
Alla fine del IV secolo Sulpicio Severo, colto avvocato aquitano, entusiasta ammiratore di Martino, vescovo-monaco di Tours, evangelizzatore delle Gallie e grande taumaturgo, scrive una biografia del proprio campione ancora vivente. La sua Vita – composta per difendere la figura del santo contro gli attacchi di una parte dell’alto clero gallo-romano che non ha mai visto con simpatia questo vescovo dal passato militare e dallo stile di vita austero –, pur ispirandosi ai modelli offerti dalle coeve celebrazioni dei monaci dell’Oriente, presenta tratti di tale originalità e vivace efficacia da affermarsi da subito come un vero best-seller della spiritualità cristiana occidentale. Celeberrimo tra tutti e ampiamente ripreso dall’iconografia è l’episodio in cui Martino con la spada taglia in due il mantello per offrirne parte a un povero ignudo.
Lo scritto, che lungo tutto il medioevo conobbe una fortuna superiore a quella di qualunque altra opera del medesimo genere, rappresenta un testo chiave della cultura europea e un documento biografico e agiografico di eccezionale rilievo, anche per la capillare diffusione che il culto del santo ha sino ai nostri giorni avuto in Occidente, con migliaia di luoghi di culto a lui dedicati.
Il volume è costituito di tre parti. Nell’introduzione, oltre all’esame dei principali temi di natura letteraria e storica, si presenta un’analisi minuziosa tanto del lessico, della lingua e dello stile dell’autore come dei problemi di critica testuale presentati dallo scritto. Il testo latino, accompagnato da una elegante traduzione italiana, è il frutto di una nuova complessiva riconsiderazione della tradizione manoscritta e presenta un apparato di varianti ben più ricco di quello recato dalle precedenti edizioni. Un commento, ampio e informato, guida il lettore nell’approfondimento delle questioni storiche ed esegetiche poste dall’opera.
Sommario. Introduzione. Vita di Martino: testo critico e traduzione. Commento. Bibliografia. Indici.
Note sul curatore
Curatore. Fabio Ruggiero (Parigi 1959) svolge attività di ricerca presso il Centro Interdipartimentale di Scienze delle Religioni dell’Università di Bologna. Tra le sue pubblicazioni: Atti dei Martiri Scilitani. Introduzione, testo, traduzione, testimonianze e commento, Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 1991; La follia dei cristiani. Su un aspetto della “reazione pagana” tra I e V secolo. Prefazione di M. Simonetti, Il Saggiatore, Roma 1992 (2a edizione aggiornata e accresciuta, Città Nuova, Roma 2002); Tertulliano, De Corona. Introduzione, testo critico, traduzione e note, Mondadori, Milano 1992; Liturgia ed evangelizzazione, nell'epoca dei Padri e nella Chiesa del Vaticano II, in collaborazione con E. Manicardi, EDB, Bologna 1996; I volti della pace. Testi dall'epistolario di Agostino d'Ippona, Città Nuova, Roma 1999.
«Santa Faustina è conosciuta e invocata dai fedeli in ogni parte del mondo. Già oggi è facile notare la sua influenza sulla vita religiosa di tutti i cristiani. Mediante santa Faustina Kowalska il messaggio della Divina Misericordia si è legato per sempre al XX secolo ed è diventato il ponte verso il terzo millennio».
Queste parole danno il significato profondamente attuale all’atto di consacrazione del mondo alla Divina Misericordia compiuto da Giovanni Paolo II il 17 agosto del 2002 a Cracovia, molto vicine alla spiritualità e alla vita straordinaria di Santa Faustina. Il libro racconta la vita di questa figura sempre più centrale nella spiritualità contemporanea.
Raffaele Iaria, giornalista accreditato presso la Sala Stampa della Santa Sede, si occupa di informazione religiosa. Da tempo collabora con quotidiani e periodici a diffusione nazionale e regionale e con agenzie di stampa anche on line. Recentemente ha pubblicato Il mio Dio è tutto. Le preghiere di Papa Giovanni XXIII (Edizioni Segno), Padre Pio da Pietrelcina. Vita e luoghi di santità in Viaggio nel Sannio. Guida di Benevento e della sua provincia. Per contatti: e-mail r.iaria@tiscalinet.it.
Insieme agli Inni Pasquali, gli Inni sulla Natività e sull'Epifania, di Efrem il Siro sono da annoverarsi tra i massimi capolavori della letteratura innografica cristiana. Il grande poeta e teologo, vissuto nel terzo secolo dell'era cristiana, canta il mistero natalizio con immagini intense e suggestive che prende a prestito dal testo biblico e dalla natura. Le due collezioni complete, curate da I. De Francesco e tradotte ora per la prima volta in italiano dai testi originali, comprendono i 28 inni sulla Natività, di cui 16 di sicura autenticità, e i 13 inni sull'Epifania. L'opera è un contributo importante alla riscoperta di uno dei massimi poeti della prima cristianità.
Questa antologia dagli scritti di Teofane il Recluso ci mettono a diretto contatto con uno dei massimi scrittori spirituali ortodossi. La scelta dei testi, curata da Tomás Spidlik, risponde all'obiettivo di dare una visione complessiva della spiritualità di Teofane, soprattutto della spiritualità del cuore che il grande monaco considera il punto di contatto tra la persona e Dio. Si tratta di una antologia abbastanza completa, arricchita da una corposa introduzione, che permette di collocare Teofane nel contesto del suo tempo, di comprendere le radici patristiche e conoscere i grandi maestri della spiritualità russa a cui Teofane si richiamava.
"Col promuoversi i buoni costumi si promuove anche la pace comune de' cittadini e per conseguenza il bene di tutto lo stato. Questa è una verità così evidente che si prova da per tutto colla sperienza: quei sudditi che sono ubbidienti a' precètti di Dio sono necessariamente ancora ubbidienti alle leggi de' principi. La stessa fedeltà che conservano i vassalli verso Dio li rende fedeli ai loro sovrani. La ragione è chiara: quando i sudditi sono ubbidienti ai divini comandamenti, cessano le insolenze, i furti, le frodi, gli adulteri, gli omicidi. E così fiorisce lo stato, si conserva la sommessione al sovrano e la pace tra le famiglie."
In questo volume sono pubblicate le due operette giovanili di Agostino che trattano il tema dell' "anima". La prima, il "De immortalitate animae", fu scritta a Milano nel 387, mentre Agostino si preparava a ricevere il battesimo. Questo trattato presenta una densa concatenazione di argomenti a favore dell'immortalità dell'anima, che devono molto al neoplatonismo plotiniano e porfiriano. La seconda, il dialogo "De quantitate animae", nacque circa un anno dopo, dalle conversazioni che Agostino ebbe con l'amico Evodio. La discussione intende mostrare che l'anima è priva di estensione spaziale e che la sua "grandezza" sta invece nel valore della sua attività, considerata in sette livelli ascendenti, dalle funzioni vegetative alla visione di Dio.
«Un cuore solo e un’anima sola»: questo il precetto fondamentale trasmesso dalla prima comunità monastica di Gerusalemme, divenuto nei secoli modello ideale per la vita comune in ogni monastero. Nei monasteri femminili, più ancora che in quelli maschili, le donne che si consacrano a Dio attraverso la vita comunitaria sono prive di prospettive di gratificazioni personali, diremmo oggi di “carriera”. Unite alle sorelle dal vincolo dell’amore e del perdono reciproco, dall’obbedienza e dall’humilitas, vivono nell’accudimento di un bene condiviso. La loro vita è scandita dai rigidi orari che governano la preghiera e le incombenze quotidiane: le mura del monastero come confini del mondo, dove prende forma, come afferma Enzo Bianchi nella sua Introduzione, «una societas di donne che gestiscono tempi, spazi, lavori, economie in un’autonomia praticamente esente da qualsiasi interferenza esterna, una societas di cui possono entrare a far parte a pieno titolo donne già schiave o libere, ignoranti o colte, nobili o popolane, ricche o povere una societas la cui autorità – la badessa – è eletta liberamente con il voto di tutte le sorelle mediante quello che oggi chiameremmo un “suffragio diretto e universale”costituisce un ambito culturale ricco e liberante, difficilmente reperibile altrove nella società medievale»
Il volume, curato da padre Gilberto Silvestri, offre una ricca scelta di meditazioni tratte dalle opere ascetiche di S. Alfonso Maria de Liguori (1696-1787). Il volume si rivolge allo stesso pubblico cui si rivolgeva S. Alfonso, cioe al popolo di Dio nel suo complesso. I testi sono ordinati secondo la scansione dell'anno liturgico: Avvento, Natale, Quaresima, Settimana Santa, Pasqua e Pentecoste. Oltre a una sezione riguardante il mese di maggio, sono anche riportati canti e preghiere ancora oggi celebri.
Il volume, come il precedente, offre una ricca scelta di meditazioni tratte dalle opere ascetiche di S. Alfonso Maria de Liguori. Naturale compimento di un'opera che chiama tutti alla crescita della fede e alla maturita cristiana. I testi continuano la scansione dell'anno liturgico: nel presente volume sono raccolte le meditazioni che si riferiscono alle feste mobili, alle ricorrenze di alcuni santi e al tempo ordinario. Il volume si conclude con una sezione dedicata ai sacerdoti e ai religiosi. Sono anche riportati i testi di preghiere e canti celebri.
Composta da Clemente Alessandrino durante il suo soggiorno ad Alessandria, l’opera é il primo scritto cristiano dedicato al tema della ricchezza in rapporto al problema della salvezza e della morale cristiana. Prendendo spunto dal brano evangelico del giovane ricco, il trattato affronta il tema che probabilmente aveva spaventato i ricchi signori di Alessandria: "È più facile che un cammello passi nella cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli". Al centro la bontà dei doni di dio ma, nello stesso tempo, la centralità dell’uomo rispetto alle cose.
Clemente Alessandrino (150-215 d.C.), autore cristiano formato alla letteratura classica, fu successore di Paneno nella scuola di Alessandria. È autore del Protettico, degli Stremati e del Quid Dives Salvetur?
Simona Cives, (Roma 1970) è dottore di ricerca in filologia greca e latina. Da tempo collabora con le Edizioni San Paolo per le quali ha pubblicato la traduzione della Didaché.

