
Da ben quattro secoli il Cantico spirituale di Giovanni della Croce, opera maestra della letteratura religiosa spagnola e sintesi originale tra mistica e teologia, continua a nutrire e a soggiogare chi è alla ricerca di unione profonda con Dio, suscitando commenti e definizioni ardite: bellezza affascinante, lirismo spontaneo, simbolismo dalla prepotente efficacia, profondità dottrinale.
I Sermoni liturgici di Agostino d'Ippona presentati in questo volume, curato da L. Padovese, ci trasmettono l'immagine di un pastore impegnato e mediare esistenzialmente la Parola di Dio: al tempo stesso presentano i diversi approcci teologici del grande pensatore africano ai misteri celebrati proprio in un'epoca nella quale l'anno liturgico sta prendendo forma. Questi sermoni sono un esempio di pedagogia omiletica e una testimonianza di primo piano sulla storicizzazione e fissazione in tempi prestabiliti delle celebrazioni della vita di Cristo.
Solo poco più di un secolo fa un manoscritto di un monastero di Costantinopoli ci ha restituito la Didachè o Insegnamento degli apostoli, di cui all'età dei Padri si erano perse le tracce. Questo breve ma importante documento, la più antica regola di una comunità cristiana, contiene disposizioni per l'istruzione catechistica fondamentale, per la celebrazione del battesimo e dell'eucaristia, per il discernimento dei carismi e delle funzioni ministeriali. La presente edizione - con introduzione, testo, traduzione e note di G. Visonà - con testo greco a fronte, ripercorrendo l'ampio e contrastato dibattito della critica, giunge a sottoscrivere la grande arcaicità di un testo che viene situato entro il I secolo s.C., a ridosso dell'età apostolica, nel medesimo contesto in cui hanno la luce i vangeli. Alcune tradizioni che esso ci trasmette, come la liturgia e le preghiere eucaristiche, ci portano a diretto contatto con la fede e il culto della Chiesa primitiva. La Didachè, infatti, affonda le sue radici negli strati più profondi delle origini cristiane, là dove è ancora viva e fluida la tradizione su Gesù, dove appare tuttora vitale il legame con il patrimonio del giudaismo e dove ancora si avverte l'eco delle prime liturgie e risuona l'annuncio degli antichi profeti cristiani.
Insieme agli Inni Pasquali, gli Inni sulla Natività e sull'Epifania, di Efrem il Siro sono da annoverarsi tra i massimi capolavori della letteratura innografica cristiana. Il grande poeta e teologo, vissuto nel terzo secolo dell'era cristiana, canta il mistero natalizio con immagini intense e suggestive che prende a prestito dal testo biblico e dalla natura. Le due collezioni complete, curate da I. De Francesco e tradotte ora per la prima volta in italiano dai testi originali, comprendono i 28 inni sulla Natività, di cui 16 di sicura autenticità, e i 13 inni sull'Epifania. L'opera è un contributo importante alla riscoperta di uno dei massimi poeti della prima cristianità.
Di Papia si sa solo che fu vescovo di Hierapolis in Frigia nei primi decenni del secondo secolo e che scrisse un'opera in cinque libri: "Esposizione degli oracoli del Signore". Di essa rimangono pochissimi frammenti, ai quali si aggiungono informazioni su elementi dell'opera e sul suo autore; il tutto è trasmesso da scrittori cristiani distribuiti tra il secondo e il tredicesimo secolo. Questi frammenti, quindi, pur con i difficili problemi che pongono - e che richiedono un approfondito commento storico e letterario - costituiscono una fonte insostituibile d'informazione sulle pratiche e le dottrine di ambienti cristiani antichissimi, che erano ancora in contatto con la prima generazione dei credenti in Gesù.
Il Libro di santa Maria è il capolavoro della mariologia di Lullo ed è un originale esempio della "nuova" letteratura del francescano, il quale, dopo aver scritto dei romanzi "tradizionali", sfrutta le sue capacità di narratore per scrivere un'opera interamente dedicata alla Vergine. Il libro non è, infatti, un vero e proprio mariale né tantomeno un trattato teologico, ma una trattazione di argomenti relativi a Maria, sviluppati con la fluidità del testo narrativo e la passione della preghiera cristiana, così da conseguire la singolare capacità di parlare con semplicità al cuore dei fedeli senza rinunciare a profondità dottrinale e teologica.
Eusebio, autore della celebre Storia ecclesiastica, agli inizi del IV secolo compose un’opera esegetica intitolata Domande e risposte sui Vangeli: parzialmente perduta – ma diversi tipi di florilegi ne riportano lunghi frammenti –, essa ha il merito di affrontare problemi spesso incontrati dal lettore attento dei Vangeli senza reticenze. Le domande sono precise ed Eusebio non le elude, di fatto offrendo al lettore un’autentica lezione di esegesi, data da uno dei più grandi studiosi dell’antichità cristiana.
Pubblicato a Lione nel 1693 per mostrare alle donne, alle quali l'opera è principalmente dedicata, che è possibile liberarsi dagli stereotipi dell'ignoranza e competere con gli uomini nell'utilizzo del metodo filosofico e del sapere accademico, il trattato è diviso in tre parti (libertà, scienza e autorità). Attraverso il continuo rimando alla Bibbia e alla tradizione patristica e teologica, l'autrice incita le lettrici a prendere consapevolezza di sé, a studiare, ad aiutarsi vicendevolmente, scegliendo autonomamente il proprio stile di vita. L'opera denuncia con chiarezza e audacia gli stereotipi che ingabbiavano le donne nella Francia del Seicento. In italiano esistono solo due contributi su Gabrielle Suchon, ma nessuna traduzione dei suoi lavori; rapidamente dimenticata e riscoperta negli anni '70, è di estrema attualità per la Women history.
Quando e perché nacque un'"arte" cristiana? Quali erano i caratteri salienti di questo linguaggio figurativo a cui subentrerà, sulla scia della "rivoluzione costantiniana", la nuova stagione dell'icona? Questo ampio saggio di ricerca, nel cercare una risposta a tali importanti quesiti, fa emergere dalla più antica documentazione visuale cristiana una ricca e inaspettata pagina della storia dell'esegesi biblica, svolta per immagini. Attraverso numerosissimi casi di studio, riemergono le origini di questa più antica "arte" cristiana, il suo primo lessico e la geniale strutturazione dei suoi progetti iconografici che resero queste prime composizioni degli autentici manifesti di fede.
La Concordia del Nuovo e dell'Antico Testamento è l'opera forse più ambiziosa e innovativa di Gioacchino da Fiore, che vi sviluppa in dettaglio la propria teologia della storia. Gioacchino vi lavorò per oltre quindici anni, rivedendola continuamente. Impresa totale perseguita ai limiti dell'ossessività, l'opera si presenta come una mappa dell'intera storia della salvezza riletta in prospettiva trinitaria, dalla Creazione sino agli eventi finali attesi come imminenti. Desumendo le proprie notizie sia dalla Bibbia sia dai racconti e dalle cronache di cui dispone, Gioacchino crea un affresco grandioso: un arsenale di schemi e figure apocalittici, di attese sabatiche, di convinzioni messianiche e istanze riformatrici della Chiesa e del monachesimo cistercense destinati a improntare le attese religiose, filosofiche e politiche dell'Occidente europeo fino ai nostri giorni.
Si tratta dell'edizione scolastica universitaria della "Storia della letteratura cristiana greca e latina". Ma è anche un testo destinato al lettore comune. Moreschini è ordinario di Letteratura Latina nell'Università di Pisa e Enrico Norelli è professore di Letteratura Cristiana Apocrifa nella facoltà di teologia dell'Università di Ginevra.
Dopo il successo della prima edizione (1995) e la sua traduzione in varie lingue, questa Storia della letteratura cristiana antica, riveduta e ampliata, intende mettere in rilievo precipuamente gli aspetti letterari che caratterizzano gli scritti dei primi secoli cristiani e che spesso vengono trascurati dalle analoghe opere esistenti. La produzione letteraria cristiana è stata considerata quasi sempre o come strumento per la storia della Chiesa antica o come aspetto particolare della storia del pensiero patristico. Quest'opera, invece, vuole considerare l'insostituibile apporto che il cristianesimo ha arrecato alla formazione della cultura occidentale. Il termine "cultura" deve essere inteso in senso lato, e non esclusivamente come se si identificasse con i raggiungimenti artistici; essa comprende il pensiero, le problematiche, le soluzioni che l'antico cristianesimo produsse e visse al proprio interno. In tal modo si recupera, pur osservandola in un suo ambito specifico, la peculiarità del messaggio evangelico, che costituisce il nucleo insostituibile di ogni forma letteraria cristiana. Antichi e nuovi contemporaneamente furono i contenuti e i generi di questa letteratura, che costituì il passaggio dalla civiltà antica a quella medievale.

