomo del secondo millennio, padrone del proprio tempo, e ormai in grado di gestire la natura attraverso la tecnologia e la storia attraverso la pianificazione politica, ha ancora bisogno di pregare? Quale sarebbe il senso di tale preghiera se non l'espressione di un desiderio destinato alla frustrazione o di una richiesta di aiuto alienante e pericolosamente tendente a una deresponsabilizzazione? Questi interrogativi possono essere riassunti in un'ultima radicale questione: colui che prega aggiunge o toglie elementi essenziali alla definizione dell'idea di persona? Partendo da una prospettiva antropologica e filosofica, il presente saggio risponde a questa domanda sostenendo che l'uomo è un essere orante non per scelta, ma per natura. La sua preghiera non è frutto di un desiderio soggettivo, bensì è iscritta nel suo squilibrio ontologico che lo rende consapevole della sua finitezza e dei suoi limiti, ma al contempo lo informa delle sue aspirazioni. Questa tesi è argomentata a partire dalla preghiera di richiesta e da quella di ringraziamento, due tra le forme più comuni e significative di preghiera, già al centro delle critiche filosofiche. Lo spostamento di attenzione dalla preghiera intesa come oggetto all'atto orante colto nel suo dinamismo, permette di cogliere il nesso con altre dimensioni umane, quali la libertà, il tempo, la conoscenza e la relazionalità.
La preghiera del credente implica la sua libera e consapevole responsabilità. Come comprendere questa dimensione morale dell'incontro con Dio? Il volume considera alcune figure "riuscite" di incontro con Dio, cioè quelle in cui il dono di Dio è accolto. L'attenzione è posta sul dinamismo della coscienza, sulla relazione tra la familiarità con il Signore e la globalità della vita di una persona. La scelta dei testi biblici è solo esemplificativa. La diversità delle condizioni interiori ed esteriori evocate vorrebbe anche suggerire al lettore di riconoscere i tratti per lui paradigmatici, al fine di aver cura per la sua propria storia di relazione con Dio.
"Mi vergogno per quello che ho scritto, eppure quello che ho scritto è vero, è mio. Ho fatto tanto per tornare a scrivere cose profonde, positive, serene, entusiaste. Invece, sono ancora un vecchio Zaccheo, un pubblicano seduto sui banchi invece che accucciato dietro la colonna del tempio; un Giuda che tradisce quel tanto che basta per baciare senza impiccarsi; un pastore che ha attraversato il mondo in mezzo alle sue pecore. Io non so ancora come sono fatto oppure se sono fatto così male da credere angelico, rustico, paradisiaco, quello che gli altri credono a fatica cristiano o forse addirittura peccaminoso. Per me Dio è fame, è corpo, arriva prima della Parola." Giovanni, nel suo cantico iniziale, dice: "In principio era il Verbo" e non intendeva la parola ma la persona, il Cristo. Eppure dopo secoli, per noi il Verbo è parole, cerimonie, liturgie! Siamo fermi ai principi, ai precetti! Noi dovremmo essere quello che mangiamo, non quello che diciamo! Dio lo mangiamo! Il fratello se lo amiamo, lo mangiamo. Non voglio più essere predicatore, catechista, insegnante, prete. Cerco di essere un poeta. Le mie poesie non sono rivolte alla mente, sono rivolte al corpo. Parole da mangiare: Prendete, mangiate". Stavolta cambio registro. Sono da tempo, vergognosamente pessimista. E non so neanche perché. Tu me lo fai capire in tutti i modi, provo, tento, ma dopo rantolo. Beh! Stavolta ti prego."
Dopo il grande successo editoriale dell'edizione italiana, viene proposta la versione in inglese. Mentre nel mondo si parla sempre di piu di digiuni terapeutici o di diete varie con le quali prevenire il sovrappeso o altre malattie, questo libretto vuole proporre il digiuno come mezzo di cura per l'anima.
Come passare da un'esistenza grigia ad una vita gioiosa lasciandosi alle spalle scoraggiamento, tristezza, inquietudine, paura, insoddisfazione, rancore, vuoto interiore, relazioni ferite. "Nella sua lettera apostolica Salvifici doloris, Papa Giovanni Paolo Il distingue la sofferenza fisica, in cui duole il corpo dalla sofferenza morale, che è il dolore dell'anima, ed aggiunge si tratta infatti del dolore di natura spirituale, e non solo della dimensione psichica del dolore che accompagna sia la sofferenza morale, sia quella fisica. La vastità e la multiformità della sofferenza morale non sono certamente minori di quella fisica; al tempo stesso, però, essa sembra quasi meno identificata e meno raggiungibile dalla terapia. Ebbene, l'haghioterapia cerca di identificare proprio la sofferenza morale mostrando come essa possa essere definita e raggiunta dalla terapia. Non si tratta di una ricerca psicologica, ma filosofica e teologica. Essa propone un modello filosofico - teologico di aiuto per le persone che vivono l'esperienza della sofferenza morale o spirituale. Lo spirito nella persona porta la vita all'intera dimensione psico-fisica. Ciò significa che la salute e la malattia non sono solo determinate da cause psico-fisiche, ma anche da cause spirituali. Per questo ritengo sia necessario un approccio filosofico e teologico per comprendere e trattare la sofferenza globalmente e con maggiore successo". (Diagnosing the soul and baghioterapy, Tomislav Ivancié) L'haghioterapia cerca di identificare da sofferenza morale mostrando come essa possa essere definita e raggiunta dalla terapia. La salute e la malattia non sono solo determinate da cause psico-fisiche, ma anche da cause spirituali.
Una guida pratica e spirituale, per tutti coloro che desiderano coniugare preghiera e vita attiva.
Concepito come un'enciclopedia pratica della preghiera, questo libro risponde a numerose domande sull'argomento, aiutando ciascuno a rafforzare e consolidare la sua preghiera nel quotidiano. Uno strumento utile per imparare a pregare o a migliorare la propria preghiera da soli, in coppia, in famiglia.
Sulla malattia, anche tra i credenti, sono radicati molti luoghi comuni: che sia Dio a mandarla, che ci colpisca perché ce la siamo meritata, che sia una sofferenza da accettare e offrire. La Parola ci dice invece che per noi la malattia è un'oppressione, un legame, una prigionia e quindi non può venire da Dio. Perché allora siamo malati? Perché, quando preghiamo, Gesù guarisce alcuni e altri no? Molte risposte a queste ed altre domande sono contenute nelle conferenze del Dott. Luciano Viti, da cui è tratto questo libro. Dopo averci spiegato che tutti possiamo guarire, perché in realtà tutte le malattie sono già state guarite da Cristo che le ha portate per noi sulla croce, il Dott. Luciano Viti ci fornisce le chiavi per ottenere la guarigione.
Un libro per riscoprire la forza del digiuno: il digiuno “a pane e acqua”, unito alla preghiera, è un’arma potente per fermare le guerre, anche quelle che combattiamo nei nostri cuori e nelle nostre famiglie (le guerre dell’odio, del giudizio, dell’ amarezza) ed è un’arma potentissima anche per vincere il male. Il Digiuno crea in noi dello “spazio” che lo Spirito Santo potrà occupare, ci rende “strumenti” utili nelle mani della Madonna per cooperare al progetto di Dio. E non solo: il digiuno può anche guarire e aiutare le anime dei nostri defunti in purgatorio! Nelle famiglie cristiane si dovrebbero rinnovare la preghiera e il digiuno per preparare il cuore alla guarigione, ottenere la salute del corpo e dell’anima e per poter godere della protezione della Madonna. Questo, insieme a tanto altro, tra cui le preghiere nel giorno del digiuno, consigli pratici su come vivere il digiuno, ricette e suggerimenti per preparare il pane in casa, risposte ai dubbi più comuni, ecc..., è quanto contenuto in questo libro che vuole aiutare il lettore a trasformare l’intera giornata del digiuno in un gesto di offerta al Signore.
Preghiere e riflessioni che sono un "grido alla misericordia di Dio", secondo la bella espressione di San Giovanni Paolo II nell'Enciclica Dives in misericordia.